Disclaimer: non sono la proprietaria di nulla. Altrimenti sarei a bere una lunga serie di Cuba Libre alle Barbados, non certo a far la fame tra le incantevoli nebbie della pianura padana.
N.d.T.: questa one-shot, di cui potete trovare la versione in inglese a questo link, è stata scritta da V.M. Bell. Ho cercato di essere il più fedele possibile all'originale, ma in alcuni punti sono stata costretta a tradurre un po' libeamente per rendere il tutto più scorrevole. Se poi le "formule giuridiche" fanno schifo o sono insensate, cercate di capirmi, ma ho fatto tutt'altro che legge.
E visto che sono qua colgo anche l'occasione di ringraziare chi ha letto/commentato/inserito tra preferiti, seguiti e/o ricordati Accidental (ringrazia anche Little Witch).
Buona lettura,
LuxLucis
VAE VICTIS
9 Agosto 1998
Cara Andromeda,
Immagino che tu non aspettassi
nessuna corrispondenza da parte mia, così come io non avrei
mai pensato di avere
ancora contatti con te, ma eccomi qui, a scrivere una lettera ad una
sorella
con la quale non parlo più da quando eravamo ad Hogwarts
insieme. Che anno era,
Andromeda – 1971, se mi ricordo bene? Merlino, sono passati
quasi trent’anni?
Non basterebbe tutta la carta di questo mondo per raccontarti quello
che è
accaduto da allora, ma in ogni caso non ti sto scrivendo solo per
rievocare i
vecchi tempi. Ti sto contattando, invece, in merito ad una questione di
estrema
urgenza e con la speranza che ascolterai, o per essere più
precisi, che
leggerai la mia supplica.
Ieri io e Lucius abbiamo
ricevuto tra la posta una convocazione al Wizengamot con un preavviso
di sei
giorni, la lettera non spiegava in dettaglio la ragione della chiamata,
ma non
ce n’era alcun bisogno. Ho il sospetto che ci interrogheranno
sulle attività
dell’Oscuro Signore e in seguito ci accuseranno di quello che
più riterranno
opportuno. Hanno già cominciato ad inviare i suoi
sostenitori ed i suoi
servitori ad Azkaban, che, senza i Dissennatori, non è
più certo quella di una
volta, ma la prigione non può mai essere considerata
piacevole. Ti scrivo non
perché desidero la tua compassione o il tuo perdono
– restando il fatto che non
voglio né l’uno né l’altra
– ma per amore di mio figlio. Draco è stato
gravemente
segnato nel corso degli ultimi tre anni: ha visto suo padre sbattuto in
galera,
è stato costretto a sottomettersi agli ordini
dell’Oscuro Signore ed ora viene
evitato e guardato con sospetto dai suoi compagni. Per questo, affido a
te il
benessere di mio figlio. Ti occuperai di lui, il tuo ritrovato nipote,
nel
periodo in cui io e Lucius verremo rinchiusi ad Azkaban, vero?
(Supponendo che
rimanga ancora del denaro a nostro nome quando verremo rilasciati, io e
Lucius
potremo ricompensarti in modo più che adeguato per il tuo
aiuto.)
Cordialmente,
Narcissa Malfoy
***
Draco
è in biblioteca che sta leggendo la Gazzetta
del Profeta quando sua madre lo
avvicina.
“Ti
posso disturbare per un attimo?” chiede, sedendosi di
fianco a lui.
Risponde
scrollando le spalle “Certo.”
“Posa
il giornale, se non ti dispiace.”
“Ma
mamma, lo sto leggendo.”
“Draco,
per favore”
Sospirando,
piega il giornale e lo appoggia sul tavolino da
caffè. “Contenta?”
“Potrebbe
giungere il momento”, mormora, prendendogli le
mani, “in cui tuo padre e io non potremo essere qui per
te.”
“Che
cosa vuoi dire?”
“Tuo
padre ed io domani ci presenteremo al Wizengamot. È
probabile che – ” prende un profondo, tremante
respiro “ – che non faremo
ritorno.”
Lui
guarda il giornale, la prima pagina del Profeta presenta
in bella vista la fotografia di due maghi allampanati e smunti, con le
mani
incatenate. Sopra di loro il titolo recita a caratteri cubitali
“ERGASTOLO AI
FRATELLI LESTRANGE.”
“Vi
manderanno ad Azkaban?”
“Se
dovessi fare un’ipotesi, sì, ci
proveranno.”
Annuisce,
comprendendo perfettamente, ma un barlume di
inutile speranza si insinua nei suoi pensieri. “Mamma, e se
non ti
interrogassero? Tu non hai – non lo hai seguito fino alla
fine…”
Le
scappa una risata crudele “Sei davvero così
ingenuo? Tuo
padre è un noto Mangiamorte, così come mia
sorella Bellatrix. Pensi davvero che
mi lasceranno andare con parentele come queste? Hanno paura che
possiamo
tornare a rovinare di nuove le cose per loro.”
“Che
cosa mi succederà?” balbetta.
Lei
si volta verso di lui, guardandolo con i suoi
bellissimi, addolorati occhi. “Il tuo nome non era sulla
convocazione. Prepara
solo le cose principali – vestiti, libri, qualsiasi cosa
– e preparati ad
andare da tua zia Andromeda da un momento
all’altro.”
Silenzio,
poi Draco libera violentemente le mani dalla presa
della madre, esclamando, “Zia
Andromeda?
La diseredata?”
***
12 Agosto 1998
Cara Narcissa,
In risposta alla tua
domanda, sì, sono passati quasi trent’anni. In
questo lasso di tempo tu e la
tua famiglia mi avete respinta come una traditrice del mio stesso
sangue e
avete cancellato anche la mera memoria della mia esistenza. Ora vieni
da me
sulle proverbiali ginocchia, implorandomi – oh, tu sai che mi
stai implorando –
di aiutarti. Non hai nessuna idea di quanto sia piacevole, detenere un
tale
potere su di te – mia orgogliosa piccola sorella.
È davvero molto, molto
soddisfacente.
Potrei abbandonare il
tuo adorato Draco al suo destino in questo nostro nuovo mondo
– potrei
ignorarlo, così come tu hai ignorato me. La vendetta
è una prospettiva
allettante, devo ammetterlo, ma se devo essere onesta con te e con me
stessa,
non sono in una posizione tale da poter esercitare il mio potere su di
te. Tu
sei preoccupata per tuo figlio – io ho perso un marito, una
figlia ed un genero
in un brevissimo periodo di tempo. Ho un nipote, Ted Remus Lupin, a
farmi
compagnia ed è troppo giovane – quattro mesi e
continuamente preso a cambiare
colore di capelli – per ascoltare le mie pene.
Ti augurerei buona
fortuna per la tua comparizione davanti al Wizengamot, ma so che
sarebbe
inutile. Ho seguito con molta attenzione le nuove notizie ed il nuovo
Ministro
non sembra incline ad atti di clemenza nei confronti degli sconfitti.
Ti
asseconderò, invece, con estrema riluttanza e
prenderò il ragazzo sotto le mie
cure. Presumo che abbia già la patente per
l’Apparizione? Può venire qui
autonomamente.
Cordialmente,
Andromeda Tonks
***
“Udienza
del quindici Agosto, lo Stato contro Lucius Malfoy,
sospetto Mangiamorte, e sua moglie, Narcissa Malfoy, residenti a Malfoy
Manor,
Wiltshire, durante la seconda guerra.”
Draco
ha visto molte cose, ma non si sarebbe mai aspettato
di assistere al processo dei suoi genitori, accusati dal ministero.
“Membri
della corte: Kingsley Shacklebolt, Ministro della
Magia ad interim; Percy Ignatius Weasley, Sottosegretario anziano del
Ministro
ad interim; Hermione Jane Granger, Segretario della Corte ad interim e
Harry
James Potter, il Bambino che è sopravvisuto.”
La
folla simpatizzante ride discretamente all’epiteto; Draco
cerca di sprofondare ulteriormente nella sua sedia mentre guarda
Shacklebolt sollevare
un foglio di pergamena e schiarirsi la voce. “È
lei Lucius Malfoy?”
“Sì,
lo sono.” Il volto di suo padre è imperscrutabile.
“Due
anni fa lei è stato accusato di aver cospirato con Lord
Voldemort e di aver guidato un attacco contro il Dipartimento dei
Misteri?”
Il
pubblico rabbrividisce, nonostante l’Oscuro Signore sia
morto e sepolto e dunque il pronunciare il suo nome non dovrebbe
più essere un
tabù, molti ancora lo temono, anche se i funzionari del
ministero sono
caldamente incoraggiati ad usarlo durante le manifestazioni pubbliche.
“Sì.”
“Da
allora ha continuato a prestare servizio come
Mangiamorte?”
I
muscoli del suo volto si contraggono leggermente. “Quando
non sono stato detenuto ad Azkaban, sì.”
“Quindi
non nega di essere stato un Mangiamorte fino alla
fine?”
“Se
lo negassi qualcuno mi crederebbe?”
Shacklebolt
guarda il foglio che sta tenendo in mano, mentre
si acciglia sempre di più. “Le accuse a suo
carico, signor
Malfoy, sono molto gravi. Svariati testimoni l’hanno accusata
di
corruzione, ricatto, uso
di maledizioni, tentato omicidio, tortura ed associazione con Lord
Voldemort. E
poi ci sono ovviamente anche accuse precedenti sempre sotto questa
corte. Lo
nega?”
Suo
padre fa una pausa. “No.”
