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Autore: divinakanza    25/03/2011    4 recensioni
Sakuragi e Rukawa sono alle prese con i loro sentimenti uguali e contrastanti. Hisashi Mitsui sta vivendo una storia complicata...
Una fanfiction dai toni tristi, ma che cerca di essere il più sdrammatizzata possibile.
{Hana-Ru//Mit-xxx} Il raiting non è definitivo.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il computer è saltato di nuovo. Recentemente è stato il mio compleanno ed i miei mi hano regalato un magnifico schermo piatto per il mio bimbo, ma ovviametne non potevo godermelo... Seeeeeee, la vita sennò sarebbe stata troppo facile altrimenti. Il destino infingardo, ha voluto che il giorno prima mi si sfondasse definitivamente la scheda madre... Non potete capire i salti di gioia -_- . Avrei spaccato ogni cosa, e non sapevo nemmeno dello schermo... Figuriamoci come ho reagito quando mi sono vista davanti questa meraviglia. ç_ç  Oggi me lo hanno ridato... l'ho acceso, e non funzionava niente! Son riuscita non si sa come a salvarmi quello che mi serviva e alla fine è definitivamente e nuovamente morto. Adesso scrivo con un pc (anche se mi sembra esagerato definirlo tale), che mi ha misericordiosamente prestato una mia amica. Arranca, scatarra, è vecchio e quando si accende apparare una schermata con su scritto: "ti prego, poni fine alle mie sofferenze", ma, hey! E' un pc! mica possiamo sputarci sopra. Cooooomunque, ho fatto questo discorso per dire che su questo coso non si visualizzano i css (chi conosce l'html, sa di cosa parlo), quindi ora vado a postare, ma non ho idea di come si visualizzerà il capitolo.

Detto ciò: 
Buona lettura.

