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Autore: Rota    16/03/2011    1 recensioni
Lavoro socialmente utile: a quella maniera spacciavano il sudore della fronte sua e degli altri quattordici detenuti che gli facevano compagnia in quei bellissimi pomeriggi di piena estate, con una temperatura che sfiorava i trenta cinque gradi e un sole che spaccava le pietre - si poteva vedere, se solo ci si faceva attenzione, l'acqua evaporare dal cemento della strada, così da rendere la vista incerta e cadenzosa.
Viral, con la visiera rigida del berretto calata sugli occhi, sbuffava sonoramente ogni tre per due, pensando forse di infilzare davvero qualcosa - o qualcuno - d'altro mentre affondava la punta metallica del proprio bastone in una cartaccia nefasta tra l'erba.

*Per la ViralSimon week - Auguri, Comandante in capo (L)*
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Simon, Viral
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota
*Titolo: Parlami di te
*Fandom: Tengen Toppa Gurren Lagann
*Personaggi: Viral, Simon
*Genere: Introspettivo, Angst
*Avvertimenti: AU, Shonen ai, What if...?
*Capitolo: 1/3
*Rating: Giallo
*Note: Tri-shot ViralSimon, in onore del Week appena incominciato <3 Un capitolo oggi, uno il 20 e l'altro il 23, studiati apposta per iniziare e concludere bene la settimana <3
Lo so che il signor Comandante non apprezza che si ricordi il giorno in cui è nato e balle simili - me lo ricordo, perfettamente, questo insignificante particolare - ma io ci tenevo un sacco a pubblicare questo primo capitolo proprio in questo giorno. Perché è l'inizio della Week, per questo va festeggiato a dovere (L)


La punta del bastone si conficcò con durezza forse inappropriata al contesto, quasi a voler sottolineare una stizza che, a ben vedere, proprio non aveva bisogno di ulteriori riferimenti che la stessa espressione contrita dipinta così rude sul volto.
Viral avrebbe preferito a quello quasi i lavori forzati in miniera. Non tanto perché aveva a che fare con gente poco raccomandabile - però nella sua condizione, quello era sicuramente l'ultimo di ogni problema, senza contare che, in effetti, il gruppo in cui si ritrovava aveva componenti accuratamente selezionate e di categoria. Non tanto perché aveva a che fare con materiale decisamente poco attraente e a cui una persona normale non si sarebbe avvicinata neanche sotto tortura - però doveva ammettere che aveva visto ben di peggio, negli anni passati in cui aveva condiviso un'unica stanza con almeno dieci uomini in piena età dello sviluppo e con gli ormoni impazziti, neanche fossero animali da macello che dovevano strillare la loro agonia ogni singolo istante.
Il problema principale era ciò che stava indossando, davanti a tutti, costretto a esibirsi in pubblico con quella specie di divisa che lo rendeva ancora più visibile di un faro ambulante, con quel suo dannatissimo color arancione-pugnoinunocchio catarinfrangente. L'arancione era un colore insulso - lo aveva sempre pensato - e sicuramente tanto banale da sminuire ancora di più la sua figura. Più di una volta gli aveva attraversato il pensiero che chi l'aveva costretto a fare quel lavoro con addosso quella divisa lo aveva fatto con l'esplicito intento di divertirsi davvero un sacco alle sue spalle. Ma d'altronde Viral non poteva farci tanto, limitandosi così a raccogliere la sporcizia per le strade.
Lavoro socialmente utile: a quella maniera spacciavano il sudore della fronte sua e degli altri quattordici detenuti che gli facevano compagnia in quei bellissimi pomeriggi di piena estate, con una temperatura che sfiorava i trenta cinque gradi e un sole che spaccava le pietre - si poteva vedere, se solo ci si faceva attenzione, l'acqua evaporare dal cemento della strada, così da rendere la vista incerta e cadenzosa.
Viral, con la visiera rigida del berretto calata sugli occhi, sbuffava sonoramente ogni tre per due, pensando forse di infilzare davvero qualcosa - o qualcuno - d'altro mentre affondava la punta metallica del proprio bastone in una cartaccia nefasta tra l'erba.

