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Autore: MiseryandValerieVolturi    27/03/2011    0 recensioni
[BellaXEdward]
Per la seconda volta, Edward se ne va. Perché? Cosa lo spinge ad abbandonare Bella e Renesmee?
Bella, distrutta e decisa a non rimanere a Forks, si trasferisce in Alaska ... ma non è tutto come sembra.
Dal primo capitolo:
Iniziò a leggere “So quello che pensi Bella, ma non è così: non vi ho abbandonate, e non ho intenzione di farlo per nessuna ragione al mondo …” si fermò quando si accorse che le lacrime iniziarono a cadermi leggere sulle guance e sospirò “… ho dovuto farlo, perdonami. Voglio che vi prendiate cura di voi, continuando a fare quello che avreste fatto con me al vostro fianco; senza fare stupidaggini Bella, promettimelo questa volta. Tornerò prima o poi, ve lo giuro. Vi lascio questi due cuori, nella speranza che vi possano aiutare a ricordarmi, vi amo. Edward”.
Dal terzo capitolo:
Ero alla ricerca delle parole giuste, di certo non potevo esprimere quello che avevo appena pensato.
“Niente, niente di grave” mentii “Abbiamo deciso di trasferirci”
Dal capitolo dieci:
“Va tutto bene” una voce calda e bassa mi risvegliò, suadente. Era famigliare, quanto il profumo che mi avvolse assieme alle sue braccia. Il freddo si sostituì al sintetico calore di una coperta di pile. Un solo nome, ora, soffiava dalle mie labbra.
“Edward …” mormorai. L’unica risposta fu un bacio a fior di labbra. Lo immaginai sorridere, dietro di me.
“Niente più brutti sogni” mi sussurrò, cullandomi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Wait me

Aspettami.

X

- Incubi in grigio, nero e bianco-

Dentro di me il mondo stava assumendo i colori del bianco e nero, un freddo contrasto l’uno accanto all’altro che volgeva via via verso un grigio indefinito.

Edward era il mio bianco, il mio bianco infinito, così infinito e bello e luminoso, quasi quanto la sua pelle. Così splendido e intaccabile, eppure vulnerabile, come il colore dei suoi occhi verdi. Davanti a me vedevo un futuro lontano, un futuro felice, qualcosa di migliore.

Il verde delle sue iridi lo scalfiva appena, le parole non dette, le bugie ancora non smascherate erano lontane da quel posto perfetto che io chiamavo casa.

Nel nero, però, il verde c’era chiaramente. E anche il rosso, perfettamente indelebile, segnava il presente con la presenza dei Volturi, dei loro occhi di fiamma, occhi che credevamo di aver sconfitto …

Cercavo di concentrarmi sul bianco, o, almeno, su quel grigio chiaro, tornando a casa. Sapevo che Jacob sarebbe stato decisamente più felice nel vedermi tornare allegra, e questo avrebbe indotto a Renesmee a farmi poche domande.

Risalii i gradini a gran velocità, armeggiando con la serratura della porta, e allo stesso tempo tentando di mantenermi in equilibrio. Ghiaccio, era dappertutto. Ero stata sciocca infondo, io, con la mia goffaggine, ad andare a vivere lì.

Poi, però, il contatto con la maniglia ghiacciata mi ricordò di colpo la pelle di Edward, e mi ritrovai ad amare l’Alaska.

Ero io, la vera io, eppure così lontana da quella di quegli ultimi mesi da spaventarmi.

Mentre entravo cercai di rammentare i pochi momenti felici di quel periodo indefinito.

Renesmee che mi abbracciava. Primo giorno.

Io, lei e Jacob in giro per l’Alaska. Secondo giorno.

Una buona cena. Seconda settimana.

Il bacio.

Stella, così uguale ad Alice. Primo mese.

Edward. Ora.

Sorrisi, finalmente nel tepore del salotto.

“Bells?” la voce di Jacob mi ricordò quella di Charlie, quando mi ascoltava rientrare.

“No, il lupo cattivo” gridai a mia volta.

Un rumore di passi giunse dalle scale e vidi Renesmee corrermi incontro e abbracciarmi. La strinsi a me, annusandone il dolce profumo, poi la vidi correre di nuovo di sopra.

