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Autore: Phantom of a Rose    23/03/2011    4 recensioni
"Era difficile anche solo credere che potesse essere così felice... Ma eccolo qua: la sua fetta di felicità." Future-fic Klaine.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kurt Hummel, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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FETTA DI FELICITÀ
 


Ecco una piccola future-fic che ho deciso di scrivere. È venuta fuori più lunga di quanto mi sarei aspettata per una one-shot, ma ne sono veramente soddisfatta.
 
Glee
 
Gli occhi di Kurt tremolavano aperti, concentrati sui numeri dell’orologio sul suo comodino. Si stiracchiò, puntando le dita dei piedi e alzando le braccia sopra di lui, emettendo un suono simile a quello di un gatto (o almeno questo è quello che disse Blaine). Si tolse le coperte di dosso e infilò i suoi piedi nelle ciabatte.
La prima cosa che fece fu camminare fino alla finestra e aprire le tende. Dietro di lui, sentì Blaine gemere e rigirarsi nel letto. Probabilmente aveva anche preso il suo cuscino extra per metterselo sulla testa.
Infatti, quando Kurt si girò, la faccia di Blaine era oscurata da un cuscino per tenere lontana la luce e le sue gambe stavano già occupando lo spazio che Kurt aveva appena abbandonato. Kurt ridacchiò e si diresse verso il bagno per iniziare la sua routine di cura della pelle.
Appena iniziò la sua solita routine mattutina, sentì il borbottare morbido di Blaine dall’altra stanza. Kurt roteò gli occhi. Blaine si lamentava sempre sull’uscire “dalla sua calda e bellissima coperta ed affrontare il giorno freddo che stava al di fuori delle sue lenzuola”.
Non era una persona mattiniera, questo era un dato di fatto.
Kurt si fermò dalla sua routine, la sua salvietta a metà strada verso la sua faccia. Pensò di aver sentito il cigolio della porta della sua camera da letto, ma poteva sentire il dolce russare provenire da Blaine sul letto.
Kurt sorrise. Sapeva cosa stava succedendo…
Mise giù la sua salvietta e si affacciò fuori dal bagno giusto un po’ per vedere la scena. La porta della camera era mezza aperta. Dalla sua angolatura, poteva vedere un groviglio di ricci strisciante da dietro il letto; dal suo lato. Una pallida fronte lentamente spuntò sopra il letto, poi il resto del piccolo viso, un’espressione di gioia e malizia.
Gli occhi marrone chiaro si incontrarono con quelli di Kurt. I suoi occhi si spalancarono. Kurt portò una mano sulla sua bocca, il suo dito indice fermo sulle sue labbra. La piccola bambina si morse il labbro inferiore per non ridere.
Lei salì silenziosamente sul lato del letto di Kurt, cercando di far muovere il letto il meno possibile.
Poi saltò dove Blaine stava dormendo con un rumore simile ad un grido di battaglia.
Blaine si lasciò sfuggire un basso suono di dolore e sorpresa. “Che succede?” borbottò, aprendo gli occhi lentamente.
L’ammasso di capelli ricci e neri ridacchiò contro il collo di Blaine. “Pappy, mi avevi promesso i pancakes!”
Blaine si svegliò abbastanza per sorridere e prendere la piccola di cinque anni e togliersela di dosso mettendola sul lato del letto di Kurt, solleticandola dopo averla messa giù. “Oh Kennedy, cosa devo fare con te?” le stava facendo il solletico sui fianchi senza pietà. “Lo sai che pappy ha bisogno di dormire molto.”
“Ma daddy mi ha detto che se non ti eri svegliato entro le nove ti avrei potuto svegliare,” disse la bambina, Kennedy, tra le risate.
“Daddy ha detto cosa?” chiese Blaine, girandosi verso di Kurt, che semplicemente sorrise.
“Le hai promesso i pancakes per colazione, tesoro,” disse Kurt. “Non è colazione se è troppo tardi nella mattina.”
“Ma è Domenica,” piagnucolò Blaine. Aveva finito l’attacco di solletico e invece stava giocando con i lunghi riccioli che lei aveva ereditato da lui. “Dormire la Domenica è tipo una regola.”
“Lo giuro, a volte sembri tu quello di cinque anni,” sbuffò Kurt. “Sapevi che sarebbe stata Domenica quando hai promesso i pancakes a Kennedy, lo sai. Alimenta di pancakes tua figlia, caro.”
“Può essere tua figlia fino agli undici anni,” borbottò Blaine, ricadendo tra i cuscini. Kennedy si arrampicò sul suo stomaco, facendogli emettere un piccolo suono di dolore.
“Pappy, per favore?” disse Kennedy, imbronciata, con il labbro inferiore sporgente.
“Oh cielo, come posso dire di no a questo?” mormorò Blaine. Sospirò e se la mise sulle spalle non appena si alzò. “Scommetto che daddy ti ha insegnato a fare il broncio.” Kennedy ridacchiò contro la sua schiena e ammiccò a Kurt mentre lasciavano la stanza.
“Daddy, devi venire giù per i pancakes!”, urlò.
“Certo, dolcezza, sarò lì,” disse lui, scomparendo di nuovo dentro il bagno e affrontando il resto della sua routine di cura della pelle.
 
