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Autore: AvevoSolo14Anni    23/03/2011    10 recensioni
Raccolta di one-shot molto Klaine e di vario genere.
1 - The Embarrassment Is Always Around The Corner
2 - That Smell
3 - Sexy Boyfriend
4 - After Party
5 - Bath
6 - The First Day
7 - Have You Forgot?
8 - The First Time That...
ATTENZIONE: SPOILER SU TUTTA LA SECONDA SERIE!
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: The Embarrassment is always around the corner
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson, Burt Hummel, Finn Hudson, Carol Hummel-Hudson
Genere: Sentimentale, comico
Raiting: Giallo (per sicurezza)
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Allora, questa è una raccolta di shot assolutamente KLAINE. Saranno di vario genere, ancora non so... Momenti vari di loro due. Questa qua è abbastanza assurda, è uscita così... Subito è più scema, poi più seria e alla fine un po' fluff. Boh, lascio a voi il giudizio. Non so se i personaggi sono esattamente IC. XD



1 – The embarrassment is always around the corner.
 



Kurt si era sempre domandato perchè le coppiette stessero ore ed ore a baciarsi, dove fosse il divertimento in tutto ciò. Specialmente dopo la sua breve esperienza con Brittany, non ne era riuscito proprio a capire il motivo. Certo, sapeva di non potersi affidare troppo alle emozioni provate quella volta, ma il modo era sempre quello, e perciò anche le sensazioni… no?
No, aveva scoperto. Avrebbe potuto trascorrere anni a baciare Blaine – o forse anche tutto il resto della sua esistenza, chi lo sa. E i momenti che aveva trascorso a limonare con il suo ragazzo erano stati i migliori della sua vita, insieme a quelli in cui il suddetto ragazzo gli rivolgeva dichiarazioni romantiche che lo facevano sciogliere come quel suo CD che aveva lasciato troppo vicino alla luce potente della scrivania. Già, proprio così.
Mentre rifletteva su questo stava guardando proprio Blaine, intento a leggere il suo libro di chimica. Intento per modo di dire: gli lanciava occhiatine ogni manciata di minuti. Kurt non aveva nemmeno provato a fare lo sforzo di studiare: fissava tranquillamente il suo compagno, senza mai distogliere lo sguardo. Lo studio approfondito di Blaine Anderson era la sua materia preferita, senza alcun dubbio. Certo, c’erano altri modi in cui preferiva studiarlo, piuttosto che solo guardarlo…
“Che ne dici di una pausa?”, propose infatti, allegro, chiudendo di scatto l’inutile libro di una materia sconosciuta che aveva sulle sue gambe. Sarebbe anche potuto essere stato aperto all’incontrario che non se ne sarebbe accorto.
“Kurt, ma se non hai nemmeno letto una frase”, protestò Blaine, cercando di fare la parte di quello responsabile. Non ne aveva poi tanta voglia, in tutta sincerità.
“Te l’avevo detto che studiare con te rischiava di distrarmi”, puntualizzò Kurt mentre buttava a terra sempre lo stesso libro. Storia, notò.
“Veramente non me l’avevi detto”, ribatté Blaine. “Anzi, sei stato tu a proporre di studiare insieme.”
“Oh, beccato”, disse Kurt, sorridendo civettuolo. Da quando Blaine gli si era dichiarato, era diventato ancora più sicuro di sé. E, diciamocelo, si divertiva come un matto a provocare il suo ragazzo. E ancor di più a vedere che le sue provocazioni sortivano gli effetti desiderati.
Blaine sospirò, chiudendo anche lui il suo libro e appoggiandolo sul comodino accanto al letto sul quale erano seduti.
“Uhm, che stanchezza”, mormorò Kurt, stendendosi sul letto con uno sbadiglio forzato.
Blaine sorrise mentre si stendeva accanto a lui, appoggiandosi sul gomito. Ora, non poteva essere sempre lui quello che veniva provocato.
“Perciò… cosa ti va di fare nella nostra pausa?”, chiese tranquillo, fissando Kurt negli occhi.
Blaine sorrise vedendo l’espressione smarrita di Kurt e i suoi occhi allargarsi leggermente: uno a uno. Ma Kurt si riprese velocemente. “Non saprei… e a te?”
“Uhm”, mormorò Blaine. Era inutile continuare a punzecchiarsi così, Kurt riusciva sempre a rivoltare la frittata. Quella era un’altra cosa su cui doveva fare pratica, ma adesso aveva in mente un altro genere di esercitazione.
