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Autore: Alessia Heartilly    24/03/2011    1 recensioni
Era amore? Non lo sapeva. Forse sì, forse no, ma chi poteva dirlo, alla fine? Ed era poi così importante saperlo, alla fine? Alla fine l'amore non era altro che una sinfonia, a volte dolce a volte amara, che non le era mai riuscito d'ascoltare per intero.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Seifer Almasy
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Final Fantasy e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft-Enix, e vengono qui utilizzati senza nessuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: il rating scelto per questa storia è valido per l'intera raccolta^^ Può darsi che venga modificato dopo l'ultima storia, dipende dai contenuti delle prossime. Grazie^^

NUANCES
I. TALLULAH
#6. It's easier to live alone than fear the time is over

parte di True Colors

Lei era come l'acqua. L'acqua che gorgogliava intorno a loro, scorreva fresca nelle fontane, si lasciava scivolare lungo piccole cascatelle sparse qua e là e si lasciava ammirare nella sua iridescenza morbida. Sempre uguale, sempre la stessa, sempre eterna.

Come lei.

E la osservava con un vago disprezzo, rovinando con le dita la sua immagine riflessa e dandosi della stupida perché avrebbe dovuto almeno fingere di sorridere, era o no al matrimonio di un'amica? Ma era colpa dell'acqua che le scorreva davanti -la stessa acqua che Selphie amava e che adornava il ricevimento delle sue nozze. Perché quell'acqua le buttava in faccia il suo essere sempre completamente ferma, aggrappata al passato, a sentimenti di cui non era sicura ma che non aveva il coraggio di mettere in dubbio. Hyne, Irvine era in cambiato al punto da sposarsi. Selphie era cambiata al punto da esser pronta a diventare madre. Rinoa, Squall, Zell...tutti erano cambiati -erano cresciuti, e lei era rimasta ferma alla persona che, tre anni prima, faceva l'insegnante e aveva sconfitto Artemisia.

Allungò una mano a prendere il bicchiere di vino che una cameriera le aveva posato sul tavolo, di fronte a lei; almeno non avrebbe dovuto fingere allegria mentre gli sposi aprivano le danze. Lasciò vagare lo sguardo sul giardino, udendo da lontano il chiacchiericcio degli invitati; era come se soltanto il suono dell'acqua potesse arrivarle, sussurrandole i suoi fallimenti, e più si guardava intorno, più sentiva il peso della sua codardia.

Alle amiche che si erano preoccupate per lei, in quegli anni, aveva soltanto raccontato che stava bene così, che forse non era pronta ad avere una relazione; aveva visto nei loro occhi lo scetticismo, ma l'aveva ignorato. Come sempre. E poi si era resa conto che quella solitudine spesso voluta non era altro che la sua mancanza di coraggio. In fin dei conti era più facile così, era più facile aspettarsi che un giorno qualcuno l'avrebbe accettata con le sue mille insicurezze, piuttosto che provare a cambiare davvero, a crescere come avevano fatto tutti gli amici che invidiava. Era più facile far scorrere il tempo e aggrapparsi al passato, piuttosto che affrontare la realtà cruda di cui pur si rendeva conto.

Poteva anche non temere la morte in battaglia, era il suo lavoro; ma rimaneva una codarda se si trattava di sentimenti.

E così rimaneva una spettatrice, che si lamentava di ciò che vedeva ma era troppo pigra per alzarsi e cambiare canale. Osservava Selphie e Irvine che ballavano sorridendosi e sussurrandosi qualcosa di sconosciuto a chiunque altro, osservava Zell che finiva di cenare mentre la sua ragazza gli raccontava chissà cosa, osservava Squall che si avvicinava al tavolo e si sedeva accanto a lei, con gli occhi fissi su Rinoa. E osservava Rinoa che parlava con l'altra damigella, la migliore amica di Selphie.

Da tutto quello lei si sentiva esclusa.