“Grazie
signor Malfoy.” Suo padre fa un rigido cenno con il
capo mentre Shacklebolt sposta l’attenzione verso la moglie.
“È lei Narcissa
Malfoy?”
“Sì,
lo sono.”
“Lei
è accusata di associazione con Lord Voldemort. Ha
aiutato lui e i suoi seguaci durante l’estate del
1997?”
Lei
lo guarda e risponde. “Sì, l’ho
fatto.”
“A
quale proposito?”
“Stavo
cercando di salvare la mia famiglia,” dice
lentamente, come se il concetto fosse ovvio per tutti.
“Oltre
a questa circostanza, ha mai favorito i suoi piani?”
“Non
che io sappia.”
“Mi
ha consegnata a sua sorella, Bellatrix Lestrange.” Draco
e tutti gli astanti si voltano verso una giovane donna sul banco
dell’accusa
che si è alzata in piedi. “Mi ha consegnata a sua
sorella per essere torturata e
quando io, Harry e Ron siamo stati catturati e portati in casa sua, ha
convocato Voldemort.
Shacklebolt
sussulta. “Lo nega?”
“No,
non lo nego.”
Draco
nota che Harry si protende verso Shacklebolt,
sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Shacklebolt annuisce.
“Va bene. La corte
del Wizengamot si aggiorna. L’udienza riprenderà
tra cinque minuti.”
Intorno
a lui, il pubblico si rilassa, mormorando e
chiacchierando; Draco sente le sue mani tremare e le stringe tra le sue
ginocchia. Sente qualcuno che lo tocca sulla spalla – il suo
vicino, a quanto
pare, sta cercando di attirare la sua attenzione.
“Quindi,”
comincia, “quei Malfoy. Gente interessante, non
credi?”
Draco
distoglie leggermente lo sguardo per non far notare
allo sconosciuto la somiglianza tra lui e suo padre: non sarebbe
un’ottima mossa
farsi riconoscere da qualcuno. “Sì, molto
interessanti.”
“Non
la faranno franca stavolta.” Dice, sbattendo un pugno
contro il palmo aperto dell’altra mano. “Ci hanno
detto che avevano cambiato
idea, dopo che Tu-Sai-Chi è stato sconfitto la prima volta e
se la sono cavata
senza nessun problema. Ma ora è diverso – ora la
pagheranno. Volevo solo vedere
anche il figlio con loro là in piedi. Tutti e tre spediti ad
Azkaban.”
“Ma
– ma non crede che potrebbe essere ingiusto,”
balbetta
Draco “trattarli così?”
Lo
sconosciuto stringe gli occhi. “Che intendi?”
“Dico,
sono già stati sconfitti, giusto? L’Oscuro
– Tu-Sai-Chi
è morto e – e
tutti sanno che hanno
lavorato per lui. Non è già una punizione
sufficiente?”
“Certo
che no, devono essere sbattuti in galera a vita, ti
dico! A vita! È il solo modo per sbarazzarsi di questi
– ”
“La
Corte è pronta a ricominciare.” La voce di
Shacklebolt
zittisce l’uomo di fianco a lui e il resto della gente.
Draco, per una volta, è
sollevato che ci sia di nuovo silenzio, il silenzio, almeno, non
può urlare ed
inveire contro di lui. “Il signor Potter vorrebbe parlare in
difesa degli
accusati.”
Il
vicino di Draco comincia a bisbigliare furiosamente, ma
“Harry
Potter che parla in loro
difesa?” è
tutto quello che riesce a dire prima che qualcun altro lo faccia stare
zitto. Draco
si sporge in avanti, per osservare meglio il ragazzo bruno che si sta
alzando e
che sperava di non rivedere mai più.
“Non
ho molto di buono da dire su di loro, ma credo di
essere in debito con la signora Malfoy. Non importa perché
l’ha fatto, ma mi ha
salvato la vita.”
Il
pubblico e gran parte del Wizengamot trattiene il
respiro, il giornalista del Profeta sul suo banco privato si piega in
avanti e
comincia a scrivere furiosamente, Draco che nel frattempo stava
studiando il
laccio di una sua scarpa alza bruscamente la testa, perplesso. Mi ha salvato la
vita, ha detto Potter, e Draco è certo di aver
sentito correttamente; anche sua
madre è rimasta impassibile.
“I
dettagli sono ininfluenti, ma senza la signora Malfoy non
penso che mi
troverei qui, ora. Lei e
suo marito non possono essere perdonati del tutto per quello che hanno
fatto e
dovranno andare ad Azkaban, ma forse non per tutta la vita.”
“Bravo!
Bravo!” urla qualcuno. Shacklebolt alza la mano.
“Ordine,
per favore. Che il Wizengamot voti per la loro
condanna prima di trattare la questione della lunghezza della pena. Chi
è in
favore dell’assoluzione?”
Non
si alza nessuna mano.
“Durante
l’intervallo si è deliberato a favore di una
riduzione della condanna a dieci anni di carcere. Chi è in
favore della
riduzione della pena?”
Draco
passa in rassegna tutti i membri del Wizengamot: più
di metà delle mani sono alzate, realizza mentre si lascia
cadere sulla sedia.
“Chi
è in favore dell’ergastolo?”
La
minoranza sospira visibilmente; Hermione Granger è una di
loro.
“Lucius
e Narcissa Malfoy sono dunque stati condannati alla
pena di dieci anni che verranno scontati nella prigione di Azkaban.
Verranno
ora scortati all’esterno per ulteriori interrogatori.
L’udienza è sciolta.”
Stiracchiandosi
e chiacchierando, tutta la gente si alza in
piedi e si prepara ad andarsene, ma Draco non può
– non
ancora. Cos’è questa
sciocchezza sull’aver salvato la vita a Potter e, se
è
vero, perché sua madre
non glielo ha mai detto? Si fa largo tra una moltitudine di persone fin
quando
non scorge un angolo libero. Corre verso la balaustra che separa i
banchi dalla
corte vera e propria. Sporgendosi in avanti, chiama i suoi genitori
mentre si
allontanano. “Mamma! Mamma!” Suo padre sembra
essere
determinato a non voltarsi
verso di lui, l’erede da cui è stato allontanato,
ma
Narcissa si volta con grazia verso di lui, sorridendo tristemente.
“Va’,
Draco.”
Riesce
a malapena a sentire le sue parole tra l’assordante
frastuono, poi se ne sono già andati.
***
16 Agosto 1998
Cara Andromeda,
Penso di aver poco di
cui lamentarmi. Azkaban è molto più pulita di
quello che pensavo. La maggior
parte dei Dissennatori sono stati cacciati in qualche remoto angolo del
mondo, nonostante
sia un processo ancora in corso; ormai siamo sorvegliati da guardie
umane.
Sono, credo, molto più caritatevoli dei Dissennatori; ci
hanno promesso un accesso
sporadico a carta e piuma fino a quando saremo prigionieri obbedienti e
disciplinati. Sai che scriverò quanto più spesso
sarà possibile, anche se la
posta in entrata ed in uscita è scrupolosamente controllata
per motivi di
sicurezza. Il cibo che viene servito è tollerabile
abbastanza da essere
ingerito. Questo è più di quanto io possa
richiedere.
Azkaban, comunque,
rimane sempre Azkaban, situata nelle estreme regioni del Nord. Ha
dentro di sé
una intrinseca follia e temo l’arrivo imminente della notte.
La affronterò da
sola, rinchiusa tra queste quattro mura; non ho nemmeno il privilegio
di sapere
che Lucius è vicino a me, potrebbero averlo anche gettato in
mare e io non
potrei saperlo. Forse questa è la cosa che più mi
spaventa, che sono veramente
isolata da tutto e da tutti.
Ma ho ancora
quest’ultima connessione tra il mondo e me. Spero che Draco
sia al sicuro lì
con te e che mi scriverai di lui in futuro.
Cordialmente,
Narcissa Malfoy
***
Draco
è seduto al tavolo da pranzo, con un piatto vuoto
davanti a sé. Il suo bagaglio è fatto. Il maniero
è chiuso.
Il
Profeta di ieri
è la sua unica compagnia; i suoi genitori lo scrutano
addolorati dai loro
confini fotografici, ma ha girato quel lato del giornale verso il
tavolo. Non
può neppure sopportare il pensiero di loro, figurarsi,
quindi, la vista di quei
lineamenti che si sono sempre manifestati tanto chiaramente anche sul
suo, di
volto.
Dovrebbe
andarsene, l’ha promesso a sua madre, ma vuole
trascorrere ancora un’altra notte – lì,
nella sua casa.
***
18 Agosto 1998
Cara Narcissa,
Draco non è ancora arrivato.
Mi dovrei preoccupare?
Andromeda Tonks
***
Sta
rileggendo di nuovo il pezzetto di pergamena su cui sua
madre ha scarabocchiato l’indirizzo di sua sorella e sta
pregando di essersi
materializzato davanti alla casa giusta, quando zia Andromeda apre la
porta.
“Tu
devi essere Draco, il figlio di Narcissa,” dice.
Così
questo è il volto di una traditrice del suo sangue.
È
un po’ emaciato e teso, ma nonostante tutto è
accogliente. Non è per niente
come i Weasley. Pensa di poter scorgere qualcosa di sua madre nelle
fattezze
nettamente definite, ma soprattutto riconosce zia Bellatrix negli occhi
scuri,
fissi su di lui.
“Prego,
entra. Ti posso aiutare con le tue cose.”
La
sua casa è piccola – non ha niente a che fare con
il
Manor, ovviamente – ma è decorata con
semplicità ed eleganza, c’è una lunga
serie di fotografie allineate sulla mensola del caminetto e, suo
malgrado, si
avvicina.
