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Autore: Ary88    25/03/2011    1 recensioni
Di nuovo ho quindici anni e ritrovo il mio liceo, la mia classe e quel piccolo paese di provincia che è stato silenzioso e attento testimone della storia più importante della mia vita: il primo e più grande amore. È scolpito nella mia memoria con lettere di fuoco il giorno in cui io e lei ci siamo conosciute.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                         Sailing in the past

 

“Fuck what I said it don’t mean shit now…”. Le parole di Eamon rimbombano nel mio cervello e vengo catapultata indietro nel tempo. Di nuovo ho quindici anni e ritrovo il mio liceo, la mia classe e quel piccolo paese di provincia che è stato silenzioso e attento testimone della storia più importante della mia vita: il primo e più grande amore. È scolpito nella mia memoria con lettere di fuoco il giorno in cui io e lei ci siamo conosciute. Era novembre e quel giorno c’era la solita pallosissima assemblea d’istituto. Non avevo voglia di ascoltare le inutili menate politiche del rappresentante e i discorsi futili e sciocchi su trucco, divi del cinema e ragazzi di quelle ochette delle mie compagne di scuola. Scappai da quella prigione e mi rifugiai all’Irish pub dove amavo bere birra e giocare a freccette quando non avevo voglia di stare in classe. Lì incontrai Concetta, una mia ex compagna delle medie e carissima amica, che appena mi vide mi abbracciò e mi disse: “ Ehi Ary, vieni qua, devo presentarti una persona”. Alzai gli occhi al cielo e sospirai, sapendo che Concetta aveva la cosiddetta Sindrome di Cupido, ovvero l’infausto vizietto di dover accasare a tutti i costi le amiche single, pensai che mi aveva organizzato il solito appuntamento al buio. Le dissi un po’ scocciata: “ Ah Concè, non è che mi vuoi presentare l’ennesimo tamarro che allungherà le mani? Dimmelo prima così me ne torno a scuola!!”. La mia amica mi diede un colpetto su una spalla e, con aria maliziosa, proseguì: “ Tranquilla, cara, non si tratta di quello che pensi!”- mi prese per mano e mi trascinò verso un tavolo-“ Cammina, su!”. La seguii riluttante,  visto che non mi fidavo del tutto. Stavo per tornare indietro, temevo ancora che Concy mi avesse tirato il solito pacco, quando sentii una risata argentina che mi incuriosì molto. Alzai gli occhi e rimasi pietrificata da ciò che vidi. In piedi davanti a me c’era la più bella ragazza che avessi mai visto. Alta un metro e sessanta circa, capelli di un rosso intenso che ricordava la lava dell’Etna, occhi verdi come la kriptonite, fisico e volto da divinità dell’antica Grecia, una Venere in pratica. Raccolsi tutto il mio coraggio e con il cuore in fiamme mi avvicinai a quella visione e mi presentai. Appena sentii il suo nome pensai che era assolutamente perfetto per lei: Elena, come quella famosa donna che con la sua sovrumana bellezza incantò Paride e indusse i valorosi Achei a scatenare una sanguinosa guerra per averla.

   
 
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