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Autore: Aerith1992    27/03/2011    3 recensioni
"C’erano ancora altre cose, altri momenti che mai Romano avrebbe ammesso di amare, né che lo rendevano incondizionatamente felice, tutti legati a un certo bastardo spagnolo."
Scritta per l'Anthology "A Year together" (progetto "Un anno insieme") del Gerita e Spamano Fanforum.
[Spamano]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per l'Anthology "A Year together" (progetto "Un anno insieme") del Gerita e Spamano Fanforum. 

 

 

 

 

Momenti di te

 

A Romano non piacevano molte cose.

Per dirne una, non gli piaceva il bastardo mangia patate con cui suo fratello amava passare il tempo. Tantomeno il fratello del mangia patate. Non gli piaceva Francia, sempre pronto a dargli una palpata al sedere, né il sopracciglione che l’aveva catturato durante la seconda guerra mondiale, né l’armadio russo o il cinese travestito. Nemmeno Giappone gli piaceva, perché era coinvolto tra quelli che avevano avvicinato suo fratello al mangia patate, allontanandolo da lui poco dopo che finalmente si erano riuniti. Nemmeno il damerino e la sua ex-mogliettina gli piacevano, perché avevano tenuto lontano da lui Feliciano per troppo, troppo tempo.

A Romano però piacevano anche molte cose, anche se a prima vista non si sarebbe detto, dato il suo volto sempre contratto in un’espressione arrabbiata.

Gli piaceva il mare Mediterraneo, la sua vita, quando il sole toccava l’orizzonte, quando assumeva non un unico colore, ma quelli della tavolozza di un pittore. Gli piaceva passare il tempo con suo fratello, anche se finiva sempre per sgridarlo o insultarlo (non che lo facesse apposta, era il suo modo per fargli capire che gli voleva bene, e Feliciano lo capiva), e gli piaceva mangiare la pasta e fare la siesta, gli piaceva quando Belgio, per lui quasi come una sorella, andava a trovarlo portandogli dei dolcetti fatti da lei.

 

C’erano ancora altre cose, altri momenti che mai Romano avrebbe ammesso di amare, né che lo rendevano incondizionatamente felice, tutti legati a un certo bastardo spagnolo.

 

Quando raccoglievano i pomodori, e nell’aria afosa sentiva la risata cristallina dell’altro, priva di preoccupazioni o problemi.

Quando il suddetto bastardo prendeva la chitarra e cantava in quella lingua dolce e sensuale che era lo spagnolo e gli chiedeva di ballare.

Quando la mattina lo svegliava con il profumo del caffè preparato apposta per lui e un bacio che dava di aria aperta, pomodori e calore.

Quando, nonostante si dibattesse e lo insultasse pesantemente, non lasciava la presa e lo stringeva forte a sé, nei momenti più sereni o in quelli in cui Romano si sentiva triste, arrabbiato o sconfortato. Perché, nonostante il più delle volte non riusciva a leggere l’atmosfera, lo spagnolo riusciva sempre a capire quando era o non era felice.

Quando emetteva quella sottile e spaventosa aura scura quando Francia o Prussia tentavano di molestarlo.

Quando nonostante dovesse produrre ancora centinaia di rose, lo spagnolo lasciava tutto per lui.

Quando si sconfortava per il comportamento di Romano, che sembrava rifiutarlo perché, come tutti, anche lui era umano e aveva i suoi limiti.

Quando raccontava le battaglie tra lui e Inghilterra, anche se Romano fingeva che non gliene importasse niente, e poteva scorgere nei suoi occhi verdi quella scintilla di orgoglio, spirito guerriero che lo avevano caratterizzato quando era un pirata.

Quando si ritrovavano dopo molto tempo e lo abbracciava, e Romano poteva stringersi a lui e sentire il suo profumo così intenso, speziato, mascolino.

Quando per farsi perdonare gli preparava il suo piatto preferito e lo guardava mangiare speranzoso.

Quando sorrideva, e sembrava che potesse illuminare il mondo.

Quando lo sorprendeva, e rideva felice della sua reazione.

Quando lo confortava e gli spiegava che amava solo lui, e che lui e Feliciano erano solo amici.

Quando gli diceva piccole dolci frasi all’orecchio, l’alito caldo che sfiorava la pelle sensibile di Romano e il suo cuore perdeva un battito.

Quando Romano era malato e correva immediatamente a casa sua preoccupato urlandogli di non morire, perché per lui era troppo importante, anche se era un semplice raffreddore.

Quando guardava con aria ebete le tartarughine di mare e si chiedeva come chiamarle.

Quando le sue grandi mani lo accarezzavano, ruvide e tanto gentili, come se cadesse un petalo di rosa ad ogni loro tocco, ma dalla forza che avrebbe potuto distruggere un intero plotone.

Quando lo baciava, e Romano dimenticava tutto il resto del mondo.

Quando i loro corpi erano stretti l’uno contro l’altro sudati e caldi, ansanti di un consumato ed eterno piacere, un piacere che nessuno al mondo avrebbe loro concesso, se non donatoselo reciprocamente.

Quando gli diceva “te quiero” nella sua lingua, i suoi occhi luminosi e sinceri.

Quando Romano gli diceva “ti amo” e lui lo abbracciava felice.

 

Ancora più che i momenti passati insieme, Romano amava lui, Antonio, il suo stupido, bellissimo, socievole, solare, personale bastardo spagnolo.

  
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