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Autore: Evazick    20/03/2011    10 recensioni
Questa non č una storia di fantasia. E' il resoconto di quello che č successo il 7 marzo 2011, in quella serata al Palasharp di Milano. E' il racconto di come ho passato il mio Best Day Ever, e spero che anche per voi sia stato stupendo come per me.
*
“Gerardo, non ho cenato per colpa tua, ringraziami!” dico con le ultime forze e la poca voce rimasta.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: E'. TUTTO. FOTTUTAMENTE. VERO.

“Mamma, posso dire una cavolata?”
“… Dilla.”
“Secondo te è normale che mi sia scordata come si fa a respirare?”
Il silenzio che cade in macchina è decisamente sbigottito, poi mamma inizia uno sproloquio su come sia normale, che è il nervosismo… ma lo sguardo che Greta continua a lanciarmi è decisamente sconvolto. Ma credo che mi capisca, dopotutto stiamo andando al concerto dei My Chemical Romance, quello per cui ci hanno regalato i biglietti a Natale, e sa che io sono cento volte più nervosa di lei.
Arriviamo al Palasharp in ritardo di qualche minuto e io vado nel panico, pensando che i cancelli siano già aperti e ci tocchi rimanere in fondo al parterre o sulle gradinate. Ma per fortuna loro sono sempre chiusi, e quando passo in mezzo ai banchetti che vendono le magliette inizio a dare di matto. “Oh mio Dio, le magliette della Black Parade! La maglia col ragno nero! Oddio, la maglia col simbolo di Kobra Kid! Ma perché non l’hanno fatta con quello di Fun Ghoul?”
“Eva, calmati,” mi mormora Greta, consapevole che sono già entrata nella modalità ‘sclero’. Compro due magliette per me e altre quattro alle mie amiche che me le hanno chieste, poi dopo poco i cancelli si aprono, finalmente! Entro preoccupata che il parterre sia già pieno, ma davanti al palco non ci saranno nemmeno un centinaio di persone. Compro un’altra maglietta, stavolta quella ufficiale con la scritta WANTED – THE FABULOUS KILLJOYS e le foto con la scritta EXTERMINATED (l’avevo detto che venivo a rifarmi il guardaroba), e me la cambio in fretta e furia prima di raggiungere con Greta i cinque metri dal palco. Siamo leggermente vicine alla cassa destra, ma poco importa, la vista è stupenda.
Mi squilla il telefono in tasca: è un messaggio di Michela, con cui mi devo incontrare, e mi chiede dove sono. Le do appuntamento alle gradinate alla mia destra, e mi metto ad aspettarla mentre Greta mi aspetta dove eravamo prima: io e Michela ci siamo conosciute sette mesi fa su EFP, e da quando abbiamo saputo la data del concerto abbiamo deciso di incontrarci. Non so come faremo a trovarci, ma confido in qualunque cosa: controllo l’ora e poi mi guardo i bracci, dove ho scritto con la matita KILLJOYS, MAKE SOME NOISE! e FUN GHOUL. Non smetto nemmeno per un secondo di guardarmi intorno, cercando di indovinare chi tra loro è Michela.
“Eva?”
Una voce alla mia sinistra attira la mia attenzione: accanto a me c’è una ragazza con gli occhiali. Mi sorride e dice: “Sono Michela.”
Ci abbracciamo e ci mettiamo a chiacchierare del più e del meno per dieci minuti, scommettendo su quale sarà la scaletta e sperando entrambe in un Frerard come si deve. Alla fine lei deve tornare sulle altre gradinate dai suoi amici, ma ci salutiamo dicendoci di rivederci a fine concerto. Raggiungo di nuovo Greta e iniziamo ad aspettare che esca il gruppo di apertura: ho ascoltato soltanto una loro canzone, ieri, ma mi piacciono, sono davvero forti.
