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Autore: Nanix    26/03/2011    1 recensioni
Etienne è una ragazza di 25 anni, con una passione sfrenata per i dolci. Ama farli e ci mette l'anima nel suo lavoro. Le sfortune arrivano quando: rompe lo specchio, un gatto nero gli attraversa la strada, perde il lavoro,la sua migliore amica se ne va in Canada, fa un incidente in macchina con uno stronzo affascinante, scopre il suo ragazzo in un hotel con una biondina e come ciliegina sulla torta rovescia il caffè sulla camicia dello stronzo affascinante.
Se foste in lui voi che fareste? Minimo le fareste pagare il lavaggio della camicia.
No, lui le chiede di essere la sua ragazza e di lavorare nella pasticceria del suo hotel. Per quale motivo?Bhe leggetela.. :)
Mi spiace ma momentaneamente l'ispirazione è andata a farsi benedire, spero torni presto. Ho in testa di tutto ma nulla che interessi alla storia. Spero di riprendere presto.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Trust I seek and I find in you
Every day for us something new
Open mind for a different view
And nothing else matters

Dalla radio sveglia sul comò parte la canzone dei Metallica: Nothing Else Metter.
Canticchio qualche nota, e so già che questa canzone mi accompagnerà per tutta la giornata.
Mi alzo dal letto, e mi avvicino alla finestra della mia stanza.
Il sole brilla alto in un cielo limpido e senza nemmeno l’ombra di una nuvola.
Questa è la mia giornata, e nessuno me la può rovinare.
Dal calendario affisso sulla parete, su questo giorno compare una X grande e rossa e questo aumenta il mio buon umore, dandomi la consapevolezza che oggi è la giornata perfetta.
L’orologio segna le 7.30 per timore di far tardi al lavoro faccio colazione velocemente e mi preparo sempre allo stesso ritmo, sbadatamente faccio scivolare uno specchio per terra e questo si rompe in mille pezzi che si sparpagliano ovunque nella stanza.
Alla bene e meglio cerco di raccattarli maledicendo la mia imbranataggine.
Sono le 8 in punto quando passo davanti allo specchio e mi do un ultima controllata.
I capelli mori sono sistemati in una coda di cavallo perfetta, il tailleur nero scivola elegante sul mio fisico, un po’ magro e forse anche un po’ troppo privo di forme, ma infondo in quel momento la cosa che mi interessa è di essere elegante e credo di esserci riuscita.
Prendo le chiavi e mi avvio alla macchina.
Povera la mia Nissan Micra, ha veramente bisogno di una bella lavata e magari di un miracolo per far sparire tutti quei segni sulla carrozzeria.
Salgo e metto in moto, tempo due minuti e un gatto nero mi passa davanti ma non gli do molto peso. Non sono mai stata una persona superstiziosa, anzi, sono esattamente il contrario.
Arrivo al ristorante, dove da quasi 5 anni lavoro come pasticcera, e quello che mi si presenta davanti non mi piace per niente.
Attorno al locale ci sono molti uomini in giacca e cravatta, sul margine della strada un camion dove vedo alcuni strani tipi portare fuori dal locale la mia cucina.
Parcheggio in tutta fretta e appena noto tra quella marea di gente il mio titolare, gli vado in contro.
Parla ad alta voce in un tono tra il disperato e l’arrabbiato, mentre i signori in giacca e cravatta lo ascoltano attentamente annuendo di tanto in tanto.
-Capo, che succede qui?.-
Si voltano tutti quanti nella mia direzione, uno dei signori mi sorride ammirato, magari in circostanze diverse un gesto del genere mi avrebbe reso felice, ma in quel momento mi innervosisce.
Il mio titolare, un uometto basso e cicciotello ma buono come il pane, vedendomi sbianca immediatamente.
-Che ci fai qui?-
-Bhe devo lavorare no? E poi oggi è il primo giorno come dirigente. Se n’è forse scordato?-
Mi guarda basito con gli occhi sgranati. Che strani gli occhi del mio capo, sono marroni con qualche piccola punta ambrata. Cioccolato e caramello fusi assieme.
-Vieni con me.-
Mi afferra, non troppo gentilmente, per il braccio e mi allontano con lui.
-Che succede, capo?-
-Bhe vedi..è buffo sai.- Inizia a ridere mentre io mi innervosisco sempre più. –Ti ho dato ieri la promozione e oggi devo chiudere il locale, perché sono pieno di debiti.-
Resto allibita. Come diavolo fa a ridere in una situazione del genere? Rimango a bocca aperta per non so quanti minuti, poi alla fine mi riprendo.
