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Autore: V M Bell    26/03/2011    2 recensioni
Il Profeta esalta l’era del mandato di Kingsley Shacklebolt come un’epoca di grandi riforme e di estrema tolleranza, ma Draco sa fin troppo bene che la tolleranza può arrivare solo fino ad un certo punto.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Tonks, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Vae Victis

Disclaimer: non sono la proprietaria di nulla. Altrimenti sarei a bere una lunga serie di Cuba Libre alle Barbados, non certo a far la fame tra le incantevoli nebbie della pianura padana.

N.d.T.: questa one-shot, di cui potete trovare la versione in inglese a questo link, è stata scritta da V.M. Bell. Ho cercato di essere il più fedele possibile all'originale, ma in alcuni punti sono stata costretta a tradurre un po' libeamente per rendere il tutto più scorrevole. Se poi le "formule giuridiche" fanno schifo o sono insensate, cercate di capirmi, ma ho fatto tutt'altro che legge.

E visto che sono qua colgo anche l'occasione di ringraziare chi ha letto/commentato/inserito tra preferiti, seguiti e/o ricordati Accidental (ringrazia anche Little Witch).

Buona lettura,

LuxLucis

VAE VICTIS

9 Agosto 1998

Cara Andromeda,

Immagino che tu non aspettassi nessuna corrispondenza da parte mia, così come io non avrei mai pensato di avere ancora contatti con te, ma eccomi qui, a scrivere una lettera ad una sorella con la quale non parlo più da quando eravamo ad Hogwarts insieme. Che anno era, Andromeda – 1971, se mi ricordo bene? Merlino, sono passati quasi trent’anni? Non basterebbe tutta la carta di questo mondo per raccontarti quello che è accaduto da allora, ma in ogni caso non ti sto scrivendo solo per rievocare i vecchi tempi. Ti sto contattando, invece, in merito ad una questione di estrema urgenza e con la speranza che ascolterai, o per essere più precisi, che leggerai la mia supplica.

Ieri io e Lucius abbiamo ricevuto tra la posta una convocazione al Wizengamot con un preavviso di sei giorni, la lettera non spiegava in dettaglio la ragione della chiamata, ma non ce n’era alcun bisogno. Ho il sospetto che ci interrogheranno sulle attività dell’Oscuro Signore e in seguito ci accuseranno di quello che più riterranno opportuno. Hanno già cominciato ad inviare i suoi sostenitori ed i suoi servitori ad Azkaban, che, senza i Dissennatori, non è più certo quella di una volta, ma la prigione non può mai essere considerata piacevole. Ti scrivo non perché desidero la tua compassione o il tuo perdono – restando il fatto che non voglio né l’uno né l’altra – ma per amore di mio figlio. Draco è stato gravemente segnato nel corso degli ultimi tre anni: ha visto suo padre sbattuto in galera, è stato costretto a sottomettersi agli ordini dell’Oscuro Signore ed ora viene evitato e guardato con sospetto dai suoi compagni. Per questo, affido a te il benessere di mio figlio. Ti occuperai di lui, il tuo ritrovato nipote, nel periodo in cui io e Lucius verremo rinchiusi ad Azkaban, vero?

(Supponendo che rimanga ancora del denaro a nostro nome quando verremo rilasciati, io e Lucius potremo ricompensarti in modo più che adeguato per il tuo aiuto.)

Cordialmente,

Narcissa Malfoy

 

***

 

Draco è in biblioteca che sta leggendo la Gazzetta del Profeta quando sua madre lo avvicina.

“Ti posso disturbare per un attimo?” chiede, sedendosi di fianco a lui.

Risponde scrollando le spalle “Certo.”

“Posa il giornale, se non ti dispiace.”

“Ma mamma, lo sto leggendo.”

“Draco, per favore”

Sospirando, piega il giornale e lo appoggia sul tavolino da caffè. “Contenta?”

“Potrebbe giungere il momento”, mormora, prendendogli le mani, “in cui tuo padre e io non potremo essere qui per te.”

“Che cosa vuoi dire?”

“Tuo padre ed io domani ci presenteremo al Wizengamot. È probabile che – ” prende un profondo, tremante respiro “ – che non faremo ritorno.”

Lui guarda il giornale, la prima pagina del Profeta presenta in bella vista la fotografia di due maghi allampanati e smunti, con le mani incatenate. Sopra di loro il titolo recita a caratteri cubitali “ERGASTOLO AI FRATELLI LESTRANGE.”

“Vi manderanno ad Azkaban?”

“Se dovessi fare un’ipotesi, sì, ci proveranno.”

Annuisce, comprendendo perfettamente, ma un barlume di inutile speranza si insinua nei suoi pensieri. “Mamma, e se non ti interrogassero? Tu non hai – non lo hai seguito fino alla fine…”

Le scappa una risata crudele “Sei davvero così ingenuo? Tuo padre è un noto Mangiamorte, così come mia sorella Bellatrix. Pensi davvero che mi lasceranno andare con parentele come queste? Hanno paura che possiamo tornare a rovinare di nuove le cose per loro.”

“Che cosa mi succederà?” balbetta.

Lei si volta verso di lui, guardandolo con i suoi bellissimi, addolorati occhi. “Il tuo nome non era sulla convocazione. Prepara solo le cose principali – vestiti, libri, qualsiasi cosa – e preparati ad andare da tua zia Andromeda da un momento all’altro.”

Silenzio, poi Draco libera violentemente le mani dalla presa della madre, esclamando, “Zia Andromeda? La diseredata?”

 

***

 

12 Agosto 1998

Cara Narcissa,

In risposta alla tua domanda, sì, sono passati quasi trent’anni. In questo lasso di tempo tu e la tua famiglia mi avete respinta come una traditrice del mio stesso sangue e avete cancellato anche la mera memoria della mia esistenza. Ora vieni da me sulle proverbiali ginocchia, implorandomi – oh, tu sai che mi stai implorando – di aiutarti. Non hai nessuna idea di quanto sia piacevole, detenere un tale potere su di te – mia orgogliosa piccola sorella. È davvero molto, molto soddisfacente.

Potrei abbandonare il tuo adorato Draco al suo destino in questo nostro nuovo mondo – potrei ignorarlo, così come tu hai ignorato me. La vendetta è una prospettiva allettante, devo ammetterlo, ma se devo essere onesta con te e con me stessa, non sono in una posizione tale da poter esercitare il mio potere su di te. Tu sei preoccupata per tuo figlio – io ho perso un marito, una figlia ed un genero in un brevissimo periodo di tempo. Ho un nipote, Ted Remus Lupin, a farmi compagnia ed è troppo giovane – quattro mesi e continuamente preso a cambiare colore di capelli – per ascoltare le mie pene.

Ti augurerei buona fortuna per la tua comparizione davanti al Wizengamot, ma so che sarebbe inutile. Ho seguito con molta attenzione le nuove notizie ed il nuovo Ministro non sembra incline ad atti di clemenza nei confronti degli sconfitti. Ti asseconderò, invece, con estrema riluttanza e prenderò il ragazzo sotto le mie cure. Presumo che abbia già la patente per l’Apparizione? Può venire qui autonomamente.

Cordialmente,

Andromeda Tonks

 

***

 

“Udienza del quindici Agosto, lo Stato contro Lucius Malfoy, sospetto Mangiamorte, e sua moglie, Narcissa Malfoy, residenti a Malfoy Manor, Wiltshire, durante la seconda guerra.”

Draco ha visto molte cose, ma non si sarebbe mai aspettato di assistere al processo dei suoi genitori, accusati dal ministero.

“Membri della corte: Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia ad interim; Percy Ignatius Weasley, Sottosegretario anziano del Ministro ad interim; Hermione Jane Granger, Segretario della Corte ad interim e Harry James Potter, il Bambino che è sopravvisuto.”

La folla simpatizzante ride discretamente all’epiteto; Draco cerca di sprofondare ulteriormente nella sua sedia mentre guarda Shacklebolt sollevare un foglio di pergamena e schiarirsi la voce. “È lei Lucius Malfoy?”

“Sì, lo sono.” Il volto di suo padre è imperscrutabile.

“Due anni fa lei è stato accusato di aver cospirato con Lord Voldemort e di aver guidato un attacco contro il Dipartimento dei Misteri?”

Il pubblico rabbrividisce, nonostante l’Oscuro Signore sia morto e sepolto e dunque il pronunciare il suo nome non dovrebbe più essere un tabù, molti ancora lo temono, anche se i funzionari del ministero sono caldamente incoraggiati ad usarlo durante le manifestazioni pubbliche.

“Sì.”

“Da allora ha continuato a prestare servizio come Mangiamorte?”

I muscoli del suo volto si contraggono leggermente. “Quando non sono stato detenuto ad Azkaban, sì.”

“Quindi non nega di essere stato un Mangiamorte fino alla fine?”

“Se lo negassi qualcuno mi crederebbe?”

Shacklebolt guarda il foglio che sta tenendo in mano, mentre si acciglia sempre di più. “Le accuse a suo carico, signor Malfoy, sono molto gravi. Svariati testimoni l’hanno accusata di corruzione, ricatto, uso di maledizioni, tentato omicidio, tortura ed associazione con Lord Voldemort. E poi ci sono ovviamente anche accuse precedenti sempre sotto questa corte. Lo nega?”

