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Autore: beren    20/01/2006    0 recensioni
Ripostato con l'aiuto di beta.Harry ha sconfitto Voldemort. Il suo atto d'eroismo è famoso in tutto il mondo magico. Ora,tutto ciò che desidera, è finire il suo settimo anno a Hogwarts in pace, ma qualcosa, sta per succedergli, qualcosa che non si sarebbe mai aspettato. Qualcosa piuttosto imbarazzante e che farà la sua vita molto più complicata...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angeli e Demoni

Angeli e Demoni

di Beren

 

tradotto da madjoker

Beta: Sanzina

 

Rinuncia: Questa storia è basata su caratteri e situazioni create e possedute da JK Rowling e i vari editori, inclusi ma non limitati a Scholastic Books, Raincoast Books e Warner Bros Inc. Non c’è guadagno e non è intesa nessuna infrazione della proprietà letteraria riservata o del marchio.
Avvertimenti: Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene SPOILERS. Se non volete sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia.
Le Note d’autore: Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che sembrano essere un cliché in molte fandom. Ho provato un gran divertimento nello scrivere questa fic, tentando di esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho visto in precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.

cap.2

 

Scoperte-2°parte

 

Harry camminava nella stanza comune di Gryffindor, sentendosi dolente e un po’ depresso, anche se non come si era sentito la sera precedente. Le ferite attraverso le quali erano fuoriuscite le protuberanze delle ali erano guarite a velocità prodigiosa e anche se erano un po’ doloranti non gli provocavano più spasmi dolorosi ogni volta che si muoveva. Poppy aveva preso uno specchio in modo tale che potesse esaminare la sua schiena. Non sembrava così male, certamente non come aveva temuto. Le protuberanze erano due creste iridescenti, larghe un pollice, appena quattro o cinque pollici sotto le scapole. Se non avesse saputo che cosa erano, non avrebbe mai indovinato cosa fossero.

Era sabato, ed era presto, ancora non c’era nessuno a osservare Harry che, faticosamente, attraversava la camera comune con i suoi jeans ed una camicia regolamentare dell’ala dell’infermeria. Non era riuscito a riposare bene, dato che la pozione di Poppy era diventata inefficace dopo un’ora o poco più; l’indolenzimento delle ferite che guarivano l’aveva tenuto sveglio. Da lì veniva il fatto che Harry si sentisse molto stanco. Si era sorpreso quando la guaritrice l’aveva rilasciato dopo la prima colazione. Teneva un vasetto d’unguento in una mano, la t-shirt rovinata nell’altra e solamente un pensiero nella sua mente: lasciarsi cadere nel suo bel letto confortevole e dormire per tutto il resto del giorno.

Riuscì solo a posare il viso sul cuscino, quando tutto il suo bel piano si sbriciolò.

Harry è tornato.” Dichiarò la voce di Neville, il suo compagno di dormitorio, emozionato.

Ci furono repliche sonnolente dal resto della stanza e Harry gemette al suono dell’alzarsi dei suoi compagni dai loro letti. Quando la tenda accanto alla sua testa si mosse lasciando entrare la luce del sole d’inizio mattina, Harry portò una mano sugli occhi, considerando l’idea di seppellire la testa sotto il suo cuscino.

“Andate via” disse petulante “sto tentando di dormire.

“Bene, sembra che tu sia stato investito da un branco di Ippogrifi, amico” gli rispose Ron, non molto cooperativo.

“Hai ragione” fu la rumorosa asserzione di Seamus.

Sapendo quando aveva a che fare con una battaglia persa Harry aprì lentamente gli occhi, sbirciando i suoi amici. Dopo un’ispezione rapida, Harry si rese conto che tutti i suoi compagni di stanza si trovavano attorno al suo letto. Si sarebbe girato, così da poterli vedere meglio, ma non aveva voglia di mettersi a sedere e voltarsi sulla schiena non era qualcosa di fattibile al momento.

