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Autore: LaU_U    27/03/2011    14 recensioni
Una serata in compagnia a casa di Richard Castle per divertirsi con un gioco in scatola.
Alcune parole possono essere un taboo.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del tempo libero'
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«Ok. Ok. Ok.»
Esposito si sfregò una mano sulla fronte, agitato. Reggeva con la destra un foglietto colorato e i suoi occhi scorrevano rapidamente fra tutte le parole di quella scheda, come se non trovassero pace. Gli serviva un’idea e in fretta.
«Il tempo scorre, agente, le conviene sbrigarsi.»
In piedi, appena dietro di lui stava Beckett, che osservava lo stesso foglio ridacchiando mentre cercava di mettere pressione con la sua presenza.
«Ci sono, ci sono» disse senza troppa sicurezza. «È una cosa con le… no, dannazione… ci sono su delle… immagini? Sì, immagini… di… ehm… SPORTIVI! Sportivi con le mazze.»
«Baseball!»
Dal divano che aveva di fronte proruppe la voce emozionata di Jenny.
«Brava!» esclamò Javier, puntando l’indice verso di lei.
«Un album di figurine? Un giornale? Un libro fotografico? Un album di autografi?» Ryan sputò fuori tutte le possibilità che gli passavano per la testa.
«Solo pochi secondi.»
«No. Ci sono le immagini e i ri… i punti…»
«Andiamo, Esposito, non sai fare di meglio?»
Castle era seduto su un altro sofà tra la madre e la figlia. Voleva distrarre il poliziotto e confonderlo, più di quanto non fosse già.
«Le squadre e i punti…»
«Il tempo è fiiii…» Beckett stava osservando gli ultimi granellini di sabbia che scendevano dalla clessidra.
«Almanacco?» chiese Lanie.
«…nito!»
«Sì! Sì! Sì! Almanacco!»
Esposito esultò di gioia e si si tuffò ad abbracciare la donna, rischiando di precipitare su di lei e sugli altri amici che le sedevano accanto.
Beckett sbuffò e conteggiò le carte che aveva in mano.
«Una, due, questa no, no, almanacco… ne avete indovinate tre.»
Jenny mosse una pedina rossa tre caselle più avanti sul tabellone di gioco.
«Tsk. Principianti» osservò Castle.
«Facci vedere cosa sai fare tu con le parole, scrittore!» lo provocò il medico legale.
L’uomo annuì lentamente e si mise in piedi davanti al divano della sua squadra, mentre Beckett raggiunse il divano dove Alexis le fece un po’ di posto.
«Ci sto io a controllare che non bari» disse Ryan, alzandosi.
«Siete pronti?» chiese Jenny. Il team-Castle sembrava concentratissimo: il capogruppo con la mano sul mazzetto di carte, pronto a girare la prima, gli altri membri seduti tutti col busto in avanti per l’attenzione. Alexis alzava e abbassava rapidamente e nervosamente un piede, facendo muovere tutta la gamba. La fidanzata dell’irlandese girò la clessidra e diede il via.


BABBO NATALE
Slitta
Regali
Renne
25 dicembre
Camino


Castle scorse rapidamente tutte le parole e in un lampo formulò la sua definizione.
«Arriva in inverno, è un vecchietto grasso vestito di rosso e porta i doni a…»
«Babbo Natale!»
La ragazzina indovinò al volo. Suo padre pescò una seconda carta.
«Questa era facile» mugugnò Esposito.


VIZIO
Capitale
Avarizia
Fumo
Gola
Pelo


Niente di più facile. Le stesse parole segnate erano aiuti per il gioco. Escludevano avarizia e gola, ma c’erano altri cinque vizi a disposizione.
«Accidia, superbia, lussuria, invidia, ira…»
«Sono i vizi capitali» esclamò Martha!
«Uno solo.»
«Vizio?»
Cambio carta.