Suo padre fa una pausa. “No.”

“Grazie signor Malfoy.” Suo padre fa un rigido cenno con il capo mentre Shacklebolt sposta l’attenzione verso la moglie. “È lei Narcissa Malfoy?”

“Sì, lo sono.”

“Lei è accusata di associazione con Lord Voldemort. Ha aiutato lui e i suoi seguaci durante l’estate del 1997?”

Lei lo guarda e risponde. “Sì, l’ho fatto.”

“A quale proposito?”

“Stavo cercando di salvare la mia famiglia,” dice lentamente, come se il concetto fosse ovvio per tutti.

“Oltre a questa circostanza, ha mai favorito i suoi piani?”

“Non che io sappia.”

“Mi ha consegnata a sua sorella, Bellatrix Lestrange.” Draco e tutti gli astanti si voltano verso una giovane donna sul banco dell’accusa che si è alzata in piedi. “Mi ha consegnata a sua sorella per essere torturata e quando io, Harry e Ron siamo stati catturati e portati in casa sua, ha convocato Voldemort.

Shacklebolt sussulta. “Lo nega?”

“No, non lo nego.”

Draco nota che Harry si protende verso Shacklebolt, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Shacklebolt annuisce. “Va bene. La corte del Wizengamot si aggiorna. L’udienza riprenderà tra cinque minuti.”

Intorno a lui, il pubblico si rilassa, mormorando e chiacchierando; Draco sente le sue mani tremare e le stringe tra le sue ginocchia. Sente qualcuno che lo tocca sulla spalla – il suo vicino, a quanto pare, sta cercando di attirare la sua attenzione.

“Quindi,” comincia, “quei Malfoy. Gente interessante, non credi?”

Draco distoglie leggermente lo sguardo per non far notare allo sconosciuto la somiglianza tra lui e suo padre: non sarebbe un’ottima mossa farsi riconoscere da qualcuno. “Sì, molto interessanti.”

“Non la faranno franca stavolta.” Dice, sbattendo un pugno contro il palmo aperto dell’altra mano. “Ci hanno detto che avevano cambiato idea, dopo che Tu-Sai-Chi è stato sconfitto la prima volta e se la sono cavata senza nessun problema. Ma ora è diverso – ora la pagheranno. Volevo solo vedere anche il figlio con loro là in piedi. Tutti e tre spediti ad Azkaban.”

“Ma – ma non crede che potrebbe essere ingiusto,” balbetta Draco “trattarli così?”

Lo sconosciuto stringe gli occhi. “Che intendi?”

“Dico, sono già stati sconfitti, giusto? L’Oscuro – Tu-Sai-Chi è morto e – e tutti sanno che hanno lavorato per lui. Non è già una punizione sufficiente?”

“Certo che no, devono essere sbattuti in galera a vita, ti dico! A vita! È il solo modo per sbarazzarsi di questi – ”

“La Corte è pronta a ricominciare.” La voce di Shacklebolt zittisce l’uomo di fianco a lui e il resto della gente. Draco, per una volta, è sollevato che ci sia di nuovo silenzio, il silenzio, almeno, non può urlare ed inveire contro di lui. “Il signor Potter vorrebbe parlare in difesa degli accusati.”

Il vicino di Draco comincia a bisbigliare furiosamente, ma “Harry Potter che parla in loro difesa?” è tutto quello che riesce a dire prima che qualcun altro lo faccia stare zitto. Draco si sporge in avanti, per osservare meglio il ragazzo bruno che si sta alzando e che sperava di non rivedere mai più.

“Non ho molto di buono da dire su di loro, ma credo di essere in debito con la signora Malfoy. Non importa perché l’ha fatto, ma mi ha salvato la vita.”

Il pubblico e gran parte del Wizengamot trattiene il respiro, il giornalista del Profeta sul suo banco privato si piega in avanti e comincia a scrivere furiosamente, Draco che nel frattempo stava studiando il laccio di una sua scarpa alza bruscamente la testa, perplesso. Mi ha salvato la vita, ha detto Potter, e Draco è certo di aver sentito correttamente; anche sua madre è rimasta impassibile.

“I dettagli sono ininfluenti, ma senza la signora Malfoy non penso che  mi troverei qui, ora. Lei e suo marito non possono essere perdonati del tutto per quello che hanno fatto e dovranno andare ad Azkaban, ma forse non per tutta la vita.”

“Bravo! Bravo!” urla qualcuno. Shacklebolt alza la mano.

“Ordine, per favore. Che il Wizengamot voti per la loro condanna prima di trattare la questione della lunghezza della pena. Chi è in favore dell’assoluzione?”

Non si alza nessuna mano.

“Durante l’intervallo si è deliberato a favore di una riduzione della condanna a dieci anni di carcere. Chi è in favore della riduzione della pena?”

Draco passa in rassegna tutti i membri del Wizengamot: più di metà delle mani sono alzate, realizza mentre si lascia cadere sulla sedia.

“Chi è in favore dell’ergastolo?”

La minoranza sospira visibilmente; Hermione Granger è una di loro.

“Lucius e Narcissa Malfoy sono dunque stati condannati alla pena di dieci anni che verranno scontati nella prigione di Azkaban. Verranno ora scortati all’esterno per ulteriori interrogatori. L’udienza è sciolta.”

Stiracchiandosi e chiacchierando, tutta la gente si alza in piedi e si prepara ad andarsene, ma Draco non può – non ancora. Cos’è questa sciocchezza sull’aver salvato la vita a Potter e, se è vero, perché sua madre non glielo ha mai detto? Si fa largo tra una moltitudine di persone fin quando non scorge un angolo libero. Corre verso la balaustra che separa i banchi dalla corte vera e propria. Sporgendosi in avanti, chiama i suoi genitori mentre si allontanano. “Mamma! Mamma!” Suo padre sembra essere determinato a non voltarsi verso di lui, l’erede da cui è stato allontanato, ma Narcissa si volta con grazia verso di lui, sorridendo tristemente.

“Va’, Draco.”

Riesce a malapena a sentire le sue parole tra l’assordante frastuono, poi se ne sono già andati.

 

***

 

16 Agosto 1998

Cara Andromeda,

Penso di aver poco di cui lamentarmi. Azkaban è molto più pulita di quello che pensavo. La maggior parte dei Dissennatori sono stati cacciati in qualche remoto angolo del mondo, nonostante sia un processo ancora in corso; ormai siamo sorvegliati da guardie umane. Sono, credo, molto più caritatevoli dei Dissennatori; ci hanno promesso un accesso sporadico a carta e piuma fino a quando saremo prigionieri obbedienti e disciplinati. Sai che scriverò quanto più spesso sarà possibile, anche se la posta in entrata ed in uscita è scrupolosamente controllata per motivi di sicurezza. Il cibo che viene servito è tollerabile abbastanza da essere ingerito. Questo è più di quanto io possa richiedere.

Azkaban, comunque, rimane sempre Azkaban, situata nelle estreme regioni del Nord. Ha dentro di sé una intrinseca follia e temo l’arrivo imminente della notte. La affronterò da sola, rinchiusa tra queste quattro mura; non ho nemmeno il privilegio di sapere che Lucius è vicino a me, potrebbero averlo anche gettato in mare e io non potrei saperlo. Forse questa è la cosa che più mi spaventa, che sono veramente isolata da tutto e da tutti.

Ma ho ancora quest’ultima connessione tra il mondo e me. Spero che Draco sia al sicuro lì con te e che mi scriverai di lui in futuro.

Cordialmente,

Narcissa Malfoy

 

***

 

Draco è seduto al tavolo da pranzo, con un piatto vuoto davanti a sé. Il suo bagaglio è fatto. Il maniero è chiuso.

Il Profeta di ieri è la sua unica compagnia; i suoi genitori lo scrutano addolorati dai loro confini fotografici, ma ha girato quel lato del giornale verso il tavolo. Non può neppure sopportare il pensiero di loro, figurarsi, quindi, la vista di quei lineamenti che si sono sempre manifestati tanto chiaramente anche sul suo, di volto.

Dovrebbe andarsene, l’ha promesso a sua madre, ma vuole trascorrere ancora un’altra notte – lì, nella sua casa.

 

***

 

18 Agosto 1998

Cara Narcissa,

Draco non è ancora arrivato. Mi dovrei preoccupare?

Andromeda Tonks

 

***

 

Sta rileggendo di nuovo il pezzetto di pergamena su cui sua madre ha scarabocchiato l’indirizzo di sua sorella e sta pregando di essersi materializzato davanti alla casa giusta, quando zia Andromeda apre la porta.

“Tu devi essere Draco, il figlio di Narcissa,” dice.

Così questo è il volto di una traditrice del suo sangue. È un po’ emaciato e teso, ma nonostante tutto è accogliente. Non è per niente come i Weasley. Pensa di poter scorgere qualcosa di sua madre nelle fattezze nettamente definite, ma soprattutto riconosce zia Bellatrix negli occhi scuri, fissi su di lui.