Avvicinò il suo viso a quello di Kurt lentamente, facendo sfiorare le loro labbra, appoggiandosi con anche l’altro braccio per sostenersi e non pesare sul compagno. Non lo baciò: si limitò a far sfiorare le loro labbra delicatamente, respirandogli addosso.
Kurt aveva gli occhi spalancati e il cuore che batteva come un matto.
“Tu che ne dici di questo?”, domandò Blaine, con fare leggermente sensuale.
Voleva essere leggermente sensuale. Quel suo leggermente fece esplodere ogni neurone nel cervello di Kurt, che fu scosso da un profondo brivido.
Blaine dapprima ridacchiò quando Kurt gli si aggrappò al collo, tirandolo contro di sé e avventandosi sulle sue labbra senza fare tanti complimenti. Poi ogni pensiero d’ilarità scomparve dalla sua testa – o sarebbe meglio dire che semplicemente scomparve ogni pensiero – e ricambiò il bacio con non poco entusiasmo.
Era insieme un bacio dolce e passionale. Blaine strinse il viso di Kurt tra le sue mani, mentre quest’ultimo stringeva l’altro il più vicino possibile a sé. I loro torsi erano a contatto – non contando i vestiti, certo – ed entrambi potevano sentire il battito accelerato dell’altro.
Kurt era sinceramente convinto di poter baciare Blaine per sempre, senza bisogno di fare nient’altro.
Ma non sempre questo dipendeva solo da lui.
“Ciao, Kur-…”, disse Burt Hummel, entrando nella stanza senza preoccuparsi di bussare.
Grave, grave errore.
Blaine saltò su di scatto, spaventato e irritato dall’interruzione. Quando poi si accorse da chi erano stati interrotti, divenne tanto rosso da potersi mimetizzare con la coperta cremisi sul letto di Kurt.
“Oh, ehm, ciao papà”, mormorò Kurt con la voce roca e strozzata. Il suo colorito non era poi tanto più normale di quello del suo fidanzato.
“Scusate, non…” Burt non seppe bene cosa dire. Dopo l’iniziale shock gli stava iniziando a montare dentro qualcosa che somigliava all’irritazione, con molto istinto protettivo e una certa voglia di uccidere qualcuno. Ma no, non c’è niente di cui preoccuparsi, pensò. Be’, di sicuro me ne accerterò. “Ciao, Blaine. È piuttosto tardi… ti va di fermarti a cena?”
Blaine poté udire il suono di una porta metallica che si chiudeva: era in gabbia. Se avesse detto di no – in maniera gentile, certo – avrebbe dato comunque un’impressione scortese, sarebbe sembrato in qualche modo equivoco e avrebbe lasciato solo Kurt ad affrontare suo padre – perché era più che certo che non avrebbe sorvolato sulla cosa. Se avesse detto di sì… be’, sarebbe stato come gettarsi di propria spontanea volontà in bocca ai lupi. E all’asilo, quando si era proposto per interpretare Cappuccetto Rosso, lo avevano immediatamente rifiutato. Ma questo che centra?, domandò a sé stesso. Probabilmente era ancora confuso dal bacio, sì, doveva essere così. Sentiva un leggero giramento di testa, causato forse dal poco respirare.
Lanciò un’occhiata fugace a Kurt, che lo fissava con una certa dose di terrore. “Certo, signor Hummel, se non le crea disturbo.”
Burt sorrise – in modo sadico, secondo i due giovani – e assicurò Blaine che non era di nessun disturbo, poi uscì un po’ restio dalla stanza.
“Perché hai detto di sì?”, bisbigliò Kurt, non appena suo padre chiuse la porta della sua camera.
“Non mi vuoi?”, domandò Blaine, fintamente ferito.
L’altro lo guardò spazientito. “Certo che ti voglio”, puntualizzò. “Ed è proprio questo il punto: ti voglio vivo.”
Blaine rise (anche se dentro di sé l’ansia cresceva). “Grazie, sei molto rassicurante”, disse ironico. “Preferivi che ti lasciassi tutto solo ad affrontare le domande di tuo padre?”
Kurt deglutì: non ci aveva pensato. La vocina delirante nella sua testa che non pensava a nient’altro che a quanto era stupendo Blaine sospirò sognante: Oh, è disposto ad affrontare La Bestia per me! Mio principe!