Non ne aveva motivo, lo sapeva benissimo. Selphie aveva ritenuto di doverle spiegare la sua scelta -che fosse così facile leggerle dentro? Sapeva benissimo che erano soltanto ruoli che non rispecchiavano per nulla i rapporti che legavano ognuna di loro alla sposa, loro erano damigelle e lei la testimone, avrebbe potuto essere il contrario e non sarebbe cambiato nulla. Ma le rimaneva dentro quella sensazione di essere in competizione con Rinoa, e per quanto volesse essere ragionevole, non ci riusciva. C'era sempre Rinoa, davanti a lei, la ragazza che aveva giudicato così duramente all'inizio e che poi era cambiata e maturata sotto ai suoi occhi. Aveva fatto così tante cose che a lei non erano mai riuscite -ammettere di avere paura, risolvere i conflitti col proprio padre, accettare di cambiare per amore, essere capace di amare senza volere nulla, in cambio. Alla fine, la ragazzina che aveva pensato di poter infilare un braccialetto al polso della strega, anni prima, era diventata una donna. Lei lo era mai stata, una donna?

Non era forse meglio dire che era stata soltanto una ragazzina con troppe responsabilità e grosse difficoltà ad accettarle?

Forse era ora che si decidesse a capire che non poteva pensare di rinfacciare nulla al destino. Lei stessa si era messa in quella situazione -lei stessa, per anni, aveva creduto di amare Squall -aveva preferito credere di amare Squall, e aveva pensato che, se qualcuno si fosse mai innamorato di lei, avrebbe dovuto amarla così com'era, una persona con miliardi di insicurezze che aspettava il principino che avrebbe guarito ogni ferita.

Guardò di sottecchi Squall, che aveva ancora gli occhi fissi sulla sua strega bruna e che sorseggiava il vino nervosamente; forse poteva parlargli. Forse lui sarebbe stato l'unico ad accettarla così com'era, nessuno più di lui sapeva cosa significava avere quel tipo di amore e forse, stando con lui, sarebbe riuscita a trovare il modo di cambiare davvero. E poi adesso non era legato a Rinoa; nessuno dei due ne aveva parlato con loro e non sapeva di preciso cosa fosse successo, sapeva soltanto che la loro storia sembrava in qualche modo finita e che si limitavano a salutarsi quando si incrociavano. Nulla più. Magari poteva provarci -magari questa volta avrebbe funzionato. Era solo una questione di coraggio, adesso; doveva solo trovare cosa dirgli e cogliere la prima occasione per farlo. E poteva farcela, ce l'avrebbe fatta, e aveva già aperto la bocca per parlargli, quando lui si alzò dirigendosi verso Rinoa, cogliendola di sorpresa e invitandola, per quel che poteva capire lei a quella distanza, a ballare.

Un'altra occasione persa.

Tornò delusa a sorseggiare il suo vino, sentendosi osservata come se chiunque avesse potuto intuire quello che voleva fare e per cui aveva perso, come al solito, troppo tempo; le sembrava che la sua codardia fosse così evidente che chiunque, a quel ricevimento, poteva ridere di lei. E di nuovo si malediva per il suo egoismo; le persone lì erano felici per Selphie e Irvine, e nessuno badava a lei -non era lei il centro della festa. A chi poteva interessare la testimone della sposa e le sue paure, quando i festeggiati ballavano radiosi?

"Andata male anche stavolta, eh?"

Se c'era qualcosa -qualcuno che poteva farla sentire anche peggio, quella sera, era proprio Seifer. Era stato invitato in memoria della loro infanzia, e in nome della persona nuova che era diventato; un segno che le cose nonostante tutto andavano avanti. E anche questo le faceva pesare addosso ancora di più i suoi fallimenti -perché lui era cambiato, ma lei no, nonostante sapesse di averne la capacità?

"Non so di che parli," rispose fredda, continuando a bere dal suo calice ed evitando il suo sguardo, con la speranza che bastasse ad allontanarlo.

"Parlo di Squall..."

Sospirò. Non aveva mai capito come lui facesse ad intuire sempre i punti più deboli delle persone; sapeva soltanto che Seifer aveva capito la sua...come chiamarla? Passione? Oh, poco importava. Seifer aveva sempre saputo che Squall, per lei, era più del suo pupillo e l'aveva punzecchiata ogni volta che aveva potuto.

