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Autore: Arwen297    25/03/2011    15 recensioni
Una piccola One shot, arrivata di getto sull'11 Marzo 2011 giorno che ha messo il Giappone in Ginocchio a seguito del terremoto che si è abbattuto sull'isola nipponica e dopo poche ore lo tsunami. E' un esperimento spero di non aver reso ridicolo questo tragico evento.
Scritto partecipante all'iniziativa: "Autori per il Giappone"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Hotaru/Ottavia, Michiru/Milena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria degli angeli '
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Desclaimer: I diritti dei personaggi presenti in questa one-shot appartiene esclusivamente a Naoko Takeuchi, alla GP Publishing per la pubblicazione del manga e alla Mediaset(credo!) per la messa in onda dell’anime su Italia 1. Di mio c’è solo l’idea narrativa che scaturisce esclusivamente dalla mia mente, e per questo vorrei essere avvisata se intendete copiare qualcuna delle mie fanfic sui vostri siti o blog in modo da mettere i crediti relativi. Il racconto è pubblicato per la prima volta sul sito EFP: Il Mio sito di Fanfiction in data:    qualsiasi altra piattaforma su cui compare senza i dovuti crediti è da considerarsi copia illecita.

Note al racconto: Questa one shot che vi accingete a leggere è fine a se stessa, non è in nessun modo collegato alle mie precedenti long fic e all’altra mia fan fiction tutte appartenenti alla serie “Unite per l’Eternità”. Spero tuttavia di non rendere banale l’argomento di per se tragico che andrò a trattare nel racconto anche se si tratta pur sempre di un esperimento.

 Dedicata alle vittime del terremoto che alle ore 14.45 locali ha

Colpito il Giappone l’11 Marzo 2011”

Do not stop dreaming, never

Mamma ho paura. La terra trema, il palazzo si muove e il lampadario sembra quasi impazzito dove sei?  Stavo facendo il mio sonnellino pomeridiano e ora, ora mi sembra un incubo, vorrei tanto svegliarmi e non ci riesco, perché questo non è un incubo, e non sono neanche all’Inferno perché sono ancora viva, in grado di provare paura e angoscia. Ti chiamo dalla mia camera e non rispondi. E la terra continua a tremare, non vedo l’ora che sia tutto finito. Vorrei muovermi scappare ma non posso, non voglio o forse non sono in grado? Mi sembra quasi impossibile che la terra possa strapazzarci in questo modo. Dei calcinacci iniziano a crollare dal soffitto e io non posso fare altro che ripararmi con un peluche, il peluche che mi avevate regalato a Natale tu e il mio adorato papà. Lo stringo forte, come se potesse proteggermi con una barriera fatta a posta per me, come se potesse creare una barriera e far si che tu e il mio papà possiate venirmi a prendere. Ma so già che questo non accadrà perché siete entrambi fuori per lavoro, tu mamma sei a provare in teatro per un concerto che farai tra pochi giorni, te papà eri a ottimizzare gli ultimi settaggi della tua moto da corsa. La zia non c’è. Non mi sente. Ho paura che sia successo qualcosa di male anche a lei.  Tutto ad un tratto sento un altro fortissimo boato, e tutto sembra finire, all’improvviso tutto diventa buio, freddo e umido. Mi fa male la testa e sento qualcosa di caldo scorrere sul mio viso ma non capisco cos’è, vorrei piangere la gamba mi fa male. Troppo male, e al peluche ora manca una zampina, e se anche a me dovesse succedere? Se anche a me dovesse rompersi la zampina?

**

E’ un boato e tutto trema, tutti sono presi dal panico, e la prima cosa che mi viene da fare e dirigermi verso l’uscita del teatro nel più breve tempo possibile, anche se è difficile. Camminare è difficile, muovere i minimi passi su un terreno che sembra diventato fluido all’improvviso è estremamente stancante. Ma devo uscire a tutti i costi, prima che sia troppo tardi. E mentre cerco di uscire da questa bolgia penso a te piccolo angelo, a casa con la zia. E mi maledico per non essere li a proteggerti da questo massacro, da questo infermo scatenato da questo meraviglioso pianeta, che questa volta si sta rivelando il peggiore degli assassini. La gente intorno a me urla terrorizzata, sono urla strazianti, anche io vorrei urlare, non di terrore ma per quanto sono disperata a saperti sola a casa. La scossa così come è incominciata è finita, proprio mentre io mettevo i piedi fuori dal teatro dove suonavo, intorno a me sembra un campo di battaglia, calcinacci, parti di palazzi e interi pezzi del manto stradale sono sollevati come se la terra si fosse alzata di colpo. Alcune macchine sono state centrate in pieno dai calcinacci, e ora chiunque stava al loro interno sicuramente ha lasciato questa terra. Forse è meglio, lo spettacolo che appare davanti a me è desolante. La nostra bella Tokyo che crolla a pezzi per una scossa sismica. La città che ha visto crescere me e il tuo papà, che ha visto nascere il nostro amore e anche la tua adozione ridotta in questo stato. Stato che rispecchia perfettamente il mio cuore in questo momento. Distrutto. Distrutto dall’incertezza della vita che ci si para davanti, distrutto dalla disperazione di non sapere dove siete finiti te e il tuo papà; e infine distrutto come i tuoi sogni  piccola mia. Chissà se un giorno questa città potrà essere come quella che era fino a ieri, se riuscirà a lasciarsi tutto questo alle spalle. Ora come ora non credo che sia possibile. Intorno a me la folla inizia a dire che c’è un allarme tsunami. Un maremoto. È strano come a sentire questa parola mi vengano i brividi, una volta ero io a distruggere un demone con la sola forza di un maremoto, con la sola forza del mare che mi rendeva sicura. Ma sono passati tanti anni ed è tutta un’altra storia questa, impossibile da raccontarti eppure anche te piccola mia eri parte di questa forza che ormai si è assopita dentro di noi. Lo stesso mare che probabilmente tra poche ore, se non minuti spazzerà via tutte queste macerie, come aveva spazzato via in me l’insicurezza di bambina. Mi sento fragile come una foglia, vorrei poterti abbracciare, vorrei poter avere te e il tuo papà vicino.