-E io?la mia promozione?-
-Bhe diciamo che non ho mai firmato il foglio per la promozione, quindi tecnicamente sei una pasticcera come tante, ma vedrai che troverai un altro lavoro in fretta. Ora scusa ma quei signori aspettano me.-
Qualcuno mi dica che è solo un incubo, in realtà il mio capo ha firmato il foglio, io sono ancora a letto e non è vero che ho perso il mio lavoro.
Mi do un pizzicotto sul braccio, e quando mi rendo conto che è tutto vero, dalla rabbia tolgo una scarpa e la lancio in testa al mio titolare.
La solo cosa piacevole di questa mattina è l’averlo preso in testa ed avergli fatto male.
Guardo il mio orologio e mi rendo conto che sono solo le nove, d’andare a casa non ne ho minimamente voglia, da Tayler, il mio ragazzo, non posso andare perché sicuramente è al lavoro. Almeno lui.
Quindi la sola cosa che posso fare è andare dalla mia migliore amica, la mia ancora di salvezza, il mio salvagente in mare aperto. Ok forse sto esagerando un po’, ma in fondo è esattamente cosi, so di poter sempre contare su di lei per qualunque problema, dal cosa indossare per un appuntamento a come non incasinarmi la vita.
Casa sua dista quasi venti minuti da dove lavoro, o meglio dove lavoravo. Quando penso alla mia promozione sfumata e al lavoro perso mi monta una rabbia in corpo che tornerei indietro e tirerei sotto il mio ex capo.
Joyce, abita al 3 piano di una palazzina ristrutturata recentemente, è una zona tranquilla ben lontana dal caos cittadino.
Da quando la conosco, so che è sempre stata una persona mattiniera e so per certo di non disturbarla, suono un paio di volta il campanello e quando mi apre le butto le braccia al collo iniziando a piangere.
-Che..-
-Joyce, la mia pasticceria.-
-Cos’ha?-
-Ha chiuso.-
Appena mi riprendo un attimo inizio a raccontarle per filo e per segno tutto quello che è capitato stamattina, partendo dallo specchio rotto, il gatto nero e la pasticceria, ovviamente continuando a starle abbracciata. Per fortuna che c’è lei.
Una voce maschile mi riporta alla realtà, e sulla porta della camera vedo Brad, il suo ragazzo da una vita. Si conoscono da quando avevano 15 e stanno assieme da allora, 10 anni che sono fidanzati e da 4 convivono.
-Joyce, sei pronta?-
Mi stacco e mi rendo conto che è già vestita, in genere anche se mattiniera, resta in pigiama fino a mezzogiorno, dato che lei lavora dalle 14 alle 18 può permetterselo. Vederla vestita mi sorprende un po’.
-Scusa, stavate andando via? Se mai ripasso domani.-
Tiro su col naso mentre Joyce mi guarda strana, come se avesse tanto da dire ma non trovasse le parole adatte per farlo.
-Vedi, noi..partiamo.-
-Ah una vacanza. Bhe si ci vuole ogni tanto. Quanto stai via, una settimana, due?
-Un anno.-
Resto allibita.
Sbaglio o la mia migliore amica, la mia ancora di salvezza, il mo salvagente ha appena detto che parte e sta via un anno?
-Stai scherzando Joyce?-
-No, scusa se non te l’ho detto prima, ma Brad ha trovato un affare in Canada, un buon affare, solamente ieri. Ho provato a chiamarti ma il tuo cellulare era spento. Ma te l’avrei detto..-
-Ah si e quando? Una volta in Canada?-
-Bhe..si-
Viva l'onestà. Sono arrabbiata e delusa, da parte sua non me lo sarei mai aspettato.
La guardo in malo modo per l'ultima volta, e dopo aver ringraziato Brad per portarla lontano da me, con indosso solo una scarpa, i capelli in distordine, il trucco sbavato me ne ritorno alla macchina.

Non so dove andare, mi sembra di non avere una meta. Bhe in un certo senso è cosi veramente, tecnicamente ora sono libera, niente lavoro, niente problemi, niente di niente. Solo io e la mia libertà. Beh quasi, solo io e la mia libertà, perchè al semaforo rosso uno stronzo patentato mi viene addosso, rovinando il posteriore della mia macchina e facendomi prendere uno spavento notevole.
Assieme allo stronzo, marchiamo bene il concetto, mi sistemo ai bordi della carreggiata, e solo una volta scesa dall'auto mi accorgo che è stato un Suv e nemmeno tanto piccolo a rovinarla, la cosa comica è che la sua macchina non ha un graffio, mentre la mia ha la targa mezza distrutta.