Non sapeva cosa rispondere, adesso, oramai era stata colta in fallo; cercò di salvarsi in qualche modo, e disse a voce bassa, "mi chiedevo soltanto quando sarebbe andato da lei..."

"Sì, me lo chiedevo anche io," rispose lui, facendole credere di esserci cascato; "ma non credo che i miei motivi fossero anche i tuoi..."

"E che ne sai, tu?", sibilò lei, irritata dal mondo in cui le stava parlando e dalla presunzione di sapere tutto quello che le stesse passando per la testa.

"Perché ti conosco. Io me lo chiedevo perché so che è successo. E ho pensato che fossero entrambi stupidi se non avessero risolto tutto in fretta. Mi chiedevo quanto tempo ci avrebbe messo una persona intelligente come Squall a capire che doveva essere lui a farsi avanti. Ma tu...forse ti chiedevi quanto tempo avresti avuto per provare di nuovo a parlargli."

"Non hai nessun diritto di parlarmi così," sbottò lei, voltandosi per la prima volta a guardarlo; aveva sulla faccia quel sorrisetto insopportabile di chi sa di aver colpito nel segno. Era una smorfia che le risultava odiosa, sempre e comunque, e che le sembrava ancora più fastidiosa se le proveniva da una persona come Seifer -una persona che aveva giudicato così male in passato e che invece si era rivelato per certi versi più maturo di lei. "Sono miei amici. E ho visto che stavano male, e..."

"Se siete così amici, come mai non ti hanno detto nulla, mh?" interruppe lui. La guardò sbarrare gli occhi per la rabbia e l'incapacità di rispondere a tono; e poi continuò, senza aspettare che lei trovasse qualche altra bugia da raccontare, "vedi Quistis, la prima persona da cui ho saputo tutto è stata proprio Squall. Ci siamo incontrati per caso fuori dal Garden e abbiamo deciso di...bè, 'allenarci'. Non l'avevo mai visto così furioso e ho chiesto che era successo perché sai, Rinoa è mia amica."

Aveva accentuato le ultime parole di proposito, come per farle capire che non poteva esserci una vera amicizia, in lei, se continuava con quell'assurda invidia, con quel ridicolo senso di rivalità; e poi aveva continuato, "e poi anche lei è venuta da me. Certo, aveva già parlato con Selphie, ma con te non hanno parlato...non hai pensato al perché? Hanno capito anche loro, Quistis -hanno capito tutti. Solo tu ti ostini a credere di non essere così trasparente come sei in realtà. Sono anni che ti aggrappi ai tuoi 'sentimenti' per Squall. Probabilmente ti sei anche convinta che sono sentimenti forti, visto che sono durati così tanto tempo. Ma sai una cosa? Nessuno crede alle tue bugie."

"Io..."

"Non ho finito." Il suo tono era così fermo che non poté non sentirsi intimorita; voleva rispondere a qualsiasi cosa lui le avesse detto ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta -perché quello che lui diceva era vero e lei lo sapeva. Ma non riusciva comunque a reagire, a cambiare, a fare qualcosa di diverso -si sentiva troppo debole, troppo dipendente dall'unica cosa che sembrava darle forza, quella convinzione di amare Squall di un amore di cui non conosceva neppure il significato.

"Sono passati anni, e tu sei esattamente com'eri allora. Fai sempre l'insegnante, ma ti lasci sempre trascinare da uno dei tuoi alunni. Non sai essere obiettiva, e finisci per perdere di vista le possibilità reali delle persone che hai davanti. Non capisci perché allora ti tolsero la licenza, credi ancora che fosse perché non avevi abbastanza polso? La realtà è diversa, Quistis. Te ne stai lì seduta a pensare che hai perso una possibilità, e non ti rendi nemmeno conto che quella possibilità non l'hai mai avuta. Se solo non fossi stata così cieca, così presa da stessa, avresti capito il perché tu non sapevi nulla. Nessuno te ne avrebbe mai parlato, anche se Squall e Rinoa non ci avessero chiesto di tacere. Ma sai una cosa? Non credo proprio che tu ami Squall."