“Oh, stai
guardando
le fotografie, vero?” Andromeda si sposta in un punto dietro
di lui, con le
mani posate sui fianchi. “La prima è di me e Ted
nel giorno del matrimonio.”
“È
il Sanguesporco?”
La
donna compie un gesto brusco, come se stesse cercando di
afferrare qualcosa. “No, in realtà è
mio marito. Ed è anche morto – ucciso dalla
tua gente, se posso aggiungere.”
“Io
non ho avuto niente a che farci,” replica in sussurro,
sua zia, nel frattempo, sembra che non l’abbia sentito.
“E
questa è Ninfadora, mia figlia e tua cugina di primo
grado. Oh, non sopporto quando si fa diventare i capelli blu in quella
fotografia.”
“Lei
è – anche lei è morta?”
azzarda lui.
“Strano
a dirsi, ma sì. Morta per mano di mia sorella, come
mi hanno riferito.”
“Intendi
zia Bellatrix?”
“Oh,
sì. Bella sarebbe stata entusiasta di essere proprio
lei ad uccidere la figlia della traditrice del sangue –
Bellatrix e la sua prodigiosa
abilità in duello.” C’è un
qualcosa di vago nella sua voce che fa esitare
Draco. “Anche quando eravamo ad Hogwarts era evidente che
Bella aveva ereditato
il talento magico della famiglia. Sai, non ci somigli per
niente.”
“Somigliare
a, ehm, a chi?”
“A
me e a Bella. Assomigli molto di più a Cissy – e a
tuo
padre, se me lo ricordo bene. Era un anno dopo di me ad Hogwarts.
Comunque, non
ha nessuna importanza. Di fianco c’è la fotografia
di Ninfadora di fronte al treno
di Hogwarts, stava per cominciare il suo primo anno. Poi
c’è la nostra famiglia
nel giorno in cui diventò ufficialmente un Auror. Mi disse
che era il giorno
più bello della sua vita, ovviamente quando si è
sposata la sua risposta è
cambiata leggermente. Sapevi che si era sposata?”
Pensa
alla Professoressa Burbage mentre ruota sopra di lui, al
rumore sordo del tonfo di un serpente sul legno, alla risata fredda
dell’Oscuro
Signore. “Sì, lo sapevo.”
“Remus
Lupin.” Indica lei con un gesto in direzione della
fotografia successiva: Lupin ha la mano posata sulla spalla di lei, con
una
deliberata espressione di serenità sul suo volto, mentre la
moglie ridacchia
nel bouquet. “Una perdita terribile.”
Draco
non riesce a guardare quell’immagine, si rivolge
quindi alla successiva della fila “E quella?”
“Questa?”
dice la donna, prendendo in mano la cornice; dai
suoi confini un bambino piccolo sta urlando. Ad ogni singhiozzo di
pianto i
suoi capelli diventano sempre più arancioni. Draco lo guarda
e si acciglia. “È
mio nipote, Teddy – sai, il figlio di Ninfadora e
Remus.”
“Vive
con te?” esclama.
La
donna si morde il labbra, con le sopracciglia corrugate.
“Dove dovrebbe vivere se non qui? Madre morta, padre morto
– Harry Potter è il
suo padrino, ma ovviamente nessuno chiederà mai a lui di occuparsi di un
orfano.” Il suo volto assume per un attimo
un’espressione amara, ma scompare quasi
all’istante. “Ma non sei qua per
ascoltare tutta la storia della mia famiglia. Lascia che ti faccia
vedere la
tua stanza.”
Non
c’è niente di speciale nel luogo in cui si
sistemerà: il
suo letto è piccolo, circondato da una scrivania e da un
armadio di legno
semplice, sul muro opposto è appeso uno specchio. Andromeda
deposita il suo
bagaglio ai piedi del letto e si dà una spolverata alle
mani. “Be’, eccoci qua.
Non è molto – ” Non è molto
proprio per
niente, la corregge lui mentalmente “ –
ma andrà bene. Se non hai
abbastanza vestiti ti metterò un po’ –
un po’ delle vecchie cose di Ted
nell’armadio. Non ti fare alcun problema ad usarli.”
Le
risponde con un rigido cenno del capo.
“Quanto
denaro hai?”
Dà
uno sguardo al suo bagaglio, dove si nasconde tra le sue
cose una pesante borsa piena d’oro. “Un
po’”
“Mia
sorella non avrebbe mai lasciato suo figlio
all’addiaccio senza prima averlo armato con tutte le
ricchezze di questo
mondo,” sospira lei. “Non ti sto chiedendo di
dirmelo, ma suppongo che tu abbia
molto più denaro lì dentro di quanto io e Teddy
ne vedremo mai nei nostri
caveau alla Gringott.”
“Questo
dipende da cosa fai per vivere,” le risponde sulla
difensiva.
Lei
ride “Oh, mi prenderai in giro se te lo dicessi, ma dato
che sei mio nipote…gestisco un negozio di libri
usati.”
Una
singola sillaba viene proferita dalle sue labbra
“Oh.”
“Per
essere più precisi, gestivo un negozio di libri usati.
Un amico se ne sta occupando per me in questo momento, anche se mi
piacerebbe
tornare a lavorarci un giorno o l’altro.”
“Perché
non lo stai facendo ora?”
Un
urlo infrange improvvisamente il silenzio della casa.
“Beh, sono un po’ impegnata, non credi?”
***
Oh, Merlino. Draco ora
è lì con te? Sta bene?
***
Essere
privati del prestigio, essere soli, venire
trapiantati in un mondo sconosciuto – queste erano tutte
difficoltà che Draco
aveva sempre associato alle persone meno fortunate di lui. Dopotutto,
non aveva
passato i suoi anni ad Hogwarts prendendo in giro Weasley per non avere
soldi,
Potter per essere orfano e la Granger per ficcare il naso in un mondo a
cui non
apparteneva? Il suo ruolo nell’economia
dell’universo era sempre stato
granitico: avrebbe passato la sua giovinezza infiltrandosi negli alti
ranghi
della buona società magica, bevendo e divertendosi come ogni
bravo ragazzo
purosangue, poi alla morte di suo padre, avrebbe ereditato le fortune
della
famiglia e continuato a mantenere i contatti che i Malfoy hanno sempre
intrattenuto con le alte sfere della politica e dell’economia.
Non
avrebbe mai pensato di trovarsi lì, con la reputazione
infangata, ospite da sua zia diseredata, mentre chiunque al di fuori
delle quattro
mura in cui vive è completamente all’oscuro anche
della sua mera esistenza.
La
sua vita diventa man mano un esercizio di noia e
svogliatezza: si sveglia tardi, mangia qualsiasi cosa ci sia sul
tavolo;
Andromeda è già di sopra, che sbriga le sue
faccende. Legge il Profeta
– in questi giorni è saturo di
interminabili resoconti dei processi dei Mangiamorte – certe
volte anche due o
tre volte, se è particolarmente annoiato. Poi arriva
l’ora di pranzo; seduti ai
lati opposti della tavola, lui e sua zia consumano il loro pasto
insieme, senza
rivolgersi la parola. Alla fine lei si prepara per il suo sonnellino
pomeridiano, durante il quale a lui è stato severamente
proibito di disturbarla
(come se si parlassero, in primo luogo), e non gli resta altro da fare
che
ritirarsi in biblioteca. Ovviamente, Andromeda negli anni ha raccolto
una
collezione piuttosto vasta di libri, vista e considerata anche la
dimensione di
casa sua. Draco setaccia gli scaffali, giorno dopo giorno, nella
disperata
ricerca di un qualsiasi diversivo; vorrebbe essere come la Granger
– o, per
essere più specifici, vorrebbe riuscire a sentirsi appagato
con qualsiasi
manifestazione della parola scritta e a perdersi in essa per tutto il
pomeriggio.
La
cena, senza il minimo dubbio, è il peggior momento della
giornata.
Innervosito per la noia, non ha nessuna voglia di imbarcarsi in
chiacchierate
di cortesia e sua zia ha imparato a non disturbarlo. Quando la tortura
è
finita, può finalmente ritirarsi nella sua stanza e
giocherellare con le carte
di Spara Schiocco oppure fare una partita a scacchi contro se stesso.
Certe
volte considera che dovrebbe ritenersi fortunato a non
essere stato sbattuto ad Azkaban con tutti gli altri; non sono stati
solo i
Mangiamorte ad essere incarcerati, ma un ampio spettro di ex funzionari
del
ministero e privati cittadini, persino quelli che avevano dichiarato di
essere
stati posti sotto Maledizione Imperius. Le nuove direttive, a quanto
pare, sono
quelle di non lasciare nessuna scappatoia: la possibilità di
rinascita dei
sostenitori dell’Oscuro Signore deve essere completamente
soffocata. Al momento
il Profeta esalta l’era
del mandato
di Kingsley Shacklebolt come un’epoca di grandi riforme e di
estrema
tolleranza, ma Draco sa fin troppo bene che la tolleranza
può arrivare solo
fino ad un certo punto.
***
14 Settembre 1998
Cara Narcissa,
La tua ultima lettera
(scritta sicuramente con molta fretta) non riportava la data.
L’ho ricevuta
approssimativamente una settimana fa ed assumendo che i gufi di Azkaban
siano
in grado di compiere il loro lavoro, suppongo che tu l’abbia
spedita verso i
primi di settembre. La tua preoccupazione è toccante ma
immotivata: Draco è
arrivato, decisamente integro, in casa mia il giorno dopo in cui ti ho
spedito
l’ultima lettera. Forse abbiamo entrambe parlato troppo
presto.
