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Autore: kimsherd    17/03/2011    2 recensioni
Xanxus squadrò con un’occhiata infuocata l’orribile bigliettino rosa confetto e profumato alla vaniglia che un suo sottoposto gli aveva portato. Non l’aveva nemmeno letto da quanto orribile gli apparisse. Detestava le cose rosa. Beh, le cose che Xanxus detestava erano tante quanto gli esseri viventi che abitavano la terra...infinite.
Un piccolo spacco di vita quotidiano dei giovani Squalo e Xanxus...come coppia, ovviamente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Superbi Squalo, Xanxus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Xanxus squadrò con un’occhiata infuocata l’orribile bigliettino rosa confetto e profumato alla vaniglia che un suo sottoposto gli aveva portato. Non l’aveva nemmeno letto da quanto orribile gli apparisse. Detestava le cose rosa. Beh, le cose che Xanxus detestava erano tante quanto gli esseri viventi che abitavano la terra...infinite.
In quel momento però, quel biglietto rosa era arrivato subito al primo posto delle cose che odiava. E non solo per il colore, o per il nauseante profumo che emanava, ma anche per il contenuto, che Xanxus conosceva nonostante non l’avesse ancora aperto.
Era di suo padre, di questo ne era sicuro, anche se sperava ardentemente che non fosse stato lui a scegliere quell’obbrobrio, o non sarebbe più riuscito a girare per la base dei Vongola come se niente fosse.
Sapeva anche che era un invito. Un invito al ballo annuale della famiglia Vongola, dove si riunivano tutti gli alleati e i più alti vertici della mafia. Xanxus, ovviamente, doveva presenziare, ma –altrettanto ovviamente- non ne aveva la minima voglia.
Detestava quei balli pieni di fronzoli, donne che non la smettevano di corteggiarlo e feccia che meritava solo di essere pestata. Xanxus odiava le persone.
Il ragazzo dalla pelle scura buttò via quel biglietto, deciso ad andare a quella festa solamente per far vedere che era lì per poi dileguarsi in meno di mezzo secondo. Xanxus tornò a leggere alcuni libri che aveva trovato nello studio privato del Nono con una leggera noia. Accanto a lui c’era anche quello che sembrava un diario, ma Zanza non l’aveva ancora toccato.
Improvvisamente la porta si spalancò e nella stanza entrò un ragazzino dai capelli candidi e corti, vestito come uno scolaretto.
«Voi! Xanxus, pronto per la festa?»
L’erede dei Vongola fulminò Squalo con un’occhiataccia, sentendo già che il mal di testa gli ritornava, era sempre così quando Squ era nelle vicinanze: urlava troppo per i suoi gusti…e gli aveva appena posto una domanda inutile.
Zanza non gli rispose, si limitò a fare un cenno con la testa, senza nemmeno chiedersi come mai un suo compagno di scuola fosse nella base Vongola. All’inizio aveva ordinato alle guardie di tenerlo lontano, l’aveva picchiato e minacciato in ogni modo, ma quell’idiota non aveva proprio voluto capire che lì non era gradito e alla fine Xanxus aveva lasciato perdere, ma solo perché Squalo aveva promesso di seguirlo ovunque. Un po’ di feccia da comandare a bacchetta gli sarebbe sempre servita quando sarebbe diventato Decimo.
Squ si avvicinò alla poltrona su cui Xanxus era stravaccato e lo guardò intensamente. Che cavolo voleva da lui ora?
«Ci andrai?»
Xanxus alzò distrattamente lo sguardo e vide una leggera delusione negli occhi di Squalo. Non era un mistero che quella feccia lo venerasse e forse si sentiva male all’idea di lasciarlo andare anche solo per una serata, visto che lui non era invitato. Xanxus non poté fare a meno di sorridere a quell’eventualità. Gli piacevano le persone che lo adoravano.
«Solo per poco. Odio queste feste»
Squalo sorrise leggermente e disse:
«Quindi dopo potremmo…»
In quel momento la porta si aprì ancora e il Nono entrò, salutando tutti con un sorriso. Anche questa volta Xanxus rispose con un cenno della testa, troppo orgoglioso e pigro per anche solo aprire la bocca e salutare come si conveniva.
«Xanxus, hai ricevuto l’invito?»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«Si, l’ho ricevuto! E verrò, contento?»
