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Autore: Navras    18/03/2011    0 recensioni
Navras è un syntagos: un essere umano forte e agile, capace di usare le Energie della magia a proprio vantaggio. In particolare, Navras fa parte dell'ordine di Shrark, che punta alla distruzione totale dell'universo. Lui però non è come gli altri: quando era bambino, gli era stata cancellata la memoria ed era stato cresciuto come una macchina di morte senza sentimenti. Piano piano Navras riscopre il lato migliore di sè, e appena compie l'inaudito atto di risparmiare una vittima, il Bene ha la meglio e riporta alla luce in modo traumatico le memorie del ragazzo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo era a rovescio. Tutto era a rovescio. Per anni, non aveva mai pensato. Mai. Eseguiva solo ordini, senza badare ai pericoli. Era una macchina di morte, nulla di più. Un fantoccio, sì, ma un fantoccio prezioso a quanto pare. L'unico motivo che aveva spinto l'Ordine di Shrark a portarlo dalla loro parte era la sete di potere. Con la sua potenza, Navras avrebbe potuto aiutarli a seminare morte e distruzione. Qualocosa era andato storto però, perchè non esistono fantocci che provano emozioni. Ma se non esistono, allora come mai stava piangendo? Solo in quel momento Navras si rese conto di come era cambiato. No, non era più una tavola di argilla da modellare a piacimento. Ora era dotato di una propria volontà, di una propria mente, e di sentimenti propri. Si accorse di saper pensare logicamente, e anche più velocemente degli altri. Semplicemente, si accorse di essere vivo. Vivo! Perchè ora era indipendente dagli altri, con delle proprie idee, dei propri pensieri e un proprio carattere. Ora "Navras" non era solo un nome. "Navras" era una persona in particolare, diversa da chiunque altro. Vivo! E piangeva la morte della sua famiglia, uccisa per mano di chi lo voleva usare come un comune oggetto. Pianse perchè insieme alla memoria, tornò anche la devozione, l'affetto e l'amore verso le persone che lo avevano cresciuto, che si erano presi cura di lui non perchè era loro figlio, ma perchè gli volevano bene. Vivo! Un altro sentimento prese violentemente il controllo della sua mente. Un sentimento diverso dagli altri, qualcosa di sinistro e potente, talmente forte che sentiva il bisogno repellente di sfogarlo. Rabbia. Avevano rubato la vita dei suoi familiari e gli avevano cancellato non solo la memoria, ma ogni cosa che lo rendesse umano. Gli avevano tolto la felicità per usarlo come creatura del Caos. Non si era mai sentito più vivo di quando aveva desiderato la morte di qualcuno. L'avevano addestrato per renderlo un guerriero formidabile. Ora avrebbero costatato di persona il bel lavoro che avevano fatto.
  
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