Cissy, devo riconoscere
che tuo figlio è una persona molto solitaria. Avrei detto
che sarebbe stato più
socievole, essendo stato cresciuto nella casa di Lucius Malfoy, ma in
apparenza
non è così. Ad esclusione del primo giorno, io e
lui abbiamo a malapena parlato.
Bisogna ammettere che non c’è molto di cui
possiamo discutere – non l’ho mai
incontrato se non di recente e sono sicura che hai già
raccontato alla tua
adorata prole tutte le mie malefatte. Non c’è da
sorprendersi che non riesca
nemmeno a guardarmi negli occhi. Tra sé e sé
penserà che quei suoi
lontani parenti Black devono aver
prodotto dei veri abomini, mentre cerca di stare il più
lontano
possibile da me e dalla mia condotta vergognosa.
Ma non riesco a
credere che tu abbia mandato qui Draco perché potessimo
diventare grandi amici.
Scorre ben più di un po’ di cattivo sangue tra di
noi, sorella cara, e non
vorrai certo assistere alla sua corruzione da parte delle mie
vergognose
credenze filo-Babbane. No, mi stai semplicemente usando così
come hai abilmente
usato molti altri, e io ho accetto di prestarmi.
Cordialmente,
Andromeda Tonks
***
Una
sera Draco sente bussare alla sua porta: non può essere
che una persona. “Avanti.”
“Sto
disturbando qualche operazione segreta?” chiede
Andromeda, sporgendosi dalla porta.
Draco
mescola le sue carte di Spara Schiocco e le mette
sulla scrivania. “Assolutamente no.”
“Ho
portato qualcuno in visita, se non ti dispiace”.
Oltrepassa la soglia della camera portando tra le braccia un piccolo
fagotto di
coperte, che, si rende conto Draco, è il bambino che ha
evitato per tutto quel
tempo. “Ho pensato fosse ora che vi conosceste,
finalmente.”
Il
viso del bambino è tondo, come sono di solito tutti i
visi dei bambini, e sta allungando il pollice verso di sé
per infilarselo in
bocca. L’aspetto più singolare è il
colore dei capelli; la maggior parte dei
bebè, pensa Draco, si accontenta di averli castani, neri o
biondi: questo in
particolare sembra essere deciso a tenerli verde acido.
“Draco,
questo è Teddy Remus Lupin, tuo cugino di secondo
grado, se mi ricordo bene la genealogia.”
“Sì,
be’, è – è molto
carino,” dice sbrigativamente mentre
sua zia sistema il bambino sul letto.
Andromeda
sorride. “Ho notato che hai sviluppato una certa
abilità nello sparire ogni volta che porto Teddy in una
stanza. Ti infastidisce
il colore dei capelli, forse?”
“Oh,
n-no, non è quello.”
Draco
non odia il bambino – non ha mai avuto motivo di
lamentarsi di lui, fin da quando ha dato la prima occhiata alla foto
del
piccolo Teddy. È una reazione irrazionale, ne è
consapevole, ma non riesce a
farne a meno. Il bimbo, pensa, è troppo allegro –
il suo vocabolario sta appena
cominciando ad includere parole vere e proprie e si diverte a gridarle
tutto il
giorno. I suoi problemi sono inconsistenti, messi a tacere da una
boccia di
latte o da una ninna nanna. Non sembra turbato dall’assenza
dei suoi genitori,
dai continui processi ai Mangiamorte o dallo sconvolgimento generale
che
accompagna la nascita di un nuova società magica.
Forse
è vero, quello che Draco non ha avuto il coraggio di
ammettere a se stesso, forse è realmente geloso di quel
bambino, nato durante
la morte violenta di un’era ma cresciuto in quella che il
Profeta ha definito
una “nuova alba” per questo mondo, per il loro
mondo. I suoi genitori scomparsi
sono eroi e verranno ricordati tali, sua nonna sarà
sicuramente dipinta come
l’unico essere umano decente che è stato generato
dalla sciagurata famiglia dei
Black. Cosa peggiore di tutte, il suo padrino è
nientepopodimeno che San Potter
in persona. Per quanto riguarda Draco, invece, i suoi genitori sono dei
traditori e agli occhi di molti lui non è destinato ad
essere molto meglio.
Perso
nei suoi pensieri non si accorge che gli occhi di sua
zia sono fissi su di lui e sobbalza, spaventato, quando si rende conto
che lo sta
guardando così attentamente.
“Nessuno
pretende che ti piaccia,” dice.
“Scusa,
non intendevo – ” comincia, ma lei alza una mano
per
fermarlo.
“Draco,
hai appena subito una perdita terribile. Perdere –
perdere i membri della propria famiglia è difficile, a
prescindere dall’età.”
Lui
la guarda. “Ma i tuoi sono – andati per
sempre.”
“È
vero.” Dice, mordicchiandosi il labbro inferiore e
fissando il muro.
“Lo
fai molto spesso.” Le fa notare.
“Che
cosa?”
“Morderti
le labbra.”
“Oh.”
Smette immediatamente. “È un’abitudine.
Ted mi diceva
sempre di non farlo.”
“Ehm,
lo fai solo quando parli di, uhm, della tua famiglia.”
“Davvero?”
“Sì,
davvero.”
“Cercherò
di smettere allora, se ti dà fastidio.”
Il
silenzio formatosi tra di loro viene occasionalmente
rotto dai versi di Teddy mentre gattona verso il guanciale di Draco;
Andromeda
guarda il nipote, mentre giocherella con le sue dita.
“Adottare Teddy è stata
una delle cose più difficili che ho dovuto fare in vita mia.
Mi ricorda così
tanto Ninfadora.” I suoi occhi cominciano a diventare lucidi
per le lacrime.
“Aveva venticinque anni quando è morta, nessuno
dovrebbe morire così giovane…e
suo marito. Non penso di essere mai piaciuta a Remus – forse
lo intimidiva il
mio cognome – ma lui e Ninfadora era così
felici…
Certe
volte non riesco nemmeno a guardarlo, Teddy. Perché
dovrebbe avere un padrino e una nonna quando a me non è
rimasto più nessuno?
Non è giusto, per niente, ma ho deciso di crescerlo io, per
mia figlia.”
Draco,
non sapendo cosa dire, si studia le unghie. “Non hai
perso proprio tutti.”
“No?”
“Be’,
hai ancora – rimaniamo io e mia mamma.”
“Ah,
già, suppongo tu abbia ragione.”
Andromeda
esce dalla camera dopo aver preso il bambino e
Draco rimane con in bocca l’amaro sapore del sarcasmo.
***
31 Settembre
1998
Cara Andromeda,
Perdona
l’inconsistenza della mia risposta, anche se dubito che tu te
ne sia
preoccupata. Sembra che le guardie ad Azkaban cambino molto spesso
– per
evitare che impazziscano, credo – e non tutte sono
disponibili ad accogliere la
supplica di una madre e a fornirle il materiale per scrivere.
Sono molto sollevata
dal fatto che Draco sia lì con te, non riesco a pensare ad
un luogo più sicuro.
Tuttavia mi sorprende il fatto che tu l’abbia trovato
‘solitario’. Questo non è
davvero da lui, se gli stai fornendo l’ambiente di cui ha
bisogno. Forse dovresti
cercare di avere più contatti con lui, Andromeda, al
contrario di quello che
tutto il mondo pensa, mio figlio non è un essere malvagio e
deviato.
Certamente, ha i suoi pregiudizi – chi non ne ha? –
ma per favore tenta di
nuovo. Rimarrà lì con te per i prossimi dieci
anni. Forse gli potresti
raccontare alcuni aneddoti, Merlino solo sa quanti ne abbiamo dalla
nostra
infanzia, o qualsiasi cosa per metterlo di più a suo agio.
Rinchiusa in una cella
mi manca più di quanto riesca ad esprimere, gli invio tutto
il mio amore e
prego che tu glielo comunichi.
Cordialmente,
Narcissa Malfoy
***
Durante
la cena, con il tintinnio dell’argenteria come unico
suono udibile nella cucina, Draco appoggia forchetta e coltello sul
tavolo.
“Il
mio roast beef non è di tuo gradimento?” chiede
Andromeda, facendo lo stesso.
“No,
non è quello. Stavo solo – solo pensando che per
tutto
questo tempo ho avuto una zia, uno zio e una cugina e nessuno me ne ha
mai
parlato. Le volte in cui mia mamma ha fatto parola di te a casa si
possono
contare sulle dita di una mano.”
“Perché
per loro io non esistevo.”
“Ma
– ma tu esisti,” risponde, piuttosto stupidamente.
“Vediamo,
cosa ti ha detto la cara Narcissa di me? Che sono
scappata senza preavviso con un lurido Babbano dopo la scuola e che non
ho più
parlato o tenuto contatti con la mia famiglia e miei parenti?”
Draco
fissa un punto vicino alle sue ginocchia. “Qualcosa
del genere.”
Sua
zia congiunge le mani e le appoggia sul tavolo. “È
vero,
è quello che è successo, anche se raccontato da
un punto di vista un po’ di
parte. Ted Tonks era un NatoBabbano smistato ad Hufflepuff –
”
“Hufflepuff,”
Draco ripete, accigliandosi.
Guarda
con affetto e condiscendenza suo nipote. “Non ho mai
capito l’ostilità che mostrano la maggior parte
degli Slytherin verso quella
casa.”
“Anche
tu eri ad Hufflepuff?”
