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Autore: Mel Winchester    18/03/2011    1 recensioni
Eh si, mia cara Anastasia, alle volte la nostra mente ci confonde.
O forse ci fa ricordare?...
Genere: Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2.


Anya smettila di dire sciocchezze, è solo la tua ansia che parla – disse tranquillamente mia nonna, sorseggiando il suo thè, dopo aver ascoltato con attenzione il mio racconto della sera prima.
Cercava di rassicurarmi, è ovvio, però io non ero convinta che il tutto era dovuto al semplice stress o a quella maledetta ansia che mi caratterizzava fin da piccola.

Ok, Adrienne, cercherò di non pensarci – dissi stizzita, tenendo tra le mani la mia tazza fumante, un po’ per riscaldarmi, un po’ perché non avevo tanta voglia di thè e biscotti quel pomeriggio.

L’avevo chiamata col suo nome di battesimo, e questo avveniva solo per due motivi: o perché ero triste, o perché non ero d’accordo con ciò che affermava la mia amata nonna materna.

Adrienne mi osservò, con i suoi occhi color ghiaccio, da dietro gli occhiali dalle spesse lenti, che portava.
Era una donna minuta, dai lunghi capelli grigio piombo raccolti in un morbido chignon e dalle mani rugose e ben curate, sembrava fragile, ma non lo era affatto.
Il terribile conflitto avvenuto nel 1961 tra le due fazioni nemiche di Salem, aveva portato via mio nonno, e lei, ancora così giovane, aveva cresciuto tutta da sola mia madre di appena un anno.
Era una donna forte, e ancora estremamente bella nonostante l’età.

E adesso badava anche a me, non che avessi bisogno di una balia a vent’anni, però era un conforto abitare nell’appartamento accanto a quello della mia adorata nonna, ed evitare due ore di treno al giorno.
Si perché, ormai da un anno, lavoravo nella libreria di South Salem, però la mia casa natale era a 200 chilometri di distanza,a North Salem!
Perciò avevo lasciato i boschi e le montagne dov’ero cresciuta, trasferendomi tra spiagge e baie dove era nata mia madre.

Tesoro – disse piano, levandosi gli occhiali – non puoi essere sicura di ciò che hai visto. Potrebbe essere stata la stanchezza che ti ha giocato un brutto scherzo o semplicemente l’ombra di un passante che ritornava a casa come stavi facendo tu.
Mi guardava con estrema dolcezza e aspettava pazientemente la mia risposta, che però non arrivava.
Non sapevo cosa dire, le parole di mia nonna erano ragionevoli, e poteva essere stata davvero solo la mia immaginazione.
Perciò era inutile continuare ad insistere su un argomento che non aveva senso.

Si hai ragione, nonna – bisbigliai, posando la tazza ancora piena sul tavolino che stava ai miei piedi – adesso è meglio che vada se non voglio fare tardi a lavoro – detto questo, diedi un buffetto sulla guancia di Adrienne e uscì nell’aria gelida di quel pomeriggio invernale.

Dopo aver preso la mia auto dal meccanico, sollevata dal fatto di non dover prendere più il tram la sera tardi, parcheggiai sotto l’insegna che riportava scritto “Books&Books”.
Ero arrivata a lavoro.

Salve Tim – dissi sorridendo al mio capo, un uomo alto, di mezz’età, con i baffi e l’aria buffa.
Anya, eccoti!- esclamò tutto eccitato, ricambiando il sorriso – è arrivato questo per te – disse infine tendendo un pacco nella mia direzione.

Era uno scatolo di cartone di  medie dimensioni, quelli usati tipicamente dalle poste cittadine.
Sul lato superiore un’elegante scrittura informava che era indirizzato a me.
Solo Anastasia Moore. Niente di più.

Non c’è il mittente, chi l’ha portato? – chiesi, osservando confusa Tim, che mi sorrideva affabile.
Non lo so cara, ho sentito bussare alla porta sul retro e quando ho aperto, sul tappetino, c’ho trovato questo – rispose lui-  Ma che fai, non lo apri? – mi chiese infine.

La curiosità stava prendendo il sopravvento anche su di me, così accantonai la mia confusione e alla fine mi decisi ad aprire lo scatolone.
Mi ritrovai davanti agli occhi tanto, tantissimo cotone e dopo aver affondato le mani all’interno, alla ricerca di qualcosa, sentii sotto la pelle una superficie fredda e liscia, sembrava avere la consistenza del marmo.
Con trepidazione tirai fuori ciò che il cotone nascondeva, e mi ritrovai tra le mani un enorme libro dalla copertina viola scuro.
Accarezzai leggermente la superficie gelida, pareva fatta di pietra.
Ma mi resi presto conto che non era semplice roccia, quel colore mi ricordava la gemma preziosa incastonata nel medaglione regalatomi da mia nonna il giorno del mio diciottesimo compleanno.  
Si, la copertina era fatta di ametista!


  
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