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Autore: AliceCrowley    26/03/2011    1 recensioni
Troviamo il coraggio di dire basta. Cerchiamo la forza per reagire... Speriamo in un futuro migliore, ma sperare e basta non è sufficiente.
Bisogna credere e avere fiducia. E' necessario dotarsi di uno spirito combattivo inarrestabile... Anche se crediamo di non esserne in grado, prima o poi arriverà il momento in cui non ci sarà più possibile sopportare, e lottare sarà la nostra unica ancora di salvezza...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Shht... Non parlare Rain, fai silenzio. Potrebbre essere pericoloso."
Le parole mi rombombano nella testa inutilmente, continuamente.
Il tempo passa e io non riesco a trovare una soluzione.
Il tempo passa e la paura cresce, il pericolo aumenta, e le lacrime che mi rigano il viso sono sempre più numerose. 
"Shht... Potrebbe sentirti, Rain, abbassa la voce."
Annuisco tra me e me, ma senza trovare il coraggio di scostare le coperte.
E' mattino Rain, devi svegliarti!
Lentamente mi alzo dal letto per andare ad aprire le pesanti tende di velluto rosso che proteggono la stanza dalla luce fredda del mattino.
I dolori alle ossa sono ogni giorno più forti, al punto che mi sembra di essere completamente distrutta, come se mi fosse passato addosso uno schiacciasassi.
Mi avvicino alla scrivania, e per sbaglio vedo il mio riflesso nello specchio appeso al muro. Mi guardo per qualche istante, cercando di decifrare la mia stessa espressione, ma non capto nulla di nuovo: Una comune ragazza delle scuole superiori, con il corpo ricoperto di lividi scuri fuori, e da cicatrici profonde dentro.
Il viso intatto.
Non può martoriare anche quello, gli altri lo vedrebbero.
"Shht! Gli altri non devono sapere!" Sibila la voce nella mia testa, una voce guidata dalla paura più che dal buon senso. 
Gli occhi gonfi di lacrime sembrano poter esplodere da un momento all'altro, ma non lo fanno, perchè tutti mi chiederebbero per quale motivo piango. 
"Non sai mentire." Mi accusa nuovamente la voce.
Scuoto la testa, come se volessi risponderle. E' vero, io non so mentire, e se ne parlassi con qualcuno, lui mi picchierebbe ancora. Questo non deve succedere.
Devi sopportare... Nulla si ottiene senza dolore, Rain. 
"Perchè? Che cosa sto ottenendo così?" Mi domando ad alta voce, sperando di ottenere una risposta concreta, un segno, un suggerimento.
Così puoi continuare a vivere...
Che immensa bugia, nessuno crederebbe mai a queste cose. Quella che vivo io non è vita, è soltanto un esistenza senza uno scopo ben preciso, troppo faticosa per essere portata avanti a testa alta e con il sorriso sulle labbra, e che ha probabilmente come unico obbiettivo quello di non morire.
Distolgo il mio sguardo dallo specchio per chiudermi in bagno prima che si svegli.
Passo davanti allo studio di mio padre, dentro il quale si chiude tutte le volte, dopo che ha finito di picchiarmi a sangue. 
Ripensando a tutto quello che mi ha fatto in questi anni, mi viene voglia di piangere, di urlare, di picchiarlo a mia volta, di fargli vedere che non sono debole. 
"Sicura di non essere debole?" 
La verità è che non lo so. Di certo se fossi stata una persona forte come mia madre, non sarei in questa situazione. Se fossi stata come lei sarebbe stato tutto profondamente diverso. 
Lei gli aveva sempre tenuto testa, non si era mai fatta toccare neanche con un dito, e di certo lui non aveva mai avuto il coraggio di affrontarla in una conversazione come avrebbero fatto due normali adulti. 
La vita che conducevamo era normale. E lo è stato fino a che mia madre non si è ammalata di cancro. E' successo quattro anni fa, e due anni fa è morta, lasciandomi da sola.
"Allora, invece di piangerti addosso, se hai un pò di coraggio nascosto da qualche parte, perchè non provi a lottare ancora una volta?"  Mi domando, stavolta con un tono più deciso.
Non so neanche questo. Non riesco a decidere cosa sia giusto fare. 
"Adesso basta! Credi di essere in una favola? Levati di dosso quel vestito da povera principessa in difficoltà! Lo capisci che nessun principe azzurro verrà a salvarti? Rimboccati le maniche e gli orli di quell'abito da Cenerentola, e comincia a combattere!"
Annuisco più convinta, e appoggio una mano sulla maniglia della porta dello studio di mio padre, ed entro senza neanhce bussare, come invece richiede da quando sono nata.