Il Nono sorrise. Ma perché doveva sorridere ogni volta che gli parlava? Gli dava quasi sui nervi…anzi, senza il quasi.
«Mi dispiace dirtelo, ma questa volta dovrai intrattenerti di più di due soli minuti. È importante che tu ci sia»
Timoteo lo guardò in maniera eloquente e gli occhi di Xanxus si illuminarono al pensiero del potere che lo aspettava dietro l’angolo. Non era sicuro di ciò che suo padre intendesse con quella frase, ma poteva esserne quasi sicuro: quella sera il vecchio l’avrebbe ufficialmente dichiarato suo erede.
Xanxus sorrise, unendo le punta delle dita con fare compiaciuto. Nemmeno si accorse dello sguardo incantato di Squalo sulla sua persona.
«Allora credo rimarrò più a lungo»
Disse l’erede con fare annoiato.
«Perfetto, però ti avverto: questo sarà un ballo un po’ diverso dagli altri…ah, porta qualcuno con te se ti va»
L’aria pacifica di Zanza scomparve così com’era arrivata e guardò il vecchio con irritazione: portare qualcuno? Diverso? Che cosa voleva dire con quello? Xanxus aveva paura solo a pensare a cosa quel tizio avesse potuto inventare.
«Oh, posso venire io con te?»
Zanza guardò Squalo, che aveva ripreso a parlare. Il ragazzo pensò a quell’offerta. In effetti non conosceva nessuno di così importante da potergli stare vicino e Squalo sembrava l’unica persona sulla quale la sua aura malefica non avesse effetto, per di più era il suo primo vero subordinato, quindi avrebbe dovuto…che ne so, approfondire la conoscenza? Xanxus si stupì di quello che stava pensando, ma non gli veniva in mente nessun’altro.
«Ok, vieni se ti fa piacere»
Disse sbuffando. Squalo sorrise e lo ringraziò vivamente, dandogli una leggere pacca sulla spalla. Quel gesto costò un livido a Squalo, ma per tutta la giornata, la porzione di pelle che quel cretino aveva toccato continuò a bruciare intensamente.

«Squalo, sei pronto o no? Sei peggio di una donna!»
Disse Xanxus spazientito, battendo il piede fuori dalla porta della modesta casa di Squalo. Stare in quel quartiere di plebei gli suscitava solo disprezzo, ma chissà perché, la casa di Squalo non gli pareva marcia come le altre.
«Ma sì, eccomi! Dio santo, ci ho messo 10 minuti mica un’ora!»
Squalo, come sempre, si lamentò, uscendo dalla casa e guardando Xanxus sorridendo, come se fosse una scolaretta alle prese con il primo fidanzato.
Zanza osservò il suo sottoposto con sguardo critico, ma non riuscì effettivamente a trovare nulla da dire. Squalo era…beh, sembrava a suo agio nello smoking nero, nonostante continuasse a infilarsi le dita nel colletto, dicendo che era troppo stretto. Xanxus guardò quelle dita che passavano sul collo candido di Squalo e sentì improvvisamente più caldo. Evidentemente la temperatura si era alzata, in fondo era quasi estate.
«Andiamo»
Xanxus iniziò a camminare e Squ si affiancò a lui. Erano piuttosto buffi da vedere: un ragazzo alto dai capelli neri e gli occhi rossi, con una faccia mortalmente seria e un altro ragazzo più basso con i capelli argentei e gli occhi chiarissimi, che sfoggiava un'espressione divertita e un po’ imbarazzata. Erano uno l’opposto dell’altro, ma uno era anche tutto ciò che l’altro aveva, nonostante nessuno dei due l’avesse mai ammesso.
Squalo e Xanxus raggiunsero presto la base Vongola e Squ ebbe finalmente il coraggio di chiedere come mai Zanza fosse venuto a prenderlo a casa.
«Volevo vedere in che fogna vivi»
Mentì Xanxus, osservando divertito la faccia incazzata di Squalo e ignorando i suoi VOOOI. In realtà, non sapeva nemmeno lui perché fosse andato fin lì, fino nel mondo sporco e brutto dei comuni mortali. L’aveva fatto per quell’aspirante spadaccino? Forse.
«Ehi, Xanxus! Cibo!»
Squalo si fiondò sul banchetto dei dolci e Zanza lo seguì, scuotendo la testa di fronte alla sua inettitudine. Davvero si chiedeva perché ancora lo teneva accanto a sé.