Alle 8.15 le luci sul palco si spengono ed escono fuori i LostAlone. Rimango impressionata dalla loro energia e dal cantante, Stephen, che è anche il chitarrista: fa certe cose con la chitarra che mi fanno rimanere a occhi e bocca spalancata. Suonano per circa tre quarti d’ora, poi se ne vanno, mentre io mi riprometto di comprarmi un loro disco. Passa un’altra mezz’ora infernale prima che, alle 9.30, da dietro le quinte inizino ad arrivare segni di un possibile inizio. Greta e io siamo praticamente accanto, con un solo uomo (molto probabilmente un genitore) quasi in mezzo a noi due a romperci le palle. Io la guardo per un attimo prima che le luci si spengano e la perda completamente di vista tra la folla. All’inizio mi preoccupo, ma chissà come la mia preoccupazione svanisce non appena delle figure compaiono sul palco, muovendosi tra le luci. Una voce si fa strada nel casino generale e fa urlare ancora di più tutto l’MCRmy: “Look alive, Sunshine…
Accendo al volo la videocamera dell’iPod e, dopo aver sprecato qualche secondo a capire come cavolo si fa ad accenderla, la punto verso il palco mentre il Dr. Death Defying sta dicendo: “Listen up!” Il resto del messaggio radio è praticamente sovrastato dalle nostre urla e dalla chitarra di Ray, e tutto il Palasharp inizia a cantare “Na, nanana, nanana, nananananana, na, nanana, nanana, nananananana, na, nanana, nanana, nananananana!” ancora prima di Gerard.
E poi… i Killjoys iniziano a fare un po’ di rumore.
All’inizio non mi sto nemmeno rendendo conto che sono finalmente arrivata al mio Best Day Ever, che sono a poco più di cinque metri dal palco e vedo strabenissimo i My Chemical Romance. Attacco subito a cantare e mi sembra che le corde vocali mi stiano già per cedere ad inizio concerto. Continuo imperterrita a registrare tutto con l’iPod, scoppiando in un urlo delirante quando Gerard, tra il ritornello e la seconda strofa, ci mostra il suo bel culetto e sculetta un paio di volte, concludendo poi con un “Italia, we love you!” Il mio primo pensiero è: Cazzo, ma allora è davvero così puttana come sembra!
Quando la canzone finisce e io metto a posto l’iPod i ragazzi continuano a suonare, finchè Pedicone non parte con la batteria e Ray inizia a suonare un assolo che ci è davvero familiare. Urliamo quando capiamo che canzone è e, non appena il batterista ci lascia spazio, partiamo in quarta a urlare “SISTER, I’M NOT MUCH A POET BUT A CRIMINAL!
Thank You For The Venom viene suonata in tutta la sua grandezza, anche se sento soltanto le voci di quelli accanto a me e quella di Gerard non la sento nemmeno con Amplifon. Ma non mi importa (anzi… a dir la verità sì), così come non mi importa delle mie corde vocali che chiedono pietà anche se siamo soltanto alla seconda canzone. A un certo punto Gee tira fuori dal nulla una bandiera italiana su cui qualcuno ha disegnato il simbolo del ragno nero, e sulla striscia verde c’è scritto ‘Hide your eyes, we’re gonna shine tonight’. Dopo l’urletto finale, Gerard prende un attimo fiato, esclama “Grazia!” (e la prima persona che mi viene in mente è quell’altra Diva di Jared Leto) e ci raccomanda che, se troviamo qualcuno cascato per terra perché è stato spinto dalla folla, dobbiamo dargli una mano ad alzarsi. Dopodiché ci guarda e dice: “Are you ready to dance? This song is called Planetary Go!