Questa mattina, nella stanza c'è un forte profumo di incenso mescolato all'odore inconfondibile delle sigarette costosissime che fuma da sempre, lo stesso odore che probabilmente avevo addosso anche io per colpa sua. 
"Chi diamine ti ha detto di entrare?!" Dice con il suo solito fare minaccioso.
Gli sorrido chiudendo la porta alle mie spalle.
"Sono venuta a salutarti, papà."
Il suo sguardo sembra confuso, ma non risponde subito.
E' la tua vita, te la devi riprendere.
"Esci immediatamente di qui prima che ti faccia del male."
"Non ti preoccupare, adesso esco, e non mi vedrai più. Sei contento?" Gli chiedo continuando a sorridergli, dimostrando così la mia nuova determinazione, che ha preso il posto della paura.
I suoi occhi si spalancano così tanto che sembra addirittura spaventato.
"Tu non vai da nessuna parte, Rain."
Le sue parole mi suonano talmente banali e insicure che mi viene da ridere, e con mia grande sorpresa, rido davvero, per la prima volta dopo non so quanti anni di pianti.
"Ah no? Quanto vogliamo scommettere? Dopo quello che mi hai fatto, il minimo che tu possa fare è lasciarmi vivere una vita normale. E se adesso proverai a picchiarmi un'altra volta, io chiamerò la polizia." Dico mostrandogli il cellulare. "Sai perchè? Perchè tu non hai nessun diritto di decidere per il mio futuro, sempre che tu voglia darmi la possibilità di averlo, questo futuro.
Mi chiedo se prima o poi non mi avessi uccisa. Magari lo avresti fatto per sbaglio. Pensaci un attimo: un calcio di troppo e sarei andata per sempre... E poi che cosa avresti fatto? Non avresti avuto più nessuno da torturare. Su chi ti saresti sfogato? Ti saresti picchiato da solo? No, non credo. Avresti provato odio per te stesso probabilmente, perchè un uomo peggiore di te non lo hanno ancora creato, e probabilmente non esisterà mai."
La sua bocca si spalanca formando un cerchio perfetto, ma incapace di muoversi per rispondere.
"Se proverai a cercarmi, ti assicuro che te la farò pagare!" Esclamo con il sorriso sulle labbra, citando mia madre, che lo diceva di continuo, senza paura delle conseguenze.
Il suo sguardo è indecifrabile, ma capisco che non mi fermerà. 
"Ti auguro tutto il male possibile. Te lo dico davvero con il cuore. Perchè vorrei che tu provassi almeno la metà ciò che ho provato io in tutto questo tempo. Non ti posso perdonare, dico sul serio. Forse un giorno in un futuro molto lontano, soltanto quando sarò riuscita a raggiungere una felicità talmente grande in grado di farmi dimenticare tutto questo, allora forse potrò perdonarti."
Abbassa la testa in segno di sconfitta e annuisce, come farebbe un bambino che è appena stato sgridato dai genitori.
Faccio per uscire, ma mi blocco sulla soglia quando sento la sua voce.
"Spero che tu riesca ad essere felice." Dice senza incrociare il mio sguardo, e per la prima volta nella mia vita, le sue parole mi suonano sincere, vere. Non ipocrite.
Non gli rispondo, perchè non se lo merita, ma lo guardo per l'ultima volta dritto negli occhi, e quello che vedo è lo sguardo di un padre che guarda un figlio andarsene via per sempre.
Addio. Penso mentre preparo le mie cose ed esco di casa.
Dove potrei andare? 
Dai parenti di mamma? Di sicuro non mi lascerebbero in mezzo ad una strada.
"Ovunque tu vada, va bene così. Qualsiasi cosa accada, va bene così. Hai fatto ciò che dovevi fare."
Annuisco convinta di questa affermazione.
Esco di casa e mi chiudo la felpa fin sopra il mento. E' una mattina fredda, ma il cielo si è rasserenato, e questo mi da motivo di continuare a sorridere.
"Va bene anche se commetterai errori. Continua ad andare avanti, perchè sei riuscita a trovare il coraggio che centinaia di donne non hanno ancora trovato.
Sii forte. Dovresti esserlo sempre. Puoi esserlo in qualsiasi posto, in qualsiasi momento."
Prendo la strada che va verso la stazione degli autobus con un passo tranquillo, e la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta.
Se avessi rimandato anche solo di un giorno? Cosa sarebbe successo? Sarebbe stato troppo tardi?
Non ha importanza. Affronterò il presente a testa alta. E' finito il tempo per piangere.
Bastarà avere coraggio, e in questo modo sono sicura che troverò la forza di andare avanti, giorno dopo giorno.
  
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