Lo stronzo, sempre per marcare bene il concetto, scende dall'auto guardando accigliato la macchina e solo dopo quasi dieci minuti si rende conto della mia presenza.
-Mi scusi, non era mia intenzione venirle addosso.-
-Ci mancherebbe anche che fosse una cosa intenzionale.-
L'uomo, mi guarda da capo a piedi, in quel momento ammetto di non essere nel pieno della forma e arriccia il naso quasi disgustato. Stronzo, non ho nessuna malattia è solo una giornata nera, e di certo tu non la migliori.
Però, lasciando perdere la macchina col posteriore ammaccato, devo ammettere che ha un certo fascino. Alto quanto basta, quasi 1.80, bel fisico, capelli corti e nerissimi, magari se li tinge, occhi di un azzurro intenso e un pò di barba che mette in risalto gli zigomi pronunciati ma che nasconde le labbra.
Affascinante o meno resta uno stronzo e per giunta arrogante.
Ok che è vestito in maniera elegante e hai una macchina grossa, ma puoi anche evitare di guardare con quell'aria di superiorità.
-Tieni questo è il mio numero, ora devo andare, ho un affare urgente e non ho tempo da perdere. Buonagiornata.-
Buona giornata? Ma vaffanculo.
Lo maledico mentre me ne torno alla macchina, decisa ad andare a farmi un giro per sfogare la mia rabbia.
Passando davanti ad un hotel noto una macchina che conosco fin troppo bene, li per li mi sembra una coincidenza, ma per togliermi ogni dubbio parcheggio la mia poco lontano dalla sua e mi avvicino.
Mercedes nero, stessa targa, stesso graffio sulla portiera fatto accidentalmente da me dopo aver scoperto il suo tradimento, accaduto esattamente un mese fa, il mio capello nero sul sedile posteriore. Qualcosa non torna.
Torno alla mia macchina, conciata come sono non mi fanno nemmeno entrare in hotel, quindi cerco di darmi una sistemata e dal baule prendo le mie scarpe di riserva. Non perchè ho il vizio di tirarle in testa alle persone ma perchè per guidare sono più comode.
Entro e fingo di volere una camera, solite domande, soliti documenti, alla fine prendo le chiavi della stanza e mi dirigo al piano superiore.
Eccolo li. Quel grandissimo pezzo di popo assieme ad una biondina tutta curve e trucco perfetto.
Cerco di trovare ogni scusa possibile e immaginabile, ma non ce ne sono, è fin troppo evidente, specialmente dopo che lui la bacia e le mette le mani sul fondo schiena, fin troppo extra large per il fisico che ha.
-Io ti ammazzo.-
Faccio notare la mia presenza con una frase molto dolce, lui si volta e per poco non gli viene un colpo. Ma magari gli venisse un accidenti. La biondina si stacca mentre io mi avvicino e gli mollo una sberla in pieno viso lasciandogli ben impresse le mie cinque dita.
-Etienne, posso spiegarti tutto.-
-Direi che c'è ben poco da spiegare.-
Lo guardo attentamente sperando di vederlo inginocchiarsi ai miei piedi implorando perdono, ma al contrario scarica la colpa su di me, dicendo che ho sempre messo il mio lavoro, la mia migliore amica e il criceto prima di lui.
Peccato che nel giro di poco io abbia perso tutto, il mio piccolo criceto è morto d'infarto, ho perso il lavoro, la mia migliore amica è stata rapita dal suo ragazzo e portata in Canada e per finire il mio ragazzo che mi tradisce.
Resto allibita dalla quantità d'accuse che muove nei miei confronti e una volta finito mi saluta augurandomi buona fortuna e se ne va con quella coniglietta di playboy.
Peggio di cosi non può andare.
Barcollando arrivo alla toilette, dove specchiandomi mi rendo conto d'essere un mostro che cammina.
Rimango per quasi una decina di minuti a fissare la mia immagine allo specchio, poi rendendomi conto che non è lo specchio magico e che non mi dirà mai che sono la più bella del reame, esco dal bagno.
Tutto normale fin qui, peccato che aprendo la porta con la grazia di uno scaricatore di porto vado a sbattere contro lo stronzo che mi è venuto addosso in macchina, facendogli rovesciare il caffè, preso probabilmente da Starbucks all'angolo.
Il caffè finisce inevitabilmente sulla camicia bianca sporcandogliela totalmente.

So di averne altre in corso, ma da molto mi frullava in testa questa storia e non potevo non scriverla. Quindi fatemi sapere che ne pensate mi farebbe molto piacere^^


  
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