…
Buio.
Vaga nel buio, il cavaliere errante.
E’ un tipo coraggioso, lui, influenzato da storie e racconti distorti, da quello stesso codice che ha giurato davanti a diversi testimoni di seguire a costo della vita.
Ha due occhi del colore dell’acqua delle onde del mare e capelli corti e scuri, un fisico giudicato troppe volte troppo esile per essere davvero pronto a sopportare il peso dell’enorme armatura di ferro, eppure nonostante tutto lui non s’è mai arreso e ha lottato duramente per arrivare dov’è ora.
Non che sappia bene dove sia diretto: sta soltanto seguendo la luce, quel puntino tanto lontano in fondo a questo scuro tunnel.
E forse, prima o poi, lo raggiungerà.


“Che succede?”
“La mano, ha mosso la mano!”
“Signora, si calmi, è tutto sotto controllo.”


La luce è sempre più vicina, mancano soltanto pochi passi e il cavaliere non si spiega perché non senta alcuna fatica o non abbia più alcuna ferita: ricordava bene di avere un gran bel taglio profondo sul fianco destro e, prima che il buio lo avvolgesse, è sicuro di aver appoggiato la mano sulla ferita e di averla avvicinata poi al volto soltanto per scoprirla ricoperta di sangue rosso.


“Guardi, ha mosso anche la testa!”
“Infermiera, la prego, faccia uscire questa donna di qui.”
“Si, dottore.”
“Ma lei non può, non può fare questo!”
“Signora, la prego, si calmi. Infermiera!”


Eccola, finalmente, la fine di quel tunnel. Entra nella luce splendente, costretto a chiudere gli occhi e a portare una mano davanti ad essi per ripararli. Eppure non comprende cosa sia quel vento improvviso che rapidamente va a formare un tornado e gli si avvicina rapidamente. Ci prova, il giovane cavaliere, a scappare, ma è tutto inutile: non riesce a muoversi neanche di un passo prima di essere inghiottito da quel ciclone e sentirsi soffocare.
Con la bocca per aperta a incamerare quanta più aria possibile e gli occhi improvvisamente spalancati scatta seduto, cercando di riprendere fiato e calmare i battiti accelerati del suo cuore impazzito.

“Oh, finalmente ti sei svegliato.”
“Uh?”
Fissa con aria del tutto spaesata quello strano uomo con addosso quegli strani abiti. Che sia finito in un paese sconosciuto lontano miglia e miglia da casa? Dovunque sia, è certo soltanto di una cosa: qui la gente si veste davvero in modo bizzarro. Si prende qualche istante ancora, con la mano destra sul cuore e gli occhi spalancati per osservare meglio l’altro: capelli biondi, visibilmente tinti, occhi di un azzurro troppo intenso e un fisico apparentemente ben proporzionato.
“E voi.. voi chi sareste?”
“Io sono il tuo medico, Matthew Bellamy. Qual è il tuo nome?” Sorride, affabile.”Ti hanno portato qui con una certa urgenza diversi giorni fa: avevi addosso un’armatura piuttosto pesante e una ferita da taglio profonda sul fianco.” Nel parlare, con l’indice della mancina accenna al fianco dell’altro, su cui la ferita è stata chiaramente disinfettata e ricucita.”Ma carnevale non era tre mesi fa?”
Non s’è accorto, il giovane dottore, della faccia spaurita e sconvolta del suo nuovo paziente che, pallido come la morte, si sforza di muovere le labbra per farne uscire qualche suono coerente.
“Co. . cosa?”




NdA: Beh, buonasera!
Questa è la mia prima fic, siate clementi!
Intanto credo si sia capito che, dato che è stato stabilito che il dottorucolo è Matthew, il paziente/cavaliere è il povero Brian che ancora non sa cosa lo aspetta xD
E per ora non dico altro, se non: Grazie in anticipo a chiunque leggerà questo breve inizio :D