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Autore: Katia R    19/03/2011    4 recensioni
Lettera all'uomo più importante della mia vita che adesso non c'è più.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A mio padre.
Premessa: l'ho scritta poco fa. E' una lettera dove dico tutto ciò che provo per mio padre che non c'è più.




19 marzo 2011

Ciao papà.
Mi fa strano scriverti una lettera dopo tutti questi anni. Mi fa strano scriverti soprattutto perché non la leggerai mai.
Tra un paio di mesi saranno dieci anni dalla tua scomparsa.
Avevo solo nove anni quando te ne sei andato. Ero troppo piccola per poter accettare una cosa così. L’unica cosa che ho capito è che il mondo non è meraviglioso come quello delle favole. Ho capito che cos’è la realtà. Come va il mondo. Ma a nove anni io volevo solo vivere serena la mia infanzia con il sogno di diventare grande. E in quel momento è crollato tutto. In quel momento se ne è andata via una parte di me. Te la sei portata via. Fa schifo pensare che un paio di giorni prima sei partito per lavoro, dandomi il tuo solito bacio, e non sei più ritornato. Ti aspettavo. Pronta a venirti incontro e stringerti forte. Ma quel giorno non sei arrivato.
È arrivata una chiamata che ci avvisava che avevi avuto un incidente. In quei due giorni mi continuavo a ripetere “tanto non muore”. Era diventata quasi una cantilena. Ne ero convinta, papà. Poi invece quel maledetto venerdì 31 agosto 2001, mi sono svegliata, come tutte le mattine e uscendo dalla camera ho notato che c’era gente. Ma non mi sembrava così strano, in quei due giorni c’era sempre un via vai di gente. Poi mi presero da parte, la moglie di un tuo collega e la mamma di un mio compagno, e non avrei mai immaginato che da lì a pochi secondi mi avrebbero dato la notizia che mi ha cambiato la vita per sempre.
“Katia, fatti forza. Tuo padre è morto”.
Non lo so cosa ho pensato in quel momento. Non lo ricordo minimamente. Sentivo solo un gran vuoto.
Sono rientrata dentro, Antonella mi ha portata a casa sua. Ero tranquilla. Beh, così sembrava. In realtà avevo una ferita aperta dentro al cuore. Una ferita che a distanza di anni non si è del tutto rimarginata.
La mia vita stava cambiando. Non piangevo, papà. Non volevo mostrarmi fragile davanti agli altri. Lo sai quanto odio stare al centro dell’attenzione. Mi dicevano “piangi, sfogati. Ti sentirai meglio!”. Ma cosa ne sapevano loro di quello che stavo provando io? Volevo solo rimanere sola. Volevo solo capacitarmi della notizia. Sono passati dieci anni ma ancora non riesco a capacitarmene del tutto.
Mi manchi. Mi manchi sempre. Mi manca il bacio che mi davi la mattina prima di partire. Mi manca il venirti incontro quando ritornavi. Quando mi afferravi con le tue braccia e mi sollevavi per darmi un altro bacio, e mi pungevi sempre. Odiavo la tua barba quando mi pungeva e mi irritava tutta, ma dopo che te ne sei andato avrei voluto pungermi per tutta la vita con la tua barba incolta. Ma non c’eri. E non ti ho potuto nemmeno salutare. Forse è questo il mio rimpianto più grande.
Ti scrivo perché voglio chiederti scusa.
Scusa se non sono venuta al funerale. Non sopportavo vedere mamma in quel modo. Non sopportavo immaginare che dentro quella maledetta bara c’eri tu. Mio padre. L’uomo che per nove anni mi ha cresciuta, mi ha amata, mi ha insegnato tante cose. L’uomo che non avrei più rivisto.
Scusa se quando parlavano di te me ne andavo in un’altra stanza. Adesso sono migliorata. Adesso riesco a parlare di te. Anche se ho il solito magone in gola. Quello credo rimarrà sempre.
Scusa se non vengo mai al cimitero. Ci ho messo piede poche volte. Non sopporto vedere la tua foto su quel freddo marmo.
Scusa per tante altre cose, papà. Scusa perché sono così. Scusa se ho un carattere schifoso a volte. Scusa se mi ribello, se faccio arrabbiare mamma. Scusa se dico parolacce. Scusa se non sono brava a scuola.
Semplicemente, scusa se ti ho deluso. Me lo chiedo spesso sai!? “Chissà se l’ho deluso”. E vorrei una tua risposta. Ma non credo ce l’avrò mai. E vivo con questo peso. Perché forse avresti preferito che tua figlia crescesse in modo diverso. Inutile che le persone mi dicano “se una persona ti ama non sarai mai una delusione per lui”. Probabile, ma il dubbio rimane.
Ti chiedo scusa per tutto. Ma ti dico anche grazie di tutto!
Grazie perché nonostante tutto tu e mamma avete deciso di tenermi. Lo so che eri contrario visto le precedenti gravidanze di mamma, e a volte dico “maledetto il giorno in cui mia madre non ha ascoltato mio padre”. A quest’ora non ci sarei stata e non vivrei questo dolore. Lo so, papà. C’è chi sta peggio, lo so. Ma non posso farci nulla. A me manchi.