Partono le sirene e subito il ritmo ci prende, facendoci saltare su e giù in tutto il Palasharp. Quando arriviamo al “And we just, and we just, and we just get up and go!” la nostra voce è aumentata tantissimo. Balliamo tutti, nessuno rimane fermo, tutti saltano su e giù (tranne la sottoscritta, che sta pestando da mezz’ora i piedi del tizio accanto a lei). Non appena finisce anche questa canzone, c’è qualche secondo di silenzio prima che attacchi una nuova canzone. Mi rendo conto che è Hang ‘Em High soltanto quando partono la batteria e la chitarra. Mi do dell’imbecille da sola: lo sapevo che la facevano, perché non mi sono riguardata il testo? Fa niente, tutto quello che posso fare è cantare bene quelle poche parole che so (e urlare “Call her Black Mariah!”) e scazzare il resto. Frank sta iniziando a scatenarsi (per la gioia della sottoscritta) e a un certo punto vedo volare dal palco una bottiglietta d’acqua. Perché qualcosa mi dice che so chi è il colpevole?
Prima di attaccare con la prossima canzone Gerard ci dice in inglese che questo sarà l’ultimo concerto rock che faranno al Palasharp (a fine marzo verrà demolito, NdA), e una ragazza davanti a me urla “Cazzo, sì!!” lasciandomi senza parole. Riesco a capire quasi poco o nulla di quello che il cantante dice dopo, ma se non mi sbaglio penso voglia suonare qualcosa di speciale. Il mio pensiero corre subito a Early Sunsets Over Monroeville e Demolition Lovers, e anche la ragazza davanti a me inizia a pregare una cosa del genere, ma alla fine la prossima canzone si rivela essere SING. Iniziamo subito a cantare (e di sicuro anche Greta lo sta facendo, dovunque sia), e il ritornello… Dio, è qualcosa di epico. Stiamo tutti urlando, la canzone ci ha preso, vogliamo far sentire ai My Chemical Romance che quella canzone ci ha colpito e che canteremo sempre e comunque. Non appena arriviamo a “Cleaned up corporation progress, dying in the process” urlo ancora di più: è la mia parte preferita, e mi deve sentire tutto il Palasharp. Dopo aver cantato “Wrote it for the ones that want to get away!” Gerard rivolge il microfono verso di noi.
E in quel momento…
KEEP RUNNING!
Lo urliamo tutti mentre Gerard rimane in silenzio. Mi viene un tuffo al cuore: abbiamo cantato tutti insieme e perfettamente a tempo, è… è… stato straordinario. Lascio che SING sfumi mentre ancora ripenso a quell’urlo.
Parte la chitarra e Gee esordisce con: “Give me some of your money!”
E cavoli, non ci vuole un genio per capire che canzone partirà adesso.
Tutto, e dico tutto, il Palasharp inizia a dire a tempo l’introduzione di Vampire Money, quasi sovrastando le voci di Gerard e degli altri. Cantando, non posso fare a meno di pensare a Sara, a Livorno: in fondo questa canzone è stata la prima che abbiamo ascoltato insieme il giorno in cui ci siamo conosciute, e prima del concerto mi ha mandato un messaggio con su scritto “Well are you ready, Eva?”
Diavolo, quanto vorrei che fosse qui con me adesso.
Gerard pronuncia il suo “You look like somebody I used to know” in modo mooolto femminile, e Ray ci dà dentro nell’assolo. Non appena finiscono, c’è qualche momento di pausa: a un certo punto, mentre una musica lenta si sparge sul palco, dal nulla, parte un colpo.
Un colpo di cannone.
Le prime a capire la prossima canzone siamo io e qualcun’altra, e io ho già l’adrenalina a mille: è da questa canzone che è iniziato il lavoro della mia serie sui My Chemical Romance su EFP, e mi è sempre piaciuta un sacco. I colpi di cannoni si fanno sempre più frequenti mentre Ray inizia a suonare la chitarra. Ci metto tutta l’anima quando inizio a cantare “Mama, we all go to hell, Mama, we all go to hell, I’m writing this letter and wishing you well, Mama, we all go to hell!