**

La terra ha smesso di tremare da poco, e io so benissimo cosa fare, devo cercarti, devo raggiungervi, non posso lasciarvi sole in questo posto devastato dalla distruzione. Quanto vorrei sentire nuovamente il vento come tanto tempo fa, solo una volta. Il tempo necessario per portarmi da te, da voi. Il tempo necessario per salvarvi dall’onda che hanno annunciato, ma so già che sarà tutto inutile. Sarà tutta inutile la mia corsa contro il tempo per cercare di trovarvi a entrambe, per potarvi in salvo da questo incubo che si chiama pianeta terra, per portavi via lontano da qui e vivere il nostro sogno di vita. Sembra così strano parlare di sogni in momenti come questo, eppure mi sento di nominarli mentre salgo la moto per sfrecciare verso casa più veloce che posso, preparata ad affrontare alcuni cambi di percorso a causa dei danni provocati dalla scossa sismica. Lo giuro su me stessa: fosse l’ultima cosa che faccio vi troverò.

Sfrecciando in moto leggo lo sconforto, la paura e la disperazione di chi ha perso tutto e spero con tutto il mio cuore di non avere la stessa sorte di questa gente, perché a me basta perdere voi  e già ho perso tutto, non avrebbe più senso vivere su questa terra, non avrebbe senso ricominciare tutto da zero senza voi due al mio fianco. Vorrei tornare indietro nel tempo a quando ancora avevo i miei poteri, ma non posso il tempo delle battaglie è ormai finito da un po’. E l’unica cosa che ci rimane e combattere contro una vita crudele. Lacrime calde mi scorrono sul viso dietro la visiera del casco, ogni minuto è prezioso è il tempo passa inesorabilmente. Sono sicura che quando vi raggiungo sarà veramente troppo tardi e l’acqua avrà cancellato già tutto.

**

Qui sotto è tutto buio, fa freddo, sento in qualche modo l’aria entrare per ossigenare la camera d’aria che si è venuta a creare, ma ho paura. A cinque anni non posso andarmene così, non posso lasciarti mamma, eppure il dolore alla gambe è troppo forte, non riesco a non piangere mi sembra che un migliaio di punte accuminate mi trafiggono la carne, anche Tippete si sente tutto solo qui al buio e la zia non è ancora tornata a salvarmi. Sono così debole, mi viene sonno…o almeno credo che sia sonno. Mi manchi mamma.

**

Mi dirigo più veloce che posso verso casa, se tutto va bene e le strade non sono danneggiate in meno di venti minuti con passo svelto la posso raggiungere. Devo raggiungerla. E’ pur sempre nostra figlia, e non la lascerò sola, le persone terrorizzate per me non significano niente. Non sono niente in confronto al terrore che deve provare Hotaru  ovunque sia. Inutile chiamare i soccorsi, si perderebbe troppo tempo e in questi casi il tempo è tiranno. I soccorsi tarderebbero ad arrivare con tutti i feriti che incontro sul mio cammino, chi ha la testa rotta, chi ha un braccio ferito, e chi ancora non riesce a camminare perché ha un problema alla gamba. Dopo tutto io posso ritenermi fortunata, ma al solo pensiero che loro due non ci siano più o che siano gravemente ferite non mi fa tirare nessun sospiro di sollievo. E’ impossibile.

Giungo presso casa nostra in pochissimo tempo, e lo spettacolo che si apre alla mia vista e struggente, metà della nostra casa è crollata, e la parte in questione comprendeva proprio la cameretta del nostro piccolo angelo. Corro, cercando di non farmi prendere dalla disperazione, e giunta nel giardino vedo affiorare dalle macerie un braccio… la carnagione è leggermente più scura del normale, è Sidia. La chiamo senza ottenere risposta e mi accorgo poco dopo che è ghiacciata. Sono arrivata troppo tardi, sento le lacrime salirmi agli occhi, incapace di credere a ciò che sto vedendo, la nostra vita distrutta come se fosse un aquilone in balia della furia del vento. Lacrime di disperazione mi assalgono mentre crollo a terra esausta per la corsa, e senza sapere più che fare. Solo in questo momento tutta la tensione accumulata durante il disastro sfocia in un pianto a dirotto.