“Divertente” disse sericamente Harry per poi posare di nuovo la testa sul letto “forse è colpa dell’unica mezz’ora di sonno che ho avuto in tutta la scorsa notte.

“Grezzo” fu l’utile contributo di Dean alla conversazione.

Appena Ron si spostò accanto al letto un raggio di sole che prima era schermato dal suo amico trovò il modo di colpirlo, diritto in faccia. A quel punto, Harry riconsiderò l’idea di nascondere la testa sotto il cuscino. Un pensiero che stava trovando sempre più attraente.

“Com’è la schiena?” Chiese Ron con interessamento. “Nulla di serio, spero.”

“Se fosse stato qualcosa di serio, Madama Pomfrey mi avrebbe legato a un letto dell’infermeria” disse Harry con umore certamente meno che lieto, specialmente con le immagini che erano appena balenate nella sua mente.

La sua evidente irritabilità non sembrò incoraggiare i suoi amici a lasciarlo in pace, e da una parte era grato di tale espressione d’amicizia, ma per il resto desiderava solo poter dormire.

“Quindi, cos’era?” Chiese Ron, in maniera un po’ importuna.

Harry non desiderava realmente spiegare tutto ai suoi amici; se possibile avrebbe preferito non doverlo mai spiegare, perciò scelse una bugia innocente.

“Ali” disse lui, cosa che in un certo qual modo era la verità “qualcuno mi ha fatto una fattura con delle ali” disse elaborando la bugia. “Madama Pomfrey mi ha rimesso in sesto, ma ha fatto un male d’inferno nei punti in cui erano spuntate.

“Davvero avevi le ali?” Chiese Neville, sembrando davvero intrigato dall’idea. “Non ho mai sentito di un maleficio che fa crescere le ali.

Il sonno stava reclamando l’attenzione di Harry a gran forza, e l’unico suo desiderio era, onestamente, di poter chiudere gli occhi.

“Probabilmente si trattava dell’idea di Snape per quanto riguarda uno scherzo” borbottò nel suo cuscino, lasciando che le palpebre si abbassassero.

Qualcuno gli fece altre domande, ma le sue risposte non ebbero molto senso. La crescita delle ali aveva esaurito Harry, più che per non avergli permesso di dormire per una notte, e andò alla deriva con gratitudine, congedando il mondo attivo. Non notò neppure che stava ancora tenendo in mano il piccolo vaso d’unguento.

 

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Quando ritornò nel mondo dei viventi, Harry si sentiva meno dolorante e con questo progresso della sua salute il suo umore migliorò parecchio. Appena si sedette scoprì che Ron sedeva sul suo letto, leggendo un giornale sul Quidditch; era evidente che lo stava tenendo d’occhio.

“Bentornato” disse Ron, con un allegro sorriso “ti senti bene?”

Harry annuì col capo mentre si alzava lentamente, flettendo la schiena in modo sperimentale. Ci fu un piccolo dolore lancinante non appena spostò le scapole, ma anche con quello la mattina era in ogni caso migliore.

“Che ora è?” Chiese, strofinando via il sonno dai suoi occhi e prendendo gli occhiali da dove li aveva gettati.

“Quasi le due penso, amico” rispose Ron, alzandosi anche lui. “Ho tentato di risvegliarti per pranzo, ma non c’è stato modo.

Come se volesse indicare quanto pessima fosse stata tale idea lo stomaco di Harry iniziò a borbottare piuttosto rumorosamente.

“Indovino che dovrò fare un viaggio alle cucine” disse Harry con un mezzo sorriso. “Scusami per questa mattina, ma è stata una nottata infernale. Una volta ripulito, saziato e in grado di mettere insieme due pensieri tu, io e Hermione dobbiamo avere una lunga chiaccherata.”

A quelle notizie Ron si avvicinò all’amico, non sapendo se essere preoccupato o no.

