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Autore: MrEvilside    17/03/2011    3 recensioni
[ Replica ]
Me ne rendo conto, è impossibile amare uno come me.
Nelle disgrazie, io sorriderò. Davanti a un cadavere, io sorriderò. Con le mani sporche di sangue, io potrò sempre e solo sorridere.

[ partecipante alla Clash Of The Writing Titans con prompt "death character" ]
[ Sattsu ~ Varry♥ ]
Genere: Dark, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un'altra piccola shot su questo manga fantastico (sul serio, mi ha fatto piangere più di una volta per la commozione...), questa volta su Sattsu e Varry.
Cosa sarebbe successo se...?: Sattsu non volesse soltanto sfregiarsi, ma uccidersi.
E con questo apriamo la sezione! ♥

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C’era una volta un burattino senza burattinaio
 
Io non volevo questo viso.
Chi mai potrebbe desiderare un volto che non smette mai di ridere?
Non ho mai chiesto una faccia diversa da quella degli altri, volevo soltanto esistere. AAA mi portava sempre con lui e Cal, quando dovevano andare a curare o a riscuotere: allora osservavo ciò che gli esseri umani erano disposti a fare per i loro cari, ciò che un padre o una madre si spingeva a fare per i propri figli.
AAA non ha mai fatto nulla di simile per me.
Sebbene mi avesse creato, non mi guardava mai in viso e, se lo faceva, non c’era traccia dell’espressione amorevole di un genitore; mi fissava come fossi un burattino, una bambola nelle sue mani. Come poi ero, è vero, ma mi sarebbe piaciuto che lui mi volesse bene.
Ma, me ne rendo conto, è impossibile amare uno come me.
Nelle disgrazie, io sorriderò. Davanti a un cadavere, io sorriderò. Con le mani sporche di sangue, io potrò sempre e solo sorridere.
È per questo che Varry mi odia, che non può neppure sopportare la mia vista, malgrado io abbia contribuito a salvarlo durante l’attacco alla sua famiglia. Mi odia perché mi ha guardato combattere e ha visto il mio sorriso, e adesso non mi permette neppure di spiegargli come stanno realmente le cose. Che io non posso fare a meno di questo sciocco sorriso. In fondo, tuttavia, so che il nostro rapporto non migliorerebbe nemmeno se lui sapesse tutto di me.
Mi ha visto sorridere dinanzi i corpi morti dei suoi figli e mi odierà in eterno.
La verità è che davanti a quello scempio avrei voluto piangere, ma il mio corpo non conosce le lacrime, la mia faccia non conosce altra espressione che il sorriso.
A me piace Varry. Vorrei che mi permettesse di chiamarlo “papà”, che mi coccolasse, che mi dicesse che mi vuole bene e che va tutto bene. A Varry, però, io non piacerò mai, non con questo sorriso costantemente dipinto in volto.
Devo distruggerlo.
Per Varry.
Afferro il pugnale che giace a terra innanzi a me, ma poi esito. Naturalmente, non dovrei provare dolore, però… Io non sono mai stato ferito, non posso essere sicuro che sia davvero così. Ho visto gli esseri umani venire feriti, li ho visti soffrire – perché non dovrei poter soffrire anch’io?
Poi mi ricordo lo sguardo di Varry quando mi ha detto di andarmene e affondo il coltello senza più pensarci.
Fa male, fa così male che vorrei poter gridare, tuttavia mi trattengo perché so che uscirebbe una risata: la lama spezza la corazza di metallo che mi ricopre e taglia qualche filo elettrico all’interno della mia testa, che prende a girare. Barcollo, sebbene sia seduto, e appoggio la schiena contro la parete per sostenermi. Senza estrarre il pugnale, lo sposto in orizzontale sulla fronte, praticando un taglio sottile e profondo.
Un filo elettrico dopo l’altro, mi sento sempre peggio.
Probabilmente mi sto spegnendo. Se la lama mi sfondasse il cranio e distruggesse il nucleo, morirei e Varry sarebbe più contento. Almeno non dovrebbe vedere ancora la mia faccia orribile.