Manca il tuo sorriso. Manca la tua voce. Manca la tua barba. Manca la tua risata. Manca tutto. Mi manca ogni singola cosa di te. A volte ho paura di dimenticarmi tutto questo. Perché i ricordi sono un po’ offuscati.
Lo so, da piccola ti ho fatto arrabbiare. Sono sempre stata un terremoto. Ho dato tante preoccupazioni a te e mamma. Ma non volevo che la vita mi ripagasse così. E quando sei andato via hai lasciato dentro di me il vuoto. Mi sono chiusa in me stessa. Mi ero creata uno scudo intorno  me. Ho sofferto tanto, papà.
Non puoi capire cosa provo quando mi dicono “in questo hai preso da tuo padre”. Mi sento orgogliosa, pà. Perché mi stanno dicendo che ho preso qualcosa da una persona magnifica come te.
Sono un casino totale. Forse non ne combino neanche una giusta. Ma la cosa che più mi rende orgogliosa è essere tua figlia. Chiunque parli di te si ricorda di un uomo che amava scherzare, sorridere sempre. E un po’ in questo somiglio a te. Io sorrido sempre anche quando non c’è un cazzo da sorridere. Scusa la parolaccia. Dai, permettimela per stavolta.
Io non so cosa darei per poterti vedere anche solo un minuto. Mi basterebbe per dirti che ti voglio bene e che te ne vorrò sempre. Ed è inutile che la gente mi dica “ma tranquilla, lui lo sa”. Lo so che lo sa. Ma io vorrei dirglielo guardandolo negli occhi. Perché voglio che me lo legga negli occhi l’amore che provo per lui.
Riguardo spesso gli album di foto. Sono felice che mi hai trasmesso la passione per la fotografia. Hai fatto bene a fare così tante foto. Hai fatto bene perché i ricordi vanno rivissuti, anche se tristi, perché hanno fatto parte di noi. Quanto eravamo belli insieme, papà, eh?
Però quando rivedo la foto del mio nono compleanno mi manca il respiro. È stato l’ultimo con te. E se l’avessi saputo prima ti avrei fatto capire quanto eri importante per me. Invece non ne ho avuto tempo.
Sono passati anni. Sono passati compleanni. E a quello più importante, al mio diciottesimo, mancavi tu, papà. Mi sei mancato da morire quella sera. Lo so che eri lì. Ti sentivo. E l’ho capito anche quando il dj ha messo “Hero” di Mariah Carey senza che glielo avessi chiesto. È la canzone che ascolto sempre pensando a te. Perché tu per me sei una sorte di eroe. Perché sei mio padre. E i padri sono sempre degli eroi.
Sai quanto ho invidiato le altre bambine nel corso degli anni? Tantissimo. Perché le vedevo in braccio ai loro padri, oppure con la manina. E io pensavo a te. E pensavo che quelle bambine erano fortunate mentre io mi sentivo la bambina più sfortunata del mondo. Solo io so quante volte mi sono richiusa in bagno a piangere per te. Perché pensavo che non era giusto. E il giorno del mio diciottesimo me lo ripetevo. Giacomo ti aveva avuto in un momento così importante. C’eri quando si è fatto la prima comunione. C’eri quando ha fatto diciotto anni. C’eri quando si è diplomato. C’eri quando si è preso la patente.
E invece alla mia prima comunione, ai miei diciotto anni, quando ho preso la patente non c’eri. Non c’eri come volevo che ci fossi. E non ci sarai neanche il giorno in cui mi diplomerò, presto o tardi che sia.
Non te ne faccio una colpa. Non è colpa tua, lo so. Ma chi ha colpa non ha pagato. E giuro che vorrei guardare quel mezzo uomo, lo considero tale, in faccia e sputargli. Ma non è educato. E deluderei sia te che mamma e il resto della famiglia. Al mondo non esiste giustizia. Il mondo sta andando allo sfascio. Il mondo fa sempre più schifo. Ma vado avanti, papà. Vado avanti sapendo che tu vivi dentro di me. Perché io ti porto sempre con me. Non sei mai uscito dalla mia vita. E mai uscirai.
Potrò conoscere altre mille persone, ma tu rimarrai sempre l’uomo più importante della mia vita.
Tu ci sarai sempre. Ci sei sempre.
Ci sei quando sto male. Ci sei quando sono felice. Ci sei quando guardo la nostra Inter e penso che stai esultando anche tu. Ci sei quando non so dove sbattermi la testa. Ci sei quando vorrei semplicemente sparire. Ci sei sempre, nel bene e nel male.
E ti amo, papà. Nel bene e nel male, per tutti i giorni della mia vita e oltre.
Volevo solo che tu lo sapessi. Volevo solo che tu sapessi cosa porto nel cuore.
Spero leggerai, ovunque tu sia.
Ah! Auguri. Oggi è la festa del papà.
Un bacio e un abbraccio. Quelli che non ti ho mai potuto dare prima che te ne andassi.
Grazie di tutto, papà. E scusa.

Tua, per sempre
Katia.
   
 
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