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Autore: Aribea398    23/03/2011    3 recensioni
Cassandra, vampira sempre abituata a vivere nei sotterranei di Venezia, è a capo, insieme al suo patrigno Edgard, di tutti i vampiri che abitano il nostro mondo moderno.
Dopo una notte di caccia per le vie della città rischia di uccidere un ragazzo, Florenzo, che, scoprendo il loro segreto, diviene il "padrone" di Cassandra.
Lei all'inizio è scettica, ma ritornerà a vivere grazie ai suoi occhi cobalto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come tutto ebbe inizio.

Come potrei iniziare questa "avventura"?

Inizierò raccontandovi la mia vita da umana, semplice.

In questo capitolo capirete perché sono diventata un immortale.

Io vivevo in Italia; si, ero italiana come voi. Sono vissuta durante l'Alto Medioevo, durante Carlo Magno. A quel tempo l'Italia non era unita come oggi, ma i suoi territori erano distribuiti e in ogni territorio vivevano popolazioni con culture completamente diverse fra loro.

Era l'811 quando sono stata trasformata, tre anni dopo morì il grande sovrano.

In quest'era orma si parla in modo blando di ogni cosa, quindi non indugerò e vi dirò come è successo: avevo diciannove anni quando sono stata trasformata e lo devo ammettere, ero bellissima. Il mio povero padre era un calzolaio e non veniva quasi mai pagato dal suo capomastro. Il proprietario di questa bottega aveva un figlio, che io non avevo mai visto, ma che sarebbe entrato in modo violento nella mia vita.

Quando avevo sedici anni lui tornò da un viaggio di piacere durato dieci anni. Quando mi vide non gli importò che ero solo una povera disgraziata senza una misera dote e mi sposò.

Certo, era bello. Con i suoi occhi verdi ed i capelli color dell'ebano, ma io non lo amavo. Amavo Gianfilippo, figlio di un arrotino lì vicino, lui per me era la cosa più bella del mondo: era magro e gracile, ma il suo sorriso mi mandava lo stomaco in subbuglio.

La notte prima del mio matrimonio ci promettemmo che ci saremmo amati segretamente, ma dopo appena sei mesi dal mio matrimonio fasullo conobbe una ragazza dai capelli rossi, se ne innamorò e scappo con lei nella capitale del grande Impero, Roma.

Ero disperata, a diciassette anni vivevo ogni giorno con una fatica immensa, l'uomo che non amavo mi regalava di tutto e impazziva di gioia a ogni mio piccolo sorriso: non ero una persona molto socievole.

L'uomo che amavo invece non lo vedevo da mesi, probabilmente si era già sposato e i suoi figli avrebbero avuto i capelli rossi.

I figli. La mia disperazione, il mio dolore più grande.

A diciotto anni, dopo due anni di tentativi, non ero ancora rimasta incinta, Davide, mio marito mi diceva che mi avrebbe amato lo stesso, ma non era la stesso cosa che pensava mio suocero.

Senza che ci dicesse niente andò a Roma dal papa in persona, nascondendo le sue intenzioni sotto delle bugie: "E' solo un viaggio di lavoro." Continuava a ripetere. Fatto sta che poco dopo ottenne l'annullamento del matrimonio dalla Sacra Rota, perché quel bastardo aveva i soldi e io mi ritrovai sola.

Davide si risposò con una ragazza graziosa e bionda che stravedeva per lui, ma lui non la guardava. Lui pensava solo a me. Così mi scriveva nei suoi messaggi d'amore.

In quei due anni mi ero affezionata a lui e mi ero dimenticata di Gianfilippo, quindi mi ritrovavo di nuovo a soffrire per amore.

Mia madre morì di crepacuore nel vedere la sua unica figlia zitella e che non si poteva più risposare: avevo perso la mia purezza. Allora era la cosa più importante, ancora prima dell'amore che univa i due coniugi.

A diciotto anni e mezzo morì anche mio padre: ero sola, ancora più sola.

Davide quando lo scoprì iniziò a portarmi dei soldi di nascosto, il sufficiente per sfamarmi e affittare una camera in una locanda.