“Oh,
no. No, sono stata cresciuta da brava figlia purosangue
e sono stata smistata a Slytherin, come ogni altro Black prima di
me.”
“Ma
allora come hai – ” dice, facendo un vago e timido
cenno
alla casa attorno a loro.
“Come
ho fatto a rinnegare la mia
famiglia?” dice lei, scrollando le spalle.
“È stato un processo graduale, come lo
è la maggior parte delle cose. Da
bambino è facile e naturale accettare tutto quello che ti
viene detto come oro
colato. Non ho mai messo in dubbio che i Babbani fossero inferiori a
noi maghi,
che alcuni maghi fossero migliori rispetto ad altri, che io facessi
parte del
primo gruppo. Pensi di essere uno di loro, Draco?”
“Io
– io penso di sì…forse.
Sì?”
“Hogwarts
è stato il primo vero luogo in cui io e le mie
sorelle siamo state esposte ad una selezione più vasta della
società magica. A
Bellatrix e Narcissa non piaceva quello che stavano vedendo, quindi
hanno
frequentato persone del loro stesso ambiente. Si sono ripiegate su se
stesse,
mentre io mi sono aperta al mondo esterno.”
Draco
chiude gli occhi, cercando di immaginarsi a sposare
una Sanguesporco (Natababbana, si corregge), rinnegando tutto quello
che gli è
stato insegnato.
“È
stato facile?” le chiede.
Fa
una pausa, pensierosa. “Realizzare che i miei genitori e
le mie sorelle erano i peggiori bigotti che avrei mai potuto
incontrare? Sì,
quello è stato relativamente semplice da fare. Andarmene,
invece – quello è
sempre più difficile, non credi?”
“Ma
lo hai fatto.”
“Già,
l’ho fatto.”
Le
parole di sua zia gli cadono addosso come un macigno e
Draco cerca riparo in quello che rimane della sua cena. Mentre
finiscono il
pasto in silenzio, non riesce a fare a meno di chiedersi se la sua vita
sarebbe
stata differente se sua zia non fosse stata relegata
all’oblio.
***
20 Ottobre 1998
Cara Narcissa,
Il tuo tono non mi
piace per nulla. “Se gli stai fornendo l’ambiente
di cui ha bisogno”? Sei
fortunata che io abbia avuto abbastanza compassione per la situazione
in cui ti
trovavi e che lo abbia accolto in casa mia (e
sì, Cissy, mi ricordo di quanto tu odi la
compassione; te ne sto
mandando una gran quantità). È adeguatamente
nutrito, vestito a sufficienza e
se non ha abbastanza amici – beh, tu e tuo marito avreste
dovuto pensarci molto
tempo fa, prima di entrare a far parte delle trame di Tu-sai-chi. Non
voglio
sentire alcuna protesta su questo punto: Draco non ha bisogno di
credere che
voi siate comuni criminali, il Wizengamot lo ha già
confermato (la trascrizione
della vostra udienza era riportata sul Profeta il giorno seguente).
Penso che comunque
potresti aver ragione su ’avere più
contatti’ a tu per tu con Draco, come hai
precisato. È un ragazzo prevenuto, che al suo arrivo si
è gentilmente riferito
a mio marito come al “Sanguesporco”. Tu e Bella lo
avete avvelenato abbastanza
con i vostri anacronistici, elitari deliri sul prestigio e la purezza
del
sangue. Credo sia compito mio raccontargli l’altra parte
della storia, così
come è avvenuta.
Forse avresti dovuto
pensare a questo, prima di spedire la tua prole adorata da me.
Saluti,
Andromeda Tonks
***
Il
piccolo Teddy è sul pavimento, mentre cerca di
appoggiarsi sulle mani e sulle ginocchia; comincia la sua esplorazione
del
salotto a carponi, osservando le figure in movimento dipinte sui quadri
che
sono appesi alle pareti e tastando le gambe della sedia di Draco.
Passano
alcuni minuti prima che abbia una presa sicura su entrambe, si alza in
piedi,
con il suo viso da bambino contorto per la concentrazione, mentre
barcolla per
la sorpresa di essere all’improvviso molto più
alto di prima.
Mentre
cerca di muovere un passo in avanti, comunque, cade
all’indietro, cacciando un grido arrabbiato. Draco ride, ha
passato più tempo
attorno al bambino ultimamente; la sua rituale lettura del Profeta ha
cominciato ad annoiarlo. Il pupo, almeno, riserva un po’
più di sorprese con la
sua spontaneità. Gli è difficile, talvolta,
credere che siano imparentati – non
riesce ad immaginare che qualcuno vagamente collegato a sua madre abbia
partorito un essere così allegro ed esuberante.
“Oh
santo cielo”. Andromeda compare nella stanza, asciugando
le mani in uno strofinaccio. “Sta cercando ancora di
camminare?”
“È
quasi riuscito a rimanere in piedi da solo” riferisce
Draco, annuendo giudiziosamente. Teddy, nel frattempo, si rotola sul
pavimento,
sbattendo le palpebre in direzione di sua nonna.
“Ah,
continua a provarci da una settimana ormai.”
“Magari
ce la farà oggi.”
“Lo
pensi davvero?”
Teddy
ora è sdraiato sulla schiena e si sta succhiando il
pollice. “Già.”
Andromeda
scuote il capo. “Da quanto mi ricordo della mia
esperienza con Ninfadora credo
sia
ancora un po’ troppo presto per lui. Forse ci
vorrà ancora un altro mese o
due.”
“E
se non fosse troppo presto?”
“È
una possibilità, certo. Bene, sono in biblioteca se avete
bisogno di me.”
Draco
controlla una volta, poi due, per accertarsi che sua
zia abbia chiuso la porta e sia uscita dalla stanza. In silenzio studia
il
bambino – prima che il suo colore di capelli possa cambiare
da rosa ad una più
ordinaria sfumatura di castano, Draco è inginocchiato sul
pavimento, con un
mezzo sorriso sul volto.
“Le
faremo vedere chi ha ragione, vero?” Draco allunga le
mani alla portata di Teddy. “Ecco, ti aiuto io e –
e cammineremo da tua nonna
così vedrà cosa riesci a fare.”
Perplesso,
Teddy considera questo ragazzo biondo, che è per
lui sia un estraneo sia un membro della famiglia. La sua mente cerca
faticosamente di venire a capo della strana offerta che gli
è appena stata
fatta – cosa dovrebbe fare ora? A scatti dita minuscole si
tendono in aria
cercando un supporto; afferrando le mani dello sconosciuto si trova ad
essere
sollevato in aria. La salita improvvisa provoca in lui una vivace
risata e
Draco gli dice, “Ben fatto, Teddy. Ora sei in piedi. Pensi di
– di essere in
grado di camminare, se ti tengo?”
Teddy
scruta il pavimento, spostando pericolosamente il peso
da un piede all’altro, poi ne solleva uno, bloccandolo in
aria mentre controlla
se c’è uno spazio su cui può
appoggiarlo. Sbatte un piedino a terra, con aria
di infantile sfida, Draco nel frattempo proferisce un costante flusso
di
complimenti e incoraggiamenti, ma li sta più che altro
mormorando a se stesso
ora, mentre suo cugino esibisce un’imprevista
capacità motoria. Insieme fanno
in modo di attraversare l’anticamera, evitando i vasi ed i
quadri preziosi di
Andromeda, fino a quando arrivano davanti ad una porta chiusa. Draco
lascia una
delle manine di Teddy e bussa.
“Avanti,”
si sente una voce dall’interno.
Draco
apre la porta con la mano libera; sua zia è seduta con
le gambe accavallate su una poltrona e quando li vede depone il suo
libro per
osservarli meglio, attraverso i suoi occhiali da lettura bordati
d’argento.
“State
barando,” fa notare.
Lui
guarda Teddy. “Oh be’, noi Slytherin non giochiamo
sempre pulito, non credi?”
***
5 Dicembre 1998
Oh, come vorrei andarmene
da questo posto, trovarti e poi maledirti per essere la piccola
traditrice che
ti sei dimostrata. Osi allontanare mio figlio da
me? Ricolo. Draco sa
bene a chi dedicare la sua lealtà – e di sicuro
non si rivolgerà a te, una
parente che, dovrei aggiungere, ha conosciuto solo di recente. Se ti
consideri
una madre migliore di me, che l’ho partorito, allattato e
cresciuto per tutti
questi anni, ti chiederei di smetterla immediatamente. Non aggredire
mio figlio
con la tua ridicola retorica. Ha già sofferto abbastanza.
Narcissa Malfoy
***
Con
l’avvicinarsi delle vacanze invernali, Draco sente il
campanello di sua zia Andromeda suonare sempre più spesso.
Per una donna
rinnegata dalla sua famiglia come una pozione scaduta riceve parecchie
visite.
Ultimamente non ne rimane per niente sorpreso: sua figlia e suo genero
sono
celebrati come i neosposi che sono andati incontro insieme al loro
tragico
destino e la stessa Andromeda ha avuto un ruolo cruciale nelle ultime
operazioni dell’ordine.
Draco
ha ormai fatto sua l’abitudine di nascondersi nella
sua stanza da letto – qualche volta in compagnia di Teddy
– quando si
presentano questi visitatori. Ad Andromeda non dispiace: risparmia a
lei la
necessità di spiegare la sua presenza e a lui
l’imbarazzo di essere riconosciuto
come il figlio di quel Mangiamorte, Lucius Malfoy. Quando la sua
autoimposta
reclusione cessa di essere divertente, scende in punta di piedi al
piano
inferiore e dà un’occhiata a chi potrebbe essere
in visita. Qualche volta
riconosce la persona, ma di solito no.
