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Autore: Karmilla    21/03/2011    6 recensioni
Kaname si sentiva morire dentro ogni volta, perché alla fine andava a finire sempre così. Yuuki si nutriva, poi si chiudeva in un ostinato mutismo e attendeva che lui la lasciasse sola.
Il vampiro sospirò, poi si voltò e si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta. Quell'improvviso distacco provocò in Yuuki un senso di freddo e si accorse di non volere che Kaname se ne andasse.
“Kaname, aspetta! Non te ne andare, per favore.”
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Erano passati ormai più di sei mesi da quando aveva lasciato il collegio Cross con Kaname, ma Yuuki non riusciva ancora ad accettare la sua nuova vita da vampira e la lotta interna che conduceva contro la parte ancora umana che esisteva in lei la stava dilaniando.

La cosa più difficile da gestire era indubbiamente la sete.

Quando stava bene la sua vita non le sembrava poi così diversa, se non fosse per il fatto che non poteva uscire o vedere qualcuno oltre ad Hanabusa, ma quando la seta l'attanagliava, la situazione le sembrava insostenibile.

Desiderava il sangue di Kaname, lo bramava, ma non riusciva a prenderlo, si rifiutava di affondare i  canini nel suo collo e si privava volontariamente di quel nutrimento che rappresentava la sua unica fonte di sussistenza. Inoltre, il fatto che il solo sangue di Kaname non bastava a placare la sua sete, la faceva sentire indegna e in colpa, autorizzandola così ad auto punirsi privandosi volontariamente del sangue di suo fratello.

Anche Kaname viveva lo stesso stato di angoscia che attanagliava l'animo di Yuuki. Si sentiva impotente, non sapeva come aiutarla e anche la decisione di chiuderla in una stanza finché non fosse stata in grado di usare le zanne si era rivelata inconcludente. Sapeva quale battaglia si stesse combattendo dentro di lei, e sapeva perfettamente che oltre al suo sangue, Yuuki desiderava quello di Zero.

Le ore dedicate al riposo erano le peggiori per lui, perché i suoi acuti sensi da vampiro gli facevano percepire l'esatto stato d'animo di Yuuki, impedendogli di dormire se lei era sveglia. A volte capitava che, per sfinimento, Yuuki si addormentasse esausta e quando questo accadeva, anche lui poteva cedere al riposo.

Fu proprio in un giorno come quello, un giorno in cui Yuuki si girava e rigirava nel letto, inquieta, che Kaname decise di andare da lei, nel tentativo di parlarle nuovamente.

Bussò alla sua porta e lei lo fece entrare.

Yuuki si tirò su a sedere, guardando suo fratello che, scalzo, vestito solo di un elegante pigiama di seta blu notte, avanzava verso il suo letto, sedendosi poi sul bordo.

“Yuuki, cosa succede? Perché non riesci a dormire?”, le chiese passando una mano sui suoi lunghi capelli, facendo scivolare le dita fin sulle punte.

“Nobile fratello Kaname...”, cercò di dire lei, prima di scoppiare in un pianto inconsolabile.

Aveva sete ma, come sempre, non riusciva a chiedere aiuto a suo fratello.

“Yuuki, non puoi continuare così. Devi usare le tue zanne per nutrirti.”

Lei scosse la testa.

“Non ce la faccio. E' una cosa così...orribile...” disse, gettandosi tra le sue braccia.

“No, Yuuki, non è orribile. E' la nostra natura, è giusto che sia così. Mordimi, Yuuki, lo sai che io sono felice quando ciò accade”, cercò di rassicurarla Kaname, sinceramente preoccupato per lei.

Yuuki si fece coraggio, aprì leggermente la scollatura del pigiama di Kaname, preparò la pelle al morso e poi affondò i canini, lasciando che le sue lacrime cadessero sul petto di suo fratello.

“Yuuki, non piangere”, le continuava a ripetere, accarezzandole la testa “tu non sai quanto io abbia aspettato questi momenti, davvero”.

La dolcezza di Kaname cominciava ad avere un effetto benefico anche su Yuuki, che succhiava con meno tristezza e cominciava ad assaporare il sapore del sangue del suo amato fratello.

Una volta che ebbe finito di nutrirsi, si staccò e lui le passò le dita sulle labbra per ripulirla, prendendola amorevolmente in giro dicendole che si sporcava sempre tutta, come una bambina.

Yuuki sorrise, poi rimase lì, seduta, a fissare il lenzuolo, in silenzio.

Kaname si sentiva morire dentro ogni volta, perché alla fine andava a finire sempre così. Yuuki si nutriva, poi si chiudeva in un ostinato mutismo e attendeva che lui la lasciasse sola.

Il vampiro sospirò, poi si voltò e si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta. Quell'improvviso distacco provocò in Yuuki un senso di freddo e si accorse di non volere che Kaname se ne andasse.

“Kaname, aspetta! Non te ne andare, per favore.”, gli chiese, sperando di non ricevere una risposta negativa.

E Kaname tornò indietro, perché ogni volta che Yuuki lo chiamava, lui era a sua disposizione.

“Dimmi, sono qui.”, disse rimettendosi a sedere sul letto.

Yuuki, imbarazzata e titubante, si avvicinò a lui e mise una mano dentro alla sua.

“Kaname, dormiresti qui con me, per favore?”

“Ma certo”, rispose Kaname, dandole un bacio sulla fronte.

Si stesero l'uno vicino all'altra, stretti stretti e Yuuki cominciò a giocare intrecciando un dito in una ciocca dei capelli di Kaname, ma si fermò quando lo sentì ridacchiare.