Il Kurt dotato di raziocinio cercò di ignorare la suddetta vocina meglio che poté, ritornando alla realtà. “Okay, è vero, ma sono abbastanza sicuro che non userebbe mai il suo fucile da caccia contro di me.”
“Sempre più rassicurante”, mormorò Blaine, rabbrividendo all’immagine sin troppo realistica di Burt Hummel che gli puntava addosso un fucile accusandolo di aver “violato” il suo piccolo e innocente bambino. Cosa che (purtroppo) non era ancora successa, tra l’altro. Erano solo coccole, belle, dolcissime, rilassanti coccole… perché non si stavano coccolando? Ah, giusto, suo padre era in casa. Dannazione.
“Sono realista”, disse semplicemente Kurt, con un’alzata di spalle. “Dai, sono abbastanza sicuro che Carol ci aiuterà in caso di domande indiscrete, forse tirando una calcio a mio padre sotto il tavolo o qualcosa di simile…”
“Oh”, si limitò a rispondere Blaine. “E Finn?”
Kurt alzò le sopracciglia, ponderando una risposta. “Non penso che Finn sia in grado di prendere le parti dell’uno o dell’altro, probabilmente si limiterà a dire la prima cosa che gli passa per la testa – sempre ammesso che qualcosa gli passi per la testa. E questo non sempre è un bene.”
“Okay, posso farcela”, disse Blaine, cercando di auto convincersi. “Forse però mi ci vorrebbe un piccolo incoraggiamento.”
Kurt sorrise – buona parte di lui non aspettava altro che una richiesta simile – e si avvicinò a Blaine per riprendere da dove erano stati interrotti. Doveva essere un piccolo e innocente bacetto, ma non si sa bene chi dei due, probabilmente entrambi, si strinsero con tanta forza da finire di nuovo sdraiati sul letto, Kurt sopra e Blaine sotto. Si scambiarono un lungo e intenso bacio…
Fino a quando Finn non entrò nella stanza.
“Kurt, devo chiederti se-…”, iniziò a dire, per poi interrompersi di botto non appena mise a fuoco i due giovani accaldati e aggrovigliati l’uno all’altro sul letto. La mascella gli cadde più o meno al livello delle ginocchia – e vista la sua altezza spropositata, era una bella distanza.
“Diamine, Finn, si bussa prima di entrare nelle camere altrui!”, urlò Kurt esasperato, togliendosi di dosso a Blaine (il quale era rimasto immobile con gli occhi spalancati, a chiedersi cosa avesse fatto di tanto terribile per non poter neanche baciare il suo ragazzo in santa bacia per più di due minuti).
“Sc-scusa”, balbettò Finn, sgattaiolando via e chiudendo la porta alle sue spalle.
Kurt si lasciò cadere a peso morto sul letto, accanto a Blaine. “Non è giornata, suppongo.”
“Già”, disse Blaine. Nonostante la grande voglia di intestardirsi e tornare a baciare Kurt fino alla prossima interruzione – magari da parte di Carol, che era l’unica che a questo punto mancava all’appello – si limitò a stringere dolcemente la sua mano, guardandolo e sorridendogli.
Kurt gli sorrise di rimando, intrecciando le loro dita. “Comunque non ho ancora voglia di studiare”, chiarì.
 
Mezz’ora dopo furono avvisati che era pronta la cena. Scesero al piano di sotto lentamente, come a cercare di prolungare gli istanti prima di essere presi d’attacco da Burt. Erano entrambi piuttosto tesi. Blaine cercava di non darlo a vedere per rassicurare Kurt, ma quest’ultimo lo conosceva fin troppo bene per non vedere la tensione delle sue – muscolose e sensuali – spalle.
Prima di entrare in cucina, Kurt allungò una mano intrecciandola a quella di Blaine, che quando alzò lo sguardo verso di lui fu accecato da un magnifico sorriso in stile Hummel. Seriamente, Blaine pensava che nessun altro al mondo sapesse sorridere in quel modo.
Entrarono in cucina insieme e a testa alta, pronti a tutto. Il quadretto che si ritrovarono di fronte era fin troppo allegro e spensierato: Carol stava servendo da mangiare con un sorriso dolce sul viso tondo – be’ certo, lei era l’ultima persona di cui si dovevano preoccupare -, Finn era appoggiato al tavolo con un gomito e aveva un'espressione visibilmente turbata (era ancora scioccato da quello che aveva visto poco prima) e Burt... Sorrideva. In un modo tremendamente inquietante.