Kurt scese le scale verso la grande, moderna cucina. “ No tesoro, non puoi mettere così tanta farina nella ciotola.”
“Oh buon Dio, non l’hai lasciata vicino al frullatore, vero?” chiese Kurt mentre camminava nella cucina. Kennedy aveva già un po’ di macchie di farina sui suoi vestiti e sulla sua faccia. Blaine aveva una comica impronta di una mano di cinque anni sulla guancia.
“No, niente affatto,” mentì Blaine.
Kurt portò Kennedy di nuovo al piano di sopra per pulirla mentre Blaine finiva i pancakes. Quando i due tornarono nella cucina, Blaine stava raggiungendo il frigo per prendere lo sciroppo. “La colazione è servita,” disse con un sorriso.
Kennedy si sedette su una sedia e Blaine le mise nel piatto due pancakes e le allungò lo sciroppo. “Non esagerare, piccola,” disse, arruffandole i capelli.
“Quanti ne vuoi?” domandò Blaine a Kurt.
“Solo due,” disse Kurt. Rise.
“Cosa?” chiese Blaine.
“Caro, ti sei perso una macchia,” disse Kurt, roteando gli occhi. Si leccò il pollice e poi cancellò un po’ di farina dalla guancia di Blaine.
Blaine sorrise e si indicò le labbra. “Oh, mi sono perso un’altra macchia, no?” Kurt alzò gli occhi al cielo, ma baciò le labbra di suo marito.
“Prosciutto?” disse Kurt, afferrando lo sciroppo da Kennedy prima che i suoi pancakes iniziassero a nuotarci dentro.
 
“Indovina un po’, Kennedy?” disse Blaine mentre metteva i piatti nel lavandino.
“Cosa?” cinguettò lei, porgendogli il suo bicchiere di latte, che lui prontamente le restituì con l’ordine di finirlo. Lei lo tracannò, ritrovandosi con i baffi di latte, e gli diede il bicchiere vuoto. Kennedy si avvicinò a Kurt tenendo le mani in su. Kurt si chinò e, con un grugnito, la sollevò, le mani di lei sul collo e le sue gambe attorno al suo busto.
“Stai diventando un po’ grande per questo, Keni,” disse Kurt con un sospiro. Lei strinse la presa.
“Cosa dicevi?”, chiese a Blaine, ignorando Kurt.
Blaine sorrise e si appoggiò contro il banco. “La mamma torna a casa oggi pomeriggio per venire a trovarci,” disse.
Uno squillo acuto proruppe fuori da Kennedy e saltellò nelle braccia di Kurt. “Mamma?”
“Sì, sta venendo da New York. Ha detto che vuole vedere la sua piccola bambina così l’abbiamo invitata a rimanere per alcuni giorni,” disse Kurt.
“E ha detto di essere pronta a ricevere dei regali,” aggiunse Blaine con una risata.
Kennedy urlò ancora. “Daddy, daddy, mi devi mettere il vestito rosa! Mamma lo adora!”
Kurt roteò gli occhi. “Ovviamente lo adora, è esattamente quello che indossava lei quando eravamo al liceo, più o meno.”
“Lo stile di Rachel non era così male,” disse Blaine, in un tono che sembrava stesse cercando di convincere sé stesso.
“Sono solo grato del fatto che ora abbia delle persone che la aiutano a vestirsi,” disse Kurt ruotando gli occhi.
“Dice questo perché tu sei quello che l’aiuta a vestirsi.”
“Questo è vero.”
“Daddy! Ci dobbiamo sbrigare! La mamma sarà qui presto!” disse lei tirando la maglietta di Kurt.
“Ok, ok,” disse Kurt, salendo le scale.
 
