[Austria]
Ma come si permetteva?
Io lo avevo cresciuto e aiutato, e ora, erano quindici anni con Francia per cambiarlo completamente.
Aveva detto che voleva andarsene dalla sua casa, voleva vivere in un’unica dimora con il fratello, Romano.
Quell’anno, il 1848, era stato un anno di fuoco: Ungheria mi aveva chiesto a gran voce l’indipendenza, e così anche Italia.
Con la ragazza avevo regolato la faccenda concedendole un parlamento e primo ministro propri, ma rimaneva ancora mia, idem per l’altro.
Ma i bollori non erano ancora spenti nel cuore di Veneziano.
Nel 1859, Romano aveva ottenuto di andare con Garibaldi a liberarsi da Spagna, mentre lui cercava l’appoggio di Piemonte.
I due fratelli poi si erano incontrati a Teano, nel 1860, il sud era con Garibaldi, il nord con Vittorio Emanuele II, il re sabaudo. E sud era stato messo nelle mani di nord.
Nel 1861 si dichiararono uniti, per la prima volta, da quando io ero solo Norico e loro Italia.
Ma gli mancavano ancora Veneto, Friuli Venezia Giulia e Roma.
Veneto, con il suo codino dall’aspetto malarico e i suoi abiti carnevaleschi sdruciti, tornò da loro solo perché Prussia, volendo isolarmi, glielo offrì. E mantenne la promessa.
Quel tipo ieratico e scanzonato al tempo stesso che era Roma l’ebbero solo perché il solito Prussia attaccò Francia, che si trovava lì, per lo stesso motivo di prima, che dovette perciò ritornare nel suo paese a combattere, cosicché i bersaglieri italiani ebbero gioco facile a spodestare Stato della Chiesa.
La bella Friuli Venezia Giulia ritornò solo dopo il primo conflitto mondiale, quando a Saint-Germain, casa di Francia, firmai un trattato che mi obbligava a dargliela, insieme a Istria, antica amica di Venezia.
Ma dopo un’altra guerra mondiale dovettero trattare con quelle persone che erano la Jugoslavia per dargli Istria, lasciandogli solo Trieste, con i suoi capelli scossi dalla bora.