Qualcosa scattò dentro di lei, costringendola a voltarsi ancora più verso di lui, che sembrava guardare un punto indefinito dietro di lei; gli parlò soltanto quando lui tornò a fissarla negli occhi, "non hai nessun diritto di dirmi cosa provo..."

"Giusto. Ma posso dirti quello che vedo e per quel che mi riguarda, tu non ami Squall. Non vuoi lui. Vuoi l'idea che ti sei fatta della relazione che potresti avere, vuoi l'illusione di essere cambiata quando sono le persone vicino a te che cambiano. Non sei in grado di amarlo, non sai come amarlo. Non l'hai mai capito, hai sempre voluto che cambiasse e diventasse la persona che tu credevi dovesse diventare. Hai mai capito che la persona che immaginavi non poteva esistere?"

"E' cambiato, e..."

"...e non è diventato la persona che credevi. E' ancora un po' freddo, un po' distaccato, un po' meno chiuso. Sì, è cambiato. Ma non potrà mai diventare la persona che tu immagini, perché la persona che immagini non è Squall."

Di nuovo lo sguardo fisso su un punto dietro di lei; non voleva voltarsi però, sapeva che sarebbe stato come ammettere la sconfitta. Cercava qualcosa da dirgli, qualcosa che potesse riscattarla ai suoi occhi; per quanto le risultasse fastidioso doversi giustificare a una persona come lui, le era ancora più insopportabile pensare che qualcuno la credesse vigliacca -anche se lei si rendeva conto benissimo che le cose stavano esattamente come aveva detto Seifer.

"Non si tratta di questo..."

"Di cosa si tratta, allora...?"

Non c'era ironia o disprezzo nella sua domanda, e per un momento si trovò spiazzata. Prima di tutto nemmeno lei sapeva di cosa si trattasse. Aveva quest'inquietudine, dentro di sé, questa voglia di un cambiamento che sembrava sfuggirle ogni volta. Ma non sapeva che cosa fosse, non ne conosceva i motivi -lo sentiva e basta, ma non voleva parlarne con nessuno. Tanto meno con Seifer. Non sapeva perché lui fosse arrivato da lei a dirle quelle cose, non sapeva perché si era lasciata andare fino ad essere sull'orlo del baratro della verità, non sapeva nulla. Si stava quasi chiedendo perché fosse ancora lì e non se ne fosse già andata per rimanere sola a calmarsi e riflettere, quando lui tornò a parlare.

"Senti, Quistis...lo so che è difficile. A volte si desidera qualcosa così tanto che ci si dimentica del resto e alla fine ci si ritrova comunque a mani vuote, ma....basta rendersi conto in tempo di quello che stiamo facendo. Hai degli amici che ti starebbero vicino, e...ed è tutto quello che ti serve. All'inizio è un inferno, davvero. Credimi, lo so bene," terminò mugugnando, "ma so anche che ne vale la pena...stare lì a marcire per qualcosa che nemmeno si prova, è da stupidi. Credo che tu valga più di questo. Lo sai anche tu."

"Seifer, io..."

"Pensaci, Quistis," disse lui fermamente, distogliendo lo sguardo da un punto dietro di lei. Perché non la guardava in faccia, mentre le parlava? E poi, perché sorrideva a quel modo, come se fosse contento, come se non le avesse appena buttato in faccia tutto ciò che lei cercava di negare ad ogni secondo della sua vita? "Buonanotte."

E se ne andava, così all'improvviso com'era venuto.

Rimase lì seduta ancora per qualche minuto, perplessa e interdetta da quello che era appena successo; lui non le aveva mai parlato così onestamente, e non si era mai aspettata che pensasse che lei valesse qualcosa. Era sempre stata la mediocre istruttrice per lui, ma forse c'era qualcosa di più dietro a quell'idea. Forse il sarcasmo era venuto dopo, quando lei aveva iniziato a vedere in lui il ragazzo problematico e non uno studente con la possibilità di farcela. Ed era vero, non aveva mai nascosto quell'impressione. Non era mai stata obiettiva abbastanza da andare oltre alle sue idee personali e vedere le capacità di chi aveva di fronte con occhi neutrali. Non era mai riuscita ad essere obiettiva abbastanza da non avere pupilli, ma solo studenti da preparare. Era quello il suo lavoro.