Un po’ più di un’ora dopo, la famiglia Hummel-Anderson era riunita nella loro sala. Blaine aveva acceso la televisione e Kurt stava scarabocchiando sul suo libro da disegni. Kennedy stava danzando vicino ai mobili, il suo vestito rosa svolazzante attorno a lei.
Poi il campanello suonò e Kennedy urlò correndo alla porta.
“Kennedy!” esclamò Rachel Berry dall’ingresso.
“Mamma!”
Rachel, con i suoi capelli lunghi e ricci e in un semplice abito nero, inciampò nel salotto con Kennedy attaccata al suo collo.
Sebbene Kennedy aveva ereditato i suoi riccioli da Blaine, era evidente che la bambina fosse una Berry. Le sue espressioni facciali erano molto Rachel, proprio come i suoi occhi. E ovviamente, essendo il prodotto di Blaine e Rachel, Kurt sospettava che la ragazzina fosse condannata ad essere bassa per il resto della sua vita.
“Stai diventando grande!” esclamò Rachel. Crollò sul divano tra Blaine e Kurt, ridendo quando Kennedy si buttò su di lei.
“Decisamente troppo grande per essere presa in braccio così,” rimarcò Kurt. Lei gli fece la linguaccia.
“Pronta per i regali, piccola?” chiese Rachel, sistemando la bambina sul suo grembo. Lei annuì entusiasta.
La bambina fu sommersa da una pioggia di giocattoli diversi e accessori di moda. Dopo che i regali furono disposti sul tavolo da caffè, Kennedy trascinò Rachel nella sua stanza per mostrarle tutti gli altri suoi giocattoli. Poi volle cantare a Rachel una canzone che aveva imparato all’asilo qualche giorno prima.
Ovviamente, la figlia di Blaine Anderson e Rachel Berry, stella di Broadway, era una brava cantante, anche a cinque anni.
“Okay Ken, è ora del tuo sonnellino,” disse Blaine dopo che Kennedy sbadigliò.
“Ma pappy!” piagnucolò Kennedy.
“No, è ora del sonnellino,” disse Kurt, prendendola in braccio e portandola a letto. Tutti e tre gli adulti la baciarono sulla fronte.
“Lei è così piccola,” sospirò Rachel, cadendo sul divano e mettendo la sua testa sulla spalla di Kurt. “Ma è semplicemente così… fantastica.”
“Vero,” disse Blaine affettuosamente.
“Giusto questa mattina hai detto che era mia figlia fino agli undici anni,” disse Kurt con uno sbuffo.
“Ero mezzo addormentato, non ricordo cos’ho detto,” disse Blaine facendo spallucce.
“Siamo contenti che tu sia potuta venire a trovarci, Rachel,” disse Kurt. “Kennedy era estatica quando glielo abbiamo detto questa mattina. Lei adora vederti.”
“Amo venirla a trovare,” disse Rachel con un sorriso. “Ma questa è sola una delle ragioni per cui sono venuta a fare visita a voi due.”
“Sono intrigato,” disse Blaine con le sopracciglia alzate.
“Come voi due sapete, sono passati quasi sei anni da quando ho partorito Kennedy,” disse con il suo tono ‘da business’. “Da quel giorno sono stata abbastanza fortunata e talentuosa da recitare in tre show a Broadway. Ma mi sento come se dovessi prendere una pausa,” disse Rachel annuendo fermamente.
“Tu, Rachel Berry, prendi una pausa?” chiese Kurt. “Allertate i media.”
“Oh piantala,” disse Rachel con un sorriso. “Ne ho parlato con il mio agente. Mi prendo un anno sabbatico dopo che il mio show si sarà concluso il mese prossimo, poi farò il mio ritorno trionfale in Wicked.”
Wicked?” chiese Blaine, i suoi occhi spalancati. “Rachel è fantastico – aspetta, avete già fatto il contratto?”
“Sì. Sarò nel cast tra un anno a partire da ora,” disse Rachel con un sorriso. “Contratto già firmato e tutto.”
“Ma perché aspettare un anno?” disse Kurt, la sua voce secca.
“Ero così contenta che voi voleste qualcuno che conosceste come madre di vostra figlia,” disse Rachel. “E che mi vogliate come parte della sua vita. È qualcosa che Shelby non ha potuto fare per me ed ero contenta di poterlo fare per mia figlia.”
