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Autore: Deep Submerge85    24/03/2011    14 recensioni
L'amore vince su tutto...l'amore inteso nel senso più ampio possibile. Quello che provi per la tua compagna,per la tua famiglia,l'amore che provi per te stessa...Ma anche l'amore più forte deve affrontare degli ostacoli inimmaginabili,posti persino ai confini del tempo e dello spazio...
SEGUITO DI "A VOLTE MUORE ANCHE IL MARE".
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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AVVISO:questa fanfic è il seguito di “A volte muore anche il mare…”,ragion per cui se non avete letto quella onestamente avrete delle difficoltà a capire certe cose in questa…Spero che comunque questo non vi scoraggi e che anzi,vi spinga a leggere magari anche la precedente…:) Buona lettura!
 
 
 
 


Haruka Tenou aveva sempre dormito molto bene e a lungo,era Michiru quella mattiniera. Eppure da due settimane a quella parte,non riusciva a chiudere occhio:passava notti insonni a rigirarsi nel letto o a fare un uso smodato della televisione. Questo quando era troppo stanca per fare altro;altrimenti passava la notte per le strade di Tokyo,a correre come una matta in sella alla sua moto. Latte caldo e biscotti. Camomilla. Bagno caldo. Agopuntura. Sonniferi.  A turno Usagi,Makoto,Minako,Rei e Ami,le avevano consigliato dei rimedi contro l’insonnia,ma non erano serviti a niente.  Avere Michiru al suo fianco nel letto la faceva sentire in paradiso,coccolata e cullata dalle dolci onde del mare;e adesso,senza di lei,non riusciva a dormire. Quella notte non era stata diversa dal solito,così com’era ormai diventata una prassi la presenza di Hotaru nel suo letto,che ignara dei suoi problemi di sonno,dormiva beatamente. La guerriera di Saturno per quanto potente era pur sempre una bambina,e non poteva vivere certo a casa da sola dal momento che Setsuna era…bè,in realtà non lo sapeva nessuno che fine avesse fatto la guerriera di Plutone:Ami aveva provato a fare dei calcoli e a ipotizzare soluzioni con il suo computer,e Rei aveva consultato il Sacro Fuoco diverse volte,ma non erano giunte a nessuna conclusione;l’unica cosa certa era che non fosse più là. Ragion per cui,Hotaru si era trasferita da loro,anzi,da lei,visto che Michiru era andata via,curandosi di portare con sé solo ed esclusivamente il suo violino. Non l’aveva più sentita da quel giorno:avrebbe voluto cercarla al cellulare,se non fosse che la violinista non s’era presa la briga di portarselo dietro;nei suoi innumerevoli giri in moto aveva tanto sperato di incontrarla da qualche parte,ma a quanto pare sembrava essersi volatilizzata.  Forse ha lasciato Tokyo,o il Giappone. Perché no,magari proprio il pianeta Terra!  Si era ritrovata a pensare diverse volte. Magari si è rintanata nel suo Triton Castle…No,impossibile. Ha lasciato anche il suo Lip Rod e senza trasformarsi non può andare su Nettuno. Haruka brancolava letteralmente nel buio e come una tigre in gabbia si arrovellava,si macerava per quell’immobilità forzata:lei che era veloce e sfuggente come il vento,sempre pronta all’azione,non poteva far altro che starsene lì ad aspettare un qualsiasi cenno da parte della violinista. E non poteva nemmeno dare libero sfogo alla sua depressione;non solo aveva una bambina da accudire,per quanto intelligente come Hotaru,ma le ragazze non sembravano avere alcuna intenzione di lasciarla da sola. Eppure si sarebbe detta sicura che Usagi e Minako non avrebbero voluto avere niente a che fare con lei e invece no,si sbagliava alla grande;persino Makoto la riforniva quotidianamente di pietanze prelibate e dolci vari. Dunque l’unico momento in cui poteva stare da sola a crogiolarsi nel suo dolore,era la notte:ormai al calar delle tenebre,quando la città si spegneva,iniziava a provare un vago senso di inquietudine. Spaziava con la mente cercando di immaginare dove si trovasse la sua compagna,cosa stesse facendo,e si angustiava per l’incapacità di trovare risposte;riportava alla memoria i tanti momenti felici,e anche quelli meno felici,trascorsi insieme,che puntualmente le provocavano una fitta al petto. Cercava disperatamente di arrivare a Michiru con la forza del pensiero e del suo amore,nella speranza che anche la violinista passasse delle notti insonni pensando a lei,e che presto,da lei sarebbe ritornata,così che insieme avrebbero potuto di nuovo abbandonarsi nelle braccia di Morfeo,e la notte sarebbe stata di nuovo un’amica.
 
