Anime & Manga > Sailor Moon
Ricorda la storia  |      
Autore: Kate_88    17/03/2011    11 recensioni
Sono passati anni dall'ultimo incontro di Mamoru e Usagi e nessuno dei due riconosce l'altro. Hanno entrambi infranto le promesse che si erano fatti. Hanno entrambi voglia di Mantenerle.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Particolarmente ispirata dalle One Shot questi giorni e diciamocelo, finchè l'ispirazione c'è, meglio sfruttarla, ve ne propongo un'altra.

Stavolta, anche se continuerò a descrivere i sentimenti (o almeno ci provo), mi concentrerò su qualcosa di più romantico, mettendo da parte quella che è la malinconia che trasudava dalle one shot precedenti.

Spero vi piaccia lo stesso. E con questo incipit, vi ringrazio per i tanti complimenti e recensioni ottenute. Siete preziosi!

 

Kate_88

 

 

 

Le promesse del passato.

 

 

 

« Avanti Usagi, non disperarti. Ci sono miliardi di ragazzi in giro per Tokyo, devi solo cercarne uno migliore. »

Minako consolava Usagi che, depressa per amore, mangiava la seconda coppa di gelato, senza neanche preoccuparsi del cioccolato che ormai le disegnava il contorno delle labbra.

Le altre ragazze sedevano al bancone e osservavano da lontano la scena parlando a gesti con Minako che scuoteva la testa e faceva segno che era meglio stare lontani.

Furuhata affiancò le ragazze al bancone e incrociando le braccia osservava la scena.

« L'ha mollata? »

« Già » affermò Rea.

« Ma com'è successo? Cioè, lo sapevamo tutti che non era giusto per lei ma s'era fissata... » continuò il ragazzo mentre ricominciava a lavorare, preparando l'ennesima coppa di gelato.

« I cantanti tolgono il fiato a tutte, comunque niente di che. Seiya non ha negato il flirt con la nuova Idol e per di più ha dichiarato che partirà per l'America. Usa c'è rimasta uno schifo. »

Morea fece spallucce facendo segno con la mano a Furuhata di preparare due coppe.

« Così ingrasserà e non se la filerà più nessuno. » mormorò il ragazzo, portando una coppa a Morea e l'altra a Usagi che ancora piagnucolava con Minako.

« Senti Usa, so che non sono affari miei ma davvero pensi che quel tipo fosse giusto per te? No dico, uno che canta principessa bla bla bla davvero pensia sia per te? Ti conosco da quando andavi alle medie, ora forse, ad un passo dal diploma, dovresti cercare un uomo non un ragazzino. »

« Ehi Furu, ti stai proponendo? » lo canzonò Minako divertita.

« Non dire idiozie che sai bene che poi Morea mi picchia. » e sbuffando arrossito tornò al bancone.

Usagi pianse ancora un po', poi sospirò e lasciando a metà l'ultima coppa di gelato si alzò salutando tutti e ringraziando Furuhata con un occhiolino.

 

Sulla strada verso casa, il cellulare con il ciondolo di Sailor V squillò.

« Papà dimmi. Lo so che è tardi, sto tornando. »

« Usagi devi farmi un favore davvero urgente. Domani è il compleanno della mamma e non gli ho fatto un regalo. »

« Papà ma sei un disastro! »

« Per favore vai dal fioraio e digli se domani può consegnare per l'ora di pranzo un mazzo di rose. »

« E va bene. A dopo »

Svogliata e con il peso di una delusione amorosa sulle spalle, quasi fosse palpabile, cambiò direzione verso il centro.

Il fioraio ormai la conosceva bene e probabilmente s'aspettava la sua visita poiché, come ormai da consuetudine, ogni anno il signore Tsukino dimenticava il compleanno della dolce metà, riducendosi all'ultimo.

La storiella era sempre la stessa: all'ora di pranzo la signora Tsukino si faceva trovare a casa, arrivavano i fiori e poi il padre aggiungeva una scatola di cioccolatini. Se quell'anno andava di lusso, aggiungeva anche un eventuale gioiello o qualcosa che poteva essere utile alla moglie casalinga.