“Ti do fastidio?”, gli chiese.

“No, assolutamente. Ridevo solo perché nonostante tu sia cresciuta, non hai ancora perso il vizio.”

Yuuki lo guardò con aria interrogativa e sorrise a sua volta.

“Quale vizio?”

“Quello di arrotolare un dito nei miei capelli. Ti addormentavi sempre così, quando eravamo bambini.”

“Davvero?”, chiese lei, con stupore.

“Sì. Avevamo due camere separate, ma era inutile, passavamo insieme tutte le notti. O venivo io da te, o sgattaiolavi tu nel mio letto, nonostante i nostri genitori spesso ci sgridassero. Ma a noi non importava. Tu ti accoccolavi vicino a me, come adesso, e giocavi con i miei capelli fino ad addormentarti.”

Yuuki guardava felice Kaname. Ogni volta che lui le raccontava un aneddoto della loro infanzia lei sentiva un velo caldo calarle sul cuore anche se spesso questi momenti lei non li ricordava.

“Kaname, io non ricordo nulla...perché?” disse piangendo.

“Non importa se non li ricordi, Yuuki, non sforzarti. Questi momenti sono impressi nella mia memoria, puoi vederli quando vuoi, lo sai vero?”

Si riferiva nuovamente al sangue. Bere da lui voleva dire anche questo, riappropriarsi dei propri ricordi.

Le lacrime sembravano inarrestabili, quella sera, nonostante la vicinanza di Kaname.

“Nobile fratello Kaname, posso chiederti una cosa?”

“Certo, dimmi.”

“Cosa vedi quando bevi il mio sangue?”, gli chiese puntando i suoi grandi occhi direttamente nei suoi, impedendogli di distogliere lo sguardo in modo che gli fosse impossibile mentire.

Kaname sospirò, aveva capito dove avrebbe condotto quel discorso.

“Vedo i tuoi ricordi da umana. Vedo Kaien, la tua amica Yori, vedo i nostri momenti insieme. Rivedo il vampiro che ha tentato di aggredirti e...vedo Zero.”

Yuuki abbassò lo sguardo, piangendo.

“Scusami, Kaname.”

“Per cosa?”

“Per quello che vedi. Io lo so che soffri quando vedi dentro di me, ma credimi, non so davvero come fare per evitare di pensarci...”

Kaname percepiva chiaramente sia la sofferenza di Yuuki, sia il suo senso di colpa nei suoi confronti, sentimento che, secondo lui, non aveva alcuna ragione di provare.

“Ora ascoltami, Yuuki”, le disse tirandosi a sedere, appoggiando la schiena alla testiera del letto, facendo accomodare la sua sorellina fra le sue gambe, in modo da abbracciarla con tutto il corpo.

“Ascoltami bene, perché te lo dirò ancora una volta, e poi basta. E' normale che la tua vita da umana ti crei dei problemi, non hai nulla di cui vergognarti, credimi. I dieci anni che hai vissuto con Kaien, con Zero, non si possono cancellare anzi, non li devi cancellare, perché ti hanno permesso di diventare la ragazza speciale che sei ora. I sentimenti, i rapporti umani, i ricordi, non sono qualcosa che possiamo decidere di dimenticare e tu dovresti saperlo bene. Anche se Juuri ha fatto di tutto per farti dimenticare chi eri, il tuo inconscio ha combattuto per far riemergere la vera te, nonostante ti opponessi con tutta la tua forza.

Il tuo cuore non cancellerà mai nulla e nessuno...non cancellerà mai...Zero.”

Yuuki lo ascoltava, tenendo le mani sulle sue, stringendosi nelle sue braccia, cercando di sparire, inghiottita da quel corpo così maturo ed adulto rispetto al suo.

“Ma così, Kaname, vuol dire che io soffrirò di una sete perpetua, che tu soffrirai in eterno...ci chiuderemo in una infinita spirale di dolore...”

“No, piccola Yuuki. Devi solo imparare a gestire i tuoi sentimenti, e poi tutto andrà a posto. Io non voglio che dimentichi Zero, lo so che è stato e sempre sarà importante, ma vorrei venisse il giorno in cui capirai che per te io sono più importante di lui.”

Yuuki sgranò gli occhi, stupita del dubbio di Kaname.

“Ma tu lo sei già, Nobile fratello!”, esclamò con enfasi.

“Non ne hai ancora preso coscienza, Yuuki...” le disse, chinandosi a baciarla.

Yuuki si mise di lato, per abbracciarlo meglio e per lasciarsi stringere ancora di più.

“Grazie, Kaname...anche se ti faccio soffrire tu sei sempre così caldo e protettivo nei miei confronti...”

Kaname sorrise e si distese, trascinando Yuuki con sé.

“Che ne dici di dormire un pochino, adesso?”

Lei annuì, riprendendo a giocare con i suoi capelli, cullata dal tepore di Kaname.

Non si accorse che lui rimase a vegliarla, aspettando che si addormentasse.

Non si accorse della sete che attanagliava anche lui, e che non le confidò per non indebolirla.

Non si accorse del fatto che le aveva mentito su Zero

Kaname aveva paura che quel forte sentimento prima o poi li avrebbe divisi e sapeva che non poteva fare nulla per impedirlo.

Kaname rimase sveglio tutto il tempo, assaporando ogni istante del riposo di Yuuki, per imprimerlo nella memoria e poterlo rivivere quando il tempo della separazione sarebbe giunto.

Perché sarebbe giunto, ne era sicuro.

   
 
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