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Autore: Juniper Fox    21/03/2011    9 recensioni
Se da piccola mi avessero chiesto quali fossero i miei sogni, non avrei mai esitato a rispondere. […]Crescendo, ti rendi conto che la vita è quella che è, ma nonostante questo fingi di non far caso alle ingiustizie del mondo.[…] Se mi chiedessero adesso quali sono i miei sogni, risponderei che non ne ho.
[Storia classificatasi 12° al contest "24 Ore" di JayBree sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Solo un colpo – 24 Ore Contest
 
Nick autore: Gigettina
Titolo: I’ll trade all my tomorrows for a single yesterday*
Personaggi: Pansy Parkinson
Avvertimenti: Oneshot
Genere: Introspettivo, Malinconico.
Rating: Verde
Introduzione: Se da piccola mi avessero chiesto quali fossero i miei sogni, non avrei mai esitato a rispondere. […]Crescendo, ti rendi conto che la vita è quella che è, ma nonostante questo fingi di non far caso alle ingiustizie del mondo.[…] Se mi chiedessero adesso quali sono i miei sogni, risponderei che non ne ho.
Note dell’autore: Un’altra shot su Pansy. Risulterà amara, ti avviso. E’ un’introspezione che parla di alcuni momenti della vita della ragazza visti con occhio critico una volta cresciuta. Ci sono, per così dire, sette sezioni: l’inizio di ognuna è scandito da una frase in corsivo. L’ottava sezione, che risulta a sé stante, è uno dei ricordi più felici di Pansy: sarà solo accennato, ed è un qualcosa di molto semplice, però mi piaceva l’idea di finire la shot con quel piccolo “antefatto”. Spero ti piaccia!

* è una citazione di Roger Miller (Cambierei tutti I miei domani per un solo ieri)
 


I’ll trade all my tomorrows for a single yesterday


 
Se da piccola mi avessero chiesto quali fossero i miei sogni, non avrei mai esitato a rispondere.

A otto anni mi fecero questa fatidica domanda, e fui grata a mia madre per i miei sogni nel cassetto.

Ero certa che mi sarei sposata poco dopo aver finito Hogwarts, diventando un’ottima moglie e una donna di successo. Avrei avuto un marito innamorato pazzo di me, qualcuno che avrei
sicuramente finito per trattare come uno zerbino, qualcuno che non mi avrebbe mai fatto mancare niente e che avrebbe baciato la terra su cui camminavo.

Dopotutto, noi Purosangue veniamo abituati sin da quando nasciamo a non volere niente di meno del meglio.

Perché sarei dovuta essere diversa, quando i miei ideali erano così limpidi?
 

Crescendo, ti rendi conto che la vita è quella che è, ma nonostante questo fingi di non far caso alle ingiustizie del mondo.

Si chiama quieto vivere, normalmente. Noi Purosangue lo chiamiamo sottomissione.

Se sei una bambina, come io ero, questo tratto deve essere ancora più rigoroso. Certo, hai la libertà di sognare, eppure crescendo capisci che i tuoi desideri non sono altro che vane e aride aspettative sulle quali tu non hai potere.

Oh, no. Non puoi permetterti di avere una tua opinione; devi mantenere il decoro e il buon nome della Casata di appartenenza.

La prima volta che me ne accorsi ero a Hogwarts, avevo undici anni ed ero stata appena smistata a Slytherin. Avevo molti conoscenti, nessun amico degno di essere chiamato tale. Pur avendo vissuto un’infanzia felice – per gli standard normali – la mia era una sopravvivenza.

Devi essere forte per ambientarti e trovarti bene in una Casa come quella Verde Argento. Saranno tutti tuoi amici finché non farai un passo falso – qualcosa che prima o poi, per forza, succederà – e tu potrai finalmente renderti conto che sei stata vittima di un agguato e il prezzo da pagare è stato troppo alto.

Una cosa da sapere sugli abitanti dei sotterranei è che perdono istantaneamente la loro ingenuità.