“Prego, entra. Ti posso aiutare con le tue cose.”

La sua casa è piccola – non ha niente a che fare con il Manor, ovviamente – ma è decorata con semplicità ed eleganza, c’è una lunga serie di fotografie allineate sulla mensola del caminetto e, suo malgrado, si avvicina.

 “Oh, stai guardando le fotografie, vero?” Andromeda si sposta in un punto dietro di lui, con le mani posate sui fianchi. “La prima è di me e Ted nel giorno del matrimonio.”

“È il Sanguesporco?”

La donna compie un gesto brusco, come se stesse cercando di afferrare qualcosa. “No, in realtà è mio marito. Ed è anche morto – ucciso dalla tua gente, se posso aggiungere.”

“Io non ho avuto niente a che farci,” replica in sussurro, sua zia, nel frattempo, sembra che non l’abbia sentito.

“E questa è Ninfadora, mia figlia e tua cugina di primo grado. Oh, non sopporto quando si fa diventare i capelli blu in quella fotografia.”

“Lei è – anche lei è morta?” azzarda lui.

“Strano a dirsi, ma sì. Morta per mano di mia sorella, come mi hanno riferito.”

“Intendi zia Bellatrix?”

“Oh, sì. Bella sarebbe stata entusiasta di essere proprio lei ad uccidere la figlia della traditrice del sangue – Bellatrix e la sua prodigiosa abilità in duello.” C’è un qualcosa di vago nella sua voce che fa esitare Draco. “Anche quando eravamo ad Hogwarts era evidente che Bella aveva ereditato il talento magico della famiglia. Sai, non ci somigli per niente.”

“Somigliare a, ehm, a chi?”

“A me e a Bella. Assomigli molto di più a Cissy – e a tuo padre, se me lo ricordo bene. Era un anno dopo di me ad Hogwarts. Comunque, non ha nessuna importanza. Di fianco c’è la fotografia di Ninfadora di fronte al treno di Hogwarts, stava per cominciare il suo primo anno. Poi c’è la nostra famiglia nel giorno in cui diventò ufficialmente un Auror. Mi disse che era il giorno più bello della sua vita, ovviamente quando si è sposata la sua risposta è cambiata leggermente. Sapevi che si era sposata?”

Pensa alla Professoressa Burbage mentre ruota sopra di lui, al rumore sordo del tonfo di un serpente sul legno, alla risata fredda dell’Oscuro Signore. “Sì, lo sapevo.”

“Remus Lupin.” Indica lei con un gesto in direzione della fotografia successiva: Lupin ha la mano posata sulla spalla di lei, con una deliberata espressione di serenità sul suo volto, mentre la moglie ridacchia nel bouquet. “Una perdita terribile.”

Draco non riesce a guardare quell’immagine, si rivolge quindi alla successiva della fila “E quella?”

“Questa?” dice la donna, prendendo in mano la cornice; dai suoi confini un bambino piccolo sta urlando. Ad ogni singhiozzo di pianto i suoi capelli diventano sempre più arancioni. Draco lo guarda e si acciglia. “È mio nipote, Teddy – sai, il figlio di Ninfadora e Remus.”

“Vive con te?” esclama.

La donna si morde il labbra, con le sopracciglia corrugate. “Dove dovrebbe vivere se non qui? Madre morta, padre morto – Harry Potter è il suo padrino, ma ovviamente nessuno chiederà mai a lui di occuparsi di un orfano.” Il suo volto assume per un attimo un’espressione amara, ma scompare quasi all’istante. “Ma non sei qua per ascoltare tutta la storia della mia famiglia. Lascia che ti faccia vedere la tua stanza.”

Non c’è niente di speciale nel luogo in cui si sistemerà: il suo letto è piccolo, circondato da una scrivania e da un armadio di legno semplice, sul muro opposto è appeso uno specchio. Andromeda deposita il suo bagaglio ai piedi del letto e si dà una spolverata alle mani. “Be’, eccoci qua. Non è molto – ” Non è molto proprio per niente, la corregge lui mentalmente “ – ma andrà bene. Se non hai abbastanza vestiti ti metterò un po’ – un po’ delle vecchie cose di Ted nell’armadio. Non ti fare alcun problema ad usarli.”

Le risponde con un rigido cenno del capo.

“Quanto denaro hai?”

Dà uno sguardo al suo bagaglio, dove si nasconde tra le sue cose una pesante borsa piena d’oro. “Un po’”

“Mia sorella non avrebbe mai lasciato suo figlio all’addiaccio senza prima averlo armato con tutte le ricchezze di questo mondo,” sospira lei. “Non ti sto chiedendo di dirmelo, ma suppongo che tu abbia molto più denaro lì dentro di quanto io e Teddy ne vedremo mai nei nostri caveau alla Gringott.”

“Questo dipende da cosa fai per vivere,” le risponde sulla difensiva.

Lei ride “Oh, mi prenderai in giro se te lo dicessi, ma dato che sei mio nipote…gestisco un negozio di libri usati.”

Una singola sillaba viene proferita dalle sue labbra “Oh.”

“Per essere più precisi, gestivo un negozio di libri usati. Un amico se ne sta occupando per me in questo momento, anche se mi piacerebbe tornare a lavorarci un giorno o l’altro.”

“Perché non lo stai facendo ora?”

Un urlo infrange improvvisamente il silenzio della casa. “Beh, sono un po’ impegnata, non credi?”

 

***

 

Oh, Merlino. Draco ora è lì con te? Sta bene?

 

***

 

Essere privati del prestigio, essere soli, venire trapiantati in un mondo sconosciuto – queste erano tutte difficoltà che Draco aveva sempre associato alle persone meno fortunate di lui. Dopotutto, non aveva passato i suoi anni ad Hogwarts prendendo in giro Weasley per non avere soldi, Potter per essere orfano e la Granger per ficcare il naso in un mondo a cui non apparteneva? Il suo ruolo nell’economia dell’universo era sempre stato granitico: avrebbe passato la sua giovinezza infiltrandosi negli alti ranghi della buona società magica, bevendo e divertendosi come ogni bravo ragazzo purosangue, poi alla morte di suo padre, avrebbe ereditato le fortune della famiglia e continuato a mantenere i contatti che i Malfoy hanno sempre intrattenuto con le alte sfere della politica e dell’economia.

Non avrebbe mai pensato di trovarsi lì, con la reputazione infangata, ospite da sua zia diseredata, mentre chiunque al di fuori delle quattro mura in cui vive è completamente all’oscuro anche della sua mera esistenza.

La sua vita diventa man mano un esercizio di noia e svogliatezza: si sveglia tardi, mangia qualsiasi cosa ci sia sul tavolo; Andromeda è già di sopra, che sbriga le sue faccende. Legge il Profeta – in questi giorni è saturo di interminabili resoconti dei processi dei Mangiamorte – certe volte anche due o tre volte, se è particolarmente annoiato. Poi arriva l’ora di pranzo; seduti ai lati opposti della tavola, lui e sua zia consumano il loro pasto insieme, senza rivolgersi la parola. Alla fine lei si prepara per il suo sonnellino pomeridiano, durante il quale a lui è stato severamente proibito di disturbarla (come se si parlassero, in primo luogo), e non gli resta altro da fare che ritirarsi in biblioteca. Ovviamente, Andromeda negli anni ha raccolto una collezione piuttosto vasta di libri, vista e considerata anche la dimensione di casa sua. Draco setaccia gli scaffali, giorno dopo giorno, nella disperata ricerca di un qualsiasi diversivo; vorrebbe essere come la Granger – o, per essere più specifici, vorrebbe riuscire a sentirsi appagato con qualsiasi manifestazione della parola scritta e a perdersi in essa per tutto il pomeriggio.

La cena, senza il minimo dubbio, è il peggior momento della giornata. Innervosito per la noia, non ha nessuna voglia di imbarcarsi in chiacchierate di cortesia e sua zia ha imparato a non disturbarlo. Quando la tortura è finita, può finalmente ritirarsi nella sua stanza e giocherellare con le carte di Spara Schiocco oppure fare una partita a scacchi contro se stesso.

Certe volte considera che dovrebbe ritenersi fortunato a non essere stato sbattuto ad Azkaban con tutti gli altri; non sono stati solo i Mangiamorte ad essere incarcerati, ma un ampio spettro di ex funzionari del ministero e privati cittadini, persino quelli che avevano dichiarato di essere stati posti sotto Maledizione Imperius. Le nuove direttive, a quanto pare, sono quelle di non lasciare nessuna scappatoia: la possibilità di rinascita dei sostenitori dell’Oscuro Signore deve essere completamente soffocata. Al momento il Profeta esalta l’era del mandato di Kingsley Shacklebolt come un’epoca di grandi riforme e di estrema tolleranza, ma Draco sa fin troppo bene che la tolleranza può arrivare solo fino ad un certo punto. 

 

***

 

14 Settembre 1998

Cara Narcissa,

La tua ultima lettera (scritta sicuramente con molta fretta) non riportava la data. L’ho ricevuta approssimativamente una settimana fa ed assumendo che i gufi di Azkaban siano in grado di compiere il loro lavoro, suppongo che tu l’abbia spedita verso i primi di settembre. La tua preoccupazione è toccante ma immotivata: Draco è arrivato, decisamente integro, in casa mia il giorno dopo in cui ti ho spedito l’ultima lettera. Forse abbiamo entrambe parlato troppo presto.

