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Autore: Albascura_    20/03/2011    1 recensioni
Nick,da bambino, aveva creduto a molte cose.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hey mom there's something in the backroom
I hope it's not the creatures from above
You used to read me stories
As if my dreams were boring

 
Da bambino, aveva creduto a molte cose.
All’età di cinque anni, era fermamente convinto che ci fosse un alieno nel loro ripostiglio.
Venivano sempre degli strani e sinistri rumori da quella stanza infondo alle scale, e quando suo padre, per puro piacere nel vederlo soffrire, almeno così pensava, gli ordinava perentorio di andare a prendere una qualche inutile cianfrusaglia a caso proprio nel ripostiglio, Nick non poteva fare a meno di cadere sulle proprie ginocchia e scoppiare a piangere. Aveva paura, una paura ceca e incontrollabile, non importava quanto suo padre gli urlasse in faccia che era un perdente, un’inutile codardo, una femminuccia e un frocio (tanto non sapeva neanche il significato della metà degli insulti che gli gridava), lui non riusciva neanche ad alzarsi, tanto forte tremava. Allora iniziava a strillare anche lui, con tutto il fiato che aveva in gola: “Mamma! Mamma! C’è qualcosa nel ripostiglio! C’è un mostro! C’è un alieno!” e continuava a piangere.
Nel migliore dei casi, la mamma accorreva ad aiutarlo. Lanciava un’occhiata seccata e vagamente rassegnata al marito e lo prendeva in spalla, cullandolo, assicurandogli che nel ripostiglio non c’era proprio niente, aveva controllato.
Molto più spesso però, accadeva un’altra cosa. Matty lo sentiva piangere dalla sua stanza, scendeva di corsa le scale e lo raggiungeva. Allora gli rivolgeva uno sguardo paziente, apriva la porta dello sgabuzzino e scendeva le scale, coraggioso, senza nemmeno accendere la luce.
In quei terribili momenti di pura angoscia, Nick non riusciva nemmeno a respirare. E quando Matty riemergeva sano e salvo da quell’inferno, dopo aver tratto un profondo sospiro di sollievo, Nick lo fissava sognante, perché anche se la mamma non c’era, c’era suo fratello, il suo più grande eroe.
 
All’età di sette anni, la mamma continuava a leggergli le favole per aiutarlo ad addormentarsi, anche se, lo sapeva anche da solo, ormai era un po’ grandicello per quelle cose. Aveva comunque deciso che, se non lo avesse detto a nessuno dei suoi amici a scuola, non ci sarebbe stato nessun problema, e avrebbe potuto continuare ad ascoltare le fantastiche avventure di Peter  Pan narrate dalla voce dolce e protettiva della sua mamma.
Una sera, la mamma gli lesse la prima parte di Hansel e Gretel. Doveva ammettere di avere un po’ paura, e che temeva di fare dei brutti sogni quella notte, ma la curiosità per la fine della storia, e l’amore per quella loro abitudine non lo fece lamentare. Non vedeva l’ora arrivasse il giorno successivo.
Nick non sapeva che l’indomani, prima dell’alba, la mamma aveva trascinato fuori a fatica tre grosse valigie. Le aveva caricate su un taxi nero ed era partita. Lui dormiva. Ma suo padre e Matty la spiavano dalle loro finestre, entrambi con un’espressione indecifrabile in viso.
Quel giorno scoprì che la mamma se n’era andata. Forse per poco, forse per sempre, nessuno voleva dirgli la verità. Così si rannicchiò nel suo letto, tirandosi le coperte sopra la testa.
Non avrebbe mai saputo come quella storia sarebbe andata a finire. Avrebbe avuto gli incubi per sempre.
Poi sentì qualcuno sedersi sulla sedia accanto al suo letto e un fruscio di pagine. Si scoprì quel tanto che bastava per scoprire chi fosse e vide Matty, in pigiama, con il libro in mano.
Senza dire una parola, iniziò a leggere, esattamente dove la mamma si era interrotta il giorno prima.
 
Crescendo, Nick aveva smesso di credere che lui e suo padre fossero una famiglia.
Matty aveva dato di matto, e se n’era andato, proprio come la mamma.
Il senso di abbandono pesava così tanto sulle sue spalle, che cercava in tutti i modi di alleggerirle con il rugby, con l’alcool, con il sesso, con la droga. Qualunque cosa riuscisse, anche per pochi istanti, a farlo sentire più leggero.
 
Poi Matty era tornato. Così, improvvisamente, senza essere stato invitato. Come un alieno.
 
L’aveva accusato di avergli sconvolto la vita, di averla mandata a puttane. Lui aveva risposto che aveva fatto tutto da solo. E aveva ragione.
 
Quando dopo aver distrutto il salotto, essere scappato, aver tirato e fatto sesso con una prostituta, aver fatto la figura del coglione sotto casa di Liv e aver mollato la squadra, tornò a casa, scoprì che Matty si era preso la colpa. Di tutto.
 
E in quel preciso istante, quello in cui sputò in faccia a suo padre il “Vaffanculo!” che covava dentro da quando aveva memoria, in quell’unico, preciso istante capì che Matty era la sua famiglia.
 
Nick aveva creduto in molte cose, e troppe gli erano state portate via.
Ma credeva in Matty, credeva nella sua famiglia, e questo non se lo sarebbe fatto portare via da nessuno.
 
   
 
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