Nel
giorno della Vigilia di Natale, comunque, un particolare
visitatore si degna di fare un trionfale ingresso nella casa di
Andromeda;
Draco riconosce la voce quasi immediatamente.
L’accoglienza
decisa di sua zia arriva fino al secondo piano.
“Ciao, Harry.”
“Salve
signora Tonks.”
“Suppongo tu sia
qui
per vedere Teddy”
Una
risatina. “Già.”
“Draco
– “ Si lascia cadere sul letto quando sente il
suono
del suo nome “ – puoi portare Teddy qua
sotto?”
“Draco
Malfoy?”
Harry
sta ancora parlando, ma Draco sta facendo del suo
meglio per trattenersi mentre porta Teddy giù dalle scale;
temendo di essere
arrossito ancora, se ne va immediatamente non appena ha messo il
bambino tra le
braccia di Andromeda.
“Draco,
tu e Harry eravate nello stesso anno a scuola, non è
vero?” gli dice sua zia, forse con il minimo accenno di
impazienza nella voce.
Draco rimane concentrato sul muro davanti a sé.
“Ehm, sì, lo eravamo.”
“Sarebbe
di sicuro molto poco educato non salutare un tuo
vecchio compagno di scuola.”
Accigliandosi,
Draco torna sui suoi passi. Davanti a lui c’è
la causa prima della perdita della sua posizione, della sua casa e
della sua
famiglia – davanti a lui c’è Harry
Potter.
“Ciao.”
Borbotta Draco.
Harry
non dice nulla e fa semplicemente un cenno con il capo;
Andromeda osserva il gelo che si è formato tra i due ragazzi
prima di riscuotersi
bruscamente ed annunciare, “Andrò a fare un
po’ di tè, se per voi va bene.
Harry, io – e Teddy – ti aspettiamo in
soggiorno.”
“Va
bene signora Tonks.”
Passando
davanti a lui per entrare in cucina, Andromeda gli
scocca un’occhiata eloquente, lui risponde con uno sguardo
assassino, tutto per
poi ritrovarsi comunque da solo con Potter.
“Non
sapevo vivessi qui,” dice.
“Per
ora,” ghigna Draco.
“Intendi
dire per i prossimi dieci anni, Draco?”
Draco
stringe le mani a pugno, sprofondandole nelle tasche.
Non riesce a ricordare se Potter si è mai riferito a lui per
nome. “Non mi
parlare dei miei genitori, Potter. Sei tu che li hai mandati ad
Azkaban.”
“Per
favore, sto cercando di – ”
“Cercando
di fare cosa?”
Potter
scrolla le spalle. “Non ho avuto scelta.”
“Ma
sei il Bambino che è sopravvissuto!”
“Sì,
ma non – c’è in ballo più di
quello che io voglio.
Riesci a capirlo?”
“Cosa
– ” comincia, con la bocca secca per la rabbia
repressa, ma esita, realizzando che no – non riesce a capire.
“Cosa intendi?”
“Intendo
che Voldemort ha provocato danni seri al mondo
magico. L’unico modo in cui potrebbe mai guarire –
be’, questo è il punto,
vero? Non può guarire, quindi dev’essere
ricostruito dall’inizio.”
All’improvviso,
le parole di sua mamma gli ritornano in
mente: hanno paura che possiamo tornare a
rovinare di nuove le cose per loro.
“Draco,”
dice Harry, a voce molto più bassa, “devi sapere
che – che avrei lasciato libera tua mamma, come minimo. Non
ho mentito quando
ho detto che mi ha salvato la vita. Ma cosa sarebbe sembrato a tutti se
avessi
lasciato andare una come lei senza nessuna pena?”
Educato
religiosamente alla fine arte dell’apparenza, Draco
annuisce. “Avrebbero dubitato della forza del nuovo
Ministro.”
“Ho
perso troppi amici per tradire quello per cui hanno
combattuto.”
Potter,
pensa Draco, non è cambiato per nulla. È ancora
un
personaggio che non dà nell’occhio, se non per il
verde dei suoi occhi e la
cicatrice sulla fronte; è ancora maledettamente leale.
Cercando qualcosa di
intelligente e sarcastico da dire, Draco si limita a rimanere in piedi,
con le
spalle curve e la bocca aperta.
“Già,”
riesce solo a dire.
“Bene,
dovrei – la signora Tonks mi sta aspettando. È tua
zia, non è vero?”
“Da
parte di madre.”
“Quindi
il mio figlioccio è – tuo cugino?”
Finalmente
in grado di correggere Harry, Draco si concede un
minuscolo sorrisetto e puntualizza. “Secondo
cugino.”
“Oh.”
Si
scrutano a vicenda, anche se i loro sguardi sono diretti
altrove. “Teddy è – lui è
– divertente,” termina Draco, abbassando la testa.
“Lo
pensi davvero?”
“Sì”
Potter
si dirige verso il salotto e dopo poco la sua voce e
quella di Andromeda si intrecciano con languida familiarità.
Draco si sofferma
sulle scale. Come ha fatto a dimenticarsene? Andromeda gliene aveva
fatto cenno
il giorno in cui era arrivato che Potter è il padrino di
Teddy – e Teddy è
diventato quasi un fratello minore per Draco. All’improvviso
si ricorda un
episodio di quando aveva sette anni: era ai piedi di suo padre mentre
l’uomo gli
stava enumerando i vari vincoli che legavano i Malfoy al resto delle
famiglie
purosangue britanniche. Suo padre aveva fatto un efficace riassunto con
estrema
competenza, ma Draco dubita che sarebbe mai stato capace di trovare un
termine adatto
per definire ciò che è appena accaduto.
***
15 Gennaio 1999
Con considerevole
ritardo ti auguro un buon Natale ed un felice anno nuovo, anche se non
credo
che le festività ad Azkaban siano particolarmente gioiose.
La mia casa è stata
molto frequentata: il flusso interminabile di gente benaugurante
è raddoppiato con
l’avvicinarsi delle vacanze ed è stata anche
organizzata una specie di festa proprio
qui. Hanno partecipato molti compagni di scuola di Draco –
non sembrava
entusiasta di vederli di nuovo e loro non sembravano aver voglia di
parlare con
lui, ma almeno non si è isolato dal resto della compagnia
durante la serata. A
dire la verità passa più tempo con Teddy che con
chiunque altro: tuo figlio è
stranamente a suo agio con il bambino, ma questa è una
cattiva notizia per te,
non è vero?
Alla fine le acque si
sono calmate, la casa è tornata al suo solito stato e Draco
sembra essere più
di buon umore da quando tutti i visitatori se ne sono andati. Sono
stata
talmente occupata ultimamente che mi sono dimenticata di essere
arrabbiata con
te, Cissy. Forse vuoi che ti racconti quello che sta succedendo nel
mondo
magico in questo momento, anche se dubito ti renderebbe felice in
qualsiasi
caso. Oltre a questo, non sembra ci sia molto altro che io ti possa
scrivere.
Con i migliori auguri,
Andromeda
***
Una
parola vagamente somigliante al nome di Draco viene
pronunciata dalle labbra di Teddy, mentre trotterella verso il ragazzo,
seduto
in biblioteca.
Draco
prende il bambino e lo sistema sulle sue ginocchia,
Teddy ha sviluppato recentemente una particolare passione
nell’essere messo a
sedere sulle ginocchia altrui – uno sfortunato avvenimento,
visto il suo
velocissimo aumento di peso e altezza. “Ciao Teddy. La nonna
ti ha cucinato
qualcosa di buono per colazione?”
Comprendere
la mente di un bambino è una sfida, soprattutto
quando il bambino in questione non è ancora in grado di
esprimersi in termini
coerenti. Oggi Teddy è particolarmente prodigo di sorrisi,
applausi e altre
simili dimostrazioni della sua allegria.
“Be’,
bene,” replica Draco. “Hai voglia di volare
oggi?”
“Vola,
vola!”
“D’accordo.
Tieniti forte alla tua scopa!” Con le mani
strette saldamente attorno ai fianchi di Teddy, Draco solleva in aria
il bimbo,
che urla per la gioia. Tenendolo
sospeso
a qualche decina di centimetri da terra, Draco continua,
“Guarda, è una bella
vista vero? Vuoi scendere ora?”
Teddy
annuisce e Draco lo fa lentamente scendere di nuovo
sulle sue ginocchia, aggiungendo anche un whoosh
di accompagnamento.
“Stai
attento con lui, Draco.”
Alzando
lo sguardo è sorpreso di trovare Andromeda
appoggiata allo stipite della porta, dove prima, sicuramente, non
c’era
nessuno. “Oh, ehm, scusa. Non lo farò
più.”
“Perché
no? Teddy si diverte.”
Draco
arrossisce. “Be’, uhm, penso che lo facesse mio
padre
con me quando ero piccolo. Ma è stato tanto tempo fa, magari
lo sto solo
immaginando.”
“Sempre
possibile.” Annuisce Andromeda. “Teddy stravede per
te.”
Draco
corruga la fronte. “Davvero?”
“Passi
ore con lui ogni giorno e non te ne sei accorto?”
