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Autore: ferao    21/03/2011    11 recensioni
Come avrebbe potuto dormire, in una notte del genere?
Per poterlo fare, avrebbe prima dovuto imparare a non sentire il dolore.
(Decima classificata al "Solo un colpo - 24 ore contest" indetto da jaybree88; vincitrice del premio "Introspezione" e del premio "24H")
Prima classificata a parimerito all' "After the war" contest indetto da Detective Mary
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Notte
 

 
 
Come avrebbe potuto dormire, in una notte del genere?
Per poterlo fare, avrebbe prima dovuto imparare a non sentire il dolore.
In quella dannata notte ogni cosa sembrava dovesse ferirlo: la luce della luna, il silenzio; persino i respiri tranquilli dei suoi fratelli addormentati gli facevano male. Male fisico.
La prima notte dopo la battaglia.
Non avrebbe dovuto esserci una notte, dopo la morte di Fred. Non avrebbe dovuto esserci più nulla.
Inquieto, Percy si alzò a sedere sul suo vecchio letto. Tre anni, o quasi, che non dormiva lì, nella sua camera alla Tana, eppure era rimasto tutto come lo aveva lasciato al momento di andarsene: una stanza dove era cresciuto e che lo aveva aspettato, per tutto quel tempo.
Tutti, tutti lo avevano aspettato. Persino Fred.
Fred… gli aveva teso la mano, quando aveva chiesto perdono. Gli aveva sorriso, ed era stata l’ultima cosa che aveva fatto.
Dannata, dannatissima notte. Solo la notte porta questi pensieri, solo la notte ci mette faccia a faccia col nostro dolore e ci costringe a guardarlo, ancora e ancora, con gli occhi spalancati e la bocca che vorrebbe gridare ma non può, perché alla notte appartiene solo il silenzio.
Percy si prese il viso tra le mani. Un gran senso di vuoto e una specie di nausea si impadronirono di lui: che ci faceva lì? Non sarebbe stato meglio, per tutti, che fosse toccato a lui?
La sua famiglia lo aveva assolto per il fatto di essersene andato, ma lo avrebbe mai perdonato per non essere morto al posto di Fred?
No. Sono cose che non si perdonano.
Dannata, dannata notte.
Di giorno siamo in grado di affrontare pensieri ben peggiori di questo, ma alla notte appartiene il dolore. La notte ci svuota, ci toglie le forze, il raziocinio.
Persino uno come Percy può diventare irrazionale, di notte; persino uno come lui può sentirsi invaso dal senso di colpa per qualcosa di cui colpa non ha, un senso di colpa che è come fango, fango dal cuore.
Fango che invade la mente, le membra; fango che non guarda dove va, che riempie, che impedisce alla luce di entrare.
Fango, disgustoso fango.
Dannata notte.
Percy si morse le mani, forte; avrebbe voluto piangere, lì nel suo vecchio letto, ma non ci riuscì.
Qualcun altro, però, stava piangendo.
Si potevano sentire, dalla stanza accanto, i gemiti soffocati di Molly mescolati al respiro basso di Arthur. Percy invidiò suo padre: era talmente stremato, dopo la battaglia, da non aver potuto fare a meno di addormentarsi.
Scese dal letto, e a piedi nudi si avviò in camera dei suoi.
Si avvicinò. Sua madre mordeva il lenzuolo, ad occhi chiusi, e a tratti era scossa dai singhiozzi.
Istintivamente, come rispondendo a un richiamo che gli veniva da dentro, Percy fece lo stesso identico gesto che, mille anni prima, sua madre faceva a lui nelle difficili notti in cui non riusciva a dormire e singhiozzava nel suo letto.
Le carezzò la testa, tante e tante volte. Con delicatezza, in modo che se ne accorgesse appena.
L’accarezzò perché non poteva fare altro; l’accarezzò perché non avrebbe mai potuto sostituirsi a Fred, mai; l’accarezzò perché aveva sprecato così tanto tempo lontano da lei che aveva dimenticato come si ama una madre, e desiderava impararlo di nuovo, da zero, come un bambino.
L’accarezzò, finché non sentì che la marea di fango nel suo cuore si placava, e che Molly si era addormentata.
Forse sua madre non avrebbe sofferto così tanto, se fosse morto lui.
O forse sì.
In quella dannata notte, guardando sua madre dormire, finalmente, non gli importò più di saperlo.
Era tornato dove doveva essere, in un modo o nell’altro. Adesso poteva rimediare, recuperare.
Accarezzò sua madre, un’altra volta.
Dannata notte.






