-Questo ragazzo viene dal volontariato. Vi darà una mano nel vostro lavoro. Evitate di bullizzarlo o dovrete vedervela con me!-
Viral non seppe se essere infastidito più dal tono prettamente arrogante e autoritario del Comandante Rossiu - un ragazzo persino più giovane di lui, sempre serio e fin troppo zelante, per i suoi gusti - o il sorriso pieno di sincero e gentile entusiasmo che il ragazzo appena arrivato aveva in viso e gli stava rivolgendo, quasi che quella che stava per intraprendere fosse un'avventura entusiasmante ed eccitante all'inverosimile.
Come se loro non fossero detenuti a vita per reati gravi e lui era lì, facente semplicemente parte della loro integrazione sociale.
Aveva avuto il buon senso di non essere invadente né pedante, di non volersi imporre sugli altri in virtù della propria posizione privilegiata. E nonostante tutti, proprio tutti, gli riservassero lunghi sguardi di odio nei momenti in cui non erano visti od osservati, lui era riuscito a non perdere la pazienza e a superare, praticamente indenne, i primi giorni di disavventura. D'altra parte, era finito nel cassonetto dello sporco - casualmente e senza che nessuno ce lo spingesse dentro apposta - solamente tre volte, così come - sempre casualmente - gli era arrivata addosso l'acqua sporca della giornata una volta e mezza. Era scoppiato a ridere quando Mark, capitato sul luogo del misfatto in sua compagnia senza averlo davvero premeditato, l'aveva quasi seccato con un'occhiataccia davvero omicida, per poi lasciarsi andare a sua volta al riso nel constatare che l'altro, povero disgraziato, verteva nelle sue medesime condizioni pietose.
A quel punto, il ghiaccio fu sciolto e nessuno gli diede più fastidio. Questo, ovviamente, non significò però che qualcuno cominciò a dargli confidenza.

Sicuramente, i suoi compagni gli avevano giocato un brutto scherzo.
Viral, d'altra parte, era stato quello che più di tutti si era mantenuto alla larga dal ragazzino nuovo, quasi avesse paura anche solo della vicinanza con la sua persona. Questo, gli altri detenuti, lo avevano chiaramente capito subito. Così, quando era toccato loro dividersi in coppie per ampliare il raggio d'azione - iniziavano i quartieri grossi ed urgeva un certo tipo di lavoro di gruppo - tutti si erano rifiutati di scegliere il ragazzo, costringendo inesorabilmente i due a fare coppia, senza neanche avere la possibilità di protestare o dire qualcosa a riguardo.
La Bestia - soprannominata così in quanto colpevole di un crimine efferrato e quasi disumano - aveva pressocché ringhiato e gonfiato i peli, in una posa che sapeva davvero di minaccioso e rabbioso.
Non uno solo degli altri disse qualcosa a riguardo, e anzi Viral si guadagnò un'occhiata non esattamente piacente da uno dei suoi sorveglianti in divisa, senza che però ci furono altre conseguenze.
In silenzio, si era tolto il berretto dalla testa e l'aveva dato - con forza eccessiva e non propria - al suo nuovo compagno, intimarlo di seguirlo.