Cissy, devo riconoscere che tuo figlio è una persona molto solitaria. Avrei detto che sarebbe stato più socievole, essendo stato cresciuto nella casa di Lucius Malfoy, ma in apparenza non è così. Ad esclusione del primo giorno, io e lui abbiamo a malapena parlato. Bisogna ammettere che non c’è molto di cui possiamo discutere – non l’ho mai incontrato se non di recente e sono sicura che hai già raccontato alla tua adorata prole tutte le mie malefatte. Non c’è da sorprendersi che non riesca nemmeno a guardarmi negli occhi. Tra sé e sé penserà  che quei suoi lontani parenti Black devono aver prodotto dei veri abomini, mentre cerca di stare il più lontano possibile da me e dalla mia condotta vergognosa.

Ma non riesco a credere che tu abbia mandato qui Draco perché potessimo diventare grandi amici. Scorre ben più di un po’ di cattivo sangue tra di noi, sorella cara, e non vorrai certo assistere alla sua corruzione da parte delle mie vergognose credenze filo-Babbane. No, mi stai semplicemente usando così come hai abilmente usato molti altri, e io ho accetto di prestarmi.

Cordialmente,

Andromeda Tonks

 

***

 

Una sera Draco sente bussare alla sua porta: non può essere che una persona. “Avanti.”

“Sto disturbando qualche operazione segreta?” chiede Andromeda, sporgendosi dalla porta.

Draco mescola le sue carte di Spara Schiocco e le mette sulla scrivania. “Assolutamente no.”

“Ho portato qualcuno in visita, se non ti dispiace”. Oltrepassa la soglia della camera portando tra le braccia un piccolo fagotto di coperte, che, si rende conto Draco, è il bambino che ha evitato per tutto quel tempo. “Ho pensato fosse ora che vi conosceste, finalmente.”

Il viso del bambino è tondo, come sono di solito tutti i visi dei bambini, e sta allungando il pollice verso di sé per infilarselo in bocca. L’aspetto più singolare è il colore dei capelli; la maggior parte dei bebè, pensa Draco, si accontenta di averli castani, neri o biondi: questo in particolare sembra essere deciso a tenerli verde acido.

“Draco, questo è Teddy Remus Lupin, tuo cugino di secondo grado, se mi ricordo bene la genealogia.”

“Sì, be’, è – è molto carino,” dice sbrigativamente mentre sua zia sistema il bambino sul letto.

Andromeda sorride. “Ho notato che hai sviluppato una certa abilità nello sparire ogni volta che porto Teddy in una stanza. Ti infastidisce il colore dei capelli, forse?”

“Oh, n-no, non è quello.”

Draco non odia il bambino – non ha mai avuto motivo di lamentarsi di lui, fin da quando ha dato la prima occhiata alla foto del piccolo Teddy. È una reazione irrazionale, ne è consapevole, ma non riesce a farne a meno. Il bimbo, pensa, è troppo allegro – il suo vocabolario sta appena cominciando ad includere parole vere e proprie e si diverte a gridarle tutto il giorno. I suoi problemi sono inconsistenti, messi a tacere da una boccia di latte o da una ninna nanna. Non sembra turbato dall’assenza dei suoi genitori, dai continui processi ai Mangiamorte o dallo sconvolgimento generale che accompagna la nascita di un nuova società magica.

Forse è vero, quello che Draco non ha avuto il coraggio di ammettere a se stesso, forse è realmente geloso di quel bambino, nato durante la morte violenta di un’era ma cresciuto in quella che il Profeta ha definito una “nuova alba” per questo mondo, per il loro mondo. I suoi genitori scomparsi sono eroi e verranno ricordati tali, sua nonna sarà sicuramente dipinta come l’unico essere umano decente che è stato generato dalla sciagurata famiglia dei Black. Cosa peggiore di tutte, il suo padrino è nientepopodimeno che San Potter in persona. Per quanto riguarda Draco, invece, i suoi genitori sono dei traditori e agli occhi di molti lui non è destinato ad essere molto meglio.

Perso nei suoi pensieri non si accorge che gli occhi di sua zia sono fissi su di lui e sobbalza, spaventato, quando si rende conto che lo sta guardando così attentamente.

“Nessuno pretende che ti piaccia,” dice.

“Scusa, non intendevo – ” comincia, ma lei alza una mano per fermarlo.

“Draco, hai appena subito una perdita terribile. Perdere – perdere i membri della propria famiglia è difficile, a prescindere dall’età.”

Lui la guarda. “Ma i tuoi sono – andati per sempre.”

“È vero.” Dice, mordicchiandosi il labbro inferiore e fissando il muro.

“Lo fai molto spesso.” Le fa notare.

“Che cosa?”

“Morderti le labbra.”

“Oh.” Smette immediatamente. “È un’abitudine. Ted mi diceva sempre di non farlo.”

“Ehm, lo fai solo quando parli di, uhm, della tua famiglia.”

“Davvero?”

“Sì, davvero.”

“Cercherò di smettere allora, se ti dà fastidio.”

Il silenzio formatosi tra di loro viene occasionalmente rotto dai versi di Teddy mentre gattona verso il guanciale di Draco; Andromeda guarda il nipote, mentre giocherella con le sue dita. “Adottare Teddy è stata una delle cose più difficili che ho dovuto fare in vita mia. Mi ricorda così tanto Ninfadora.” I suoi occhi cominciano a diventare lucidi per le lacrime. “Aveva venticinque anni quando è morta, nessuno dovrebbe morire così giovane…e suo marito. Non penso di essere mai piaciuta a Remus – forse lo intimidiva il mio cognome – ma lui e Ninfadora era così felici…

Certe volte non riesco nemmeno a guardarlo, Teddy. Perché dovrebbe avere un padrino e una nonna quando a me non è rimasto più nessuno? Non è giusto, per niente, ma ho deciso di crescerlo io, per mia figlia.”

Draco, non sapendo cosa dire, si studia le unghie. “Non hai perso proprio tutti.”

“No?”

“Be’, hai ancora – rimaniamo io e mia mamma.”

“Ah, già, suppongo tu abbia ragione.”

Andromeda esce dalla camera dopo aver preso il bambino e Draco rimane con in bocca l’amaro sapore del sarcasmo. 

 

***

   

31  Settembre 1998

Cara Andromeda,

Perdona l’inconsistenza della mia risposta, anche se dubito che tu te ne sia preoccupata. Sembra che le guardie ad Azkaban cambino molto spesso – per evitare che impazziscano, credo – e non tutte sono disponibili ad accogliere la supplica di una madre e a fornirle il materiale per scrivere.

Sono molto sollevata dal fatto che Draco sia lì con te, non riesco a pensare ad un luogo più sicuro. Tuttavia mi sorprende il fatto che tu l’abbia trovato ‘solitario’. Questo non è davvero da lui, se gli stai fornendo l’ambiente di cui ha bisogno. Forse dovresti cercare di avere più contatti con lui, Andromeda, al contrario di quello che tutto il mondo pensa, mio figlio non è un essere malvagio e deviato. Certamente, ha i suoi pregiudizi – chi non ne ha? – ma per favore tenta di nuovo. Rimarrà lì con te per i prossimi dieci anni. Forse gli potresti raccontare alcuni aneddoti, Merlino solo sa quanti ne abbiamo dalla nostra infanzia, o qualsiasi cosa per metterlo di più a suo agio.

Rinchiusa in una cella mi manca più di quanto riesca ad esprimere, gli invio tutto il mio amore e prego che tu glielo comunichi.

Cordialmente,

Narcissa Malfoy

 

***

 

Durante la cena, con il tintinnio dell’argenteria come unico suono udibile nella cucina, Draco appoggia forchetta e coltello sul tavolo.

“Il mio roast beef non è di tuo gradimento?” chiede Andromeda, facendo lo stesso.

“No, non è quello. Stavo solo – solo pensando che per tutto questo tempo ho avuto una zia, uno zio e una cugina e nessuno me ne ha mai parlato. Le volte in cui mia mamma ha fatto parola di te a casa si possono contare sulle dita di una mano.”

“Perché per loro io non esistevo.”

“Ma – ma tu esisti,” risponde, piuttosto stupidamente.

“Vediamo, cosa ti ha detto la cara Narcissa di me? Che sono scappata senza preavviso con un lurido Babbano dopo la scuola e che non ho più parlato o tenuto contatti con la mia famiglia e miei parenti?”

Draco fissa un punto vicino alle sue ginocchia. “Qualcosa del genere.”

Sua zia congiunge le mani e le appoggia sul tavolo. “È vero, è quello che è successo, anche se raccontato da un punto di vista un po’ di parte. Ted Tonks era un NatoBabbano smistato ad Hufflepuff – ”

“Hufflepuff,” Draco ripete, accigliandosi.

Guarda con affetto e condiscendenza suo nipote. “Non ho mai capito l’ostilità che mostrano la maggior parte degli Slytherin verso quella casa.”