Quello
che Draco non osa dire è che Teddy, avendo a malapena
un anno, non è abbastanza grande per giudicarlo per chi
veramente è. Tutto ciò
che sa è che c’è un ragazzo alto e
biondo che gioca con lui e per un bambino
piccolo è già sufficiente. Ma nel giro di un
decennio Draco avrà ventotto anni
e Teddy quasi undici, pronto per partire per il suo primo anno di
scuola in
autunno. Lì – e anche prima – gli
insegneranno nomi, battaglie e luoghi. Gli
insegneranno che i sostenitori dell’Oscuro Signore erano
persone molto
malvagie. C’era Bellatrix Lestrange, la cui sete di
crudeltà era insaziabile;
Antonin Dolohov, per il quale non esisteva moralità ed
infine Lucius Malfoy, l’apparente
benefattore del mondo magico, rivelatosi nient’altro che un
corrotto, incallito
Mangiamorte.
A
quel punto Teddy ricorderà che è stato Draco ad
aiutarlo a
fare i primi passi?
“Be’
sì, magari l’ho notato, ma – ma questa
non è davvero casa
mia.”
“So
che non lo è, hai ancora la tua famiglia a cui
pensare.”
Draco
si acciglia. “Mi dispiace”
“No,
non c’è nessun motivo per cui tu ti debba
scusare.”
“Magari
– magari, dopo che i miei genitori saranno usciti di
prigione, potresti ritornare a far parte della famiglia.”
Andromeda
ride. “E dimenticarsi di trent’anni in cui abbiamo
fatto finta del contrario?”
“È
già successo,” risponde, a voce bassa.
“Ho visto le
lettere che vi state mandando, tu e mia mamma.”
“Oh?
Stavi leggendo le mie lettere?”
“Io
– io le ho trovate in biblioteca un giorno. Vi state
scrivendo dall’estate scorsa, vero?”
“Sì,
è vero.” Lentamente Andromeda si siede sulla sedia
di
fianco alla tua. “La posta più inaspettata che io
abbia mai ricevuto.”
“Non
avevo realizzato che foste di nuovo in contatto. Ho
pensato che mia mamma avesse sempre avuto il tuo indirizzo e che me lo
avesse dato
quel giorno.”
“Tutto
vero. Come altro pensi mi abbia potuta trovare? Ho
vissuto in questa casa fin da quando sono scappata da casa; apparteneva
ai
genitori di Ted, che erano molto comprensivi riguardo alla mia
situazione.
Quando stavo preparando gli inviti per il mio matrimonio ne ho spedito
uno
ciascuno a tua madre e a Bellatrix. Ho pensato che sarebbe stato
inutile
cercare di convincere i miei genitori a venire, ma speravo che le mie
sorelle,
essendo di una generazione più giovane, avrebbero capito. A
posteriori, mi
rendo conto di essere stata stupida ad illudermi che
l’affetto fraterno avrebbe
superato la loro convinzione che fossi una traditrice della peggiore
specie, ma
– ”
Andromeda scrolla le spalle,
sorridendo leggermente. “Rimanevano sempre le mie sorelle e
quando non sono
venute al matrimonio, allora ho capito che era finita.”
“Ma
mamma ha conservato il tuo indirizzo.”
Dopo
una pausa dice. “Già, a quanto pare tua madre lo ha fatto.”
“Lei
ti ha affidato a me.”
“Con
queste esatte parole,” sussurro, chiudendo gli occhi.
“Pensa
ancora che tu sia una traditrice.”
“Credo
proprio di sì.”
“Ma
continua a scriverti.”
“In
un modo o nell’altro. È solo perché mi
sto occupando di
te Draco. Non la capisci per nulla, vero?”
“So
che sa essere un po’ iperprotettiva, ma –
”
“Un
po’
iperprotettiva? Draco, tua madre ha tradito Tu-Sai-Chi per te
– ”
“Lo
so, lo so,” dice. “Lei – un momento,
cosa?”
Andromeda
posa una mano sulla spalla di suo nipote. “Ha
tradito Tu-Sai-Chi,” ripete semplicemente.
All’improvviso
Draco si ricorda del processo ai suoi
genitori. “Era quello a cui Potter si riferiva al suo
interrogatorio?”
“Oh,
Harry lo ha detto?”
“Ha
parlato di qualcosa a proposito di –
” dice cercando di venire a patti con il
concetto “ – di mia mamma che gli ha salvato la
vita.”
“Non
è sicuramente tutta la storia.”
“E
tu conosci tutta la storia?”
“No,
in realtà non la sapevo, fino a quando Harry non
è
venuto a trovarmi a Natale e mia ha raccontato tutto. Cosa
sai?”
“Ehm,”
Comincia Draco, cercando di ritornare con il pensiero
alla battaglia di Hogwarts. È in piedi nella Sala Grande
mentre l’Oscuro
Signore entra… “L’Oscuro Signore era
nella Foresta Proibita e aveva trasportato
Potter nel castello, ma penso – penso che Potter stesse solo
facendo finta di
essere morto.”
“Dopo,
be’, averlo ucciso per la prima volta, Tu-Sai-Chi ha
chiesto a tua mamma di controllare se Harry era davvero
morto.”
Draco
trattiene il respiro. “E non lo era.”
“No,
non lo era.”
“E
– e mia mamma, ha mentito all’Oscuro
Signore?”
“Tua
madre ha i suoi difetti, ma non è stupida. Non avrebbe
mai mentito a Tu-Sai-Chi senza una valida ragione, una delle
più persuasive al
mondo, oserei dire. Ha chiesto a Harry se eri ancora nel castello, se
eri vivo.
Harry le ha detto di sì, lei si è voltata verso
Tu-Sai-Chi e ha mentito. Ha
mentito solo per sapere se eri sano e salvo. Ho fatto fatica a credere
a Harry
all’inizio perché, vedi, non ho mai pienamente
realizzato quanto ti amasse,
tanto da fare il doppio gioco con Tu-Sai-Chi – tra tutti
– per proteggerti.
Sei
davvero fortunato ad essere suo figlio. Ti voleva
talmente bene da affidarti a me, la traditrice della famiglia, anche
se, come
avrai visto dalle lettere, non è particolarmente soddisfatta
di questa
sistemazione. Ma sei comunque la sua unica priorità,
rispetto a te e al tuo
benessere anche il concetto della purezza del sangue è
sostanzialmente
irrilevante – e questo significa molto.”
Draco
rimane seduto in silenzio, cercando di assorbire le
ultime affermazioni di sua zia e, quando Teddy, impaziente, si dimena
sulle sue
ginocchia, lo depone sul pavimento e lo guarda mentre trotterella per
la
stanza. “E tu?”
“Cosa?”
“Perché
hai accettato di, ehm, tenermi se tu e mia madre non
vi siete parlate per trent’anni?”
È
disposto a lasciare ad Andromeda un po’ di tempo per pensare,
ma sembra che non ce ne sia bisogno, lei infatti prende le mani di lui
nelle
sue, accarezzando le ossa in rilievo e le vene con il pollice; per la
prima
volta Draco è colpito da fatto che quella donna non
è una qualche estranea che
lo ha accolto, vestito e nutrito di malavoglia: quella donna
è una sua parente
stretta, vicina a lui tanto quanto lo era zia Bellatrix (e, secondo il
suo
modesto parere, è anche una persona molto migliore di quanto
sarebbe mai potuta
essere Bellatrix). Erede di una famiglia purosangue e figlia rinnegata:
le loro
storie si snodano strettamente interconnesse attraverso guerra e pace.
“Certe
volte mi piace far finta che tu sia mio figlio, non
di Narcissa, e che Ninfadora avesse un fratello più piccolo.
So che non è
giusto né nei tuoi confronti né in quelli di mia
sorella, ma – è difficile,
imparare a rimanere da soli, e io non voglio rimanere da sola, Draco.
Non lo
vuole nessuno. Ma sono davvero sola ora. Ho perso tutti e non posso
presentarmi
da tua madre e pretendere di riappacificarsi come se nulla fosse dopo
così
tanto tempo. Ma poi ho pensato che tu magari saresti stato diverso, che
non
saresti stato così rigido, che magari avremmo potuto
recuperare tutti gli anni
in cui non ci siamo conosciuti. Dimmi, Draco, posso sperare almeno
questo?”
Si
chiede se sua zia si sia realmente resa conto di non
essere l’unica ad essere rimasta sola. Dieci anni sono un
periodo lungo, molto
più lungo di quanto si fosse aspettato. Già
riesce a percepire un formicolio
sotto la pelle; la persona che era prima non riesce più ad
adattarsi
perfettamente a quello che è ora, a carne, ossa e
articolazioni della persona
che adesso è diventata. Il mondo magico metterà
sempre in discussione la sua
lealtà – lealtà a questo nuovo ordine e
ad un signore oscuro ormai scomparso – il
problema è che ora lui stesso si trova a dubitare di
verità che un tempo aveva
considerato assolute. Continua a chiedersi se, quando i suoi genitori
usciranno
da Azkaban, troveranno un Draco irriconoscibile, se sua madre, stanca e
invecchiata,
arriverà davanti alla casa di sua sorella solo per scoprire
che suo figlio ha
deciso di rimanere con zia Andromeda e il cugino Teddy.
Prova
ad immaginare di vivere la sua vita lì, in quella
casa. Ovviamente ci saranno sempre dei sospetti, ma gran parte dei
timori
verrebbero rassicurati dalla sua permanenza lì, con quella
famiglia. Potrebbe
diventare un uomo redento dalle sue azioni: il suo futuro,
così, non sarebbe
tanto incerto. Andromeda riuscirebbe a coprire egregiamente il ruolo di
madre
surrogata e Teddy – Draco sorride al pensiero di Teddy mentre
cresce con lui,
con la certezza che lui sia una brava persona.
Eppure…
“Non
posso,” risponde, ritraendo gentilmente le mani dalla
stretta di sua zia. “Non posso abbandonare mia mamma proprio
ora.”