“E ne siamo contenti,” disse Blaine, mettendo un braccio intorno a Rachel.
“Ora, io so che cinque anni fa voi aveva menzionato che Kennedy sarebbe stata la vostra prima figlia e che avevate pianificato di avere un altro bambino,” disse Rachel. “Be’, mi chiedevo se la pensavate ancora così.”
Kurt e Blaine fissarono Rachel per un lungo momento, poi si guardarono l’un l’altro. “Be’, sì,” disse Blaine. “L’ultima volta che abbiamo parlato di avere un altro figlio è stata, quando, un mese fa? Ci piacerebbe che Kennedy avesse un fratello un giorno…” La bocca di Blaine si spalancò. “Rachel – ti stai prendendo un anno libero?”
Rachel sorrise, grata che Blaine avesse capito cosa stesse suggerendo. “Voi siete i miei migliori amici e mi sono immaginata che voi voleste che Kennedy fosse legata a suo fratello almeno da un genitore, quindi sono pronta se lo siete anche voi.”
Kurt non poteva farne a meno. I suoi occhi si riempirono di lacrime e tirò su col naso contro le maniche del suo maglione. Sentì Rachel spostarsi dal suo fianco. Blaine la rimpiazzò e lo abbracciò stretto.
Kurt e Blaine avevano fatto quello che avevano fatto i signori Berry per avere Rachel anni fa – mischiare e sperare per il meglio, per mancanza di un accordo migliore. Dato che Kennedy era nata con i capelli ricci, ovviamente era di Blaine. E Kurt l’amava per questo. Abbracciare una piccola bimba tra le sue braccia, sapendo che il suo DNA era derivato da quello dell’uomo che amava, era una bella sensazione.
Ma allo stesso tempo, Kurt aveva mezzo sperato per il proprio figlio. La sua carne e sangue.
E mentre Kurt e Blaine sognavano di avere un altro figlio, era difficile per una coppia dello stesso sesso. I surrogati potevano essere davvero costosi. Erano fortunati ad avere Rachel. Ovviamente si erano presi cura di lei mentre lei aspettava e poi partoriva Kennedy, ma dopo che Rachel aveva avuto successo a Broadway, Kurt era sicuro che lei non sarebbe più stata in grado di aiutarli ad avere un secondo figlio.
Il pensiero di avere un figlio o una figlia che fosse suo, non solo nel suo cuore, lo rendeva così felice che non poteva fisicamente contenersi.
Con il tocco calmante di Blaine si mise sotto controllo piuttosto velocemente. Si sporse dall’abbraccio di Blaine e gli rivolse uno sguardo umido. “Un altro bambino,” disse Kurt, la sua voce rotta.
Il sorriso di Blaine poteva rivaleggiare il sole come brillantezza. “Ti amo,” disse, baciando Kurt profondamente.
Quest’ultimo si guardò intorno, fermando i suoi occhi su Rachel. Era seduta tranquillamente su una sedia. Probabilmente si aspettava questa reazione. Kurt si mise in piedi e rapidamente alzò Rachel stringendola in un abbraccio.
“Ti ho mai detto quanto bene ti voglio?” chiese Kurt tra i suoi capelli.
“Lo hai detto una volta o due,” rise Rachel. “Sono lieta che tu sia felice, Kurt.”
“Non posso credere che farai ancora questo per noi,” disse Kurt, separandosi dalla piccola ragazza, con le mani ancora sulla sua schiena. “Prendendo tempo dal tuo lavoro – e dai tuoi sogni – e non sei preoccupata del peso del bambino?”
“Oh Kurt, lo sai che ho adorato essere incinta la prima volta,” disse Rachel con un sorriso. “E mi sono già liberata una volta del peso di un bambino.” Rachel schioccò le dita. “Sono molto drastica sulla salute fisica. Inoltre, le prove di Wicked mi faranno ritornare in forma.” Il suo viso si ammorbidì e strinse il braccio di Kurt protettiva. “E voglio anche che i tuoi sogni si avverino.”
Kurt la abbracciò ancora, sollevandola dal pavimento.
 