**

Appena arrivo a casa, la vedo sembra terribilmente indifesa vicino a quelle macerie, e così tremendamente fragile da suscitare in me un immensa tenerezza, è bellissima anche in questo momento quando è lacerata dal dolore, non posso fare a meno di inginocchiarmi dietro di lei e abbracciarla, non riesco a dire nient’altro siamo arrivate troppo tardi, troppo tardi per salvare nostra figlia, troppo tardi per salvare la nostra migliore amica. Troppo tardi per tutto. Milena si stringe forte contro di me, sentire il calore del suo respiro contro di me mi rincuora, ancora qualcosa di familiare è rimasto in questo mondo che sembra così ostile ora. In fondo noi esseri umani che cosa siamo? Niente! Siamo solo degli ospiti su questo pianeta, ospiti che stanno diventando troppo invadenti nei confronti di un organismo che siamo incapaci di controllare, e che siamo in grado solamente a sfruttare. Ed ecco che quando non ne può più questo organismo decide di ridurci a un ammasso di briciole, perché in fondo è quello che siamo, un ammasso di cellule insignificante penso, mentre abbraccio Michiru che è disperata.

Da sotto le macerie però arriva un pianto, è il nostro piccolo angelo, e facendo il giro dall’altro lato del cumulo di pietra la vediamo spuntare, o meglio vediamo la sua gamba, ma nello stesso momento però suona l’allarme per il maremoto in arrivo, i minuti sono contati, e dobbiamo agire in fretta se vogliamo cercare di salvarla. Nonostante le lacrime Michiru trova un leggero filo di speranza e inizia a spostare i detriti che coprono la fessura da cui si intravede la bambina. La sirena sembra il grido di un mostro che sta per piombare dall’alto con l’intento di portare via qualsiasi cosa trovi sul suo cammino. Vorrei spaccare questa maledetta sirena fermare il tempo e portarle in salvo entrambe, dare la possibilità a tutti di salvarsi in questo modo. Ma non mi è possibile.

**

All’improvviso tutto il buio che mi circondava sembra essere scomparso, mi bruciano gli occhi, mi fanno male non sono più abituati alla luce, e sento un suono forte, come l’ululato di un branco di lupi che sta cercando di stringere la morsa attorno alla sua preda. E invece della morsa del lupo arrivano delle braccia, le braccia della mamma le potrei riconoscere tra mille, lei è la mia mamma ed è isostituibile. Come io sono la sua bambina, non potranno dividerci mai, neanche le cose più brutte. So che sarà così per sempre. Perché il nostro legame è fortissimo.

**

Appena stringo forte a me Hotaru mi sembra che sia avvenuto un miracolo, la nostra bambina è veramente un angelo, un angelo miracolato, ma non ho tempo di pensare; avvertiamo le grida dell’altra gente che urla tsunami, l’onda sta arrivando e l’unica cosa che mi viene in mente per salvare le persone che amo, è dare Hotaru in braccio ad Haruka in moto. Per tutte e tre non c’e posto sulla moto di Haruka, ma sacrificarmi per loro è un prezzo esiguo da pagare rispetto a tutto l’amore che mi donano, do la nostra bambina ad Haruka che capisce subito cosa ho intenzione di fare e prova a impedirmelo ma ormai ho già deciso, l’unico pegno del mio amore che posso lasciare a mia figlia è un ciondolo, con scritto un piccolo augurio:” Do not stop dreaming, never”. Non smettere di sognare, mai. E’ l’unico augurio che posso dare a mia figlia per una vita felice che possa cancellare almeno in parte il dolore di questo distacco da parte mia, nella speranza che riesca a farsi una vita, non riesco a trattenere le lacrime quando abbraccio per l’ultima volta Haruka. Dolce amore mio, è giunta l’ora di separarsi. “Vai ti dico” guardandoti in quei bellissimi occhi verdi attraverso la visiera del casco. Suona come un addio, lo so. Ma in fondo è quello che è. E così vedo il mio amore più grande sfrecciare via, per combattere la marea d’acqua che sta per travolgere tutto, che sta per travolgere me. E’ tremendamente buffo, un tempo sono stata la guerriera del mare… e ora proprio il mare mi strappa alla vita, il mare che per me è sempre stato un confidente, un amico e forse anche una famiglia. Quella famiglia che non ho mai avuto, sembra così caldo e accogliente, che non mi viene neanche l’istinto di lottare. I miei ultimi pensieri vanno a te figlia mia, nella speranza di vederti felice dal cielo.

 

Note dell’autrice: So già che il finale a molti non sarà piaciuto, ma credo che sia abbastanza realistico, spero di non aver reso banale un fatto così tragico come quello a cui è dedicata questa One-shot. Come avrete capito a parlare sono Hotaru, Michiru e Haruka a turno e sempre in quest’ordine, ho usato tre punti di vista in prima persona. Fatemi sapere come vi è sembrata.

   
 
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