Andromeda
affonda le mani in grembo. “Capisco”
Dalla
cucina si sente un tonfo e un urlo spaventato
“Dwaco!”; Draco fa per alzarsi, poi però
ci ripensa, osserva il castano degli
occhi di sua zia, dolce e incrinato dal dolore e prende un profondo
respiro.
“Ma
magari nei fine-settimana potrei passare a trovarti – tu
e Teddy.”
***
2 Aprile 1999
Cara Andromeda,
Ho poco tempo per
scrivere, sono addirittura sorpresa di essere riuscita a recuperare
piuma e
pergamena. Il Profeta deve ancora riportare la notizia, anche se mi
aspetto che
ne verrai a conoscenza quanto prima.
Due giorni fa i
fratelli Lestrange sono fuggiti da Azkaban. Le guardie sono in tumulto
e stanno
interrogando tutti i prigionieri a proposito della vicenda.
Un’iniziativa
piuttosto inutile, se mi è concesso esprimere un parere,
dato che siamo tenuti
in assoluto isolamento. Ovviamente solo dopo averci interrogati tutti
si sono
preoccupati di perquisire la cella, dove hanno trovato un pacco
nascosto di
lettere; una volta esaminate hanno rivelato che erano in combutta con
Augustus
Rookwood, che il Ministro sta già cercando di catturare
(gira voce che abbia
lasciato il paese, sebbene, se fosse questo il caso, il Ministro non
esiterà
certo a collaborare con governi stranieri per ottenere
l’estradizione). Qui
nessuno – e fidati quando ti dico che ho chiesto a quante
più guardie possibili
– conosce con certezza i dettagli della cospirazione, ma
è opinione generale
che abbiano aiutato la fuga dei Lestrange. Cosa abbiano progettato di
fare dopo
non è ancora certo.
Il Ministro non
lascerà che una cosa del genere accada di nuovo; immagino
che alcuni funzionari
del Dipartimento della Giustizia magica perderanno il lavoro per aver
concesso
ai prigionieri il privilegio di scrivere. No, il governo
penserà che se i
Lestrange sono stati in grado di eludere il loro sistema di
sorveglianza,
allora anche altri potranno riuscirci in futuro; forse stanno
già cominciando a
sospettare una cospirazione più vasta. Come se non fosse
già abbastanza
tremendo essere rinchiusi in questa orribile cella per anni –
Merlino, non è
passato nemmeno un anno e già non riesco più a
sopportarlo! Non c’è nessuna
distrazione, se non le tue lettere, Andromeda, e il rileggerle fino a
che non
riesco a recitarne le frasi a memoria, ma la pergamena non è
fatta per durare
ad Azkaban, già il sale e il sudiciume hanno cominciato a
sbiadire l’inchiostro
e le parole della tua prima lettera sono difficili da distinguere. Le
premo
contro le mie labbra come se fossero la fronte di mio figlio, e oh,
impazzirò
se non avrò più la possibilità di
scriverti. Questa minuscola cella di pietra
non lascia nessuno spazio a qualsiasi forma di compagnia.
Posso sentire le
guardie avvicinarsi, vorranno che restituisca le loro scorte: la
politica di
“nessuna corrispondenza ammessa” è stata
istituita ieri ed è stato solo con
un’enorme opera di persuasione che ho ottenuto di scriverti
questa lettera, non
so nemmeno se e quando permetteranno che esca da queste mura. Anche se
posso
avere un limitato potere sulle guardie, è il direttore che
decide quali lettere
vengono spedite e quali no e in quel frangente non ho nessuna
influenza. Per il
momento, tutto quello che ti posso chiedere è di vegliare su
Draco mentre
diventa adulto. So che il nostro rapporto è stato, come
minimo, teso e ci sono
così tante cose che potrei – e vorrei –
dirti, Andromeda, ma dovranno aspettare
altri nove anni.
Cordialmente,
Narcissa
***
“Buongiorno,
zia Andromeda,” intona Draco mentre si siede a
tavola.
“Buongiorno,
Draco”. Sistema alcuni piatti davanti a lui:
uova, salsiccia e una porzione di frutta.
“Hai
intenzione di andare in libreria oggi?
“Sfortunatamente
sì. Quello sventurato ragazzo che ho
assunto la settimana scorsa non sembra familiare con il concetto di
ordinare i
libri alfabeticamente per autore, quindi dovrò passare a
sistemare tutto prima
di aprire.”
“Ti
serve aiuto?”
“No,
no, non c’è problema. Richard ha fatto pasticci
solo
con una spedizione di libri. Occupati di Teddy, va bene?”
Rapito dal buon
profumo della colazione, Draco annuisce. Poi lei aggiunge con tono di
voce
completamente diverso “Hai letto il Profeta
di oggi?”
Alza
la testa, “Qualcosa di interessante?”; quando la
zia
spinge il giornale verso di lui, lo prende. Due volti contorti ed
esultanti lo
guardano dalla prima pagina. “I fratelli Lestrange sono
scappati da Azkaban?”
L’espressione
di Andromeda è molto seria. “Hanno organizzato
tutto mediante corrispondenza.”
Draco
non ha bisogno di pensarci ulteriormente, quello che
sua zia ha voluto dire è chiaro a sufficienza: qualsiasi
margine di tolleranza sia
stato concesso ai prigionieri di Azkaban cesserà da quel
momento in poi.
Soprattutto, non arriveranno più lettere da sua madre.
“Mi
manca molto di più di quanto pensavo,” ammette,
rivolto
al suo cibo.
Andromeda
sospira; quando si volta verso di lei, Draco vede
tutto il peso della perdita e del dolore scolpito sulle rughe del suo
volto.
“Anche
a me, Draco, anche a me.”
***
4 Aprile 1999
Cara Narcissa,
Non so se riceverai
mai questa lettera o se sto semplicemente sprecando il mio tempo,
mettendo su
carta parole che nessuno leggerà mai. La sparizione dei
Lestrange è stata
riportata nell’edizione del Profeta di ieri; i dettagli della
loro fuga non
sono determinanti per me – non appena ho visto i titoli di prima pagina ho
capito che la
nostra corrispondenza sarebbe dovuta finire qui ed ora. La mia unica
speranza è
che le autorità siano lente nell’istituire le loro
nuove politiche e che questo
foglio di carta ti raggiunga in tempo.
In tutta onestà non
riesco a trovare nulla da scriverti, ma mi rassicura il pensiero di
inviarti
qualcosa, solo per sapere che esisti ancora, credo. Qui le cose stanno
procedendo piuttosto bene – molto meglio di quanto mi sarei
aspettata. Sono
appena tornata dalla supervisione della piccola libreria di libri usati
che ho
gestito per tanti anni. Draco ora è responsabile della cura
di Teddy mentre io
sono via; ti ho detto che tuo figlio è diventato ormai un
elemento
insostituibile di questa casa? Si sta comportando molto bene. Qualche
volta dà
una mano in libreria e porta con sé Teddy (mio nipote sembra
piacere molto ai
clienti; senza dubbio il suo colore di capelli è una tecnica
di vendita molto
persuasiva). Gli ho anche insegnato a cucinare, ma nonostante
ciò, purtroppo,
continua a rimanere molto spaesato quando si tratta di stare in cucina.
È
ancora piuttosto silenzioso, certe volte tormentato, ma forse questo
è quello
che succede quando si viene costretti – o almeno, suppongo
sia stato costretto
– ad obbedire agli ordini di Tu-sai-chi ad una
così giovane età. Avevi ragione:
tuo figlio non è una cattiva persona; avrebbe potuto fare
molte cose buone in
circostanze differenti. Potrà fare molte cose buone
d’ora in poi.
Sai, pensa moltissimo
a te.
Ma credo di star
parlando solo di me ora, usando il “Cara Narcissa”
scritto in cima alla pergamena
semplicemente come una scusa. Gli affari sono andati un po’ a
rilento per tutto
il pomeriggio e mi sto annoiando molto. Tuo figlio è a casa,
che sta preparando
le pietanze per la cena di stasera; Harry Potter e alcuni suoi amici
saranno
nostri ospiti. Ho il sospetto che questo non ti farà molto
piacere. Anche Draco
stesso non era molto contento quando gli ho chiesto il favore di
aiutarmi a
cucinare. Credo che anche questo non ti piacerà; ho ragione
nel sospettare che
ci fosse una sorta di profonda rivalità tra i due ragazzi
oppure è
semplicemente irritato dal fatto che deve cucinare per chi ha spedito i
suoi
genitori ad Azkaban? Nonostante ciò si è arreso
ed è andato di malavoglia in
cucina. Se tutto va bene i nostri ospiti saranno soddisfatti della
cena, anche
se non mi stupirei se Draco sputasse nel piatto di Harry –
ovviamente non
apposta.
Oh, Cissy, che cosa
posso dirti ora? Per trent’anni abbiamo mantenuto un completo
silenzio e non ci
siamo opposte a tutto questo. Altri dieci anni non saranno poi
così
insopportabili, vero? C’è Teddy e, per il momento,
c’è anche Draco – sono e
saranno la mia famiglia. Eppure li guardo ogni sera, raccolti intorno
alla mia
tavola come i figli che non avrò mai e sento che qualcosa
non è completamente a
posto, che in questo piccolo ritratto di calore domestico manca
qualcosa. Ora,
mentre mi rendo conto che queste potrebbero essere le ultime parole che
mai ti
scriverò, quel vuoto diventa sempre più desolato
e incolmabile. Mi sono resa
conto che quello che manchi sei tu, sorella cara.
Con affetto,
Andromeda
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