Usagi, mettendo da parte il volto triste e asciugando gli occhi forse un po' arrossati, varcò la porta del fioraio e chiuse gli occhi.

La sensazione di benessere in quel luogo era palpabile. C'era da sospirare e non muoversi più, arrossire come se ogni fiore fosse un essere umano, in quel caso un uomo che le faceva complimenti e le diceva quant'era speciale. Le guance erano rosse e l'espressione beata, morbida, principesca.

Ad un estraneo poteva apparire come una ragazza strana e proprio gli occhi del nuovo ragazzo addetto alle consegne si posarono su di lei.

Vederla in quello stato poteva causargli un certo turbamento.

Era bella e quei codini buffi in quel contesto la rendevano particolamente dolce.

Tutta quell'atmosfera fu rotta dall'arrivo del proprietario.

« Ah Tsukino! T'aspettavo! »

« Signore, mi scusi, anche quest'anno si ripete la storia. »

« E tocca a te rimediare eh »

« Già. E io che me ne stavo tornando a casa. »

« Eh beata gioventù. Sbaglio o quest'oggi non t'ha accompagnato il tuo fidanzato? »

Fidanzato? Il ragazzo delle consegne, in disparte, fece spallucce. Non era per lui, a quanto pare era già per qualcun altro.

Perchè si ritrovava già a pensare a quella ragazza dai codini buffi? In fin dei conti l'aveva vista in quel momento per la prima volta, ritrovandosi ad arrossire.

« Eh? Seiya? No alla fine ci siamo lasciati, ma sa, sto bene. Pensavo di stare peggio. Deve solo passare questa giornata! »

« Bene! E se vuoi saperla tutta, a me quel tipo non è mai piaciuto. A Mamoru racconto sempre di te e gli ho detto che stavi con questo cantante strano, a tratti sembrava più narcisista di una donna. »

Usagi non potè far a meno di ridere.

« La ringrazio. Comunque mi saluti Mamoru. Sono anni che non ci vediamo ormai. Intanto se può anche confezionarmi un mazzo di... fosse per me prenderei delle rose, ma essendo per la mamma, direi dei fiori misti. Le piaceranno. »

Il signore annuì ed iniziò a confezionare i fiori.

Mamoru intanto, dopo aver ascoltato quella conversazione, attraversò la porta che portava al piano superiore e portò la mano destra alla bocca, arrossendo violentemente.

Quella era Usagi.

Erano anni che non la vedeva, da quando s'era trasferito all'estero.

Lei forse era alle elementari, lui invece aveva iniziato gli studi delle scuole medie all'estero, tornando dopo la laurea per il tirocinio e aiutare il padre al negozio.

Com'era cambiata.

Da piccoli giocavano sempre insieme e lei era sempre sbadata, piagnucolona e fifona. Per ogni cosa si riparava da Mamoru che doveva difenderla.

Quando Usagi piangeva lui le porgeva una rosa rossa per farle dimenticare quello che era accaduto.

Ora non era più una bambina.
A prima vista quella ragazza gli aveva fatto battere forte il cuore e l'aveva reso incapace d'avvicinarsi e salutarla, chiederle come stava e che altro? Forse sapere perchè quel Seiya l'aveva lasciata.

Si stese sul letto, affondando la testa nel cuscino.

In un attimo si ricordò che forse Usagi non avrebbe avuto piacere nel rivederlo, d'altronde le aveva promesso in quegli anni che si sarebbero scritti ma lui non le aveva mandato mai uno stralcio di lettera.

Si sentiva uno stupido ma qualcosa dentro gli diceva che rivederla era indispensabile.

 

Era mezzogiorno quando, il giorno dopo, a casa Tsukino qualcuno suonò il campanello.

Usagi era appena uscita dalla doccia e stava asciugando i lunghi capelli biondi, quando il campanello continuò a suonare.