La canzone continua con il suo solito tono ‘da inferno’ e Gerard inizia a urlare “Mama, Mama, MAMA!!” in un modo che mi spaventa. Quando poi la canzone si calmata per un secondo Gee canta “And if you would call me your sweetheart…” come se fosse la strega di una favola. Mama riparte poi con il suo girone infernale e, non appena il cantante ha finito i suoi urli, si sente solamente il pianoforte che suona una ninnananna, e Gerard la canta con dei “La, lalala, la…” che sinceramente mi fanno paura: sembra che al suo posto abbiano messo il suo gemello cattivo, e la cosa non può fare altro che inquietarmi, come solo Mama riesce a fare.
La canzone successiva è The Only Hope For Me Is You, dove penso di versare qualche lacrima (cosa che non succede), e, quando finisce, c’è un attimo di pausa prima che Gerard si avvicini di nuovo al microfono e ululi come un lupo. Gli lancio un’occhiata strana, ma capisco tutto non appena Pedicone attacca con il ritmo di House Of Wolves: tiro di nuovo fuori l’iPod e registro tutto, senza però smettere di saltare.
Attimo di pausa. La batteria riparte insieme alla chitarra, ma stavolta con un ritmo più tranquillo e tenero, facendoci muovere al ritmo di quella che hanno definito ‘la più bella canzone che i Cure non hanno mai scritto’.
Fino a dicembre odiavo Summertime: era troppo triste per me e mi ricorda una persona, e questo mi faceva stare male. Adesso però canto a squarciagola, immaginando che quella persona sia accanto a me e mi abbracci come due fidanzati, ma in realtà non c’è nessuno che mi coccoli mentre canto “You can write it on your arm, you can run away with me anytime you want”.
Mi è scesa una strana malinconia addosso, che però se ne va subito non appena Ray inizia con un assolo di chitarra che tutti conosciamo benissimo. Mi riprendo, tiro fuori ancora una volta il mio instancabile iPod e registro la performance mentre canto “I’m not okay, you wear me out!!”
Piano piano ci avviciniamo al momento che preferisco in assoluto, e inizio a sperare che tutto vada come spero. E infatti Gerard si avvicina a Frank mentre finisce di cantare “I mean this, I’m okay!”
E il chitarrista risponde, dal microfono che l’altro gli ha messo davanti: “Trust me!
Inizio a sclerare ancora di più, soprattutto perché quello poteva considerarsi un accenno di Frerard, ma dopo poco una mano che si agita colpisce la mia, quella che ha in mano l’iPod, e lo scaraventa per terra, tra il casino di piedi. Mezzo secondo e mi chino in preda al panico, due secondi e lo ritrovo venti centimetri più in là grazie alla luce dello schermo. Sollevata, riprendo in mano Arturo (è il nome del mio iPod NdA) e finisco di filmare la performance. Mi sbrigo a mettere a posto l’Mp3: stai tranquillo che lo tirerò fuori solo in caso di urgente necessità!
La canzone dopo inizia con Pedicone che prima colpisce qualche volta i piatti, poi va a tempo con Ray mentre Gerard inizia a cantare “Now I know…”. Lascia cantare noi fino all’ultimo “Where’s your heart” mentre io iperventilo: eccola, è lei, la mia canzone. È stata la seconda che ho ascoltato dopo Welcome to The Black Parade, e ogni volta che la ascolto provo le stesse sensazioni della prima volta. E stasera non fa eccezioni, e urlo con tutte le mie forze quando si sente solo il Palasharp che canta “I see you lying next to me with words I thought I’d never speak, awake and unafraid…”
“… asleep or dead,” va avanti Gerard, e noi non possiamo fare altro che andargli dietro. Il cuore non smette per un solo attimo di battermi a mille, e quando la canzone finisce ho ancora lo stomaco in subbuglio. Il palco rimane silenzioso e buio per qualche attimo, poi Gerard torna al microfono e canticchia qualcosa che non riesco a riconoscere. Mi sforzo più che posso e, quando pronuncia delle parole che non avrei mai pensato di sentire stasera, mi viene un infarto.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
Non può… non possono suonare quella canzone, non possono suonare l’unica canzone d’amore che riesce a fare breccia nel mio cuore e a farmi piangere come una bambina.