Fu questa la mia sorte: una bambina buttata in pasto ai pescecani senza saper nuotare.

Come mai sono ancora qui? Ho imparato a stare a galla.
 

Al terzo anno potevo affermare di aver trovato gli amici con la A maiuscola.

Il silenzio e gli sguardi erano le nostre dimostrazioni d’affetto, perché ovviamente non era permesso niente di troppo invasivo.

Ricordo che per Natale qualcuno mi pose una domanda sul mio futuro. Ebbene, a tredici anni risposi senza battere ciglio che avrei sposato chiunque i miei genitori avessero scelto, mantenendo sempre alto il nome del mio futuro marito.

Si complimentarono con me; io ne fui disgustata.

Forse, se mi avessero educata diversamente, a quest’ora saremmo ancora in grado d’instaurare una conversazione civile.

Sono una persona schietta, non sopporto che qualcuno menta e mi assecondi per un quieto vivere. Potrà anche essere una contraddizione, ma se nessuno mi tiene testa, non c’è gusto ad essere me.
 

Nell’estate in cui compii quindici anni mi venne comunicato che avrei dovuto sposare Draco Malfoy.

Fui contenta: la gioia che m'invase in quell'istante fu la più grande mai provata. Lui era sempre stato qualcosa di più che un semplice amico, e il pensiero di poter passare la mia esistenza accanto a lui mi fece quasi esplodere in una dimostrazione d'affetto eccessiva e non richiesta.

Forse, pensai, la vita non era poi cosi ingiusta. Avrei potuto soddisfare il volere dei miei genitori e coronare i miei sogni infantili ancora rinchiusi in qualche angolo del mio cuore. Aspettarsi tanto non fa parte del credo Purosangue - quello dei figli, ovviamente.

L'idillio, ahimè, durò poco. Mi diedero giusto il tempo di sperare per poi togliermi tutto facendo crollare la terra sotto i miei piedi.
Li odiai. Il nome dei Malfoy era stato macchiato, e i Parkinson non si sarebbero mai legati ad una famiglia decaduta.

La guerra aveva spezzato tutte le complicate e fragili relazioni della Casta Pura, ma nessuno di loro voleva essere messo da parte perché cosi stupido da seguire la corrente.
 

Avevo diciassette anni quando la battaglia più cruenta che la popolazione magica avesse mai visto scoppiò.

Io ero nell’occhio del ciclone, persa e impaurita. Nemmeno allora fui in grado di piangere, e mi chiesi perché. Avevo un cuore, ne ero certa, solo che questo batteva a intervalli silenziosi, facendomi sembrare morta. Mi accorsi di essere arida nel manifestare le mie emozioni, sperai di essere diversa e me ne pentii subito dopo. Cosa potevo fare io, sola contro il mondo?

Non era coraggio ciò che mi spingeva ad andare avanti – ero una Slytherin non per niente – quanto piuttosto la disperata ricerca degl’unici appigli che mi restavano in questa vita. La notte, solitamente favorevole al mio mondo, in quel momento era la peggior condanna dell’Inferno; Draco e Blaise erano spariti e io mi sentivo, per la seconda volta in poco tempo, morire.

Fu questo il motivo che mi spinse a urlare ai professori di consegnare Potter: mi avrebbe ridato la vita, sapere che lui era stato consegnato. Avrei ritrovato la mia famiglia. Fui meschina, lo so. Per una volta, nessuno fece ciò che avevo comandato.
 

Le macerie si mischiavano ai corpi distesi sul prato, e l’alba sembrava tinta di sangue. Avevamo vinto, ma a che prezzo?

Nessuno riusciva a gioire davvero in quel momento, erano tutti troppo presi a piangere i morti.

A me non importava niente.

In silenzio, mi avviai nel luogo in cui ero solita riunirmi con Blaise e Draco, stringendo convulsamente un lembo della gonna come se quella potesse darmi la forza.