“Quindi quello che hai detto ai ragazzi non era vero?” Chiese l’amico serio.

“Non completamente” fu la risposta di Harry, decidendo che l’onestà era l’unica scelta possibile “è un po’ più complicato di così. Nulla di terribile, ma diciamo che potrei vivere benissimo senza.

Ron gli diede una pacca comprensiva sulla spalla, provocandogli un dolore lancinante, ma sorrise in ogni modo.

“Non ti preoccupare Harry” disse il suo migliore amico “sono sicuro che riusciremo a trovare la soluzione.

Fin dalla sconfitta di Voldemort Ron era diventato notevolmente più ottimista su molte cose; la sua fede sul fatto che tutto avrebbe funzionato era un grande conforto per Harry.

“Sì” si disse d’accordo Harry, sentendosi molto meglio sull’intera situazione “speriamo.

E detto quello, si stirò di nuovo, curvandosi poi per cercare le sue cose da bagno nel baule. La cosa della quale aveva bisogno ora era una bella doccia calda.

 

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Dopo un bagno e il cibo che gli elfi fornirono loro, quasi fino a scoppiare, l’umore di Harry migliorò ulteriormente, facendolo sentire più felice. Trovarono Hermione e la convinsero ad abbandonare i suoi compiti e seguirli ad una classe vuota. Non era che Harry fosse felice delle nuove aggiunte alla sua anatomia, ma aveva affrontato situazioni molto peggiori e non era come se quella fosse una situazione di vita o morte. Tutto quello che doveva fare era dimenticarsene ed andare avanti con la sua vita.

“Quindi, cosa c’è?” Chiese Hermione, una volta chiusa la porta dietro di sé. “Ron ha detto qualcosa su di una fattura che ti ha fatto crescere  le ali.”

“Non era una fattura” disse onestamente Harry “ma si tratta di ali.”

Anche se non aveva fornito molte spiegazioni questa risposta sembrò accontentare Hermione.

“Bene, almeno spiegami perchè non ho mai sentito parlare di un simile maleficio” disse fermamente.

Ron non sembrò condividere la sua opinione.

“Le fatture sono, di solito, istantanee” spiegò calma HermioneHarry stava mostrando sintomi di dolore da giorni, secondo quello che mi ha detto. “Ora, se fosse stata una maledizione a lunga scadenza avrei potuto capirlo, ma...

Hermione si fermò e Harry le fece un piccolo sorriso per la sua limitazione. Per quanto dire lui, il chiarimento di Hermione aveva aiutato Ron. C’erano molte fatture che potevano far spuntare le ali ad una persona; i gemelli le avevano usate più che in abbondanza, durante il corso degli anni. Harry guardò calmo i due.

“Che cosa era, allora?” Chiese curioso Ron.

“Questo” fu la sua risposta, e si girò di spalle tirando su la maglietta enorme sulla testa.

Harry” disse quasi immediatamente Hermionesembrano dolorose.”

Harry non si mosse quando entrambi i due ragazzi si avvicinarono per dare uno sguardo più approfondito.

“Ora non sono così male” disse onestamente “ma mi hanno fatto un male d’inferno per la maggior parte della notte. Ho dell’unguento in camera e saranno fresche per un paio di giorni, ma il peggio è passato.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi Hermione fece l’ovvia domanda.

“Hai ricordato ali”, disse curiosamente, “questo è ciò che è rimasto?”

“Sono quelle” rispose apertamente Harry “ciò che vedi sono le protuberanze delle ali. Sono magiche, vengono da dentro di me. Te le mostrerei, ma non ho tutte le nozioni e i dettagli della cosa.

“Incredibile” fu l’opinione di Ron.

“Sì Hermione, puoi toccarle, basta che tu stia attenta” disse Harry, interpretando il silenzio goffo che era arrivato dopo quelle parole.