Nessuno sarà triste per la fine di una marionetta. Ho spezzato i fili che mi tenevano legato ad AAA, spezzerò anche quelli che mi tengono legato a questa terra. Anche se un po’ mi dispiace, devo ammetterlo; malgrado tutta la sofferenza, vivere mi piace. Vedere i sorrisi degli altri, stare con Varry, combattere per sconfiggere Alice sono cose che mi mancheranno molto, laddove andrò, dovunque vengano mandati i toy morti.
Forse mi sarà concesso di rimanere accanto a Varry sotto forma di spirito, forse ciò che c’è dall’altra parte è solo il nulla.
«Ehi, che cosa stai facendo?»
L’apparato uditivo e quello adibito a consentirmi la parola non funzionano più bene: non posso rispondere a quella voce fievole, tuttavia batto le palpebre per indicare che ho riconosciuto Varry, inginocchiato dinanzi a me.
«Smettila, si può sapere che cosa diavolo vuoi ottenere così?»
Con quello che resta del mio cervello in parte sfondato, mi chiedo che cosa sia venuto a fare e perché la sua espressione dica tutto fuorché che è felice di vedermi morire.
Non capisco.
Ero convinto che morendo avrei liberato Varry di un peso, eppure nemmeno adesso lui sembra contento. Che cosa devo fare perché tu mi sia almeno un po’ grato, Varry?
«Sattsu!»
Mi scuote, mentre per la prima volta invoca il mio nome. Sembra disperato e la stretta delle sue mani nodose è debole, come fosse gravemente malato; al contrario, io mi sento così felice. Finalmente ho un motivo per sorridere sul serio. Mi ha chiamato per nome. Varry mi ha riconosciuto come una persona degna di rispetto.
Improvvisamente, il mondo si apre davanti a me, rovesciandomi addosso i ricordi come fossero acqua gelata: AAA che mi dà la vita, che mi presenta la doll che dovrò proteggere e, a suo tempo, ricondurre da lui, che mi sottrae i ricordi perché tornino a me nel momento opportuno; Cal che accetta di fuggire via con me, che prende per mano Shirahime e la porta con noi, che mi guarda, sorpreso, quando per l’ennesima volta lo proteggo senza neppure comprenderne la ragione.
Ecco qual è lo scopo della mia esistenza. Qual era, ormai, perché non ho mai smesso di aprire nuovi tagli nel mio cranio, sebbene ancora esiti vicino al nucleo.
«Finiscila, Sattsu, non è così che risolverai le cose!»
Varry non sa più che cosa fare. Tenta di togliermi di mano il coltello, ma si muove un istante troppo tardi: la lama trova il nucleo e lo riduce in pezzi; lui se ne accorge, si irrigidisce e mi guarda, spalancando gli occhi per l’orrore.
«No!»
Forse Zenri gli ha raccontato perché non posso cambiare espressione. In ogni caso, non so se sarei stato in grado di vivere al suo fianco senza poter mai mostrargli la mia tristezza per la sua perdita o la mia autentica gioia perché sarei stato con lui, oppure se avrei avuto il coraggio di guardare in faccia Cal con la consapevolezza che sarei stato io a ucciderlo.
Varry ha ragione, neppure io credo che in questo modo risolverò qualcosa. Molto probabilmente AAA costruirà un mio sostituto e il circolo vizioso ricomincerà.
Varry mi stringe una mano, con l’altro braccio mi cinge le spalle e mi trae a sé per abbracciarmi, mentre gli ultimi residui di coscienza e calore abbandonano il mio corpo di metallo. Non sono stato un bravo burattino, non ho dato modo al mio burattinaio di condurre i miei movimenti, come avrebbe dovuto essere.
Perlomeno non sarò io a tradire Cal e gli altri e a disgustare Varry.
Forse, laddove vanno i toy morti, c’è un modo per tornare indietro. Forse un giorno rinascerò come un essere umano; in realtà, mi andrebbe bene anche essere creato nuovamente da AAA, purché la prossima volta io abbia un viso come tutti gli altri.
Voglio poter sorridere quando ne ho voglia, non in eterno.
Voglio anche poter riabbracciare Varry.
Forse sono più capriccioso di Shirahime, ma d’altra parte sto per morire e nessuno può ascoltare i miei capricci, se non una qualche divinità che veglia sui toy.
Addio, Varry.
Perdonami se non posso piangere, adesso che devo abbandonarti.

  
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