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Qui sopra, i meravigliosi banner fabbricati da jaybree, rispettivamente rappresentanti il premio "Introspezione" (*___* [Ferao commossa al massimo livello]) e il premio "24H", assegnato a questa storia e a "Grida" di mazza94 (ri-commozione estrema della suddetta Ferao.)
Sia chiaro, non so se ho fatto bene a piazzarli qui in fondo alla storia; è la prima volta che partecipo a un contest e cerco di orientarmi al meglio... Intanto vi mostro i banner, poi vedrò: a me personalmente piacciono da impazzire!
Qui sotto, il commento di quel mito di jaybree, che ha letto e commentato 40 fanfiction in 4 giorni. Un mito, signore e signori.
(Ho eliminato e corretto, per la pubblicazione, gli errori grammaticali che la suddetta giudiciA mi ha fatto gentilmente notare, perché erano veramente imbarazzanti e perché ero certa di averli corretti subito... vergogna su di me u_u).

(Ah, vorrei aggiungere che mi sono commossa leggendo il commento della giudiciA: sia perchè inaspettato, sia perché così sentito, sia perché... perché sì!)


Grammatica:  9/10
Essenzialmente buona. Ho notato delle imprecisioni. In “ogni cosa sembrava dovesse ferirlo: la luce della luna; il silenzio; persino ecc.” ci vanno virgole semplici. (-0.50)“Sua madre mordeva sotto il lenzuolo”, è a me che sfugge una metafora particolare, o qui manca il complemento oggetto? (-0.25) Ed infine “perché non avrebbe mai sostituirsi”, manca forse un potuto? Un dovuto? (-0.25).
Stile e lessico: 10/10
Lo stile che hai usato è perfetto per la situazione. Io non ho letto di un uomo che soffre, io ho letto un uomo che soffre la perdita del fratello ecc. – le sue parole, il suo dolore. Mi sono innamorata delle tue scelte lessicali e stilistiche fin dalla prima lettura, quel continuo ripetersi della “dannata, dannatissima notte” come un’ansia ricorrente, o quando Percy accarezza la mamma, e per ogni carezza c’è un nuovo perché.
Caratterizzazione del personaggio: 10/10
La frase di prima: “Io ho letto un uomo” credo che riassuma anche le motivazioni per quest’altro voto. Ho partecipato al dolore di Percy, e nonperché fosse facile ritrovarsi in una tale situazione (non so se ti sia accaduto davvero, ma le notti dopo la perdita di qualcuno sanno davvero diventare un tunnel buio), ma perché lo hai ritratto con sentimento e capacità.
Sviluppo trama e originalità: 9.50/10
Meno cinquanta perché hai scelto la morte di Fred. Ne ho lette almeno tre nel solo contest, pensa quante ce ne stanno là fuori. Più tutto il resto, per tutto il resto, appunto. Scegliere Percy e non qualcun altro più usato, descriverlo in maniera egregia. Il modo in cui Percy va dalla mamma e cerca di sostenerla anche con una carezza è toccante.
Gradimento personale:10/10
E’ abbastanza chiaro a questo punto che ho amato la tua storia. Chi ha scritto “Di giorno siamo in grado di affrontare pensieri ben peggiori di questo, ma alla notte appartiene il dolore. La notte ci svuota, ci toglie le forze, il raziocinio.” non può che ricevere la mia immensa stima. Mi hai commosso.
 

   
 
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