Non era difficile capire che, a parte lei, non c'era nessuno a casa. Quest'anno la mamma avrebbe perso l'emozione di ricevere i fiori consegnati dal fattorino.

Sbuffò e mettendo l'asciugamano legato al petto, così da coprirle il corpo caldo appena uscito dalla doccia, andò ad aprire la porta.

Un mazzo di fiori e dietro questo un ragazzo fin troppo carino.

Arrossì consapevole dell'abbigliamento.

« Cercavo la signora Tsukino. »

« Si mi scusi... ehm se vuole mettere i fiori su un tavolo, al momento non c'è. »

Si sentiva rossa come un peperone.

Voleva sprofondare in quel momento.

Dopo aver passato un'intera notte a rimurginare sul perchè il suo fidanzato aveva preferito un'altra, ecco che arrivava questo ragazzo a consegnare dei fiori, trovandola in una mise non proprio ideale.

Mamoru dal canto suo, voleva sprofondare.

Ad ammettere a se stesso che aveva un debole per lei, fu il semplice fatto che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, mostrandosi fin troppo imbarazzato, in più, lei non si era accorta di chi realmente fosse lui e se da una parte era felice di vederla, dall'altra era un po' malinconico.

La paura d'essere odiato da quella ragazza era forte, perchè di nuovo tornando a Tokyo, aveva pensato a lei, chiedendosi se da quel giorno avesse pianto e quante volte le era capitato. Voleva sapere se qualche bullo si era preso gioco di lei.

Voleva sapere che vita faceva, se era stata innamorata ed era stata amata, se rideva ed era felice, se semplicemente viveva con il sorriso che fin da bambina, faceva innamorare chiunque.

A pensare a tutto quello che aveva perso di quella ragazza, decise che era meglio non rivelare la sua identità, salutandola e prendendo i soldi della consegna.

 

Usagi non sospettava minimamente che quello fosse Mamoru tuttavia, stranamente, si ritrovò a ripensare a quello sconosciuto, vergognandosi di come s'era presentata e sperando di poterlo rivedere.

Mentre si preparava per uscire e andare in giro per il centro a fare spese, soffermò l'attenzione su una foto sul comodino vicino al letto.

Erano lei e Mamoru, al mare dopo aver terminato il loro castello di sabbia. In quella foto lei era appena entrata in prima elementare e lui le stava finendo. Si vedeva la differenza. Lei una bambina e lui che sembrava già diventare un ragazzo.

Che sciocca a ripensare a quel ragazzo.

Era il suo amore infantile ma rimaneva comunque il suo primo amore. Si sentiva imbarazzata nel ripensarci.

Lei ancora ci pensava a lui ma sapeva di non essere ricambiata perchè erano anni che non aveva sue notizie, senza ricevere neanche una lettera.

Non era arrabbiata. Come poteva pretendere delle lettere da un ragazzino? E ora erano passati più di dieci anni e nonostante avesse avuto diverse storie, aveva sempre ammesso al suo cuore che se fosse tornato l'avrebbe mandata in confusione.

 

Mamoru si sentiva un verme.

L'aveva vista in quel modo, con solo quell'asciugamano e non le aveva detto chi era. Come minimo glielo doveva dire.

Passeggiava per il centro, con indosso un paio di pantaloni e una camicia rosa, guardando una foto nel portafogli, quando urtò contro qualcosa o meglio, qualcuno.

« Ahi! » esclamò una voce femminile.

Aveva quasi paura ad alzare lo sguardo ma non potè redimersi e osservò Usagi che si massaggiava il capo.

« Usagi! »

Si fece sfuggire il nome in quel momento scuotendo il capo.

« Mi conosci? »

« Ah scusami... io non... »

« Ma sei il ragazzo di ieri! »

L'attenzione della ragazza poi si spostò su una foto a terra.

Nell'urto era caduto il portafogli e in bella vista c'era la foto che Mamoru guardava.

« Ma questa sono io. Oddio non dirmi che... »

Solo ora stava realizzando che quel ragazzo che a prima vista le aveva fatto battere il cuore, altri non era che Mamoru. Voleva sprofondare.