Il ragazzo guardò i dolci, ma non avendo mai amato lo zucchero, decise di passare oltre. Il braccio di Squ però lo fermò e di nuovo la pelle che le sue dita toccarono divenne bollente.
“Che strana reazione”
Pensò Xanxus mentre si girava. L’erede Vongola non fece nemmeno in tempo a chiedere al suo compagno di scuola cosa volesse, che questo gli infilò in bocca un pasticcino alla panna, sfiorandogli le labbra con le dita.
«Buono, vero?»
Squalo sorrise e Xanxus sentì di nuovo quello strano calore propagarsi nel corpo, mentre le sue labbra si scaldavano velocemente. Aveva sempre odiato i dolci, ma quello che aveva appena mangiato era buonissimo.
«Si…»
Rispose Xanxus, pulendosi un po’ di panna all’angolo della bocca con la lingua.
I due amici rimasero così a guardarsi per un po’ e Squalo arrossì pian piano, fino a diventare completamente bordeaux. Xanxus doveva ammettere che era davvero carino quando faceva così.
«Xanxus, io…devo dirti una cosa…»
Zanza si avvicinò allo spadaccino, deciso ad ascoltare attentamente qualsiasi cosa volesse dirgli. Normalmente non l’avrebbe degnato della minima attenzione, ma quella sera c’era qualcosa di diverso, quella sera il calore che gli partiva dal cuore sembrava volergli dire che doveva ascoltare Squalo.
Purtroppo, il ragazzo non riuscì a parlare, perché il Nono salì sul palco e l’attenzione di Zanza fu catturata da lui. Forse era arrivato il momento che tanto aveva atteso.
Squalo strinse il polso del ragazzo e Xanxus lo guardò confuso.
«Buona fortuna»
Xanxus sorrise. Sorrise davvero, per forse la prima volta in vita sua.
«Grazie»
«Siete tutti qui riuniti…»
Timoteo iniziò a parlare e suo figlio tornò ad ascoltarlo, prendendo le dita di Squalo fra le sue. Sentì chiaramente il ragazzo che si agitava accanto a lui, ma non aveva intenzione di lasciarlo andare.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma era nervoso per ciò che stava per accadere e avere qualcosa da stringere spasmodicamente era davvero rilassante.
Il Nono continuò a parlare, ma non accennò mai nulla su suo figlio, anzi, disse una cosa davvero strana:
«Questo è un ballo particolare, perché oggi è San Valentino! Se avete qualcuno a cui tenete, allora donategli il fiore blu appuntato al vostro occhiello, se invece siete delle belle ragazze, non esitate a regalare il vostro fiore rosso!»
Il vecchio parlò ancora per un attimo e poi scese dal palco, lasciando i due ragazzi di stucco. Xanxus mollò la mano di Squalo e sentì quell’inconfondibile rabbia pervaderlo. Era così difficile dire “mio figlio sarà il mio erede?”, era così difficile renderlo pubblico? Era andato a quella stupida festa, aveva aspettato Squalo e mangiato un dolce per uno stupido ballo fra innamorati?
Xanxus non aveva neanche pensato al fatto che fosse colpa sua, visto che non si era nemmeno reso conto che fosse San Valentino. Il ragazzo lanciò alcuni improperi verso il padre e dopo aver calciato una sedia, fece per uscire.
«Aspetta!»
Squalo lo seguì e lo fermò prima che potesse lasciare la sala.
«Cosa cazzo vuoi? Non capisci mai quand’è il momento di smetterla!»
Zanza gli lanciò delle occhiate profondamente astiose, ma Squalo non mollò la presa:
«No, non lo so. E poi non siamo ancora alla fine, forse il Nono lo dirà»
«Io non credo. Quel vecchio non si vuole decidere. Ha troppa paura di me…come tutti»
Nella voce di Xanxus c’era solo odio, ma anche una sorta di amarezza.
«Io non ho paura di te»
«Ah no?»
Zanza lo guardò scettico.
«No…io ti…»
Squalo arrossì per l’ennesima volta in quella serata e non finì la frase, ma tanto c’era qualcuno pronto a prendere il suo posto nel discorso. Almeno una decina di ragazze si avvicinarono a Xanxus e con uno sguardo spaventato, ma ammirato, gli consegnarono il fiore rosso che avevano ricevuto all’entrata.