All'improvviso, doveva stare sola e rimanere lì, di fronte all'acqua che rifletteva la sua immagine stupita e indecisa, e di fronte ai suoi fallimenti come insegnante e come persona, le risultava soffocante. La presenza degli altri era soffocante e non poteva sopportarla oltre.

Si alzò inghiottendo ancora un po' di vino, per darsi il coraggio di fingere per l'ennesima volta e avvicinarsi agli sposi con un sorriso; abbracciò Irvine, abbracciò Selphie, lasciò che dalla sua bocca uscissero parole di circostanza senza alcun significato, salutò la damigella di Selphie e poi lasciò vagare lo sguardo sul giardino per salutare anche Rinoa, senza trovarla.

Poco male. Lei, Squall e Seifer erano le ultime persone con cui voleva avere a che fare, in quel momento.

Il sorriso di plastica rimase sul suo viso fino a che si chiuse alle spalle la porta della sua stanza.

*~*~*~*~*

Le sembrava che fossero passate ore da quando era tornata nella sua stanza, ma guardando l'orologio si rese conto che si trattava di pochi minuti. Riflettere non le riusciva, aveva bisogno di fare qualcosa; e decise che l'unica cosa che poteva aiutarla in quel momento era parlare onestamente con Squall. Sperava solo che lui riuscisse ad essere sincero quanto lo era stato Seifer, e che poi una bella dormita sarebbe riuscita ad affogare qualsiasi rimpianto quella conversazione potesse darle.

E poi sarebbe cambiata per se stessa, finalmente.

Uscì senza nemmeno cambiarsi d'abito, e si diresse lentamente verso il dormitorio maschile rimuginando su cosa dire. Poteva iniziare spiegando il perché avesse deciso di parlargli. Come quell'illusione che qualcosa potesse succedere tra di loro, ora che Rinoa sembrava essersi allontanata da lui, l'avesse tenuta sulle spine. Come avesse capito, grazie a una persona -meglio non nominare Seifer, che in realtà lui non poteva essere la persona per lei. Scusarsi per tutte le volte in cui lui e Rinoa dovevano essersi sentiti a disagio, a causa sua; scusarsi per non essere stata un'amica, per loro, quando probabilmente avevano più bisogno di lei. Mettere a posto i conti con quel suo passato scomodo di vigliaccheria, per potersi tornare a guardare nell'acqua che la prendeva in giro senza smorfie di disgusto.

Era egoistico, ma era necessario, per lei. E sapeva che Squall avrebbe capito. Forse, un giorno sarebbe riuscita a parlare anche con Rinoa...

...si bloccò di colpo, davanti alla porta di Squall, intimorita da un rumore che l'aveva improvvisamente richiamata alla realtà. Trattenne il respiro, per paura che ci fosse qualcuno nel corridoio; non era riuscita a capire da dove provenisse il rumore, tanto era stata sorpresa di sentirlo e immersa nei suoi pensieri, e l'idea di non sapere se aspettarsi un nemico o un alleato non la metteva molto a suo agio. Scosse la testa, decisa a sbrigarsi a bussare e dimenticarsi di quella sua paura sciocca; ma non aveva fatto in tempo ad alzare la mano, che il rumore si ripeté nuovamente, proprio dall'interno della camera di Squall. Sembrava che un peso fosse stato spinto contro alla porta; e subito dopo, le si allargarono gli occhi per la sorpresa quando sentì la voce di lui, scura, profonda e roca come non l'aveva mai sentita, dire tra respiri pesanti, "non sai quanto...ho aspettato questo momento..."

Una risata femminile seguiva quella confessione; una risata che aveva un suono così erotico, così eccitato, che lei si ritrovò ad invidiarne la sensualità. E poi una voce -la voce di Rinoa, che rispondeva "mi sei mancato, stupido..."

Un silenzio improvviso, di labbra che si cercavano e di lingue che si trovavano, un silenzio di baci che lei poteva soltanto intuire ma che la metteva in imbarazzo come se fosse entrata già da quella porta e li avesse sorpresi. Eppure l'unico movimento che le era riuscito di fare era stato abbassare il braccio, e fare un passo indietro quando la voce di Rinoa disse ancora in un gemito, "qui no..."