TALK SHOW
Programma
Televisione
Ospiti
Poltrona
Jay Leno


Avrebbe usato riferimenti personali, sempre molto utili.
«Ci sono stato più di una volta. C’erano le telecamere e il presentatore mi ha intervistato.»
«Programma tv?» azzardò la figlia.
«Sì, ma di che tipo?»
«No so, uno in prima serata.»
«Uno come quello di Bobby Mann, dove vengono invitate delle persone a chiacchierare di sé» chiarificò lui.
«Un talk show?»
Martha aveva indovinato. Castle sbirciò verso la clessidra, c’era ancora parecchio tempo. Nel frattempo Ryan alzò le spalle verso la sua squadra, frustrato perché non poteva far nulla. Esposito voleva rallentarli; avevano lo stesso punteggio, non voleva essere superato.
«Che succede, detective? Il tuo intuito è andato a nanna?»
Sperava di far innervosire Beckett, che ancora non aveva aperto bocca, e nel frattempo di distrarre Castle; tuttavia quel che ottenne furono un’occhiata cruda da parte della donna e un team ancora più agguerrito ed unito.

CHICAGO
Città
Illinois
Michigan
Bulls
Willis Tower
Bears

«È una metropoli di uno degli Stati Uniti orientali…»
«New York!»
«Boston?»
«Washington!»
«Miami!»

«Si trova a poca distanza dal Canada... e vi si svolge un famoso musical jazz. C’è anche il film, con Catherine Zeta-Jones e Renee…»
«Chicago!»
Finalmente Beckett era rientrata in carreggiata. Per prima cosa fissò Esposito con un ghigno beffardo.

CLAVICOLA
Osso
Spalla
Sterno
Collo
Scapola

Questa era più difficile e le parole taboo limitavano molto la descrizione che poteva dare. Non voleva però scartare la carta: era uno scrittore, la lingua era il suo mestiere e sarebbe riuscito a fare indovinare anche clavicola. In più gli altri non avrebbero avuto occasione di canzonarlo.
«È una parte dello scheletro.»
«Cranio!»
«Femore!»
«Osso!»
«Sì, tieni quello. È un tipo di…» lasciò la frase in sospeso, gesticolando verso Beckett per farle capire che doveva continuare con l’ultima parola detta da lei.
«È un tipo di osso» ripeté la donna.
«Bene. Sta sopra il torace.»
«Sulla schiena?» domandò Alexis.
«No, non dietro. Né davanti. Sopra.»
Le tre donne cominciarono a guardarsi e toccarsi per indovinare l’osso giusto. Gli avversari nel frattempo ridacchiavano trovandoli finalmente in difficoltà.
«Vertebre?»
«No, non è dietro vi ho detto.»
La tensione stava crescendo.
«La testa?»
«Sotto la testa.»
«Questo?» Alexis indicò l’osso corretto.
«Sì, sì!» esultò l’uomo.
«Come si chiama questo?» chiese agitata la ragazzina, non trovando il nome giusto.
«Clavicola!» Esclamarono in contemporanea le sue compagne di squadra.
«Perfetto!»
Castle girò ancora un’altra carta. Esposito ringhiò.