•Capitolo 21

Quella dannatissima pioggia non li aveva colti impreparati, ma uscire fuori dal cinema e veder cadere secchiate d’acqua in piena estate e proprio durante una giornata speciale come quella, era stato comunque un colpo basso.
Si era fatto pomeriggio tardo, il film era durato più del previsto, comunque Kaede era più che intenzionato a non rientrare subito all’ospedale.
La vista di un grazioso locale proprio davanti al cinema, gli fece venire una buona idea.
Si voltò un momento verso la testa rossa e bassa vicino a lui.
Sakuragi era piuttosto abbattuto, e non poteva dargli certo torto: quello era il primo giorno fuori dall’ospedale da parecchio tempo.
Afferrò con poca gentilezza il braccio del compagno e lo trascinò frettolosamente attraverso la strada, fino ad entrare nel locale.
Il posto era decisamente affollato, e si chiedeva se fossero riusciti a trovare un posto a sedere libero.
Dopo un po’ di gomitate tra i tavolini, riuscirono finalmente a trovarne uno molto piccolo libero.
Kaede vide che una coppietta di liceali aveva puntato il loro stesso tavolo, ma uccidendolo con lo sguardo, fece arretrare il ragazzo e prese possesso degli unici due posti liberi rimasti.
Sakuragi, subì un po’ passivamente il tutto, dispiacendosi anche per i piccioncini totalmente zuppi, mentre loro due erano più o meno asciutti.
Una cameriera si avvicinò con aria sorridente, ma sfinita. Aveva in mano due menù che poggiò in fretta sul tavolo, e poi se ne andò subito dopo aver salutato sbrigativamente i due nuovi clienti.
-Non guardi il menù?- Chiese il moro all’altro, notando che quest’ultimo, era rimasto a fissare il tavolo, senza dire una parola.
-Ah già!- Trasalì il rosso, risvegliandosi dai suoi pensieri. E subito prese il menù cercando di capirci qualcosa, anche se continuava a leggere la prima riga senza capirci nulla.
La cameriera, tornò trafelata, ma sempre sorridente.
-Cosa ordinate?- Chiese con un tono dolce e professionale.
Kaede aspettò che il compagno di squadra ordinasse, ma notò che Sakuragi era da tutt’altra parte con la testa.
-Ci porti due menù A, per favore- Il numero 11 ordinò per tutti e due, sicuro che il menù A potesse andar bene; in fondo dalle foto sembrava buono.
Una volta che la cameriera, si allontanò di nuovo in tutta fretta, Hanamichi si riprese ed urlò convinto:
-Io prendo un menù A!- restò interdetto, quando notò che ad ascoltarlo c’era solo la kitsune, che tra l’altro stava spulciando un volantino sul tavolo e non badava a lui.
Con aria indifferente Rukawa lo informò che la cameriera se ne era già andata.
-Ma che maleducata, non ha aspettato la mia ordinazione! Ora mi alzo e glie ne dico quattro!- Protestò animatamente il rosso facendo per alzarsi.
Rukawa prontamente lo afferrò per un polso e lo trattenne.
-Ho ordinato io per te, ho preso il menù A.- Disse tranquillo, ritornando poi a leggere il volantino.
Hanamichi si rimise mestamente a sedere, senza sapere come dovesse sentirsi in quella situazione.
Tutta questa storia si stava rivelando sempre più strana, quindi incoscientemente si imbambolò di nuovo, finché la cameriera non arrivò di volata con le ordinazioni su di un enorme vassoio.
Rukawa pagò, esattamente come aveva fatto per il cinema.
-Lascia perdere; per me ci penso io!- Tentò inutilmente per la seconda volta di fermarlo Hanamichi, che di certo con le volpi non voleva avere debiti.
-Do’aho.- Rispose semplicemente Kaede, prendendo lo scontrino dalle mani della cameriera.
-Ripetilo se hai coraggio maledetta volpe!- Esclamò indignato il rosso.
Kaede fu sollevato nel vedere che l’altro aveva riacquistato un po’ di tempra.
-Do’aho- Ripeté senza battere ciglio.-Non sei uscito con dei soldi- aggiunse.
Hanamichi si ammansì. Era vero: non aveva niente con se oltre gli abiti, che per giunta non erano nemmeno suoi.
Mentre mangiavano, o meglio: Kaede mangiava e Hanamichi scarabocchiava con uno stecchino il ketchup sul suo piatto, il moro chiese d’impulso
-Ti sei divertito?-
Hanamichi sobbalzò alla domanda: non se l’aspettava.
-E’ stato bello giocare a basket.- Rispose flebilmente.
A Kaede questo non bastava, e si chiese da quando in qua era diventato così avido di parole.
-Allora perché hai quell’aria sconsolata?- Rincarò, deciso a capire perché il compagno era così giù.
Hanamichi mugugnò qualcosa, a metà tra un ringhio ed un lamento. Tacque un momento, e poi borbottò di nuovo qualcosa.
Kaede rimase ad aspettare pazientemente che i circuiti di quel do’aho ricominciassero a collegarsi.
E dovette aspettare un bel po’, perché il rosso non sembrava riuscire a cominciare il discorso. Apriva bocca per parlare, ma prima di emettere un qualsiasi suono, la richiudeva perplesso.