 
“Daddy, la mia sorellina o fratellino è già qui?” chiese Kennedy, tirando la mano di Kurt.
Kurt le sorrise. Kennedy aveva preso la notizia di avere un fratello incredibilmente bene. Probabilmente aveva anche adorato il fatto che Rachel era stata con Blaine e Kurt per la durata della gravidanza – aveva avuto sua madre a casa per gli ultimi nove mesi.
“Presto, tesoro,” rispose Blaine. “Vieni qua e siediti in braccio a me.” La piccola di sei anni si arrampicò sulle gambe di Blaine e giocò con la sua bambola.
“Il signor Hummel-Anderson?” domandò un’infermiera dopo pochi minuti. Kurt alzò la testa nervosamente. “A sua figlia farebbe piacere vederla,” disse lei, un ampio sorriso sulla sua faccia.
Kurt fece un suono eccitato. Sebbene sarebbe stato fantastico avere un figlio maschio, lui amava anche l’idea di avere un’altra figlia.
“Congratulazioni, figliolo,” disse Burt Hummel, stringendo suo figlio in un abbraccio.
“Grazie papà,” disse Kurt, le lacrime già sgorganti dai suoi occhi. Quando Rachel era andata in travaglio, lui aveva chiamato Burt, che aveva portato anche Carol all’ospedale.
Burt e Carol tennero d’occhio Kennedy per loro quando Blaine e Kurt camminarono mano nella mano dietro l’infermiera per incontrare la loro figlia neonata.
“Nervoso?” chiese Blaine. Kurt annuì una volta. “Perché? Lo abbiamo già fatto prima.”
“Non penso che qualcuno possa mai abituarsi a questo,” disse Kurt, poi aggiunse dolcemente. “Questa è mia figlia, Blaine. Lo sai che anche Kennedy è mia figlia, ma… questa è mia per il sangue. Io… io non ho mai pensato che un giorno avrei avuto un figlio mio.”
Blaine strinse forte la sua mano. “Lo so,” disse, i suoi occhi brillarono. “Mi sono sentito allo stesso modo sei anni fa.” Rise e baciò la guancia di Kurt.
Furono condotti in una stanza dell’ospedale e gli occhi di Kurt si fermarono prima su Rachel. Teneva in mano un fagottino rosa e gli sorrideva, facendo facce buffe.
Lui tremò.
Blaine lo trascinò vicino al letto di Rachel e fuori dai suoi pensieri annebbiati. Rachel guardò verso i due e sorrise ancora di più.
“È così bella,” disse Rachel con un sospiro. Fece un sorriso comprensivo a Kurt. “Vuoi tenerla, Kurt?”
Kurt poté solo annuire. Si abbassò quando Rachel gli porse il piccolo fagotto. Lui la tenne con sicurezza tra le sue braccia, attento alla testa. Gli sembrò che solo ieri tenesse Kennedy in quel modo.
Kurt guardò in giù verso la pallida bambina tra le sue braccia. Era piccola. Più piccola di quanto fosse stata Kennedy, ma solo di poco. E diversamente da Kennedy, che sembrava nata con una testa piena di capelli, questa neonata aveva solo ciuffetti di quelli che sembravano capelli castani. Kurt poteva lentamente riconoscere che aveva il suo naso e una generale buona struttura ossea. Poi, lei aprì i suoi occhi.
Era come guardare in uno specchio. Gli occhi dello stesso colore che lo fissavano ogni mattina lo stavano guardando, un mix di acqua e grigio.
“Oddio,” sospirò Blaine, che era appoggiato contro di lui, la sua testa ferma sulla spalla di Kurt. “I suoi occhi sono bellissimi.”
“Lei è bellissima,” sussurrò Kurt, sorridendole e tirando su col naso. “Allora Blaine, qual è il suo nome? Io ho deciso per Kennedy.”
Blaine gli sorrise e poi guardò di nuovo la neonata. Mise un suo dito vicino alla piccola, che lo afferrò e lo strinse. “Bryce,” disse infine.
“Bryce?” chiese Kurt, provandolo sulla sua lingua. “Mi piace,” decise.