“Anche tu eri ad Hufflepuff?”

“Oh, no. No, sono stata cresciuta da brava figlia purosangue e sono stata smistata a Slytherin, come ogni altro Black prima di me.”

“Ma allora come hai – ” dice, facendo un vago e timido cenno alla casa attorno a loro.

“Come ho fatto a rinnegare la  mia famiglia?” dice lei, scrollando le spalle. “È stato un processo graduale, come lo è la maggior parte delle cose. Da bambino è facile e naturale accettare tutto quello che ti viene detto come oro colato. Non ho mai messo in dubbio che i Babbani fossero inferiori a noi maghi, che alcuni maghi fossero migliori rispetto ad altri, che io facessi parte del primo gruppo. Pensi di essere uno di loro, Draco?”

“Io – io penso di sì…forse. Sì?”

“Hogwarts è stato il primo vero luogo in cui io e le mie sorelle siamo state esposte ad una selezione più vasta della società magica. A Bellatrix e Narcissa non piaceva quello che stavano vedendo, quindi hanno frequentato persone del loro stesso ambiente. Si sono ripiegate su se stesse, mentre io mi sono aperta al mondo esterno.”

Draco chiude gli occhi, cercando di immaginarsi a sposare una Sanguesporco (Natababbana, si corregge), rinnegando tutto quello che gli è stato insegnato.

“È stato facile?” le chiede.

Fa una pausa, pensierosa. “Realizzare che i miei genitori e le mie sorelle erano i peggiori bigotti che avrei mai potuto incontrare? Sì, quello è stato relativamente semplice da fare. Andarmene, invece – quello è sempre più difficile, non credi?”

“Ma lo hai fatto.”

“Già, l’ho fatto.”

Le parole di sua zia gli cadono addosso come un macigno e Draco cerca riparo in quello che rimane della sua cena. Mentre finiscono il pasto in silenzio, non riesce a fare a meno di chiedersi se la sua vita sarebbe stata differente se sua zia non fosse stata relegata all’oblio.

 

***

 

20 Ottobre 1998

Cara Narcissa,

Il tuo tono non mi piace per nulla. “Se gli stai fornendo l’ambiente di cui ha bisogno”? Sei fortunata che io abbia avuto abbastanza compassione per la situazione in cui ti trovavi e che lo abbia accolto in casa mia (e  sì, Cissy, mi ricordo di quanto tu odi la compassione; te ne sto mandando una gran quantità). È adeguatamente nutrito, vestito a sufficienza e se non ha abbastanza amici – beh, tu e tuo marito avreste dovuto pensarci molto tempo fa, prima di entrare a far parte delle trame di Tu-sai-chi. Non voglio sentire alcuna protesta su questo punto: Draco non ha bisogno di credere che voi siate comuni criminali, il Wizengamot lo ha già confermato (la trascrizione della vostra udienza era riportata sul Profeta il giorno seguente).

Penso che comunque potresti aver ragione su ’avere più contatti’ a tu per tu con Draco, come hai precisato. È un ragazzo prevenuto, che al suo arrivo si è gentilmente riferito a mio marito come al “Sanguesporco”. Tu e Bella lo avete avvelenato abbastanza con i vostri anacronistici, elitari deliri sul prestigio e la purezza del sangue. Credo sia compito mio raccontargli l’altra parte della storia, così come è avvenuta.

Forse avresti dovuto pensare a questo, prima di spedire la tua prole adorata da me.

Saluti,

Andromeda Tonks

 

***

 

Il piccolo Teddy è sul pavimento, mentre cerca di appoggiarsi sulle mani e sulle ginocchia; comincia la sua esplorazione del salotto a carponi, osservando le figure in movimento dipinte sui quadri che sono appesi alle pareti e tastando le gambe della sedia di Draco. Passano alcuni minuti prima che abbia una presa sicura su entrambe, si alza in piedi, con il suo viso da bambino contorto per la concentrazione, mentre barcolla per la sorpresa di essere all’improvviso molto più alto di prima.

Mentre cerca di muovere un passo in avanti, comunque, cade all’indietro, cacciando un grido arrabbiato. Draco ride, ha passato più tempo attorno al bambino ultimamente; la sua rituale lettura del Profeta ha cominciato ad annoiarlo. Il pupo, almeno, riserva un po’ più di sorprese con la sua spontaneità. Gli è difficile, talvolta, credere che siano imparentati – non riesce ad immaginare che qualcuno vagamente collegato a sua madre abbia partorito un essere così allegro ed esuberante.

“Oh santo cielo”. Andromeda compare nella stanza, asciugando le mani in uno strofinaccio. “Sta cercando ancora di camminare?”

“È quasi riuscito a rimanere in piedi da solo” riferisce Draco, annuendo giudiziosamente. Teddy, nel frattempo, si rotola sul pavimento, sbattendo le palpebre in direzione di sua nonna.

“Ah, continua a provarci da una settimana ormai.”

“Magari ce la farà oggi.”

“Lo pensi davvero?”

Teddy ora è sdraiato sulla schiena e si sta succhiando il pollice. “Già.”

Andromeda scuote il capo. “Da quanto mi ricordo della mia esperienza con Ninfadora  credo sia ancora un po’ troppo presto per lui. Forse ci vorrà ancora un altro mese o due.”

“E se non fosse troppo presto?”

“È una possibilità, certo. Bene, sono in biblioteca se avete bisogno di me.”

Draco controlla una volta, poi due, per accertarsi che sua zia abbia chiuso la porta e sia uscita dalla stanza. In silenzio studia il bambino – prima che il suo colore di capelli possa cambiare da rosa ad una più ordinaria sfumatura di castano, Draco è inginocchiato sul pavimento, con un mezzo sorriso sul volto.

“Le faremo vedere chi ha ragione, vero?” Draco allunga le mani alla portata di Teddy. “Ecco, ti aiuto io e – e cammineremo da tua nonna così vedrà cosa riesci a fare.”

Perplesso, Teddy considera questo ragazzo biondo, che è per lui sia un estraneo sia un membro della famiglia. La sua mente cerca faticosamente di venire a capo della strana offerta che gli è appena stata fatta – cosa dovrebbe fare ora? A scatti dita minuscole si tendono in aria cercando un supporto; afferrando le mani dello sconosciuto si trova ad essere sollevato in aria. La salita improvvisa provoca in lui una vivace risata e Draco gli dice, “Ben fatto, Teddy. Ora sei in piedi. Pensi di – di essere in grado di camminare, se ti tengo?”

Teddy scruta il pavimento, spostando pericolosamente il peso da un piede all’altro, poi ne solleva uno, bloccandolo in aria mentre controlla se c’è uno spazio su cui può appoggiarlo. Sbatte un piedino a terra, con aria di infantile sfida, Draco nel frattempo proferisce un costante flusso di complimenti e incoraggiamenti, ma li sta più che altro mormorando a se stesso ora, mentre suo cugino esibisce un’imprevista capacità motoria. Insieme fanno in modo di attraversare l’anticamera, evitando i vasi ed i quadri preziosi di Andromeda, fino a quando arrivano davanti ad una porta chiusa. Draco lascia una delle manine di Teddy e bussa.

“Avanti,” si sente una voce dall’interno.

Draco apre la porta con la mano libera; sua zia è seduta con le gambe accavallate su una poltrona e quando li vede depone il suo libro per osservarli meglio, attraverso i suoi occhiali da lettura bordati d’argento.

“State barando,” fa notare.

Lui guarda Teddy. “Oh be’, noi Slytherin non giochiamo sempre pulito, non credi?”

 

***

 

5 Dicembre 1998

Oh, come vorrei andarmene da questo posto, trovarti e poi maledirti per essere la piccola traditrice che ti sei dimostrata. Osi allontanare mio figlio da me? Ricolo. Draco sa bene a chi dedicare la sua lealtà – e di sicuro non si rivolgerà a te, una parente che, dovrei aggiungere, ha conosciuto solo di recente. Se ti consideri una madre migliore di me, che l’ho partorito, allattato e cresciuto per tutti questi anni, ti chiederei di smetterla immediatamente. Non aggredire mio figlio con la tua ridicola retorica. Ha già sofferto abbastanza.

Narcissa Malfoy

 

***

 

Con l’avvicinarsi delle vacanze invernali, Draco sente il campanello di sua zia Andromeda suonare sempre più spesso. Per una donna rinnegata dalla sua famiglia come una pozione scaduta riceve parecchie visite. Ultimamente non ne rimane per niente sorpreso: sua figlia e suo genero sono celebrati come i neosposi che sono andati incontro insieme al loro tragico destino e la stessa Andromeda ha avuto un ruolo cruciale nelle ultime operazioni dell’ordine.

Draco ha ormai fatto sua l’abitudine di nascondersi nella sua stanza da letto – qualche volta in compagnia di Teddy – quando si presentano questi visitatori. Ad Andromeda non dispiace: risparmia a lei la necessità di spiegare la sua presenza e a lui l’imbarazzo di essere riconosciuto come il figlio di quel Mangiamorte, Lucius Malfoy. Quando la sua autoimposta reclusione cessa di essere divertente, scende in punta di piedi al piano inferiore e dà un’occhiata a chi potrebbe essere in visita. Qualche volta riconosce la persona, ma di solito no.