-Mi chiedevo una cosa- Si decise a spiegare, ma si interruppe di nuovo. E il moro, nuovamente aspettò.
-Mi chiedevo perché mi hai sorriso.- Disse con aria di chi aveva ricevuto un torto.
-Perché tu mi hai sorriso per primo- Rispose Rukawa come se fosse la domanda più stupida che gli fosse mai stata rivolta.
-Si, ma tu non sorridi mai.-
-Io sorrido se ho motivo di farlo.- Replicò nuovamente la volpe, sentendosi quasi oltraggiato da un simile commento. –Il fatto che non sorrido spesso, non significa che io non sia capace di farlo.- concluse ingoiando una patatina fritta.
Hanamichi cercò di replicare, ma non sapendo che altro dire, morse il suo cheeseburger.
-E’ buono- Considerò poi, giusto per non stare zitto e sopportare quell’orribile ed imbarazzante silenzio.
In effetti era vero: non era detto che la kitsune non sorridesse mai, solo che lui non l’aveva mai visto prima di quel giorno.
Però poi ad Hanamichi venne in mente un’altra domanda.
Era una domanda molto importante che non aveva alcuna voglia di fare. Non voleva in alcun modo ritornare sull’argomento, ma doveva sapere, altrimenti tutti quegli strani pensieri e strani sogni fatti in quei giorni non avrebbero mai avuto fine.
Dopo qualche attimo di indecisione e vari ragionamenti su come introdurre l’argomento, sospirò e si fece coraggio.
-Perché mi hai baciato?- Chiese infine.
Kaede quasi si strozzò con il sorso di thè, che per metà finì nel suo vassoio.
Il moro ci mise un po’ a riprendersi dallo sfiorato soffocamento.
-Ma ti sembrano domande da fare a uno che sta mangiando, razza di deficiente?-Lo sgridò alterato Kaede.
Ma Hanamichi non rispose, si limitò a tenere lo sguardo imbronciato, fisso sul suo panino a metà.
Rukawa cercò di incamerare l’aria persa poco prima, nei polmoni.
-Mi sembra di avertelo già detto.- Rispose tra un colpo di tosse e l’altro.
-Voglio sapere la vera ragione!- Esclamò Hanamichi in un borbottio, non più tanto sommesso.
-Era QUELLA la vera ragione, do’aho!- Rukawa questa volta fu glaciale.
-Vuoi davvero farmi credere che tu SARESTI davvero innamorato di me?-
Kaede stava cominciando davvero ad incazzarsi. Sakuragi non lo guardava nemmeno negli occhi, quindi afferrò con decisione il mento del rosso sollevandogli poco garbatamente la testa e costrinse entrambi ad affrontare i loro sguardi.
-Io SONO davvero innamorato di te!- Rispose, con una luce intensa negli occhi, determinato a far entrare in quella zucca vuota, quel facile concetto.
Hanamichi arrossì violentemente e spinse via la mano dell’altro.
-Me ne rivado in ospedale!- Comunicò deciso Hanamichi, alzandosi il più velocemente possibile dal tavolo.
-Aspetta, chiamo mio padre- Gli rispose altrettanto in fretta Rukawa, tornando freddo e distaccato come il suo solito.
-AL DIAVOLO!- Sbraitò il rosso, uscendo in fretta e furia dal locale, attirando su di se tutti gli sguardi dei presenti.
Kaede raccolse lo zaino e si affrettò a seguirlo.
Hanamichi camminava con passo veloce, e Rukawa si limitava a seguirlo alla stessa andatura.
Di quel ritmo, arrivarono all’ospedale abbastanza rapidamente.
Nelle orecchie di Hanamichi, la pioggia che batteva sull’asfalto stava diventando insopportabile.
Aveva il cuore a mille e poteva percepire dietro di lui la presenza della volpe, e questo lo mandava in bestia più di quanto già non lo fosse.
Non poteva essere vero! Lo stava prendendo in giro, sicuramente.
All’entrata dell’ospedale però Hanamichi scoppiò. Si fermò di colpo e si girò
-PIANTALA DI SEGUIRMI! NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU’ RUKAWA!-intimò bruscamente il rosso al suo inseguitore.
Rukawa fece solo altri due passi e si fermò. Protese una mano in avanti, come per fermare l’altro, ma tutto ciò che vide era la schiena di Hanamichi sparire dentro l’entrata principale dell’ospedale che non gli era mai sembrata tanto imponente e lontana.
Spossato, affranto e sconfitto si accasciò pesantemente su di una panchina fradicia del cortile dell’ospedale, e sospirò cercando in tutti i modi di trattenere la rabbia e la tristezza.
Rukawa era furibondo, infreddolito, abbattuto e zuppo fino alle ossa, ma soprattutto, per la prima volta dopo anni, sentiva gli occhi bruciare dalla voglia di piangere.
In più, la pioggia che gli picchiettava prepotente addosso, non aiutava.
Era abituato a sentirsi solo, ma lo scroscio delle auto che investivano con violenza le pozzanghere e quel dannatissimo cielo torbido come un pomeriggio invernale, intrisero il suo cuore di pura desolazione.
Kaede non era tipo da arrendersi, ma non era nemmeno uno stupido.
Probabilmente era davvero ora di smettere di illudersi definitivamente.

   
 
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