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Autore: Aggrodolce    16/03/2011    2 recensioni
Altra One Shot.
... E si, insomma, Felice Unità d’Italia. Non sono una grande fan Dell’Itacest (coppia nella Fic) e della Gerita (accenni di), ma essendo questo il mio primo anno di Hetalia, ed essendo Romano il mio terzo personaggio preferito, e Feliciano la mia prima ‘fiamma’ Hetaliana, ci tenevo a scrivere qualcosa su questi due in vista di questa ricorrenza.
E insomma, grazie per la lettura, dedicata alla DonnaH.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era quasi mezzanotte, in casa Vargas.
Una musica risuonava in soggiorno, senza che la televisione o la radio fossero accese; ‘Va pensiero’, di Giuseppe Verdi.
Romano e Feliciano, sul divano, erano seduti vicini, senza che nessuno dei due aprisse bocca.
L’unico suono erano le note dell’opera che si diffondevano nella stanza.
Romano era a disagio, era tanto che non stava con il suo Fratellino. Quella notte, poi, era speciale.
Feliciano risentiva del disagio del maggiore, tenendo lo sguardo basso, imbarazzato.
«Ecco ..  »
Mormorò d’un tratto il più grande, con un braccio sullo schienale del divano, come a cingere il Fratellino, lasciando però che la musica continuasse a diffondersi nella stanza.
«Si .. Fratellone? »
Mormorò in risposta l’altro, voltando lo sguardo verso il meridionale.
« .. Io .. Io sono felice di passare .. Stanotte insieme a te. »
Disse, scostando lo sguardo, arrossendo tutto. Come suo solito. Povero Romano .. Esprimere i suoi sentimenti non era il suo forte.
«Anche io, Fratellone! »
Cinguettò il più piccolo, guardando il proprio Fratello.
«Sono molto felice di passare un po’ di tempo con te! Soprattutto stasera, il nostro compleanno! »
Disse poi, sorridendo. Inutile dire che l’altro arrossì ancora di più.
«G .. Già .. Oggi .. »
Continuò il maggiore. ‘Oggi’ facevano 150 anni. Era da 150 anni che erano finalmente tornati insieme, come un’unica nazione.
«F .. Feliciano, senti, io .. »
L’altro si voltò nuovamente.
«Si Fratellone? Dimmi!  »
«Io .. »
Ma non doveva dirlo a parole, quello che voleva comunicare al Fratello. Delicatamente si avvicinò all’altro, con il viso, arrossendo tutto. Forse si avvicinò un po’ troppo, andando a sfiorare le labbra del settentrionale.
«Io .. Io, ecco .. F .. Feliciano .. »
Anche l’altro prese ad arrossire.
«F .. Fratellone? .. »
Mormorò, fissandolo. Ma prima che Romano potesse poggiare le proprie labbra su quelle del Fratello, come era sua intenzione fare, la porta si spalancò.
«ROMANITO!! »
Esclamò una voce, fiondandosi sul divano, abbracciando l’Italiano. Spagna.
«S .. Spagna, bastardo, cosa .. ?! »
«TANTI AUGURI MI QUERIDO!! »
Continuò lo Spagnolo, stringendo il suo piccolo ex territorio.
«I-Idiota, non è ancora .. Mezzanotte? »
Guardò l’orologio. Era proprio mezzanotte, invece. Mezzanotte e quarantacinque secondi. Sulla porta, insieme allo Spagnolo, c’era anche Ludwig, che timidamente salutò entrambi i Fratelli con la mano.
Feliciano, contentissimo di vedere il suo amico Tedesco, gli si fiondò incontro, abbracciandolo come pochi secondi prima lo Spagnolo aveva fatto con il meridionale, mettendogli le braccia intorno al collo.
Subito Romano, ancora praticamente immobilizzato dallo Spagnolo, si sentì gelosissimo, stringendo un pugno. Ma se il Fratello preferiva stare con quel crucco, anche quella sera, allora facesse come gli pare.
Scostò lo sguardo dal più piccolo, arrabbiato e ferito, e andò in cucina a prendere bicchieri e chapmagne per tutti.  
Dopo qualche minuto speso a festeggiare, improvvisamente Feliciano prese per mano il Fratello, portandolo in disparte, e gli sussurrò qualcosa.
«Ehi .. »
Disse, sorridendo. Il meridionale scostò lo sguardo, ancora ferito.
«Fratellone .. Non preoccuparti! Io ti voglio tanto bene lo stesso!»
Disse, per poi scoccargli un dolce bacio sulla guancia, sorridendo felice.
L’altro arrossì e rimase imbambolato per parecchi secondi, con una mano sulla guancia, osservando l’altro ritornare in salotto dal Tedesco e dallo Spagnolo, che aspettava impaziente il ritorno del suo Romanito.
Stupido Feliciano. Non l’avrebbe mai capito, mai. Questo era sicuro. 
  
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