STRAORDINARIO
Eccezionale
Normale
Fantastico
Evento
Edizione

Si creò il vuoto nella mente dell’uomo, riuscendo a collegare quella parola solamente ad una cosa. Si sforzò, ma nient’altro gli balenò nella mente.
«Lo è Beckett.»
«Donna?»
«Poliziotto?»
«Detective?»
«No, no, no. Come siete banali.»
Castle non trovava tuttavia un modo di aiutare la figlia e la madre, mentre Kate era tornata in silenzio, probabilmente non volendo esprimere troppo su se stessa. C’erano una marea di parole che potevano collegarsi a lei, ma non tutte si potevano rivelare con leggerezza. Ognuno fissava Beckett, cercando l’ispirazione.
«Castana?»
«Violenta?»
«Esposito tu non sei in squadra con noi, quindi zitto» lo mise a tacere la donna, sentendosi aggredita.
«Dittatore?» aggiunse il compagno, prima di rimanere in silenzio.
«Oh, oh. Il tempo sta scadendo» annunciò Lanie.
«Andiamo, Kate. Ti ho detto più volte che penso tu sia così, perché non molli mai e sempre ti rialzi.»
Beckett si sentì in imbarazzo, aveva capito, ma non aveva intenzione di far sapere agli altri delle cose che Castle le aveva detto in privato.
«L’ho scritto anche nella dedica di Heat Wave
«Cosa c’era in quella dedica?» chiese Alexis a sua nonna. «Ringraziavi il distretto e KB per… per…»
«Possibile che non te ne ricordi?» domandò Martha.
Beckett alzò le spalle.
«Finito! Troppo tardi.»
Castle sembrava abbastanza deluso.
«Tesoro, davvero non ti ricordi quella dedica?»
«Non rammento le parole esatte» mentì.
Lo sguardo dell’amica lasciò ad intendere che non aveva creduto alla sua bugia, ma fortunatamente per la poliziotta non aggiunse nulla.
«Comunque ne hanno indovinate cinque. Per ora sono in vantaggio.»
«Ma qual era la parola?»
La curiosità di Jenny non era stata soddisfatta.
«Non ha importanza» concluse Castle, tornando al posto. «Tanto abbiamo lo stesso vinto noi» gongolò, cacciando via lo scontento per l’ultima parola non colta da Beckett.

 

 

*****


La serata si focalizzò completamente sul gioco; ognuno dei partecipanti si dimostrò a suo modo molto agguerrito e interessato a far trionfare la propria squadra e così i due team ottennero una vittoria a testa, grazie al grande affiatamento fra i membri di ogni gruppo.
«Ora è un po' tardi. Credo sia meglio che vada a letto» annunciò Alexis, alzandosi dal divano.
«Ma non possiamo finirla così. Dobbiamo trovare un vincitore» protestò suo padre.
«In questo modo non ci sarà nessun perdente, mi sembra un buon modo per concludere la serata.»
«Non credo proprio» esclamarono in coro Castle ed Esposito, guardandosi poi negli occhi minacciosamente.
«Bisogna fare un altra partita per stabilire la squadra vincitrice.»
«Va bene, ma io domani ho scuola, vi lascio alla vostra guerra.»
Alexis si avvicinò al padre per dargli un bacio della buona notte.
«Non potete giocare con un membro in meno.»
«Che c'è, Ryan? Paura di essere battuto anche se siamo in minoranza?»
«Ci stai provocando, Castle? Possiamo battervi anche ad occhi chiusi.»
«Ma davvero?» chiese sarcasticamente Beckett.
«Già, davvero.»
«Potremmo fare una sfida veloce, non una partita intera» propose conciliante Lanie, per venire incontro anche all'esigenza della giovane liceale.
«Ad esempio?»
«Non so. Potremmo scegliere un giocatore per ogni squadra e dargli una clessidra di tempo. Chi ne fa indovinare di più, vince.»
«Per me va bene» rispose Jenny.
Segni di assenso vennero anche dagli altri.
«Perché non usiamo le carte già utilizzate nelle partite due precedenti? Così il gioco diventa più veloce e vediamo com'è la vostra memoria» aggiunse il medico legale.
«Boh, non saprei. Se a voi piace l'idea...»
Ryan era colpito da questa proposta, ma in fondo poteva essere una variante interessante.
«Perché no?»
«Va bene, allora concludiamo questa battaglia per l'onore» disse Alexis, accettando di rimanere sveglia ancora per un po'.
La mozione fu approvata dal resto dei partecipanti.

La detective chiamò i suoi colleghi di lavoro con un gesto dell'indice e i quattro si riunirono in disparte.
«Perché non rendiamo la cosa più interessante?»
«Vuoi scommettere, Beckett?»
«Vuoi tirarti indietro, Javier?»
«Assolutamente no. Tanto non abbiamo nulla da temere.»
«Ryan?» chiese la donna, per vedere se anche il biondino avrebbe accettato di giocare a quelle condizioni.
«Venti dollari su di noi» propose agguerrito l'irlandese.
«Castle?»
«Siete carne da macello.»
«Allora è fatta.»
Ci fu una stretta di mano fra i due capisquadra, lo scrittore ed Esposito, e i poliziotti ritornarono ai loro divani, per la scelta dei due campioni: Lanie e Richard si sarebbero sfidati.