“Penso che la nostra famiglia sia completa,” sospirò Kurt contento, guardando verso Bryce e pensando all’altro suo angelo nella sala d’attesa, che era impaziente di vedere la sua nuova sorellina.
Era difficile anche solo credere che potesse essere così felice. Se qualcuno avesse detto a Kurt quindici anni prima che si sarebbe sposato con l’uomo che amava, che avrebbe avuto due bellissime figlie una con il suo sangue e l’altra con quello di Blaine, gli avrebbe riso in faccia. Ma eccolo qua: la sua fetta di felicità.
“Ti amo,” disse Blaine, posando un bacio sulla fronte di Kurt, poi su quella di Bryce. “Vado a prendere Kennedy e i tuoi genitori, okay? E chiameremo i miei.” Guardò verso di Rachel. “I tuoi padri arriveranno presto?”
“Sì, ne sono sicura,” disse Rachel. “Stanno venendo anche Shelby e Beth.” Sorrise dolcemente.
“Questa bambina ha una grande famiglia,” mormorò Kurt. “Tre schiere di nonni, più un bonus con Shelby dalla parte di Rachel.”
“Non potrebbe essere più amata,” convenne Blaine.
“Come tutti noi,” disse Kurt, guardando verso di Blaine. Lo baciò meglio che poté con un neonato in braccio. “Ti amerò sempre, Blaine.”
“Sempre,” concordò Blaine, prima di andarsene per prendere il resto della famiglia.
Kurt guardò verso di Rachel con un sorriso. “Sei stata fantastica, Rachel. Grazie.”
“Sono sempre fantastica,” disse Rachel fiduciosa. Poi ridacchiò, probabilmente troppo felice per una donna che aveva appena partorito. “Che avrebbe mai detto che noi due avremmo avuto un bambino insieme, Kurt?”
“Non io,” disse immediatamente. “Sono sicuro che solo l’idea quando andavo al liceo mi avrebbe fatto venire gli incubi.” Rachel lo fulminò con lo sguardo e Kurt roteò gli occhi. “Ma ora, tu sei la mia salvatrice per questo.”
“Mi sono sempre immaginata che un nostro bambino sarebbe stato bellissimo,” disse Rachel con sicurezza. “Mi sono spesso immaginata chi sarebbe stato il miglior padre per i miei figli. Mentre quella di Finn sarebbe stata alta e probabilmente atletica, mi sono immaginata che la nostra bambina avrebbe avuto qualcosa di meglio di questo.”
“Tipo cosa?” Kurt non era sicuro se sarebbe dovuto essere preoccupato dal fatto che Rachel aveva immaginato chi sarebbe stato il miglior padre già al liceo. Infondo, questa era la stessa ragazza che aveva immaginato il suo funerale.
“Prima di tutto, sarò magnificamente bella,” disse Rachel. “Farai meglio a tenere d’occhio tutti i ragazzi quando sarà al liceo. Secondo, sarà una diva nata.” Kurt non si poté evitare di essere d’accordo su questo. “E ultimo, avrà una voce micidiale – e probabilmente raggiungerà note precedentemente sconosciute all’umanità.”
Kurt rise, provando a muoversi il meno possibile. Bryce era mezza addormentata. “Oh Rachel Berry, probabilmente hai ragione.” Kurt guardò verso di Bryce. “La mia piccola diva – canterà ‘Defying Gravity’ molto presto.”
 
FIN
 
Spero che vi sia piaciuto! Recensioni e commenti sono i benvenuti!


Note della traduttrice:
Salve a tutti! :) Prima di tutto mi presento: sono JulsCullenMeyer, nuova aiutante di DreamGirl91 per tradurre le meravigliose fanfiction di Rose! Questa è la mia prima traduzione, spero che sia venuta decentemente. Ho cercato di attenermi il più possibile all'originale... Spero che questa shot vi piaccia quanto è piaciuta a me!
(Le parti in corsivo a inizio e fine della storia sono i commenti della scrittrice originale.)
Baci, Juls.

 

  
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