 



Per arrivare all'alba non c'è altra  via che la notte. 
(Kahlil Gibran)
 
 




Michiru era sdraiata di fianco sul letto,aveva ancora gli occhi chiusi eppure sbuffò vistosamente;voleva disperatamente dormire,tutto il suo corpo la implorava di dormire,ma qualcuno aveva avuto la brillante idea di mettersi ad usare un martello pneumatico proprio vicino a lei. Aprì gli occhi lentamente ma non c’era nessuno,ciò nonostante continuava a sentire quel rumore fastidioso in testa;in quel momento realizzò anche di avere la gola decisamente arsa dalla sete e un fastidioso bruciore allo stomaco. Richiuse gli occhi,mentre una sequela di immagini e soprattutto di sapori le passò per la testa.  Manhattan. Tequila. Martini. White Russian. E per finire,altra Tequila. Non si era mai ubriacata prima e considerando come si sentiva adesso,aveva fatto benissimo a posticipare l’esperienza.  Le sbronze non fanno per me,pensò. Si girò lentamente dall’altro lato del letto,aprendo gli occhi e per poco non lanciò un’urlo disumano:c’era un’uomo accanto a lei. E nemmeno tanto vestito,a quanto poteva vedere. Completamente interdetta ,si sentì avvampare dalla vergogna. Oh…Dio!! Non si concesse di pensare altro e immediatamente scivolò giù dal letto,recuperando  la sua maglietta,finita per terra chissà come e con orrore anche la sua gonna,gettata alla rinfusa poco più in là.  Si,ma…le mutandine? Si mise a carponi per terra,mentre il panico si impossessava velocemente di lei,cercando di recuperare il suo intimo e nel tentativo di non fare troppo rumore,ma evidentemente non fu abbastanza silenziosa:un mugolio proveniente dal letto le fece capire che mutandine o no,se ne doveva andare. Così si alzò rapidamente,pronta a guadagnare l’uscita con tanto di scarpa destra retta in una mano,la sinistra praticamente introvabile,ma una voce la raggiunse freddandola sul posto. “Cercavi queste?”
Michiru si girò lentamente verso il letto e vide il bell’addormentato di poco prima sdraiato su di un gomito,mentre con l’altra mano reggeva un triangolino di seta.  Si,cercavo proprio quelle.  “Ehm…si…bè,ecco…”  biascicò qualcosa di totalmente incomprensibile,evitando di soffermare troppo lo sguardo sul ragazzo,ma l’effetto delle sue parole raggiunse comunque lo scopo.  “Non…ricordi niente?”  Michiru sentì le gote diventarle di fuoco:normalmente il suo celebre sangue freddo e la sua altrettanto famosa ars oratoria l’avrebbero tirata fuori da quell’empasse in un’attimo,ma date le circostanze,una risposta semplicemente sincera era più che accettabile.  “No…onestamente non ricordo niente…” disse simulando una disinvoltura che non aveva assolutamente in quel momento. Il ragazzo allora si mise seduto sul letto,a petto nudo,con le lenzuola che gli coprivano l’inguine e tutto ciò che c’era più in giù,le porse le mutandine con una mano,per poi allungarle l’altra a mò di saluto  “Allora iniziamo d’accapo…Piacere,io sono Neji Takemura” le disse con un sorriso aperto. Michiru recuperò in fretta l’indumento intimo e piuttosto titubante gli porse a sua volta la mano  “Piacere…Michiru Kaiou… -gli rispose in un sussurro- Bè,ora è meglio che vada…non voglio disturbare…” aggiunse subito dopo,cercando ancora una volta di riguadagnare la porta,ma una fragorosa risata la fermò  “Ma dove vai?!è casa tua,questa..!!”. La violinista si girò di scatto,gettando occhiate rapide alla stanza trovandola effettivamente familiare,e in quel momento si accorse anche di sentire lo scroscio delle onde marine,che da due settimane ormai,le tenevano compagnia. Casa mia,giusto. Pensò sentendosi un’emerita imbecille.
 “Quindi…suppongo che sia io quello che deve togliere il disturbo…” le suggerì Neji. Per un’attimo fu decisamente tentata di dirgli di si,ma poi pensò che qualcosa avevano pur fatto quella notte;non se lo ricordava,il che non era esattamente un buon segno,ma ciò non cambiava il fatto che qualcosa evidentemente era successo,quindi poteva anche condividere con lui la colazione. Tanto per non sembrare troppo maleducata o peggio,una psicotica ,pensò.  
“Bè…ti va di prendere un tè prima?o un caffè?” gli chiese guardandolo distrattamente,evitando con cura i pettorali in bella mostra. “Un caffè si,volentieri!!” fu la risposta entusiasta che ottenne.  “Bene…allora vado in cucina!” e lo lasciò lì senza aggiungere altro,riuscendo finalmente ad uscire da quella maledetta stanza.  No,le sbronze decisamente non facevano per lei.

 
 
 



Ecco qua…sono tornata!!capitoletto breve ma è pur sempre l’inizio…Scommetto che non vi aspettavate niente del genere…;) In questo capitolo Michiru è abbastanza OOC mi rendo conto,ma è una condizione necessaria per tutto quello che è successo,e soprattutto è una fase momentanea…poi tornerà in sé…Magari avete trovato assurdo il suo modo di fare,però pensate allo stato in cui si trova,al fatto che non ha mai bevuto più di tanto,ecc…a tal proposito io non sono assolutamente esperta di locali,cocktail e varie,per cui me ne sono andata per conoscenze indirette,sperando di risultare abbastanza credibile…Per quanto riguarda il ragazzo in questione,non ho ancora deciso che ruolo dargli,ci penserò strada facendo…XD anche se sono propensa a farlo essere rilevante nella storia... Tra l’altro il nome è spudoratamente preso da uno dei miei personaggi preferiti di Naruto (Neji Hyuga). Nei prossimi capitoli svelerò piano piano tutte le cose rimaste in sospeso dalla precedente long-fic non temete…;) Detto questo spero che questo piccolo inizio vi sia piaciuto,spero di rivedere i miei “vecchi” lettori e anche qualcuno nuovo magari…:) Un bacio a tutti.



Protetta da Nettuno, pianeta del mare profondo, sono la guerriera dell'abbraccio Sailor Neptune!


 
   
 
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