“Che fa lassù?” chiesi a Jake, vicino a me.

Alzò le spalle. “Disegna, dipinge, scrive … Ma se le chiedo cosa non risponde” spiegò.

Annuii, mentre la mia mente oscillava, tremenda, verso la zona grigia.

Sentii il mio migliore amico voltarsi e andarsene, senza altre parole, e il grigio mi inghiotti. Qualcosa dentro di me si mosse, una realtà tremenda e stranamente famigliare mi avvolgeva e lo sguardo che lanciai a Jacob dovette farglielo intuire. Mi guardò, un’ istante che durò un attimo, poi si diresse verso la cucina.

Gli dovetti correre dietro.

“Ehi!” cercai di afferrarlo per una manica “Ehi, cosa … Cosa c’è?”

Mi fissò ancora, mentre una martellante sensazione di essermi fatta sfuggire qualcosa mi uccideva.

“Non so cosa disegna. Non so cosa dipinge. Non so cosa scrive”  mi disse, controllato.

 Mi ci volle un po’ per capire che stava parlando di Renesmee.

“Jake …” tentai. Lui mi zittì con un’ occhiataccia.

“Non so a cosa pensa mentre è lassù” aveva un tono frustato che mi fece male al cuore “ma posso immaginarlo.”

Dentro di me tutto urlava. Voleva dire che non stavo abbastanza accanto a mia figlia, che dovevo dirle la verità su Edward, che dovevo parlarle? I suoi occhi neri non mi davano suggerimenti, c’era solo rabbia, rabbia e ancora frustrazione e risentimento. Mi resi conto che non era solo contro di me solo quando lo vidi avvicinarsi al mio volto, inspirare profondamente e poi rivolgermi un ultimo sguardo.

“La sua puzza si sente da un miglio di distanza.”

 

Corsi di sopra con le lacrime agli occhi. Passando davanti alla camera di Renesmee avvertii della musica classica a tutto volume, che doveva aver coperto il tono di Jacob. Aprii la porta della matrimoniale con stizza e con la stessa forza la richiusi dietro di me. Il materasso si affossò sotto di me quando ricaddi su di esso e le molle cigolarono piano.

Quando mi voltai, un acchiappasogni indiano mi fissava da sopra la testata. Lo afferrai con rabbia, quindi lo buttai a terra sul pavimento lucidissimo. Una voce nella mia testa chiedeva disperatamente aria.

Senza sapere cosa stavo facendo indossai il primo cappotto che mi capitò in mano e scesi. Mi ritrovai fuori, al freddo, il buio che mi avvolgeva.

Non so per quanto camminai, solo che le gambe cedettero dopo diversi minuti che forse erano ore. Caddi nella neve, gelida, senza sapere cosa fare. Invocavo i nomi di una famiglia di cui non avevo mai fatto parte, nomi che si accalcavano sulle mie labbra.

Mia madre che sorrideva e mi diceva che tutto sarebbe andato per il meglio. ‘Va tutto bene’. Quanto desideravo che fosse lì a dirmelo?

Avevo così poche certezze –forse solo una, mia figlia- e un mondo che mi era ostile, ma di cui volevo disperatamente fare parte. Il cielo era nero, sopra di me.

“Va tutto bene” una voce calda e bassa mi risvegliò, suadente. Era famigliare, quanto il profumo che mi avvolse assieme alle sue braccia. Il freddo si sostituì al sintetico calore di una coperta di pile. Un solo nome, ora, soffiava dalle mie labbra.

“Edward …” mormorai. L’unica risposta fu un bacio a fior di labbra. Lo immaginai sorridere, dietro di me.

“Niente più brutti sogni” mi sussurrò, cullandomi.

 

 

Eh, ancora ritardo. Ma non tanto questa volta, daaai ^^ Insomma, che ne pensate? Un capitolo abbastanza interessante, no?

Spero che vi sia piaciuto, carissime :)

Che altro? Beh … Come vedete, un po’ di romanticismo, anche se molti misteri restano ancora … misteri.

Baci,

Missy.

  
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