Nel giorno della Vigilia di Natale, comunque, un particolare visitatore si degna di fare un trionfale ingresso nella casa di Andromeda; Draco riconosce la voce quasi immediatamente.

L’accoglienza decisa di sua zia arriva fino al secondo piano. “Ciao, Harry.”

“Salve signora Tonks.”

 “Suppongo tu sia qui per vedere Teddy”

Una risatina. “Già.”

“Draco – “ Si lascia cadere sul letto quando sente il suono del suo nome “ – puoi portare Teddy qua sotto?”

“Draco Malfoy?”

Harry sta ancora parlando, ma Draco sta facendo del suo meglio per trattenersi mentre porta Teddy giù dalle scale; temendo di essere arrossito ancora, se ne va immediatamente non appena ha messo il bambino tra le braccia di Andromeda.

“Draco, tu e Harry eravate nello stesso anno a scuola, non è vero?” gli dice sua zia, forse con il minimo accenno di impazienza nella voce. Draco rimane concentrato sul muro davanti a sé. “Ehm, sì, lo eravamo.”

“Sarebbe di sicuro molto poco educato non salutare un tuo vecchio compagno di scuola.”

Accigliandosi, Draco torna sui suoi passi. Davanti a lui c’è la causa prima della perdita della sua posizione, della sua casa e della sua famiglia – davanti a lui c’è Harry Potter.

“Ciao.” Borbotta Draco.

Harry non dice nulla e fa semplicemente un cenno con il capo; Andromeda osserva il gelo che si è formato tra i due ragazzi prima di riscuotersi bruscamente ed annunciare, “Andrò a fare un po’ di tè, se per voi va bene. Harry, io – e Teddy – ti aspettiamo in soggiorno.”

“Va bene signora Tonks.”

Passando davanti a lui per entrare in cucina, Andromeda gli scocca un’occhiata eloquente, lui risponde con uno sguardo assassino, tutto per poi ritrovarsi comunque da solo con Potter.

“Non sapevo vivessi qui,” dice.

“Per ora,” ghigna Draco.

“Intendi dire per i prossimi dieci anni, Draco?”

Draco stringe le mani a pugno, sprofondandole nelle tasche. Non riesce a ricordare se Potter si è mai riferito a lui per nome. “Non mi parlare dei miei genitori, Potter. Sei tu che li hai mandati ad Azkaban.”

“Per favore, sto cercando di – ”

“Cercando di fare cosa?”

Potter scrolla le spalle. “Non ho avuto scelta.”

“Ma sei il Bambino che è sopravvissuto!”

“Sì, ma non – c’è in ballo più di quello che io voglio. Riesci a capirlo?”

“Cosa – ” comincia, con la bocca secca per la rabbia repressa, ma esita, realizzando che no – non riesce a capire. “Cosa intendi?”

“Intendo che Voldemort ha provocato danni seri al mondo magico. L’unico modo in cui potrebbe mai guarire – be’, questo è il punto, vero? Non può guarire, quindi dev’essere ricostruito dall’inizio.”

All’improvviso, le parole di sua mamma gli ritornano in mente: hanno paura che possiamo tornare a rovinare di nuove le cose per loro.

“Draco,” dice Harry, a voce molto più bassa, “devi sapere che – che avrei lasciato libera tua mamma, come minimo. Non ho mentito quando ho detto che mi ha salvato la vita. Ma cosa sarebbe sembrato a tutti se avessi lasciato andare una come lei senza nessuna pena?”

Educato religiosamente alla fine arte dell’apparenza, Draco annuisce. “Avrebbero dubitato della forza del nuovo Ministro.”

“Ho perso troppi amici per tradire quello per cui hanno combattuto.”

Potter, pensa Draco, non è cambiato per nulla. È ancora un personaggio che non dà nell’occhio, se non per il verde dei suoi occhi e la cicatrice sulla fronte; è ancora maledettamente leale. Cercando qualcosa di intelligente e sarcastico da dire, Draco si limita a rimanere in piedi, con le spalle curve e la bocca aperta.

“Già,” riesce solo a dire.

“Bene, dovrei – la signora Tonks mi sta aspettando. È tua zia, non è vero?”

“Da parte di madre.”

“Quindi il mio figlioccio è – tuo cugino?”

Finalmente in grado di correggere Harry, Draco si concede un minuscolo sorrisetto e puntualizza. “Secondo cugino.”

“Oh.”

Si scrutano a vicenda, anche se i loro sguardi sono diretti altrove. “Teddy è – lui è – divertente,” termina Draco, abbassando la testa.

“Lo pensi davvero?”

“Sì”

Potter si dirige verso il salotto e dopo poco la sua voce e quella di Andromeda si intrecciano con languida familiarità. Draco si sofferma sulle scale. Come ha fatto a dimenticarsene? Andromeda gliene aveva fatto cenno il giorno in cui era arrivato che Potter è il padrino di Teddy – e Teddy è diventato quasi un fratello minore per Draco. All’improvviso si ricorda un episodio di quando aveva sette anni: era ai piedi di suo padre mentre l’uomo gli stava enumerando i vari vincoli che legavano i Malfoy al resto delle famiglie purosangue britanniche. Suo padre aveva fatto un efficace riassunto con estrema competenza, ma Draco dubita che sarebbe mai stato capace di trovare un termine adatto per definire ciò che è appena accaduto.

 

***

 

15 Gennaio 1999

Con considerevole ritardo ti auguro un buon Natale ed un felice anno nuovo, anche se non credo che le festività ad Azkaban siano particolarmente gioiose. La mia casa è stata molto frequentata: il flusso interminabile di gente benaugurante è raddoppiato con l’avvicinarsi delle vacanze ed è stata anche organizzata una specie di festa proprio qui. Hanno partecipato molti compagni di scuola di Draco – non sembrava entusiasta di vederli di nuovo e loro non sembravano aver voglia di parlare con lui, ma almeno non si è isolato dal resto della compagnia durante la serata. A dire la verità passa più tempo con Teddy che con chiunque altro: tuo figlio è stranamente a suo agio con il bambino, ma questa è una cattiva notizia per te, non è vero?

Alla fine le acque si sono calmate, la casa è tornata al suo solito stato e Draco sembra essere più di buon umore da quando tutti i visitatori se ne sono andati. Sono stata talmente occupata ultimamente che mi sono dimenticata di essere arrabbiata con te, Cissy. Forse vuoi che ti racconti quello che sta succedendo nel mondo magico in questo momento, anche se dubito ti renderebbe felice in qualsiasi caso. Oltre a questo, non sembra ci sia molto altro che io ti possa scrivere.

Con i migliori auguri,

Andromeda

 

***

 

Una parola vagamente somigliante al nome di Draco viene pronunciata dalle labbra di Teddy, mentre trotterella verso il ragazzo, seduto in biblioteca.

Draco prende il bambino e lo sistema sulle sue ginocchia, Teddy ha sviluppato recentemente una particolare passione nell’essere messo a sedere sulle ginocchia altrui – uno sfortunato avvenimento, visto il suo velocissimo aumento di peso e altezza. “Ciao Teddy. La nonna ti ha cucinato qualcosa di buono per colazione?”

Comprendere la mente di un bambino è una sfida, soprattutto quando il bambino in questione non è ancora in grado di esprimersi in termini coerenti. Oggi Teddy è particolarmente prodigo di sorrisi, applausi e altre simili dimostrazioni della sua allegria.

“Be’, bene,” replica Draco. “Hai voglia di volare oggi?”

“Vola, vola!”

“D’accordo. Tieniti forte alla tua scopa!” Con le mani strette saldamente attorno ai fianchi di Teddy, Draco solleva in aria il bimbo, che urla per la gioia.  Tenendolo sospeso a qualche decina di centimetri da terra, Draco continua, “Guarda, è una bella vista vero? Vuoi scendere ora?”

Teddy annuisce e Draco lo fa lentamente scendere di nuovo sulle sue ginocchia, aggiungendo anche un whoosh di accompagnamento.

“Stai attento con lui, Draco.”

Alzando lo sguardo è sorpreso di trovare Andromeda appoggiata allo stipite della porta, dove prima, sicuramente, non c’era nessuno. “Oh, ehm, scusa. Non lo farò più.”

“Perché no? Teddy si diverte.”

Draco arrossisce. “Be’, uhm, penso che lo facesse mio padre con me quando ero piccolo. Ma è stato tanto tempo fa, magari lo sto solo immaginando.”

“Sempre possibile.” Annuisce Andromeda. “Teddy stravede per te.”

Draco corruga la fronte. “Davvero?”

“Passi ore con lui ogni giorno e non te ne sei accorto?”