I due giovani si sedettero vicini, scambiandosi uno sguardo che sembrava dire “buona fortuna, se non sopravvivrò sappi che ti voglio in lacrime al mio funerale e che puoi avere la mia collezione di dischi di Barbra Streisand”. Sì, volevano dirsi circa quello.
Blaine ringraziò educatamente Carol quando gli diede la sua porzione di lasagne. Per i primi istanti della cena regnò uno strano silenzio in cui Burt Hummel non si perdeva nemmeno la più piccola mossa di Blaine, analizzandolo con un’attenzione clinica. Davvero, davvero inquietante.
Kurt dal canto suo stava guardando il padre davvero male, ma questo non pareva accorgersene. Solo lui poteva guardare Blaine così attentamente, rischiava di consumarglielo!
“Ti piacciono, Blaine?”, chiese Carol indicando le lasagne, giusto per spezzare quel silenzio imbarazzante.
“Oh sì, sono deliziose”, rispose lui in tutta sincerità.
“Allora...”, disse Burt subito dopo. Ecco il momento tanto temuto, l'inizio dell'attacco: Blaine e Kurt si prepararono al peggio, e persino Finn sembrò risvegliarsi dall'intorpidimento. “Così adesso state ufficialmente insieme?”
Okay, come prima domanda poteva esserci ben di peggio. Blaine sorrise, ritenendo che la domanda fosse più che altro diretta a lui. “Sì, signor Hummel.”
Kurt sorrise di rimando - impossibile non sorridere a quell'affermazione, anche se sapeva bene che Blaine adesso era il suo fidanzato. Semplicemente non ci si poteva abituare. Ovviamente aveva detto già qualcosa a suo padre a quel proposito, ma era stato un poco approfondito “io e Blaine abbiamo iniziato ad uscire insieme”.
Burt annuì con un'espressione indecifrabile. “Da quanto?”, domandò poco dopo, con la voce priva di ogni intonazione e lo sguardo fisso sui due.
“Trentasette giorni”, risposero Kurt e Blaine in coro nello stesso istante, guardandosi poi sorpresi l’un l’altro e accennando una risatina, arrossendo. Finn li fissò perplesso, chiedendosi se fossero normali. Poi si ricordò che uno dei due era Kurt, infondo.
Carol aveva un gran sorriso divertito sul volto.
Burt si limitò ad annuire nuovamente. “Blaine, tu vivi alla Dalton?”
Il ragazzo lo guardò leggermente perplesso, non capendo il fine della domanda. “Sì, signore.”
Burt lo fissò con l’aria di chi la sa lunga. “Quindi lì hai una camera tutta tua?”
Kurt rimase tanto basito da quello che evidentemente intendeva insinuare con quella domanda che per poco non gli esplosero gli occhi. Blaine rimase a bocca aperta e arrossì in una maniera indecente. Finn, che stava mangiando tranquillamente, iniziò a ridere come un pazzo finendo per strozzarsi con il cibo. Carol si limitò a fissare Burt accigliata.
Blaine tentava continuamente di dire qualcosa, muovendo la bocca, ma non ne usciva niente. Poi si schiarì la gola e cercò di riprendersi. “S-sì…”
“Hmm”, si limitò a dire Burt.
Finn continuava a ridacchiare e Kurt lo guardava con un’aria non troppo cordiale. Poi quest’ultimo si rivolse al padre. “Papà, ti sembrano cose da dire?”
Burt lo guardò con una finta aria innocente. “Io non ho detto niente.”
“Ma per favore, abbiamo capito tutti a cosa alludevi”, quasi urlò Kurt, spazientito.
Burt diede un’occhiata in giro, a tutti i presenti, come a volersi accertare che il figlio avesse ragione. E dalle loro espressioni, sì, aveva ragione. “Lo sai che è solo per il tuo bene, voglio essere certo che nessuno ti sfrutti in qualsiasi modo.”
Kurt lo fissò esterrefatto. “Sfrutti? Papà, non sono mica una pro-…”
“Non intendevo quello”, lo interruppe Burt. “Dico solo che certi ragazzi, come ti ho già detto, mirano a… certe cose… senza preoccuparsi dei sentimenti dell’altro. Insomma, non vorrei mai che tu prendessi sul serio qualcuno che magari è interessato a te solo per quello.