E invece è proprio quella che Gerard canta dolcemente, come solo lui sa fare, mentre noi gli andiamo dietro. “The world is ugly, but you’re beautiful to me. Are you thinking of me like I’m thinking of you? I would say I’m sorry but I really need to go. I just wanted you to know…” E con questo abbandona il palco, tra la mia tristezza e anche il mio sollievo: sì, perchè se la facevano tutta scoppiavo a piangere e non mi fermava più nessuno. Intanto parte un ritmo di batteria che riconosco al volo: urlo con tutta la forza che ho, ma mi accorgo che sono l’unica ad averlo fatto e mi sento addosso gli sguardi di mezzo Palasharp. Mi basta aspettare qualche altro secondo perché il resto dell’MCRmy inizi a cantare insieme a Gerard “I’m sick, sick…” Quando arriviamo alla parte ‘Geegasm’ penso Immagino che questa parte non la canti nessuno, ma mi sbaglio di grosso.
Perché tutto il Palasharp inizia a ‘Geegasmare’ a tempo di musica.
Lì per lì mi guardo intorno sotto shock, ma alla fine mi lascio prendere dall’entusiasmo e inizio a urlare Destroya a tutto volume, come se tutti mi dovessero sentire. La prossima canzone viene annunciata da una sola nota, una nota che da sola riesce a far urlare tutti quanti.
Tin.
La nota acuta di un pianoforte ci colpisce, e sembra che rimbombi all’infinito nello stadio e nei nostri cuori. Iniziamo a cantare come se fossimo una cosa sola, e promettiamo solennemente di sconfiggere i nostri demoni e i non credenti, perché un giorno tutto ciò che ci rimarrà sarà un fantasma da seguire nell’estate per unirci alla Parata Nera. È un vero e proprio inno, che ci unisce tutti ancora di più delle altre canzoni: per molti di noi è stata la prima canzone dei MCR, e in qualche modo ognuno di noi è legato a quel “We’ll carry on”. La canzone successiva, però, Gerard la dedica a noi tutti. Perché quella canzone rappresenta chi siamo.
“They’re gonna clean up your looks with all that lies in the books…” Muovo il braccio su e giù a tempo di batteria, come ho visto fare in tanti video, e penso a quante volte ho immaginato di poterlo fare. Ed eccomi lì, che urlo con tutta l’anima Teenagers.
La canzone dopo la riconosco dalla intro: batteria e pianoforte insieme, poi parte la chitarra. Gerard inizia a parlare e ringrazia calorosamente la troupe e il gruppo d’apertura, i LostAlone. Bè, mi sembra giusto. Ma sono le sue ultime parole che mi sorprendono più di tutte, e sento che si incideranno nella mia testa e nel mio cuore per sempre.
“… And thank you. You’re beautiful.”
Urlo scioccato da parte di tutto il Palasharp, compresa la sottoscritta. E poi Gerard inizia a giocare con noi, con quei quattro “Oooh-ooooooh!” che dobbiamo ripetere dopo di lui. A metà del terzo, tiro di nuovo fuori l’iPod e inizio a registrare una delle canzoni più belle che i My Chemical Romance abbiano mai scritto, quella che contiene la frase che i Romancer usano per salutarsi: ‘So long and goodnight’.