Xanxus li rifiutò tutti, mandando via quelle gatte morte in malo modo. In quel momento voleva solo rimanere da solo, ma nessuno sembrava capirlo e anzi, sempre più ragazze gli venivano accanto, spronate dal coraggio delle altre.
Squalo sembrava estremamente irritato e dopo l’ennesima ragazza mandata via in lacrime, sbottò con un suo solito VOOOOI e portò Xanxus lontano.
I ragazzi erano ora sulla terrazza, al riparo da sguardi indiscreti. Zanza iniziò a camminare velocemente, tentando di reprimere la voglia che aveva di spaccare tutto.
«Dovevo immaginarlo che avrebbe organizzato qualcosa di assurdo invece che darmi quello che voglio»
La rabbia non faceva che aumentare.
«E poi questa storia del fiore blu! A chi cazzo lo dovrei dare?»
Xanxus fermò il suo cammino, guardando Squalo come per trovare conferma delle sue parole, anche se non aveva bisogno di lui per sapere di avere ragione.
«Forse dovresti solo…beh, dare a qualcuno questo maledetto fiore e finirla lì»
Xanxus guardò Squalo. In effetti avrebbe dovuto sbarazzarsi del fiore che gli aveva dato la guardia appena entrato, o il vecchio si sarebbe lamentato. Sapeva perfettamente che quella era solo uno dei suoi loschi piani per tentare di sciogliere il suo cuore troppo duro (a detta sua), ma di certo una cosa del genere non avrebbe liberato i suoi sentimenti. L’importante però, era farlo contento, così forse avrebbe fatto quella maledetta dichiarazione.
Zanza prese il fiore fra le dita…a chi doveva darlo? Sicuramente non ad una di quelle sgualdrine che non facevano che seguirlo. Se solo si fosse azzardato a darlo a qualcuna di loro, avrebbe segnato per sempre la sua vita e si sarebbe sicuramente disonorato. Ma scartando quelle persone, chi rimaneva? Non aveva amici, non conosceva nessuno. Xanxus non era amato, era solo temuto e i suoi sottoposti non avrebbero gradito quel regalo…e darlo ad un plebeo del genere era fuori discussione. Forse però, non tutti i sottoposti erano fuori dalla scelta.
Xanxus guardò Squalo, che si tormentava un lembo della giacca guardando a terra. Il futuro Decimo sorrise, sapendo che Squ non poteva vederlo.
Ah, il suo piccolo Squaletto. Gli era stato accanto fin da subito, non l’aveva mai criticato, non aveva mai obbiettato una sua decisione, ma era anche l'unico che riusciva a tenergli testa ed era il primo vero amico che Xanxus avesse mai avuto.
Il calore che sentiva aumentò non appena Zanza si decise ad avvicinarsi a Squalo e gli accarezzò la guancia con le dita.
Squalo alzò lo sguardo stupito, senza riuscire a fare niente, se non arrossire e socchiudere gli occhi sotto quella carezza.
«Tieni»
Zanza gli consegnò il fiore, mettendoglielo dietro l’orecchio. Era così bello.
«X-Xanxus…»
Squalo iniziò a balbettare, ma prendendo un profondo respiro riuscì a continuare:
«Questo vuol dire che…siamo amici?»
Xanxus rise di gusto, osservando la faccia speranzosa e confusa di Squalo. Certo che quel ragazzo era proprio stupido.
«No, idiota»
Gli occhi chiari di Squalo si riempirono di tristezza, ma Xanxus non gli permise di deprimersi, perché lo abbracciò stretto, affondando il viso nei suoi corti capelli.
«Tu sei il mio prezioso sottoposto»
Squalo alzò il viso, incontrando le labbra di Xanxus immediatamente. Il calore intorno a loro divenne quasi palpabile e Zanza ricambiò con violenza quel bacio, prendendo il viso di Squ tra le mani.
Almeno per quella serata, Xanxus smise di pensare ai suoi piani di gloria. Avrebbe chiesto al vecchio di designarlo erede un’altra volta.


Awwww che dolci! <3 amo tantissimo Squalo e Xanxus da piccoli! Probabilmente sono un pò OOC tutti e due, ma nella mia mente perversa, Squalo da piccolo era molto, ma molto più dolce di com'è adesso. Fanfic ispirata dall'immagine in alto e ambientata prima che Xanxus scoprisse la verità sulla sua nascita.
   
 
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