Stavano davvero ancora parlando di sesso? Sesso gay? Di fronte a tutti? Kurt desiderò di potersi sotterrare nel linoleum del pavimento. Tra l’altro, il discorso aveva un che di offensivo: perché qualcuno sarebbe dovuto essere interessato a lui solo sotto quell’aspetto? Stava insinuando che non aveva nient’altro a parte un bel visino e un corpo attraente? “Non-…”
“Signor Hummel”, questa volta fu Blaine ad interromperlo. “Ha ragione, indubbiamente”, affermò con voce seria, guardando negli occhi Burt. In quella pausa Kurt si sentì morire. “Esiste sicuramente qualcuno che potrebbe fare una cosa simile. E non le posso di certo assicurare che quel qualcuno un giorno non trovi Kurt e ci provi con lui”, continuò, visibilmente disgustato dall’idea. “Ciò che le posso assicurare è che io non sono quel qualcuno.”
Burt rimase a guardarlo, valutando quanto fosse sincero. Non riuscì a trovare la minima traccia di falsità, in effetti.
Kurt fissava il suo fidanzato con un’aria talmente incantata e sognante da sembrare un cartone animato. Sul serio, mentre Finn lo guardava aveva paura che iniziassero ad uscire tanti paffuti cuoricini rosa da sopra la sua testa.
Carol aveva quasi la stessa espressione di Kurt – non innamorata, certo – e anziché guardare solo Blaine guardava entrambi i ragazzi. E non riusciva a pensare ad altro se non che erano esasperatamente teneri.
Blaine semplicemente guardava negli occhi Burt Hummel senza nemmeno battere le ciglia. Sembrava la perfetta incarnazione della serietà e sincerità.
“Sai Blaine, mi sembri sincero”, disse dopo un tempo indefinito Burt. “Ma io sono molto protettivo, soprattutto nei confronti di mio figlio, e spero mi capirai se non riesco a fidarmi di te così presto.”
“Certo”, rispose Blaine, ancora completamente serio. “Anch’io lo sono”, aggiunse. “Sappia che voglio esattamente quello che vuole lei: la sua felicità”, concluse, guardando Kurt – il quale era parzialmente sciolto sulla sedia. I suoi occhi blu brillavano più di New York vista di notte da un elicottero.
E poi, inaspettatamente, Burt Hummel… sorrise. “Okay”, si limitò a dire.
Kurt, Blaine e Carol lo guardarono un attimo stupiti e poi tirarono un sospiro di sollievo: era fatta.
Finn… sorrideva pure lui, per un misto di strane ragioni. In parte ancora per la “battutina” di Burt, in parte perché era felice per il suo fratellastro, in parte perché anche lui era convinto che Blaine fosse uno a posto, in parte… perché gli piaceva sorridere.
Dopo aver affrontato questa difficile discussione, il resto della serata volò, e Kurt si ritrovò sull’uscio a salutare il suo Blaine. Gli piaceva pensarlo: non Blaine, ma il suo Blaine. Se l’era sudato, perbacco, ora aveva tutto il diritto di goderselo.
“Te la sei cavata alla grande”, gli disse, sorridendo.
“Abbastanza”, acconsentì lui.
“Non pensavo che avrebbe ceduto così in fretta.”
Blaine rifletté. “Non penso abbia ceduto, penso piuttosto che sia soddisfatto, per ora.”
Kurt sospirò. “E cos’altro pensi che vorrà?”
“Non ne ho idea”, rispose subito l’altro. “E non so come fare a dimostrargli quanto ti amo.”
E Kurt tornò ad essere una poltiglia informe, proprio come poco prima in cucina. Il suo cuore batteva in modo esagerato e i suoi occhi erano di nuovo bagnati. “Ti amo”, disse, cercando di far sentire a Blaine tutto quel sentimento che sentiva lui dentro.
Blaine sorrise raggiante e si avvicinò per baciarlo.
Qualcuno tossì da dietro di Kurt, e quest’ultimo si voltò per fulminare il padre in modo brutale e sbattergli la porta di casa in faccia, chiudendosi fuori.
Blaine ridacchiò, ma la sua risata fu presto interrotta dalle labbra bisognose di Kurt. Ed era più che certo che non ci fosse un gesto o una frase al mondo che potessero quantificare tutto l’amore che sentiva dentro.

  
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