Si era fatto bello e quella parola racchiudeva ogni pensiero che aveva in quel momento, finchè non ripensò alla foto e arrossì.

Ricordava bene quello scatto.

Mamoru le teneva il viso tra le mani e le dava un bacino sulle labbra. Era un bacio innocente ma in quell'occasione lui le aveva promesso che l'avrebbe protetta per sempre.

Aveva il cuore che voleva scoppiare. Fosse stato un entità a parte, avrebbe chiesto di uscire dal petto e dire la sua in quell'occasione, ma non era possibile e quindi si faceva sentire battendo sempre più forte.

« Ti è caduta... »

« Non ti ricordi di me? »

Mamoru sorrise e Usagi si sentì morire.

Adesso voleva abbracciarlo.

Forse voleva piagnucolare un po' tra le sue braccia, lasciarsi consolare e ricevere di nuovo quel bacio accompagnato da quella promessa.

« Si certo. È tanto che non ti vedo. Sei cambiato. »

« Bè potrei dire la stessa cosa. Ora sei... insomma non sei più una bambina. »

« Quest'anno mi diplomo, forse. »

« Come stai? »

« Io bene. Tu come hai passato questi anni all'estero? Eri da alcuni parenti, vero? »

« Scusami. Non ti ho scritto è che la scuola, poi sai com'ero, insomma mi era difficile inserirmi. No non ho scusanti »

Entrambi dicevano frasi sconnesse accompagnate da alcune risate nervose.

In un attimo il passato bussava alle porte dei loro cuori e dovevano semplicemente dirsi che l'uno non aveva dimenticato l'altro.

Eppure confessarsi non era facile.

Non si conoscevano più e forse erano innamorati dell'idea dell'amore, di quei giorni che insieme avevano vissuto e quegli attimi che aveva passato a ridere insieme, tra un piano di Usagi e una scazzottata di Mamoru.

Ad osservarlo lui era proprio cambiato.

Dalla postura sicuramente non era più un ragazzino attaccabrighe, anzi forse era diventato più posato, tranquillo e sicuramente a ciò aveva contribuito la presenza di una possibile fidanzata.

« Ti va un caffè? » esordì Mamoru mentre Usagi nella mente già rivendicava il suo posto al fianco di Mamoru, spodestando una possibile fidanzata.

 

Davanti ad una tazza di caffè, Usagi non sapeva come comporarsi.

Erano in un cafè piuttosto conosciuto in città, rinomato per le varie miscele che offriva.

« Ti sei laureato? »

« Si, in medicina. O meglio, sono ancora lontano dall'essere proprio un medico. Sono tornato perchè farò qui il tirocinio e in realtà, rimarrò qui, non tornerò più in America. »

« Sono felice! Cioè, è tanto che non sei qui, ma è bello poterti rivedere »

Usagi si sentiva un'idiota. Per un attimo stava lasciando fuoriuscire i suoi sentimenti, inconsapevole che Mamoru, di fronte a lei, in quell'istante era diventato l'uomo più felice del mondo.

Dopo minuti di silenzio, entrambi si resero conto che la distanza aveva segnato un vero limite tra loro, un limite che li faceva sentire distanti come due sconosciuti.

Non lo volevano ma come potevano dirlo all'altro?

Gli anni in cui erano stati separati non potevano essere cancellati.

Gelosi del fatto che non avevano vissuto insieme, che altri avevano avuto l'opportunità di sfiorarli, o anche solo dell'idea che nel passato qualcuno li aveva anche solo guardati.

Mamoru sentì la gelosia dargli alla testa.

Usagi voleva scoprire se era fidanzato.

Mamoru voleva scoprire qualcosa su quel Seiya, voleva sapere se lei lo amava.

Usagi voleva dirgli che non l'aveva mai dimenticato.

Mamoru voleva farle sapere che non s'era mai innamorato.

Usagi voleva dirgli che lo amava da sempre.