Sua moglie, scoperto il nostro amore segreto, lo andò a riferire al padre di lui, che diede di matto. Venne lui stesso alla locanda dove alloggiavo e chiese alla cameriera quanto avevo speso.

Qual maledetto rivolle indietro tutti i soldi che avevo ricevuto, pena la morte. Era illegale ammazzare qualcuno anche allora, ma nessuno si sarebbe accorto che io, povera disgraziata, non sarei più ritornata nell'alberghetto la sera. Avrebbero riaffittato la stanza, cambiato le coperte e nessuno si sarebbe più ricordata di Cassandra.

Non avevo altra possibilità: dovevo prostituirmi. Era il lavoro più vecchio del mondo e anche quello pagato meglio. Avevo la bellezza e questo bastava. All'epoca non pensai che sarebbe stato meglio farsi ammazzare, all'epoca ero legata alla vita, pensavo fosse sacra. Non sapevo ancora quanto mi stessi sbagliando.

Mi ricordo ancora come era fatto il mio primo cliente: biondo, alto, occhi azzurri. Si sarebbe sposato dopo una settimana e doveva fare pratica.

Non mi preoccupavo di rimanere incinta, non potevo rimanere in dolce attesa. Questo era il mio fardello che avrei dovuto affrontare per tutta la vita.

Davide un giorno lo venne a sapere: quando mi vide che baciavo appassionatamente un uomo lo scaraventò dall'altra parte camera. Mi trascinò fuori dalla bettola con qual poco che ero vestita e mi urlò in faccia tutto quello che provava, io ho semplicemente risposto che ero in quelle condizioni a causa di suo padre, che mancava poco perché ripagassi il debito e che avrei continuato questo lavoro anche dopo, ormai la mia vita era quella.

Dopo che facemmo l'amore in un vicolo buio e sporco mi disse semplicemente addio.

Seppi in seguito da alcune mie compagne cortigiane, che Davide, il rampollo del proprietario nel negozi di stoffe più importante della città, aveva ucciso in un duello il padre e in seguito la moglie dalla quale non aveva avuto di nuovo alcun figlio e in seguito si era impiccato allacciando la corda nella trave portante della bottega.

Piansi per intere settimane, ero dimagrita e la bellezza per la quale ero famosa era quasi sparita a causa dei miei occhi rossi e gonfi.

Poi un giorno all'alba mi venne in mente una cosa: se veramente mi amava saremmo dovuti scappare insieme, come avevano fatto Gianfilippo e la sua ragazza dai capelli rossi. Ci saremmo potuti risposare e coltivare un piccolo terreno in una casetta piccolina, con le galline e le oche che giravano intorno. Magari anche una capretta che brucava l'erba. Non eravamo scappati perché altrimenti avrebbe dovuto rinunciare ai soldi del padre e lui era soltanto un bambinone. E' stato meglio così, era un ragazzo viziato e lo sarebbe stato per sempre. Lui non mi amava veramente. Nessuno mi ha mai amato veramente, tranne i miei genitori, ma loro sono morti.

Mi alzai dal mio angoletto buoi e mi fissai allo specchio: facevo pena.

Mi sciacquai la faccia e mi misi il vestito più bello che avevo.

Entrai nella sala dove di solito adescavo gli uomini e dissi in modo più che convincente: << Si riapre l'attività. >>

Ci furono schiamazzi e brindisi e in pochi secondi mi ritrovai seduta sulle gambe di un ragazzotto borghese: in quella bettola c'erano le prostitute più belle della città. Solo le persone più ricche potevano permettersi la nostra compagnia.

Mentre spingevo il ragazzo di prima sul letto coperto di sete mi sentì prendere per le spalle e mi girai con un sussulto.

<< Piacere di fare la sua conoscenza, io sono Edgard, vengo dai Carpazi, dall'Impero bizantino. Vorrei sapere quanto verrebbe una notte con lei. >>

<< Deve chiedere al proprietario. >> Quello che prende quasi tutti i guadagni, pensai mentre mi fermo ad osservarlo.