Cercò di bloccare qualsiasi altro suono proveniente da quella stanza e dirigersi nella sua, quando una mano le afferrò il braccio e la attirò dentro ad un dormitorio. Non si aspettava nulla del genere, i suoi sensi ancora troppo annebbiati dalla sorpresa di cogliere Squall in un momento così intimo, seppur dietro ad una porta; e non ebbe il tempo di capire se doveva avere paura e difendersi, perché la voce di Seifer tornò a parlarle, "cosa pensi di fare qui? C'era un istruttore proprio dietro di me! Rischi il tuo lavoro così, non lo sai?"

Era così arrabbiata per come aveva dovuto fingere alla festa, così ferita per le parole che aveva dovuto ascoltare, così scioccata per aver sorpreso Squall con Rinoa e così spaventata per essere stata trascinata all'improvviso in una stanza da chissà chi che scoppiò a piangere non appena lui la lasciò andare; e non gli lasciò nemmeno il tempo di stupirsi di quella reazione perché alzò gli occhi e lo schiaffeggiò con violenza.

"Non dovevi dirmi quelle cose!"

Lui tacque, sempre più stupito e confuso; e lei rendendosi conto di potersi sfogare, continuò, "non dovevo illudermi di poter cambiare...non dovevi illudermi che potevo cambiare, che valevo qualcosa -non avevi nessun diritto di illudermi!"

Lui bloccò la mano che lei aveva alzato di nuovo; "Quistis, calmati..."

"Non posso!"

Non c'era nulla che potesse fare contro quel pianto quasi isterico; si limitò allora a farla sedere sul letto, cercando di capire le parole che le uscivano in smozzichi per via dei singhiozzi, e si sedette alla scrivania attendendo che lei si calmasse e potesse spiegarsi un po' più chiaramente. Gli parve di attendere un tempo infinito, e per un momento credette che lei non avrebbe mai smesso di piangere a quel modo e che prima o poi sarebbe corsa in bagno per vomitare. Poi finalmente il pianto divenne meno furioso; e poco alla volta lei riuscì anche a respirare normalmente.

C'era un velo di rossore, sulle sue guance, quando alzò gli occhi e mormorò, appena percettibile, "scusami...non dovevo picchiarti..."

"Non fa niente. Che ci facevi là fuori?"

"Volevo...parlare..."

"...con Squall. Sei sempre la solita."

Abbassò lo sguardo, come sconfitta; se persino lui, che poco prima l'aveva quasi incoraggiata, arrivava a dirle che era sempre la solita, allora non c'era veramente speranza che lei potesse cambiare. Che crudele scherzo del destino, presentarle tutto come facile e renderlo poi insormontabile.

"Non posso cambiare, Seifer," ammise tristemente. La sua confessione venne accolta nel più totale silenzio; e lei credette di poter continuare, di aver trovato qualcuno disposto ad ascoltarla. "Non ce la faccio. Non so come fare...e tutte le volte che mi sembra di poter davvero dare una svolta alla mia vita, succede qualcosa che....succede qualcosa. Stasera ero convinta di poter migliorare, di poter crescere. Per quello che mi hai detto tu. E ho pensato che se avessi...messo a posto le cose con Squall, in qualche modo qualcosa sarebbe andato a posto anche per me. E volevo davvero farlo, non so perché stasera....ma poi lui era con lei, e tu....e Hyne, tutta quell'acqua, Seifer," sussurrò con lo sguardo perso, "tutta quell'acqua al matrimonio....io sono lo stesso. Non cambio mai. Non posso cambiare..."

Attese che lui dicesse qualcosa; alzò gli occhi su di lui solo quando lo sentì appoggiare pesantemente i piedi sulla scrivania. Le sembrò di essere tornata ai tempi in cui era la sua istruttrice, e lui si comportava a quella maniera in classe; le parve che lui fosse di nuovo strafottente e si sentì ancora intimorita come allora. Il suo sguardo la trapassò ancora una volta, freddo e lucido.