Mamoru voleva mantenere la sua promessa per il resto della sua vita.

Come potevano dichiararsi l'uno all'altro quando in realtà vedevano quel muro davanti a loro, quel limite dettato dal tempo?

Si salutarono dopo quel caffè con un debole bacio sulla guancia.

Mamoru annusò in silenzio il profumo della ragazza.

Usagi chiuse gli occhi imprimendo nel cuore e nella mente quel contatto.

Il corpo aveva ricevuto come una forte scarica elettrica e il desiderio verso l'altro aumentava.

 

La sera erano entrambi distesi sul letto, ognuno nella propria camera.

Com'erano cambiati in quegli anni.

Al tempo, Mamoru voleva proteggere quella bambina piagnucolona per poterla vedere sempre ridere, come quando giocava con le margherite.

Usagi al tempo, vedeva Mamoru come un ragazzino arrogante che tuttavia l'aiutava sempre nel momento del bisogno e le faceva tornare il sorriso.

Entrambi poi, non potevano dimenticare il significato della rosa.

 

« Ehi Mamo – chan! Guarda che bello questo fiore! » esclamava una Usagi con un abitino bianco.

« Bè quella è una rosa rossa. Io so tutto su questo fiore. Me l'ha detto papà! » Mamoru, un po' spavaldo, si vantava con la piccola.

« Ho deciso! Questo diventa il mio fiore preferito. »

« Ma non sai neanche qual'è il suo significato! Sei la solita tonta! E se fosse un fiore di morte? »

« Secondo me invece è il fiore dei poteri magici! Chi ha questo fiore può fare tutto perchè è troppo bello. »

« Eh? I poteri magici? Guarda che non esistono! Papà mi ha detto che questo fiore però aiuta i giovani e da coraggio per dire quelle cose d'amore. Tieni! Te lo regalo! Però te lo dico subito, devi smetterla di piangere sempre, altrimenti anche altri poi vogliono darti una rosa. »

Usagi guardava quel fiore incuriosita. Era davvero piccola e nella sua ingenuità prese il fiore e abbracciò Mamoru.

« Tanto Usa – chan le cose d'amore le dice solo a Mamo – chan. »

 

 

La rosa.

Quel fiore saturo di passione.

Mamoru rise ripensando a quell'episodio, poi si ricordò nuovamente di ogni sua parola e prese una decisione. L'unico modo per abbattere quel muro era nei ricordi del passato.

 

La notte era passata e Usagi l'aveva passata a ripensare al passato, a Mamoru e tutto ciò che quel ragazzo rappresentava per lei.

Non aveva rispettato anche lei una promessa e così si sentì vuota, colpevole per aver profanato quel piccolo giuramento fatto.

Voleva vedere Mamoru e rivelargli tutto. Era il momento di sorpassare quel limite, consapevole che avrebbe anche potuto prendere una bella batosta.

Entrambi non potevano perdere altro tempo.

Usagi aveva una piccola rosa in mano e correva verso il negozio di Mamoru e allo stesso tempo, il ragazzo dal negozio correva verso casa di Usagi.

Col fiatone s'incontrarono a metà strada.

Arrossirono.

Era difficile rivelare i propri sentimenti ma entrambi erano risoluti.

« Hai una rosa! » esclamò Usagi indicando il fiore che il ragazzo portava in mano.

« Si... oggi mi affido a lui. Anche tu hai una rosa. »

« Si... spero mi aiuti. »

Passò qualche minuto di silenzio finchè Mamoru non porse il fiore ad Usagi, con un certo imbarazzo, un po' impacciato.

« Rosa rossa ti prego aiutami. Donami i tuoi poteri magici e cerca le parole giuste. » iniziò con queste parole finchè non sorrise « Credo che quella di tanto tempo fa si sia appassita. Vorrei dirti tante frasi d'amore ma mi sento così idiota che non riesco a dire nulla. Probabilmente prima devo dirti tante cose per poi passare a quello che sento. »

Incredula Usagi osservava Mamoru.