Quello che Draco non osa dire è che Teddy, avendo a malapena un anno, non è abbastanza grande per giudicarlo per chi veramente è. Tutto ciò che sa è che c’è un ragazzo alto e biondo che gioca con lui e per un bambino piccolo è già sufficiente. Ma nel giro di un decennio Draco avrà ventotto anni e Teddy quasi undici, pronto per partire per il suo primo anno di scuola in autunno. Lì – e anche prima – gli insegneranno nomi, battaglie e luoghi. Gli insegneranno che i sostenitori dell’Oscuro Signore erano persone molto malvagie. C’era Bellatrix Lestrange, la cui sete di crudeltà era insaziabile; Antonin Dolohov, per il quale non esisteva moralità ed infine Lucius Malfoy, l’apparente benefattore del mondo magico, rivelatosi nient’altro che un corrotto, incallito Mangiamorte.

A quel punto Teddy ricorderà che è stato Draco ad aiutarlo a fare i primi passi?

“Be’ sì, magari l’ho notato, ma – ma questa non è davvero casa mia.”

“So che non lo è, hai ancora la tua famiglia a cui pensare.”

Draco si acciglia. “Mi dispiace”

“No, non c’è nessun motivo per cui tu ti debba scusare.”

“Magari – magari, dopo che i miei genitori saranno usciti di prigione, potresti ritornare a far parte della famiglia.”

Andromeda ride. “E dimenticarsi di trent’anni in cui abbiamo fatto finta del contrario?”

“È già successo,” risponde, a voce bassa. “Ho visto le lettere che vi state mandando, tu e mia mamma.”

“Oh? Stavi leggendo le mie lettere?”

“Io – io le ho trovate in biblioteca un giorno. Vi state scrivendo dall’estate scorsa, vero?”

“Sì, è vero.” Lentamente Andromeda si siede sulla sedia di fianco alla tua. “La posta più inaspettata che io abbia mai ricevuto.”

“Non avevo realizzato che foste di nuovo in contatto. Ho pensato che mia mamma avesse sempre avuto il tuo indirizzo e che me lo avesse dato quel giorno.”

“Tutto vero. Come altro pensi mi abbia potuta trovare? Ho vissuto in questa casa fin da quando sono scappata da casa; apparteneva ai genitori di Ted, che erano molto comprensivi riguardo alla mia situazione. Quando stavo preparando gli inviti per il mio matrimonio ne ho spedito uno ciascuno a tua madre e a Bellatrix. Ho pensato che sarebbe stato inutile cercare di convincere i miei genitori a venire, ma speravo che le mie sorelle, essendo di una generazione più giovane, avrebbero capito. A posteriori, mi rendo conto di essere stata stupida ad illudermi che l’affetto fraterno avrebbe superato la loro convinzione che fossi una traditrice della peggiore specie, ma –  ” Andromeda scrolla le spalle, sorridendo leggermente. “Rimanevano sempre le mie sorelle e quando non sono venute al matrimonio, allora ho capito che era finita.”

“Ma mamma ha conservato il tuo indirizzo.”

Dopo una pausa dice. “Già, a quanto pare tua madre lo  ha fatto.”

“Lei ti ha affidato a me.”

“Con queste esatte parole,” sussurro, chiudendo gli occhi.

“Pensa ancora che tu sia una traditrice.”

“Credo proprio di sì.”

“Ma continua a scriverti.”

“In un modo o nell’altro. È solo perché mi sto occupando di te Draco. Non la capisci per nulla, vero?”

“So che sa essere un po’ iperprotettiva, ma – ”

“Un po’ iperprotettiva? Draco, tua madre ha tradito Tu-Sai-Chi per te – ”

“Lo so, lo so,” dice. “Lei – un momento, cosa?”

Andromeda posa una mano sulla spalla di suo nipote. “Ha tradito Tu-Sai-Chi,” ripete semplicemente.

All’improvviso Draco si ricorda del processo ai suoi genitori. “Era quello a cui Potter si riferiva al suo interrogatorio?”

“Oh, Harry lo ha detto?”

“Ha parlato di qualcosa a proposito di –  ” dice cercando di venire a patti con il concetto “ – di mia mamma che gli ha salvato la vita.”

“Non è sicuramente tutta la storia.”

“E tu conosci tutta la storia?”

“No, in realtà non la sapevo, fino a quando Harry non è venuto a trovarmi a Natale e mia ha raccontato tutto. Cosa sai?”

“Ehm,” Comincia Draco, cercando di ritornare con il pensiero alla battaglia di Hogwarts. È in piedi nella Sala Grande mentre l’Oscuro Signore entra… “L’Oscuro Signore era nella Foresta Proibita e aveva trasportato Potter nel castello, ma penso – penso che Potter stesse solo facendo finta di essere morto.”

“Dopo, be’, averlo ucciso per la prima volta, Tu-Sai-Chi ha chiesto a tua mamma di controllare se Harry era davvero morto.”

Draco trattiene il respiro. “E non lo era.”

“No, non lo era.”

“E – e mia mamma, ha mentito all’Oscuro Signore?”

“Tua madre ha i suoi difetti, ma non è stupida. Non avrebbe mai mentito a Tu-Sai-Chi senza una valida ragione, una delle più persuasive al mondo, oserei dire. Ha chiesto a Harry se eri ancora nel castello, se eri vivo. Harry le ha detto di sì, lei si è voltata verso Tu-Sai-Chi e ha mentito. Ha mentito solo per sapere se eri sano e salvo. Ho fatto fatica a credere a Harry all’inizio perché, vedi, non ho mai pienamente realizzato quanto ti amasse, tanto da fare il doppio gioco con Tu-Sai-Chi – tra tutti – per proteggerti.

Sei davvero fortunato ad essere suo figlio. Ti voleva talmente bene da affidarti a me, la traditrice della famiglia, anche se, come avrai visto dalle lettere, non è particolarmente soddisfatta di questa sistemazione. Ma sei comunque la sua unica priorità, rispetto a te e al tuo benessere anche il concetto della purezza del sangue è sostanzialmente irrilevante – e questo significa molto.”

Draco rimane seduto in silenzio, cercando di assorbire le ultime affermazioni di sua zia e, quando Teddy, impaziente, si dimena sulle sue ginocchia, lo depone sul pavimento e lo guarda mentre trotterella per la stanza. “E tu?”

“Cosa?”

“Perché hai accettato di, ehm, tenermi se tu e mia madre non vi siete parlate per trent’anni?”

È disposto a lasciare ad Andromeda un po’ di tempo per pensare, ma sembra che non ce ne sia bisogno, lei infatti prende le mani di lui nelle sue, accarezzando le ossa in rilievo e le vene con il pollice; per la prima volta Draco è colpito da fatto che quella donna non è una qualche estranea che lo ha accolto, vestito e nutrito di malavoglia: quella donna è una sua parente stretta, vicina a lui tanto quanto lo era zia Bellatrix (e, secondo il suo modesto parere, è anche una persona molto migliore di quanto sarebbe mai potuta essere Bellatrix). Erede di una famiglia purosangue e figlia rinnegata: le loro storie si snodano strettamente interconnesse attraverso guerra e pace.

“Certe volte mi piace far finta che tu sia mio figlio, non di Narcissa, e che Ninfadora avesse un fratello più piccolo. So che non è giusto né nei tuoi confronti né in quelli di mia sorella, ma – è difficile, imparare a rimanere da soli, e io non voglio rimanere da sola, Draco. Non lo vuole nessuno. Ma sono davvero sola ora. Ho perso tutti e non posso presentarmi da tua madre e pretendere di riappacificarsi come se nulla fosse dopo così tanto tempo. Ma poi ho pensato che tu magari saresti stato diverso, che non saresti stato così rigido, che magari avremmo potuto recuperare tutti gli anni in cui non ci siamo conosciuti. Dimmi, Draco, posso sperare almeno questo?”

Si chiede se sua zia si sia realmente resa conto di non essere l’unica ad essere rimasta sola. Dieci anni sono un periodo lungo, molto più lungo di quanto si fosse aspettato. Già riesce a percepire un formicolio sotto la pelle; la persona che era prima non riesce più ad adattarsi perfettamente a quello che è ora, a carne, ossa e articolazioni della persona che adesso è diventata. Il mondo magico metterà sempre in discussione la sua lealtà – lealtà a questo nuovo ordine e ad un signore oscuro ormai scomparso – il problema è che ora lui stesso si trova a dubitare di verità che un tempo aveva considerato assolute. Continua a chiedersi se, quando i suoi genitori usciranno da Azkaban, troveranno un Draco irriconoscibile, se sua madre, stanca e invecchiata, arriverà davanti alla casa di sua sorella solo per scoprire che suo figlio ha deciso di rimanere con zia Andromeda e il cugino Teddy.

Prova ad immaginare di vivere la sua vita lì, in quella casa. Ovviamente ci saranno sempre dei sospetti, ma gran parte dei timori verrebbero rassicurati dalla sua permanenza lì, con quella famiglia. Potrebbe diventare un uomo redento dalle sue azioni: il suo futuro, così, non sarebbe tanto incerto. Andromeda riuscirebbe a coprire egregiamente il ruolo di madre surrogata e Teddy – Draco sorride al pensiero di Teddy mentre cresce con lui, con la certezza che lui sia una brava persona.

Eppure…

“Non posso,” risponde, ritraendo gentilmente le mani dalla stretta di sua zia. “Non posso abbandonare mia mamma proprio ora.”

