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Autore: after rain    20/03/2011    5 recensioni
Io non c'ero quando la tua vita si stava prosciugando.
[...]
Chi c’era lì con te?
[...]
Non ci sono più parole, ho consumato la mia voce invocando il tuo nome.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dying soul

-Anima morente-

 

 
{18 gennaio 2010}
 
Sorridi, ma molto probabilmente è solo una mia impressione: mi sto convincendo sempre più che sia io a voler vederti con un’espressione lieta.
Sono qui, posso solo fissare il tuo corpo allo stremo delle forze attraverso uno spesso vetro; tu mi scorgi, vedi la mia apprensione, forse?
Mi pare quasi che i tuoi occhi opachi - ormai hanno perso la loro lucentezza - si ingrandiscano un po’ di più fra le palpebre - sottili strisce di pallida pelle oramai - cercando di mettermi a fuoco.
Alzi allora la mano, o almeno ci provi, gli aghi delle flebo ti provocano fitte dolore, fai una smorfia.
Quasi istantaneamente mi agito, allarmata, e scuoto testa e mani, mimando un“no” con le labbra.
Allora tu ti quieti cercando di muoverti il meno possibile, ma mi guardi interrogativa: “perché non entri?” Sembri chiedermi.
I tuoi occhi sono di un tale ingenuità che non riesco a frenare i singhiozzi. Tu non puoi vedere le mie labbra tremare convulsamente, perché sono coperte dalla mascherina di carta verde. 
Paradossalmente ora sembra che sia tu a tentare di consolarmi - di infondermi coraggio - da quel lettino troppo stretto e freddo: mi mostri il pollice all’ insù e debolmente cerchi di articolare con le labbra qualcosa, lottando contro quel maledetto tubo sul fianco che ti impedisce anche i più piccoli movimenti.
Quando afferro ciò che stai cercando di dirmi e mi sto affrettando a risponderti, un’ infermiera compare dal nulla e, battendo un dito sull’orologio quasi scocciata dal mio comportamento, mi trascina via, lontano da te.
Mi giro un’ultima volta, giusto in tempo per vedere da lontano la tua bandana rossa sulla testa e la tua bocca che ora è davvero piegata in un sorriso, mentre ripete, quasi come un mantra, quell’unica parola all’infinito. Nemmeno le - nostre- lacrime ti impediscono di parlare.
 


{23 marzo 2010}
 
Sussulto: rintocco delle campane mi distoglie improvvisamente dai miei pensieri; mi guardo intorno e mi accorgo che ormai tutti sono andati via, anche i tuoi genitori.                                                         
Il parroco poco fa gli ha stretto la mano e sussurrato qualcosa, loro hanno scosso la testa sorridendo.
Credo non lo abbiano nemmeno ascoltato, credo non abbiano ancora accettato ciò che è successo. Mai dimenticherò i loro volti.
A chiunque andasse loro a stringere la mano in segno di condoglianze, rispondevano frasi totalmente sconnesse- ‘Sì, Sì, grazie’  ‘Ciao! Ciao, ciao…’ - annuendo la testa come fossero degli automi. Come robot a cui si era inceppato l’hard disc.
Ma non piangevano, no. Non singhiozzavano neppure. Sono ed ero convinta che credessero di trovarsi in un sogno, che quella non fosse la realtà. Si autoconvincevano di non sapere.
Io sapevo.
Sapevo perché tutti i miei compagni quel venerdì mattina - quattro fottuti giorni prima - a scuola mi guardavano con falsa compassione e mi  venivano a sussurrare frasi smielate - ‘sono convinti di capirmi’ -.
Sapevo perché i suoni, le voci, i colori giungevano ovattati ai miei sensi- non ho più voglia di sentire la vita -.
Sapevo perché non riuscivo - non riesco! - a evitare di piangere e perchè volevo - voglio! - rimanere al buio, in camera mia - 'ma tanto è solo un sogno, solo un dannatissimo sogno' -.





19 marzo 2010
"La Laura è morta."
"Mamma. Va' via. Lasciami sola."





{19 marzo 2011}

Davanti a questa lapide vedo ancora il tuo sorriso, ma è freddo.
Gelido come il mazzo di gigli che sto stringendo convulsamente fra le mani.                                                                                                  
Tu non sai quante notti rimango sveglia a pensare: avrei voluto che il nostro ultimo incontro non terminasse solamente in un grazie appena sussurrato. Ma poi, cos'avrai voluto dire?

Grazie, per essere venuta?

[Strizzata in quel camice asettico non ho potuto fare altro che vederti nell’agonia più profonda.]

Grazie, per non avermi fatto sentire sola?

[Avevo poggiato i palmi delle mani sul vetro, quasi mi aspettassi di riuscire ad attraversarlo, per poterti strappare un bacio sulla guancia.]

Grazie, perché non hai avuto paura di me?

[Portavi sempre la bandana rossa. Non volevi che qualcuno ridesse di te, desideravi che tutti pensassero che avevi ancora i tuoi bei biondi capelli. A me non importava nulla se te li avevano tagliati. Ricordi? Me li ero fatti scalare tantissimo - quei miei lunghi, lunghissimi capelli che un po’ mi invidiavi - e tu ti eri commossa.]

Grazie, perché hai affrontato la malattia con me?

[Passavamo ore al telefono - quando non eri ancora andata  a Padova per l’intervento - a parlare. Ti dicevo che una volta finito tutto ti avrei portato a fare un giro in centro. Ti avevo promesso che avremmo passato più tempo insieme, dopo. Come ai vecchi tempi. Ti avevo rassicurato, dicendoti che tu eri forte, che sicuramente ci avresti messo meno di 40 giorni a riprenderti. Avevo gioito sentendoti dire che il midollo del donatore era compatibile al cento per cento.]

Se chiudo gli occhi e li stringo forte forte, potrei giurare di sentire in lontananza, in qualche anfratto della mia mente, la tua voce che mi sussurra quella parola che ti avevo visto solo sillabarla, muta.
 

[Grazie, per non avermi dimenticata?]

 
Ma forse sono solo io che voglio ascoltare ancora la tua voce - ho paura di dimenticarla!- .
Forse è la mia coscienza che prega per udirla, anche se so benissimo di non meritare il tuo perdono.

Io non ti ero accanto quando la tua vita si stava prosciugando.


“Perdonami, perdonami…”
 

I petali dei gigli blu fremono appena sotto la pressione delle mie lacrime.

Chi c’era lì con te?

“Ti prego, perdonami…”


Non ci sono più parole, ho consumato la mia voce invocando il tuo nome.


“Ti voglio bene, Dio solo sa cosa farei pur di prendere il tuo posto.”


Gli ipocriti non sapranno mai cosa sto provando. Mai.

“Rimarrai per sempre la mia unica e vera migliore amica.”

 
 



 
 
 
Angolo dell’autrice.
Non ho niente di particolare da dire.
Questa shot autobiografica la dedico a Laura. Grazie per gli anni passati insieme. Ti voglio tanto bene, senza di te non ce la faccio più.
Tengo molto a questo pezzo della mia vita,  per cui non acetto che venga usato come avvenimento in una fan fic senzail mio esplicito permesso, sappiate quindi non esiterò un secondo a segnalare il plagio all'amministrazione.
   
 
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