Delicate punte di dita toccarono quasi immediatamente le protuberanze delle ali, e Harry non potè evitarlo: rabbrividì. Le sensazioni che il tocco leggero trasmise attraverso il suo corpo non erano quelle che si sarebbe aspettato, e si riprese rapidamente.

“Scusa” si scusò in fretta “mi hai fatto il solletico.

Cosa che era vera, ma si appuntò mentalmente di ricordarsi che le protuberanze erano una zona erogena, dopodiché fece ricadere la maglietta.

“Sembrano un incrocio tra seta e cuoio” commentò Hermione, quando lui si voltò di nuovo. “Per quanto le avrai?”

“Per sempre” fu la risposta di Harry, accompagnata da una piccola alzata di spalle vedendo la sorpresa sui volti dei suoi amici.

Era ovvio che, anche se sapevano che non si trattava di un maleficio, avevano presunto che vi fosse un metodo magico che potesse rimuovere le ali.

“Ma se qualcuno ti ha fatto questo, Madama Pomfrey non può curarlo?” Chiese Ron, preoccupato. Era giunto il tempo dei chiarimenti e Harry scelse di accoccolarsi su di una scrivania vicina.

“Nessuno mi ha fatto qualcosa, a meno che tu non voglia considerare uno dei miei antenati che si è sposato con un Seraphim” gli disse Harry, con calma. “Sono nato con vestigia d’ali che furono prontamente rimosse, ma quando ho assorbito il potere di Voldemort il processo si è riattivato.”

Hermione sedeva a bocca aperta; anche Ron sembrava incapace di trovare qualsiasi cosa da dire.

Seraphim” disse lentamente la ragazza “non sono molto rari?”

“Non sono sicuro che siano rari” fu l’onesta risposta di Harry “ma considerando l’ammontare di energia magica che occorre per far nascere uno di loro, probabilmente lo sono. So che a loro non piace mescolarsi con creature umane; peggio dei centauri, secondo Dumbledore.

Harry poteva quasi vedere ogni informazione che entrava nella mente di Hermione, in attesa di poter esser catalogata nella sua testa insieme a tutto ciò che conosceva dei Seraphim. Era certo che alla prima opportunità si sarebbe recata in biblioteca. Ron lo fissava stupito, ma la sua espressione si stava rilassando man mano che accettava i fatti.

“Che nessuno si chieda perché eri così di cattivo umore stamattina, amico” disse Ron comprensivo. “Puoi volare?”

Era tipico di Ron andare dritto al punto e Harry si ritrovò a sorridere all’ottusità del suo compagno.

“Dumbledore afferma che dovrei esserne capace” rispose “ma non ho intenzione di provarlo molto presto saltando dalla Torre d’Astronomia. Dovrò prima capire come funzionano, non desidero che la gente sappia che sono più strano di quel che pensano.

“Tu non sei strano, Harry” fu la decisa affermazione di Hermione “sei solo terribilmente dotato in quanto a magia, e hai avuto un matto alla calcagna per la maggior parte della tua vita; questo non è strano, è solo una combinazione di buona e cattiva sorte e dato ciò che è accaduto è normale che tu sia diventato un’icona.”

Il suo tono era così risoluto, e la sua testa così impegnata nell’annuire, che Harry non riuscì a non ridere. Dalla sera precedente, anche se alcune delle sue paure erano svanite, era stato così preoccupato che lo show d’appoggio di Hermione l’aveva commosso e gli aveva fatto il solletico alla stessa maniera. Era quello di cui aveva bisogno per rompere la tensione ed una volta iniziato a ridacchiare non riuscì più a fermarsi. Per un momento Hermione lo guardò, poi lentamente sorrise e iniziò a ridere anche lei. Ron si aggiunse poco dopo.

L’intera situazione era ridicola: aveva delle ali; era legato a creature magiche di cui si sapeva poco o nulla; e sembrava che tutto dovesse accadere sempre a lui. Harry continuò a ridere, e, da quanto si era calmato, riusciva appena a stare in piedi.      

  
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