La potenza di Helena dal vivo è incredibile come sempre, ed è impossibile non sussurrare “Can you hear me? Are you near me?” Ma la mia adrenalina scende ai minimi storici non appena la canzone finisce e tutti i ragazzi se ne vanno dal palco lasciando lì gli strumenti. Adesso lì sopra sono rimasti solamente Gee e il tastierista. Lui inizia a suonare una melodia alla tastiera, ma tutti la riconosciamo subito e io quasi piango: come, è già finito? Cancer la fanno sempre alla fine dei concerti, il mio Best Day Ever non può essere già terminato, non hanno fatto nemmeno niente da Bullets… ma mi rassegno e tiro fuori il telefonino, un ottimo (spero) sostituto all’accendino che mezzo Palasharp ha tirato fuori. Alla fine Gerard se ne va, lasciandomi con un magone  che sfiora il pavimento. Rimane soltanto il tastierista, che si diverte un po’ con le note prima che i My Chem entrino di nuovo sul palco tra i nostri strilli. Quasi inconsciamente inizio a pregare Ti prego, ti prego, fa’ che suonino Vampires, fa’ che suonino Vampires…
Tun-tun.
E Vampires Will Never Hurt You è.
Non posso che essere contenta mentre quelle note scure e quelle parole dure iniziano a suonare intorno a me, e credo che mi brillino gli occhi quando Gerard inizia a fare screamo. Ho sempre amato quella canzone, se poi facessero Our Lady of Sorrows sarebbe un finale perfetto… Ma la canzone che parte dopo non è quella, ma una che ai live non può mai mancare.
E no, cazzo, non è The Ghost Of You.
“Took a train outta New Orleans and they shot me full of ephedrine, this is how we like to do it in the murder scene!” urlo con tutte le mie forze al ritmo di Give ‘Em Hell, Kid. Al termine, i ragazzi escono di nuovo dal palco, e Frank esce strafottente con una maschera da Draculoide addosso. Guarda che non sei carino, penso mentre scompare dietro le quinte. Penso che adesso il concerto sia davvero finito, ma riescono di nuovo tutti e cinque per un ultimo bis, e Gerard ha addosso un orribile cappottino fatto con la bandiera americana. Se lo leva prima di iniziare l’ultima canzone, che io capisco decisamente in ritardo, quando inizia a cantare: “Gravity don’t mean too much to me…”
Quasi scoppio di nuovo a piangere: non mi aspettavo che facessero Bulletproof Heart, la canzone che io assocerò per sempre a due personaggi di una mia storia. E quando finisce, i ragazzi se ne vanno dal palco, stavolta per davvero. Li seguo con lo sguardo e li ringrazio, perché grazie a loro ho appena passato la serata più bella della mia vita. Quando si riaccendono le luci e la folla inizia ad andarsene, raggiungo i miei genitori, sulle gradinate, e dopo poco ci raggiunge Greta, mezza scossa e stanca come me. Usciamo dal Palasharp stanche morte, io con in mano una bottiglia d’acqua come se fossi un’alcolizzata. In macchina, mentre andiamo in hotel, mia cugina mi frega l’iPod e passa l’intero tragitto ad ascoltare Destroya, e io mangio qualcosa. “Gerardo, non ho cenato per colpa tua, ringraziami!” dico con le ultime forze e la poca voce rimasta.
In albergo crollo sul letto dopo dieci minuti, e ripenso a quella serata incredibile: ho comprato la maglietta che desideravo, ho finalmente incontrato Michela, ho visto dal vivo le persone che, in nemmeno un anno, hanno cambiato la mia vita e conquistato il mio cuore. Nel mio cervello iniziano a vorticare le ultime immagini di quella sera ma, prima che mi addormenti, quelle parole rimangono ben presenti nella mia testa.
… And thank you. You’re beautiful.
Anche tu, Gee. Anche tu.




Mi rendo conto che ci sarebbero un sacco di altre cose da dire. Tipo quando tutto il Palasharp ha iniziato a cantare American Idiot, che avevano messo durante l’attesa. Oppure di quanto Stephen ha detto “Ehi, my name is Stephen! Scream it!” e poi “Now scream your name!” Oppure del pacchetto di Pringles volante (Kumiko_Chan_, sai di cosa parlo XD)
Ma spero che vi accontentiate di questo.
Dedico tutta questa storia a tutte voi, a chi c’era e non c’era. Spero che per voi sia stato un Best Day Ever come il mio.
 
xoxo
Eva
  
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