Aveva la pelle chiara come il latte, i capelli lunghi e neri legati. Alcune ciocche erano libere e andavano ad incorniciare il volto di fattezze nobili. I suoi occhi erano blu come la notte. Non avevo mai visto un colore del genere.

<< Tu, sparisci. Qualsiasi somma hai già versato te la ripagherò. >> Il ragazzo si alzò e comunicò con fare scocciato la somma che aveva pagato poi si eclissò andando a corteggiare un'altra mia collega.

<< Noi due dobbiamo parlare. >> Detto questo mi prese la testa fra le mani e nella mia mente vorticarono mille immagini.

All'inizio non capivo cosa vedevo, sentivo solo un senso di pace. Si fece tutto nero e svenni.

Poco dopo riaprii gli occhi e lui, Edgard, era ancora lì che mi osservava seduto sopra a una sedia in un angolo.

<< Che cosa ha visto signorina? >> Mi domandò con fare interessato.

<< Lei è un… vampiro. >> Le immagini confuse che prima vorticavano si stanno pian piano riassemblando e inizio a comprendere molte cose.

<< Sai cos'è un vampiro? >> Solo in quel momento mi resi conto che non lo sapevo, avevo detto quel nome solo perché lo avevo visto.

<< No. >> Passammo tutta la notte a discutere, non mi toccò, non si avvicinò mai a me, mi rispettò.

Scoprì cos'era un vampiro: un essere demoniaco, si nutre di sangue umano, ha canini lunghi e può essere ucciso solo dal fuoco. Sono molto più forti degli umani e più veloci, sono immortali. Il sole non gli fa niente, ma preferiscono uscire di notte perché possono cacciare indisturbati. Non dormono mai.

L'alba iniziò a nascere e noi stavamo ancora parlando quando lui per la prima volta dopo ore si avvicinò a me e mi disse con fare quasi accademico:

<< Io le domando se vuole entrare a far parte della mia famiglia, ho udito la sua storia quando sono arrivato in città e credo che potrebbe interessarle diventare immortale. Col tempo le ferite guariscono. A dir la verità le ho mentito. Io non ho una famiglia, ma potrei iniziare con lei. Ho intenzione di farla diventare un clan numeroso. Potremmo diventare la famiglia di vampiri più potente di tutti i tempi. Abbiamo l'eternità per diventarlo. >>

Mi tese una mano. Riflettei per circa un minuto, non so perché lo feci, ma strinsi quella mano.

A quel punto i suoi canini si allungarono e si attaccò al mio collo: fu una sensazione bellissima, mai ne provai una così bella. La serenità della morte incombeva su di me, ma prima che l'ascia della bella donna vestita di nero si abbassasse sulla mia testa il vampiro mi baciò. Non era un bacio di un innamorato: il sangue defluì dalla sua bocca alla mia e io in quel momento fui come morta.

Mi svegliai tre giorni dopo.

La prima cosa che feci fu osservare il mio nuovo aspetto: non ero cambiata di molto, la pelle era solo molto più chiara e il colore degli occhi si era fatto più intenso; i miei occhi erano color verde bosco. Con i miei capelli neri e lisci sembravo quasi un folletto e come una stupida mi rallegrai del mio nuovo aspetto. Non sapevo e non immaginavo che ero diventata l'essere più mostruoso che abitasse sulla terra.

Cari lettori, spero che abbiate capito la mia vita da umana, anche se l'ho descritta in modo molto rocambolesco; e non giudicatemi per il lavoro che svolgevo, non siate ipocriti.

Poco dopo la mia trasformazione ci trasferimmo a Venezia e lì risiediamo da 1200 anni. La famiglia si è allargata, ma descriverò i miei "fratelli" in seguito.

Cordiali saluti.

Cassandra

Angolo autrice:

Grazie a tutti!

Nel giro di un pomeriggio e già due persone l'hanno aggiunta nei preferiti.

Non farò tanti angolo autrice lunghissimi.

Vi voglio solo dire che pubblicherò almeno una volta a settimana, altrimenti pubblicherò un avviso.

Di nuovo tanti saluti e se volete ditemi in un commento perché vi ha interessato questa storia!

Aribea398

   
 
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