« Scusa se non ti ho scritto questi anni. Dopo i primi anni in cui non mi sono fatto sentire, ho pensato che sarebbe stato inutile scriverti, che ti eri fatta una vita e una mia lettera forse non t'avrebbe fatto così piacere. Poi ti ho rivisto al negozio. Vedendoti non sapevo cosa pensare. Per me eri una ragazza sconosciuta e solo dopo, ascoltando mio padre, ho capito che eri tu e che dentro me non era cambiato nulla, però, sento che tra di noi c'è come qualcosa, un limite dettato dal passato. Dovevo dirti che mi spiace per non aver mantenuto la promessa che ti avevo fatto, però ecco, se vorrai, ti proteggerò di nuovo d'ora in poi. »

Usagi era tutta rossa in viso e non sapeva che dire. Prese la rosa che Mamoru porgeva ma allo stesso tempo, porse quella che aveva lei.

« Io anche non ho mantenuto la promessa. Tempo fa mi sono fidanzata e non è durata, però rivedendoti mi sono accorta che tutto quello che avevo passato non era vero. Mi sei mancato. Ho pensato che dovevo accettare il fatto che non mi scrivessi e che potevo appoggiarmi alla speranza che t'avrei rivisto, continuando ad annusare le rose che tuo padre non ha mai fatto mancare in negozio. Sei tornato e io mi sono accorta che c'era qualcosa che m'impediva di rivelarti tutto e questo era perchè pensavo di essere solo parte del tuo passato e che un'altra avesse preso il mio posto, perchè sai, anche se piango e qualcuno vuole darmi una rosa, Usa – chan le cose d'amore le vorrebbe dire solo a Mamo – chan, per sempre. »

Erano entrambi lì. Imbarazzati, con il cuore a mille e l'amore che li avvolgeva.

Mamoru prese la rosa mentre Usagi l'osservava stupito, poi, il ragazzo le prese il polso e la tirò a se.

Non chiese il permesso perchè in quel momento voleva imprimere in quell'abbraccio improvviso, tutti i suoi sentimenti.

Amore.

Protezione.

Gelosia.

Passione.

Felicità.

Usagi era al settimo cielo ed alzando lo sguardo verso il ragazzo sorrise, mormorando in un sussurro: « Ti amo Mamo - chan! »

« Ti amo anche io Usa – chan »

 

 

Qualche mese dopo...

 

Usagi era in piedi, in costume in riva al mare, con le braccia incrociate al petto.

« Mamo chan ma che stai facendo? »

« Un attimo! »

Dopo qualche minuto, Mamoru tornò dalla ragazza accompagnata da uno sconosciuto.

« Chi è? »

« Aspetta. » poi si rivolse allo sconosciuto, porgendo la macchinetta fotografica. « Ci può scattare una foto? »

Lo sconosciuto annuì e Usagi apparve visibilmente imbarazzata.

« Ma che ti passa per la test... »

Non finì di parlare che Mamoru, prima del flash, prese il volto di Usagi tra le mani e baciò con delicatezza le labbra della ragazza.

Una volta salutato e ringraziato lo sconosciuto, Usagi guardo Mamoru un po' perplessa.

« Perchè quella foto? »

« È semplice. Accanto a quella che già ho, mostrerà che il futuro è nostro e poi, volevo rinnovare la mia promessa. »

Abbracciò la ragazza da dietro e quando lei girò un po' il capo le baciò le labbra, sussurrando con dolcezza: « Ti proteggerò per sempre. »

 

 

 

 

Il Punto dell'Autrice

 

Finita anche questa mia One shot. Ammetto che descrivere sentimenti felici è più difficile rispetto a quelli tristi, forse perchè la vera felicità che tanto si vuole descrivere, non sempre una persona è riuscita a provarla. Spero vi sia piaciuta comunque. Abbiamo visto un Mamoru e una Usagi diversi, perchè magari anche se la storia era diversa, il loro futuro poteva comunque essere insieme.

   
 
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Kate_88