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Autore: LetItFlow    27/03/2011    1 recensioni
È davvero cosi? Mi chiedo. Ci sono dei momenti nella vita in cui sei triste e quando pensi che finirà, capita qualcosa di ancora più triste. Ma triste per me.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È davvero cosi? Mi chiedo. Ci sono dei momenti nella vita in cui sei triste e quando pensi che finirà, capita qualcosa di ancora più triste. Ma triste per me. L’uomo è misura di tutte le cose, diceva un filosofo. Quindi è triste ciò che per me è triste e se io piango, non esagero mai. Oggi ho preso sotto braccio una vecchietta, all’ospedale, mi ha detto che avrebbe tanto voluto rivedermi, non abbiamo parlato, l’ho solo accompagnata alla sua poltrona. È malata, anche se dovesse rivedermi, non si ricorderà mai di me. Non si ricorda il giorno in cui è nata, lo cambia tutti i giorni, confonde il nome sei suoi figli con quello dei suoi fratelli, io non so neanche il suo nome, so che mi vuole rivedere. So che vorrebbe rivedere il mondo, so che se io fossi lei, vorrei uscire da quel posto, aprire le mie ali e volare. è bello questo posto, avete visto, quanta luce? Non ci sono inferriate, corridoi stretti, è piacevole stare qui. Si, è talmente bello che potrei viverci. Potrei morirci. È solare, ventilato, aperto, ci sono i disegni sulle pareti, nella sala dei malati terminali. I malati terminali, non sono quelli che moriranno a breve, ho capito, sono quelli che sono già morti, ma nessuno se ne è ancora reso conto, solo perché ancora senti il loro cuore battere. Una gran pena. Ripeteva l’accompagnatrice, ad ogni paziente che incontrava. E quando li vedi inermi, immobili, non pensi che potresti essere tu, non pensi a niente, pensi che non sono più persone. Quando io sarò così, non me ne sarò accorta. Avrò dentro la testa un mucchio di ricordi, ma saranno i come i ricordi di un film visto alla televisione, da sola, in camera da letto. Io non sarò più niente. Non c’è mai fine al peggio. Eppure una fine c’è sempre, ad ogni cosa, sempre. sono anni che vengo qui ad imboccare i malati, lei non apre mai gli occhi, da quando è qui, non li apre mai, è come se avesse rifiutato il mondo, la vista funziona. la vista funziona ma lei ha rifiutato di vedere, ha rifiutato tutto ciò che è oltre il nero dell’interno delle sue palpebre, dove si specchiano i suoi ricordi, solo i suoi ricordi. E li rivede, vive di quelli. Lei ha rifiutato il mondo, il mondo ha rifiutato lei. Perché l’ha condannata a vivere tra le non persone. Come un’anima, un’anima e basta. Dimmi Platone, anche lei ha un’anima? E di che tipo? Qui abbiamo la Luigina, ciao Luigina, come stai oggi? … lei è una donna molto intelligente, sa moltissime cose, se le ricorda tutte, ma non si può muovere, è completamente bloccata dal collo in giù … vuoi da bere Luigina? … una gran pena. Non c’è mai fine al peggio. Ho preso tre in fisica stamattina, non ho il coraggio di dirlo a mia mamma, di deluderla, guardandola negli occhi. Luigina guarda fuori dalla finestra mentre la imbocca con il te. C’è il sole. I suoi nipoti vengono sempre a trovarla, i suoi occhi si illuminano quando parla dei suoi nipoti. Una gran pena. Premo il tasto due dell’ascensore. È arrivata oggi la lettera per fare operare la Bianca, sua figlia si è accorta finalmente di lei, dopo tutti questi anni, finalmente la possono operare, non starà più fissata nel letto. Le sue urla attraversano tutto l’ospedale, urla cantando, in francese. Al primo piano sono ricoverate le ragazze anoressiche, vedete li? Dove ci sono le inferriate, li è tutto chiuso, possono andare solo i medici, ci sono codici di sicurezza dappertutto, se mai una si volesse buttare. Ma ora andiamo a trovare i vecchietti dell’altro reparto. Ecco la Maria, di Maria quanti anni hai? Ma tua madre è più vecchia di te giusto? Oggi rispondi bene, non cambi le date come facevi ieri. Come puoi dimenticare la tua data di nascita? È come non essere più nata. Se non te lo ricordi nella tua testa. Sei nata per qualcun altro ma non per te. 7 gennaio 1929. Quando? 15 maggio 1929. Giusto. I pavimenti sono in plastica, i corridoi sono stretti e la luce è solo artificiale. Stasera voglio andare a correre, ho voglia di correre per chi non lo può fare. Signora Giuseppina vuole giocare al cruciverba? … voglio andare a casa … domani, domani la portiamo a casa adesso gioca al cruciverba? ... quelli che sono qui, che dormono qui, difficilmente tornano a casa, no, è impossibile. Tornare a casa è il loro sogno, per quanto vivere qui possa essere bello e confortevole. Strano,inquietante, una gran pena, vedere Lucia vestire la sua bambola, la sua Elena. Parlartene come se fosse una bambina vera. Come se potesse parlare. Elena è bravissima, non urla mai di notte, è bravissima, ha gli occhi azzurri, vedi? È proprio bella, pesa solo 25 chili, ha solo due anni. È bella, non trovi? Numero quarantanove, oggi è il giorno della tombola, numero sessanta, sei, zero. Non ha fatto ambo signora, vede? Sono due righe diverse. Se il peggio avesse fine, sarebbe vivere qui, per sempre, sapendo di essere malato, sapendo di avere poco davanti, sapere di essere tornato come un bambino, di essere trattato come un bambino. Sapendo che le grida di aiuto che mandi a tutti, non servono a niente, perché da quella sedia a rotelle ti alzerai solo per stenderti nel letto. Stasera voglio correre, ne ho bisogno. Numero cinquantasei, cinque, sei. Terna, signore, siamo alla terna, lo so che ha fatto ambo, ma ora siamo alla terna. Quando farà caldo, d’estate, li portiamo a fare un giro in cortile, cosi, si divertono un po’ di più. Vedono il sole, la primavera, tutto nasce di nuovo. Rinasce come le foglie, come i fiori. Il sole è coperto adesso, piove. La signora Lucia urla, dalla stanza accanto, vuole suo figlio, vuole sua madre, vuole tornare a casa. Al piano si sotto sono ricoverate le anoressiche. Ragazzine come noi. Che pesano la metà, che sognano la metà, che vivono la metà. Le inferriate bloccano le finestre, forse mi hanno visto passare, dalle fessure della grata, hanno visto i miei capelli troppo rossi attraversare il cortile. Una ragazza come me, la metà di me. Ottanta sei, otto, sei. Ha fatto tombola signora! Ha vinto questa tazzina da caffè, cos’è non le piace? … voglio tornare da mia madre. Sua madre è morta, anni fa, non ha più il senso del tempo, torna indietro con la mente a quando era bambina. Stasera correrò anche per lei. Per domani devo studiare scienze, non ho aperto libro, mi potrebbe interrogare. Non c’è mai fine al peggio, potrei prendere un brutto voto. Sono le quattro, tra venti minuti arriva il pullman, noi torniamo a casa. Loro restano, qui, per sempre. Quest’estate andrò a Dublino. La signora Luigina avrà mai visto Dublino? Io no, quest’estate ci potrò andare, lei no. Quando raggiungi la fine del pozzo, il fondo. Puoi solo risalire. Il peggio ha una fine, e quando la raggiungi, ricominci a vivere.
  
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