Andromeda affonda le mani in grembo. “Capisco”

Dalla cucina si sente un tonfo e un urlo spaventato “Dwaco!”; Draco fa per alzarsi, poi però ci ripensa, osserva il castano degli occhi di sua zia, dolce e incrinato dal dolore e prende un profondo respiro.

“Ma magari nei fine-settimana potrei passare a trovarti – tu e Teddy.”

 

***

 

2 Aprile 1999

Cara Andromeda,

Ho poco tempo per scrivere, sono addirittura sorpresa di essere riuscita a recuperare piuma e pergamena. Il Profeta deve ancora riportare la notizia, anche se mi aspetto che ne verrai a conoscenza quanto prima.

Due giorni fa i fratelli Lestrange sono fuggiti da Azkaban. Le guardie sono in tumulto e stanno interrogando tutti i prigionieri a proposito della vicenda. Un’iniziativa piuttosto inutile, se mi è concesso esprimere un parere, dato che siamo tenuti in assoluto isolamento. Ovviamente solo dopo averci interrogati tutti si sono preoccupati di perquisire la cella, dove hanno trovato un pacco nascosto di lettere; una volta esaminate hanno rivelato che erano in combutta con Augustus Rookwood, che il Ministro sta già cercando di catturare (gira voce che abbia lasciato il paese, sebbene, se fosse questo il caso, il Ministro non esiterà certo a collaborare con governi stranieri per ottenere l’estradizione). Qui nessuno – e fidati quando ti dico che ho chiesto a quante più guardie possibili – conosce con certezza i dettagli della cospirazione, ma è opinione generale che abbiano aiutato la fuga dei Lestrange. Cosa abbiano progettato di fare dopo non è ancora certo.

Il Ministro non lascerà che una cosa del genere accada di nuovo; immagino che alcuni funzionari del Dipartimento della Giustizia magica perderanno il lavoro per aver concesso ai prigionieri il privilegio di scrivere. No, il governo penserà che se i Lestrange sono stati in grado di eludere il loro sistema di sorveglianza, allora anche altri potranno riuscirci in futuro; forse stanno già cominciando a sospettare una cospirazione più vasta. Come se non fosse già abbastanza tremendo essere rinchiusi in questa orribile cella per anni – Merlino, non è passato nemmeno un anno e già non riesco più a sopportarlo! Non c’è nessuna distrazione, se non le tue lettere, Andromeda, e il rileggerle fino a che non riesco a recitarne le frasi a memoria, ma la pergamena non è fatta per durare ad Azkaban, già il sale e il sudiciume hanno cominciato a sbiadire l’inchiostro e le parole della tua prima lettera sono difficili da distinguere. Le premo contro le mie labbra come se fossero la fronte di mio figlio, e oh, impazzirò se non avrò più la possibilità di scriverti. Questa minuscola cella di pietra non lascia nessuno spazio a qualsiasi forma di compagnia.

Posso sentire le guardie avvicinarsi, vorranno che restituisca le loro scorte: la politica di “nessuna corrispondenza ammessa” è stata istituita ieri ed è stato solo con un’enorme opera di persuasione che ho ottenuto di scriverti questa lettera, non so nemmeno se e quando permetteranno che esca da queste mura. Anche se posso avere un limitato potere sulle guardie, è il direttore che decide quali lettere vengono spedite e quali no e in quel frangente non ho nessuna influenza. Per il momento, tutto quello che ti posso chiedere è di vegliare su Draco mentre diventa adulto. So che il nostro rapporto è stato, come minimo, teso e ci sono così tante cose che potrei – e vorrei – dirti, Andromeda, ma dovranno aspettare altri nove anni.

Cordialmente,

Narcissa

 

***

 

“Buongiorno, zia Andromeda,” intona Draco mentre si siede a tavola.

“Buongiorno, Draco”. Sistema alcuni piatti davanti a lui: uova, salsiccia e una porzione di frutta.

“Hai intenzione di andare in libreria oggi?

“Sfortunatamente sì. Quello sventurato ragazzo che ho assunto la settimana scorsa non sembra familiare con il concetto di ordinare i libri alfabeticamente per autore, quindi dovrò passare a sistemare tutto prima di aprire.”

“Ti serve aiuto?”

“No, no, non c’è problema. Richard ha fatto pasticci solo con una spedizione di libri. Occupati di Teddy, va bene?” Rapito dal buon profumo della colazione, Draco annuisce. Poi lei aggiunge con tono di voce completamente diverso “Hai letto il Profeta di oggi?”

Alza la testa, “Qualcosa di interessante?”; quando la zia spinge il giornale verso di lui, lo prende. Due volti contorti ed esultanti lo guardano dalla prima pagina. “I fratelli Lestrange sono scappati da Azkaban?”

L’espressione di Andromeda è molto seria. “Hanno organizzato tutto mediante corrispondenza.”

Draco non ha bisogno di pensarci ulteriormente, quello che sua zia ha voluto dire è chiaro a sufficienza: qualsiasi margine di tolleranza sia stato concesso ai prigionieri di Azkaban cesserà da quel momento in poi. Soprattutto, non arriveranno più lettere da sua madre.

“Mi manca molto di più di quanto pensavo,” ammette, rivolto al suo cibo.

Andromeda sospira; quando si volta verso di lei, Draco vede tutto il peso della perdita e del dolore scolpito sulle rughe del suo volto.

“Anche a me, Draco, anche a me.”

 

***

 

4 Aprile 1999

Cara Narcissa,

Non so se riceverai mai questa lettera o se sto semplicemente sprecando il mio tempo, mettendo su carta parole che nessuno leggerà mai. La sparizione dei Lestrange è stata riportata nell’edizione del Profeta di ieri; i dettagli della loro fuga non sono determinanti per me – non appena ho visto  i titoli di prima pagina ho capito che la nostra corrispondenza sarebbe dovuta finire qui ed ora. La mia unica speranza è che le autorità siano lente nell’istituire le loro nuove politiche e che questo foglio di carta ti raggiunga in tempo.

In tutta onestà non riesco a trovare nulla da scriverti, ma mi rassicura il pensiero di inviarti qualcosa, solo per sapere che esisti ancora, credo. Qui le cose stanno procedendo piuttosto bene – molto meglio di quanto mi sarei aspettata. Sono appena tornata dalla supervisione della piccola libreria di libri usati che ho gestito per tanti anni. Draco ora è responsabile della cura di Teddy mentre io sono via; ti ho detto che tuo figlio è diventato ormai un elemento insostituibile di questa casa? Si sta comportando molto bene. Qualche volta dà una mano in libreria e porta con sé Teddy (mio nipote sembra piacere molto ai clienti; senza dubbio il suo colore di capelli è una tecnica di vendita molto persuasiva). Gli ho anche insegnato a cucinare, ma nonostante ciò, purtroppo, continua a rimanere molto spaesato quando si tratta di stare in cucina. È ancora piuttosto silenzioso, certe volte tormentato, ma forse questo è quello che succede quando si viene costretti – o almeno, suppongo sia stato costretto – ad obbedire agli ordini di Tu-sai-chi ad una così giovane età. Avevi ragione: tuo figlio non è una cattiva persona; avrebbe potuto fare molte cose buone in circostanze differenti. Potrà fare molte cose buone d’ora in poi.

Sai, pensa moltissimo a te.

Ma credo di star parlando solo di me ora, usando il “Cara Narcissa” scritto in cima alla pergamena semplicemente come una scusa. Gli affari sono andati un po’ a rilento per tutto il pomeriggio e mi sto annoiando molto. Tuo figlio è a casa, che sta preparando le pietanze per la cena di stasera; Harry Potter e alcuni suoi amici saranno nostri ospiti. Ho il sospetto che questo non ti farà molto piacere. Anche Draco stesso non era molto contento quando gli ho chiesto il favore di aiutarmi a cucinare. Credo che anche questo non ti piacerà; ho ragione nel sospettare che ci fosse una sorta di profonda rivalità tra i due ragazzi oppure è semplicemente irritato dal fatto che deve cucinare per chi ha spedito i suoi genitori ad Azkaban? Nonostante ciò si è arreso ed è andato di malavoglia in cucina. Se tutto va bene i nostri ospiti saranno soddisfatti della cena, anche se non mi stupirei se Draco sputasse nel piatto di Harry – ovviamente non apposta.

Oh, Cissy, che cosa posso dirti ora? Per trent’anni abbiamo mantenuto un completo silenzio e non ci siamo opposte a tutto questo. Altri dieci anni non saranno poi così insopportabili, vero? C’è Teddy e, per il momento, c’è anche Draco – sono e saranno la mia famiglia. Eppure li guardo ogni sera, raccolti intorno alla mia tavola come i figli che non avrò mai e sento che qualcosa non è completamente a posto, che in questo piccolo ritratto di calore domestico manca qualcosa. Ora, mentre mi rendo conto che queste potrebbero essere le ultime parole che mai ti scriverò, quel vuoto diventa sempre più desolato e incolmabile. Mi sono resa conto che quello che manchi sei tu, sorella cara.

Con affetto,

Andromeda

      

 

  




N.d.T./2: Su The Golden Seeker si può leggere la recensione a Vae victis:


   
 
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