-Parlami di te, Viral...-
Simon, alla fine, non era esattamente ingenuo. Era una di quelle persone che credevano fermamente negli altri, riponendo una fiducia spropositata nel genere umano - con una forza che, in effetti, proprio per la sua natura brutale e un poco selvaggia, Viral non riusciva a comprendere neanche sforzandosi.
La Bestia lo capiva distintamente, quasi a pelle.
Di sicuro gli avevano detto quali massacri le sue mani erano state in grado di compiere. Eppure, forse per ironia forse per semplice scherno o forse, più semplicemente, per reale interesse, la prima cosa che Simon aveva fatto era stato cercare un qualcosa che assomigliasse a un approccio socievole ed educato.
Senonché Viral aveva ghignato, concentrandosi sul suo volto.
Lo valutò come un ipocrita, uno di quelli che non vuole in alcun modo e in alcun contesto sporcarsi le mani.
-Come se non lo sapessi da te chi sono!-
Ma Simon si fermò in quel preciso istante, lasciando che il vento gli rubasse una cartaccia particolarmente ostinata. E lo guardò negli occhi, senza smettere di sorridere.
C'era, in effetti, una sottilissima differenza tra quello che Simon aveva chiesto e quello che Viral aveva inteso - e di questo la Bestia se ne accorse dopo, senza però provare imbarazzo.
Borbottò, continuando a fare il proprio lavoro.
Pensò, prima di rispondere, a cosa mai potesse dire. In effetti gli capitava poco di parlare di sé - tutti erano così presi dalle sue azioni, dai suoi omicidi, e non tanto dai suoi pensieri e dai suoi sentimenti.
Perché era semplice parlare di cosa aveva fatto a quell'uomo - esattamente, come gli aveva tagliato la gola e come aveva goduto nel sentire il suo sangue macchiargli le mani; come, legati mani e piedi, gli aveva tranciato gli arti con un solo movimento e l'aveva sentito urlare, in un inconscio dove la sua mente si era rifugiata per proteggere sé stessa; come, una volta che l'aveva visto esalare l'ultimo respiro, aveva cominciato a ridere e aveva lui stesso chiamato la polizia.
-Ho ucciso chi mi ha ammazzato Kamina. L'ho decapitato, fatto a pezzi!-
Si ricordava di aver riso per tutta la notte, anche quando i poliziotti erano venuti a prenderlo. Nessuno, in effetti, si era mai preoccupato di chiedergli il perché di un crimine tanto crudo.
Però Viral ghignò, rispondendo con voce sporca. Non era abituato alla generosità, e sicuramente non lo sarebbe diventato tutto all'improvviso.
-Non penso che ti parlerò di me, stupida scimmia...-

Simon lo guardò di nuovo, stanco, per poi allontanarsi solo di qualche passo.
-E dimmi che cos'è cambiato da allora, Viral?-
Anche Viral, a quel punto, si fermò. Immobile, quasi teso, cercando di ricordare dove avesse mai registrato quel singolare timbro di voce - tanto familiare e vicino.
Quei cinque anni in prigione erano stati per lui come una bolla entro i cui confini neanche il tempo era riuscito a penetrare. Eppure fu per lui difficile districarsi nella matassa che la memoria formava nell'accavallarsi di immagini e suoni simili e quasi uguali. Idealizzati, confusi, mitizzati.
Poi ebbe un'epifania, e lo guardò con uno strano sorriso. 
-Tu sei... suo fratello, non è vero?-
L'altro non fece caso alla strana espressione che gli era stata rivolta, preferendo sottolineare il concetto che aveva espresso con voce atona e insensibile.
-Dimmi, Viral... cos'è cambiato?-
Viral gli si fece lontano, senza perdere il ghigno sulle labbra. Lo guardò storto, cercando davvero di comprendere cosa l'altro volesse.
Glielo chiese, cercando indi di sedare il dubbio.
-Esattamente, cosa vuoi da me?-
Ma Simon lo sorprese ancora una volta, sorridendogli cordiale - ma era evidente, chiarissimo che il sentimento dietro fosse ben diverso.
-Nulla. Non voglio nulla. In realtà, penso sia mia dovere terminare una cosa che mio fratello non ha mai avuto il coraggio di fare...-
Guardò lontano, qualcuno che sbracciava e che cercava di richiamare l'attenzione a sé.
Viral vibrò appena nel vedere, nei suoi occhi, la stessa ombra magnetica di Kamina.
Anni, anni erano passati, eppure non era cambiato davvero nulla.
Come aveva vissuto, fino a quel momento?
Simon parlò, lacerando il silenzio.
-E' ora di rientrare...-
   
 
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