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Autore: _thetimeofourlives    25/03/2011    1 recensioni
"Anche loro cantavano alla gloria, un tempo."
"Ma loro potrebbero sentire le nostre parole e sputarcele in faccia." osservò.
"Non c'è niente di tanto forte da poter farci dimenticare chi siamo." concluse l'anziano.
Isolofobia:
Paura di essere da solo.
Definizione ampliata:
È definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata di essere da solo o di sentirsi isolato.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Isolofobia.

Si accomodò in quella grande stanza che era il suo salotto.
Si sedette e guardò l'anziano negli occhi.
Probabilmente non avrebbe saputo cosa dire. Ma aveva trovato il coraggio per aiutare qualcuno che aveva bisogno.
Ed era già abbastanza.

Fuori il vento continuava a schiantarsi sulle finestre. E faceva tremare la fiamma del camino.
Ma il fuoco, poteva dire, riscaldava abbastanza da garantire caldo ad entrambi.
Intanto il vecchio, finalmente provava calore. Oltre ad esserci qualcuno a combattere contro i suoi demoni, c'era un testimone.
Qualcuno che fosse cosciente del dolore che egli provava.
Conscio che là fuori, anche lontani migliaia di kilometri, c'era qualcuno ad aspettarlo.
Qualcuno che chiamasse il suo nome in un grido. E continuava a bussare alla sua porta.

E nonostante l'anziano si fosse rifiutato di aprirgli, questo qualcuno continuava ad insinuarsi nella sua casa.
Prendendo sembianze a lui irriconoscibili.
Sei il fantasma del passato. Sei tutto ciò che quel povero vecchio, avrebbe voluto dimenticare.

"Piccolo, non temere, i fantasmi non hanno forza abbastanza da entrare dalle finestre."
"I lupi ululano alla luna e noi qui, cantiamo alla gloria."disse il ragazzo.
"Anche loro cantavano alla gloria, un tempo."
"Ma loro potrebbero sentire le nostre parole e sputarcele in faccia." osservò.
"Non c'è niente di tanto forte da poter farci dimenticare chi siamo." concluse l'anziano.

Ed il ragazzo si strinse nel suo panno. Accomodandosi dentro al calore dei ricordi.
L'anziano, continuò a scrutare oltre il vetro opaco della finestra.
Lui sentiva le grida. Lui sapeva del pericolo. Lui, ne portava le cicatrici, una dopo l'altra.
'Aprimi' gridavano essi oltre le pareti spesse della casa.
Ma l'anziano, imperterrito, continuava a sedere sulla calda pelle della poltrona.
Apriva gli occhi ogni tanto per controllare lo stato di confusione che si scatenava fuori dalla sua stessa casa.

"Fiutano la nostra paura." disse il ragazzo appoggiando la testa al braccio del divano.
"Non possono però rubarcela."
"Ma loro ne vivono." continuò il ragazzo.
"Di cosa?" domandò l'anziano.
"Delle nostre sventure. Del nostro dolore, delle nostre irrazionali paure."
"Non sanno chi sei."
"Sì invece."
"Non sanno cosa hai passato."
"Sì invece."
"Sanno che stai scappando." soffiò il giovane.

L'anziano raddrizzò la schiena su quella della poltrona e fissò il ragazzo negli occhi, per qualche minuto.

"Dimmi, ragazzo, conosci tu queste creature?"
"Certo."
"Come fai a sapere di cosa si nutrono?"
"Perché ho vissuto anche io di queste figure."
Il vecchio, impassibile, continuò a sfidare il giovane. Lui, in risposta, sbuffò sonoramente.
"Non puoi sapere." affermò convinto il vecchio.
"Ma so dire che in questo momento, tu hai paura."
"Ho paura di perderti." continuò l'anziano.
"Tu hai altre paura vecchio."
"Non puoi sapere."

Ed entrambi, celarono le loro realtà dietro ad un panno di lana. Nascondevano le loro verità dietro alle bugie.
Con la paura di rimanere da soli.

"Giacerò qui con te ed il ricordo che tu hai di me, vecchio." gli confessò il ragazzo.
"Tu hai sempre giaciuto qui." gli ricordò.
"Sapevi che sarebbe venuto il momento di andare." notò il giovane.
"La morte non può essere tanto brutale quanto vivere questa vita." rivolse alle figure ululanti oltre la porta.
"E' un inferno amico. Qui dentro e là fuori. Quei fantasmi, cercano vendette, come noi."
"Loro cercano un posto." lo corresse il vecchio.
"E qualcuno da torturare, ma sono creature buone in fondo."

Un urlo, che cessò ogni parola che i due si stavano scambiando.
Un grido straziato provenì da oltre la porta. Ma nessuno dei due, sussultò.
Fissarono la bianca parete per una decina di minuti, senza averne paura.
Non avrebbe dovuto il vecchio perché, almeno per quanto sapeva, nessuno dei fantasmi poteva oltrepassare quella barriera.
Era dentro ad un 'sicuro precario' in casa sua.

"Veglieranno con te questa notte. E la notte a seguire."
"Non mi lasciano mai solo." ammettè il giovane stringendosi i piedi nelle scarpe.
"Non sarò mai solo." gli sussurrò il vecchio.
"Non essere soli non significa avere qualcuno con te che ti parla."
spiegò.
"Non essere soli significa avere voci che urlano oltre la tua porta e sentire il freddo dell'Autunno davanti ad un fuoco."
"Festeggiamo le verità di questa notte e dimentichiamoci dei segreti. Segreti che sappiamo solo noi." disse il giovane.
"Volentieri ragazzo, volentieri!" esultò infine.

Alzarono la mano destra al cielo come se tra essa tenessero un bicchiere.
E quando schioccò la mezzanotte, il ragazzo si alzò e si diresse alla porta. L'anziano lo guardò stupito.

"Non entreranno, li terrò fuori." lo rassicurò il giovane.
"Ti faranno male."
"No. Non mi toccheranno. Non me."
"E' pericoloso giovanotto, rimani qui, con me, combatteremo i fantasmi insieme."
"Tu, signore, tu combatterai i tuoi fanstasmi da solo."
"Non ti unirai alla lotta?" chiese preoccupato.
"Amico, ho altre anime da tormentare. Ho altre persone da far rabbrividire allo schioccare della mezzanotte."
"Mi lasci qui da solo?"
"Eri già solo da prima, vecchio. Ci sono miliardi di altre persone sole come te che la notte cercano disperatamente qualcuno con cui andare incontro all'oscurità. Perché vogliono sapere di essere accompagnate. Ma nessuno pensa che anche noi, siamo soli quanto voi."
"Dove te ne andrai?"
"Ci sono case abbandonate dove nelle buie camere giaciono i fantasmi. Cercano qualcuno con cui piangere. Andrò con loro, suppongo."

"Giovanotto?" lo chiamo l'anziano.
"Sì?" rispose quest'ultimo.
"Buon viaggio. La strada per il Paradiso è lunga." gli fece notare.
Il piccolo sorrise. "Ciao nonno."
  
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