Fu in quel momento che li vidi. I nostri sguardi s’incrociarono per qualche secondo, ma nessuno sorrise. Avvicinandomi, notai delle ferite sui loro volti e sulla loro pelle, ma non erano niente in confronto alle loro anime lacerate che gridavano aiuto in quieto silenzio.

L’abbraccio in cui ci stringemmo fu l’unico gesto spontaneo e improvvisato di tutta la nostra vita. Pelle contro pelle, anima contro anima, cercammo di guarirci le ferite a vicenda, senza però riuscirci. Avremmo dovuto sopportare l’orrore di quella notte per il resto delle nostre esistenze.
 

Se mi chiedessero adesso quali sono i miei sogni, risponderei che non ne ho.

La vita non è fatta per i sognatori, purtroppo. L’ho imparato sulla mia stessa pelle e ho dovuto accettarlo.

Non ho mai sposato Draco – lui vive una vita apparentemente tranquilla con la moglie Astoria e il neonato Scorpius.

Le mie ferite di guerra non si sono mai rimarginate – troppo orrore e troppa indifferenza hanno colmato il mio cuore.

Non ho più legami con i miei genitori – le carezze mai ricevute non mi mancheranno.

Sono all’altare e sto per sposare un uomo che non amo; il mio tuffo nel passato ricomincia prepotentemente, fingo di essere felice e con la mente torno al Dicembre di tanto tempo fa…
 
 

Un bambina è seduta sul letto della sua stanza e osserva con aria critica tre caramelle. Non sa decidersi sul gusto, ma sa che non dovrà aspettare tanto per mangiarne una. Quando la porta si apre, due bambini emergono dall’oscurità e le si siedono accanto. Blaise e Draco prendono il loro dolce preferito, così la bambina sorride.

Quel giorno di Dicembre, Pansy imparò ad amare.




 
 
 

12°PunteggioTotale: 48,25
Gigettina I’ll trade all mytomorrows for a single yesterday
Grammatica: 9.25/10 Tutto perfettamente perfetto, a parte due ripetizioni. Una, la definirei piuttosto un lapsus: “che avrebbe camminato la terra su cui camminavo”, suppongo che qui ci stia qualcosa come “baciato, venerato, e così via”. Ho tolto uno 0.25 perché proprio non riesco a considerarla nient’altro che un erroredi distrazione.L’altra invece è “L’ho imparato sulla mia stessa pelle e ho imparato adaccettarlo.”, il tuo stile è cosìaccurato che ho difficoltà a credere che nonsia una scelta voluta (non da nemmeno poi tanto fastidioall’orecchio!) ma mi son ripromessa equità (-0.50). Ogni ripetizione in un testo deve per forza avere una valenza particolare, e qui non mi pare proprio cel’abbia.
Stile e lessico: 10/10 Hai usato uno stile ‘schietto’. Non so perché uso questo aggettivo, ma credo che centri bene la naturalezza, chiarezza, semplicità non banale delle parole che hai usato. Mi è piaciuto molto.
Caratterizzazione: 10/10Non ci sono incoerenze, mancanze, o stravaganze nel ‘discorso’ della tua Pansy,tutto fila, tutto rientra nella costruzione che hai fatto del personaggio: disincantata, delusa?, forse anche arrabbiata, sicuramente molto stanca, cinicaper forza e non per volontà.
Sviluppo trama e originalità: 10/10Lo scandire regolare del tempo, con le frasi della Pansy ‘adulta’ che ricorda il passato con amarezza è tutto ben costruito.L’amarezza, il disincanto effettivamente erano abbastanza prevedibili in un personaggio comePansy, ma io ritengo che tu abbia fatto un lavoro ammirevole, in questo senso.
Gradimento personale: 9/10Ho apprezzato davvero molto il tuo stile e soprattutto il ritratto perfetto che hai fatto di Pansy in questo mondo di Serpeverde e purosangue– un mondo piuttosto triste a dire il vero. Ho avuto difficoltà a comprendere la partefinale, Pansy impara ad amare quando qualcuno sceglie per lei?
 

   
 
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