"Balle."

Sbatté le palpebre, convinta di aver capito male; ma poi lui continuò, "son tutte balle. Vuoi venire a dire proprio a me che non puoi cambiare? Quistis, io so cosa vuol dire doversi guadagnare la fiducia, il rispetto delle persone. Più di te, credo. A te fa comodo non cambiare, perché così puoi continuare a fare quello che stai facendo. Hai sempre...così tante scuse...sei un'insegnante, ami un uomo che non ti ama, ma queste sono tutte balle. Renditene conto."

"Non hai capito quel che ho detto?"

"Sì, anche troppo bene. Tu non devi mettere a posto niente con nessuno, Quistis. Squall non ce l'ha con te perché....per quello che provavi. Rinoa non ce l'ha con te perché deve trattenersi quando ti parla, nessuno ce l'ha con te. Di cosa vuoi scusarti con loro? A loro non hai fatto nessun male. Scusati con te, piuttosto."

"Ma..."

"Ma cosa? Senti, io capisco che sia più facile per te pensare di dover comportarti così. Davvero, anche io l'ho fatto, all'inizio. Ma non è così che funziona...perché è il senso di colpa che ferisce le persone. Sono sicuro che se parlassi con Squall e Rinoa ti direbbero la stessa cosa, perché...quello che fai è far sentire che stai male per causa loro. Ma non è così, vero?"

"No, per niente...", mormorò lei, abbassando gli occhi.

"Allora non ferirli, non serve. Non hai bisogno di farti perdonare da loro, non hai da farti perdonare nulla. Devi solo...solo capire come uscire da questa cosa e aiutare te stessa. Se farai questo, sono sicuro che ti aiuteranno. Perché ti vogliono bene e Quistis, per favore...quando prima ti ho detto che non ti hanno parlato perché hanno capito, non volevo dire questo. Loro lo fanno per proteggerti. Perché in qualche modo tutti noi sentiamo che vai protetta. Capisci...?"

"Più o meno...", sussurrò lei, tirando su col naso. Lui le allungò un fazzoletto, e chiese, "Quistis...che c'entra l'acqua?"

Lei abbozzò un sorriso triste, e spiegò a voce bassissima, "è sempre uguale. La fissavo prima, al matrimonio...era sempre uguale. Non cambia mai, come me. Mi ricorda così tanto quello che sono che....che non sopportavo più di vederla. Mi sento così fallita, adesso...."

Lui rise.

Non si accorse dello sguardo furioso di lei, continuò a ridere quasi sguaiatamente per poi dirle, "l'acqua sempre uguale. Che idea stupida, Quistis."

Lei sembrò voler chiedere qualcosa, ma lui la bloccò alzandosi e aprendo l'armadio per tirar fuori una coperta. "Non puoi tornare nella tua stanza. Dormi nel letto, io mi sistemo da qualche parte....domattina prima della sveglia, ti chiamo così puoi tornare nella tua stanza. Buonanotte."

Lei capì che la conversazione era finita. Com'era tipico di Seifer, lanciarle una frecciatina e poi lasciarla perdere senza nemmeno spiegarsi, o scusarsi, e sparire senza che lei potesse seguirlo. Decise che per quella sera però ne aveva avuto abbastanza. C'avrebbe pensato il giorno dopo, casomai, ora tutte quelle emozioni che provava e di cui non conosceva il motivo la stavano sfiancando. Seguì il suo consiglio, e si infilò nel letto, con la sensazione sgradevole di non essere tra le sue lenzuola e di non sentire il proprio odore, e si lasciò cadere in un sonno senza sogni.

*~*~*~*~*

"Forza, è ora."

Aprì gli occhi per richiuderli subito dopo, ferita dalla luce del sole che penetrava dalla finestra; mise vagamente a fuoco il viso di Seifer e chiese, "che ore sono?"

"Le sei. Via libera, puoi tornare nella tua stanza."

Lei si strofinò gli occhi per cacciare via il sonno, e si alzò in fretta e furia; lo guardava di sottecchi per cogliere la prima occasione per parlargli, ma lui sembrava ignorarla e lei decise che era meglio così -aveva bisogno di pensare. Si infilò le scarpe, e aveva già una mano sulla maniglia quando si voltò e incontrando il suo sguardo, mormorò, "grazie."

