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Autore: San il Marvash    22/03/2011    4 recensioni
"Il suo sguardo cadde su Camus, ancora disteso al suolo, inerme.
Milo si costringe ad afferrarlo per la gola, stringendo sempre più forte, ignorando le lacrime del cavaliere dei ghiacci, proprio lui che mai, per quanto si sforzasse, riusciva a ricordare piangente."
Questa è la versione modificata dell'altra FF, Il dovere è più forte di tutto (adesso cancellata). Spero di averla migliorata ^^
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perdonami, amico mio. 
 
Gli era mancato così tanto. Ma non avrebbe mai voluto rivederlo così! Adesso non era null’altro che uno sporco traditore. Lo aveva ingannato per tutto questo tempo?
Ma la cosa che faceva più rabbia a Milo dello Scorpione non era solo il tradimento. Più di tutti, più di quel dannato orgoglio che stava per scoppiargli in petto, si odiava.
Si odiava perché, nonostante tutto, nonostante la rabbia, la frustrazione, la delusione, il dolore, non riusciva a odiare Camus dell’Acquario. Il suo migliore amico. O forse avrebbe dovuto dire il suo ex migliore amico.
La dea Athena voleva che portassero i trasgressori al suo cospetto… Voleva parlare direttamente con Saga, aveva detto.
Soffocando la pena aveva ringhiato, cercando di metterci tutta la rabbia possibile, al cavaliere dei ghiacci ‘’Se provate ad approfittarne, giuro che non avrò pietà.’’ Si era costretto a giurare, per non scoppiare in lacrime.
Un gemito aveva scosso il corpo dell’amico, che adesso portava sulle spalle. Aveva capito che il suo destino era quello di esser punito, punito dal suo migliore e forse unico amico. Ma la cosa, pensò Milo con un moto di stizza, non sembrava sconvolgerlo più di tanto.
Mentre salivano le infinite scalinate delle case dello zodiaco, mentre oltrepassavano ognuno dei templi che avevano costituito per tanto tempo la loro dimora, quelle case che li avevano uniti, che ora li vedevano uno contro l’altro, Milo si rese conto di quel che sarebbe successo.
Athena sarebbe morta, questo aveva compreso.
Aveva deciso di sacrificarsi, per evitare un conflitto troppo grande? Il cavaliere dello Scorpione guardò di sbieco il corpo sempre più abbandonato di Camus e maledisse una fitta di dolore che gli risuonò nel cuore. Per un attimo ebbe la tentazione di prenderlo a schiaffi, di chiedergli cosa diavolo gli fosse successo, per quale ignota ragione avesse deciso di vendere il suo onore, quell’onore a cui tanto sembrava affezionato, a una causa così ignobile. Ma represse quel desiderio e tornò a concentrarsi sulla scalinata, che sembrava finalmente terminata.
Eccola, bellissima, divina. La dea Athena. Sorrideva.
Appena giunti al suo cospetto Milo non resistette più e abbandonò al suolo il corpo inerme dell’amico, con mal grazia. Si sforzò di ignorare il gemito di dolore che percosse il cavaliere dell’Acquario, coperto appena dal rumore dei tonfi degli altri due cavalieri.
‘’Eccoli, come avevate chiesto, Shura del Capricorno, Saga dei Gemelli e… Camus dell’Acquario.’’ disse Milo, con una vena di disgusto che non riuscì a reprimere.
‘’Saga, è giunto il momento di avere la tua vendetta.’’ Sorrise la dea.
‘’Athena… Io…’’ gli occhi del cavaliere dei Gemelli si sgranarono, evidentemente sorpresi e confusi.
‘’Kanon, da’ a tuo fratello ciò che gli appartiene” disse con sicurezza. L’uomo, per quanto tentasse di non darlo a vedere, sussultò, forse di paura. Ma non poté disobbedire agli ordini della sua dea, così consegnò, con mano tremante, uno scrigno al fratello.
‘’Prendi, fratello…” disse voltandosi di scatto.
Il cavaliere dei Gemelli non poteva a credere a ciò che videro i suoi occhi. Quello era il pugnale, il suo pugnale, quello con cui tentò di uccidere Saori, al tempo ancora una bambina, prima della battaglia alle Dodici Case dello Zodiaco.
‘’Cosa…” sussurrò.
‘’Athena, cosa vi prende? Perchè lo avete fatto?’’ Aioria era shockato.
‘’Milo, Aioria, non preoccupatevi. Mu, credo che tu abbia già capito.’’ il cavaliere dell’Ariete chinò il capo, abbassando gli occhi.
‘’Non preoccuparti Saga, fallo. Liberati dal tuo tormento.’’La donna incitò il suo assassino, alzando la testa, come a porgergli la gola.
Saga strinse convulsamente il pugnale dorato che gli era appartenuto molto tempo prima. Doveva farlo, ma non ne aveva il coraggio.
Alla fine, come sempre nelle loro vite, fu il dovere a vincere.
 
Fu così che Milo assistette alla fine di tutto.
Di tutto quello in cui aveva creduto, per cui aveva lottato, per cui aveva vissuto.
‘’No!’’ fu l’unico urlo disperato che riuscì a proferire. Poi ricordo la sua promessa, il suo giuramento.
Il suo sguardo cadde su Camus, ancora disteso al suolo, inerme.
Milo si costringe ad afferrarlo per la gola, stringendo sempre più forte, ignorando le lacrime del cavaliere dei ghiacci, proprio lui che mai, per quanto si sforzasse, riusciva a ricordare piangente.
‘’Non posso, non ce la faccio!
Ma devo farlo! L’ho giurato.
Cos’è più importante? L’amicizia di un traditore o la tua parola di cavaliere?
Ma come posso, io, far del male a colui che per tanto tempo è stato il mio migliore amico, forse anche più?’’
Troppe domande, troppo dolore.
Le lacrime cominciarono a rigare anche le sue guance, mentre le sue mani stringevano sempre più la sottile gola del suo migliore amico.
“Perdonami, amico mio.” 

 
  
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