L'anatomopatologa confermò la sua abilità a dare definizioni ed indizi adatti a far indovinare rapidamente i termini ai suoi compagni di squadra. Riuscì a portarli  in fretta a parole come jogging, difterite o Pitagora. La risposta più veloce la ottenne quando incontrò bambino. Si limitò a dire una parola:
«Castle!»
Un coro proveniente dal divano di fronte a lei diede la soluzione corretta, scatenando le proteste dello scrittore e le risate delle sue compagne di squadra.
Dopo nove punti e una strombettata, venne il turno del secondo team. La tensione raggiunse il massimo livello di tutta la serata. Tutti scherzavano, ma dal tono di voce era palpabile il nervosismo per l'incertezza del risultato di quella sfida che stava avendo luogo.
Il padrone di casa si mise in posizione e scrutò negli occhi delle sue donne per indagarne la prontezza. Al via di Jenny il conto alla rovescia partì. Una dopo l'altra le parole vennero indovinate, con alcune titubanze su ultraterreno e su un termine che era stato scartato da Lanie durante la partita, prima di aver dato definizione alcuna.
«Il tempo sta finendo. Siete a otto.»
Erano indietro di un punto. Castle pescò pagliaccio e fortunatamente Alexis ebbe la memoria e l'ingegno per capire che il Nemo citato da suo padre si riferiva al pesce del film della Disny Pixar.
A quel punto si trovavano in una situazione di parità e mancavano forse tre secondi al momento in cui tutti i granellini di sabbia colorata sarebbero stati nella parte inferiore della clessidra di plastica. Lo scrittore girò la carta e lfu preso dalo sconforto: un'altra volta quella parola e un altra volta il bianco nella sua testa. Non riuscì neppure ad aprire la bocca o a leggere i termini vietati: fissò quelle tredici lettere senza avere un'idea. Rivolse un'occhiata abbattuta verso Beckett. Lei incrociò lo sguardo, così diverso da quelli di tutto il resto della serata e qualcosa si accese. Capì.
«Straordinario!» esclamò alzandosi in piedi.

«Tempo scaduto» disse incerto Ryan, fissando Beckett.
Lo scrittore rimase immobile per qualche istante, incredulo per ciò che aveva sentito e tutti quanti guardarono la donna che aveva risposto senza aver ricevuto alcun indizio.
«Sì!» gioì Castle scagliando tutte le carte rimaste per aria e correndo ad abbracciare Kate, che per una volta non ebbe alcuna remora ad accettare quel gesto di entusiasmo. Marthe ed Alexis si unirono ai festeggiamenti.
Esposito e Ryan sbuffarono, consapevoli che le loro tasche sarebbero state alleggerite di quaranta dollari e feriti nell'onore per quella sconfitta all'ultimo secondo.
Lanie nel frattempo si avvicinò alla sua amica vincitrice.
«”Non rammento le parole esatte”, vero?»
«Forse mi è tornata la memoria» scherzò la poliziotta alzando le spalle in maniera esagerata e non nascondendo un sorriso complice.
Il medico legale raggiunse il suo ragazzo, che stava seduto con aria nervosa sul divano.
«Quei due sono incredibili. Giuro sul mio bel faccino che se non si danno una mossa da soli li rinchiudo in uno sgabuzzino del distretto e butto via la chiave.»
Ryan si intromise, frustrato quanto l'amico: «Bene. Ma vedi di fare in fretta. Non ho per niente voglia di buttare via tutti i miei soldi per un'altra stupida partita a Taboo.
»


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Hello Stonhenge!
Ah, no scusate, sbagliato fandom e fuori argomento.
Un'altra storia spensierata sul tempo libero dei nostri cari amici del Dodicesimo. Spero vi piaccia e vi abbia divertito. Ci ho messo un po' a concluderla e a decidere cosa scrivere dopo la prima parte.
Ringrazio in anticipo per i lettori e i commentatori. :)

   
 
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