"Nulla."

Uscì senza dire altro, con uno sguardo veloce ai corridoi; un rumore di tacchi alti la sorprese, e incontrò Rinoa che usciva dalla stanza di Squall, e che sembrava guardinga quanto lei. La ragazza la osservò stupita per un momento, arrossendo poi subito dopo; e a Quistis parve che tutto fosse chiaro.

Quanto aveva avuto ragione, Seifer. Il suo comportamento l'aveva allontanata da due persone a cui teneva moltissimo, e le aveva precluso una parte della loro vita di cui loro volevano renderla partecipe. I suoi sentimenti erano stati una barriera per così tanto tempo, e la cosa più stupida di tutta quella faccenda era che lei Squall nemmeno lo amava. O non si sarebbe stupita così tanto di quello che aveva sentito la sera prima; era stato come scoprire una parte di lui che lei non aveva mai creduto potesse esistere. Ma esisteva, ed era per Rinoa. E lei non poteva più provare una gelosia che assomigliava più all'invidia...sorrise alla sua amica, prendendole la mano e dicendo, finalmente sincera, "sono contenta che sia tutto a posto tra voi. Torniamo in camera?"

Rinoa la guardò un attimo confusa e stupita, poi sembrò capire o almeno intuire cosa fosse successo; e con un largo sorriso, rispose, "grazie. Cerchiamo di non farci scoprire, ok?"

E una risata, finalmente, una risata gioiosa e non forzata. Aveva così tante cose a cui pensare, a quello che aveva scoperto su Squall e Rinoa, a quello che aveva scoperto di sé, a quello che aveva scoperto di Seifer. Che ironia che tutti quei cambiamenti potessero arrivare da una persona come Seifer; ma capiva che tutta quell'avventura con la strega aveva segnato lui più di chiunque altro, perché loro erano gli eroi, ma lui....lui era stato per così tanto tempo soltanto il cavaliere della strega malvagia che aveva dovuto cambiare per forza. Maturare per forza.

Solo più tardi, quando usciva dal dormitorio con un sorriso allegro per dirigersi alla mensa, osservò l'acqua delle fontane e ricordò quello che Seifer le aveva detto la sera prima: l'acqua sempre uguale. Che idea stupida, Quistis. Cercò di intuire cosa lui avesse voluto dirle; non voleva chiederglielo eppure era rosa dalla curiosità di capire -era l'unica cosa che, della sera prima, ancora le era oscura. Per un lunghissimo minuto, fissò l'acqua senza trovare risposta; poi qualcuno che la salutava dall'ascensore attirò i suoi occhi altrove, e li fissò sulla bocca della fontana di fronte a lei.

Quell'acqua, da qualche parte, si rigenerava e usciva sempre uguale, fresca, gorgogliante e cristallina, da quelle bocche di pesce. Ma era sempre diversa, sempre nuova. E allora capì.

L'acqua sempre uguale. Che idea stupida, Quistis.

E rise a voce alta -lei era proprio come quell'acqua.

*****
Note dell'autrice: ed ecco -ed era anche un po' ora...- la prima storia che ho mai scritto sulla coppia Quistis/Seifer, anche se qui non è proprio una coppia, per la Writing Community True Colors. Il set di temi è "Melodies of Life", gestito da Idreim, che ringrazio anche per aver betato questa. Come al solito, tutte le storie scritte per questa community verranno raccolte qui e fanno parte del mio "progetto" 5000x4. Risposte ad eventuali critiche, commenti e domande sul mio blog Wide Awake, per non occupare troppo spazio qui. Ah, lo so: fa schifo. E Seifer è OOC in maniera paurosa °_°
Una piccola nota, prima che me ne dimentichi: Tallulah è il titolo della canzone da cui è tratto il tema che ho usato, dei Sonata Arctica. E' un nome femminile indiano che significa "leaping water", ossia una sorta di cascata (letteralmente è "acqua che salta", ma fa schifo XD).

   
 
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