Perché morire per qualche d’uno
o per qualche cosa, va bene, è nell’ordine.
Tommaso Rossi era un vent’enne come tanti: alto, ben piazzato, con guance screziate di rosso e ribelli riccioli biondi. E come tanti altri suoi coetanei imbracciava un fucile.
La sua presa sull’arma era salda e decisa e lo sguardo senza rimpianti: perché c’era un sogno che aleggiava nell’aria e che animava lui e tutti gli altri, giovani e vecchi, donne e bambini.
Mentre sparava nella sua mente risuonavano decise e con una frequenza quasi maniacale quelle parole.
Raccolgaci un’un unica bandiera, una speme.
Così combatteva Tommaso Rossi - soldato, patriota - e moriva, rispondendo a una chiamata che sapeva di sangue, terra e sudore.
Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò.
Occorre però sapere, o per lo meno, essere certi
che qualcuno sappia per chi o per che cosa si è morti.
Il compito di Giuseppina era quello di aiutare Anna nella cura dei feriti, ma il campo davanti a lei era disseminato di cadaveri.
Lo sguardo si fermò sul corpo di giovane garibaldino.
A ben guardarlo non era particolarmente bello con quei lineamenti così marcati: sembrava una statua abbozzata, il cui scultore non aveva pensato a rifinire gli zigomi e ad addolcirli. Però forse aveva una ragazza, a casa, che lo aspettava.
Raccolse da terra la bandana, caduta durante il combattimento, e gliela legò attorno al collo versando una lacrima: bisognava che tutti sapessero per cosa era morto quel suo Fratello.
N/A
Storia partecipante all‘iniziativa >Avevo vent'anni e un sogno indetta dal «Collection of starlight», said Mr Fanfiction Contest, «since 01.06.08».
Tommaso Rossi è uno dei tanti, uno di quelli che sono morti e il cui nome è andato perso. Per questo ho scelto come cognome “Rossi”, è così comune e diffuso. Anna invece è quell’Anna Grassetti Zanardi che su infermiera durante la campagna del ‘48 e del ‘49. La citazione invece è del mio amato Gattopardo(<3), libro che consiglio a tutti.
Quindi buon centocinquantennio Italia.