Categoria: Harry Potter
Titolo: Essenza al Fiele
Autrice: Juliet
Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange
Genere: Drammatico, Dark
Rating: Arancione
Avvertenze: One – Shot
Essenza al Fiele
Rodolphus guardava la ragazza sorridere al Capitano della
squadra di Quidditch di Slytherin, che era finito improvvisamente all’ultimo
posto nella lista delle sue amicizie. Strinse appena un po’ di più la bacchetta
fra le mani, facendo sbiancare le nocche. Lucius, accanto a lui, se ne accorse;
un velato sorriso apparve sul suo volto.
“Lo sai che fa così perché la stia guardando… non darle
soddisfazione, no?” sussurrò con voce divertita, fissando anche lui i movimenti
apparentemente casuali delle mani di Bellatrix Black, che già avevano incantato
il ragazzo di fronte a lei.
“Ha u fascino incredibile, comunque. Complimenti, Rod, te
la sei scelta proprio bene. L’unica ragazza che non sarai mai in grado di
controllare…”
Rodolphus sembrò dapprima ignorare la velata provocazione
nella frase di Malfoy. I suoi occhi verdi indugiarono ancora un attimo su
Bellatrix, prima di rivolgersi all’amico.
“Non mi interessa un’altra discussione su di lei, per
favore” mormorò in tono annoiato.
Malfoy sollevò un sopracciglio in un’evidente espressione
di incredulità, preferendo però seguire il consiglio del ragazzo. Nessuno dei
due disse nulla, allontanandosi lentamente dall’unica Sala Comune situata nei
sotterranei.
“Perché dovrei controllarla, spiegamelo” iniziò
improvvisamente Rodolphus, il viso rivolto davanti a sé, il colorito rossastro
a causa della luce che scaturiva dalle torce alle pareti.
Malfoy sorrise fra sé.
“Eri tu che non volevi parlarne, poco fa?”
“Smettila, cazzo, sto parlando sul serio”
Le parole dure dell’amico si persero nel silenzio che li
accompagnava. Nessuno percorreva i corridoio a quelle ore, solo i Capiscuola
erano autorizzati a trovarsi fuori dalla Sala Comune. E il fatto che Rodolphus
Lestrange non appartenesse a questa fortunata elite non sembrava costituire un
problema per entrambi.
Lucius si passò una mano sugli occhi, lentamente.
“Lei è una ragazza dalla volontà molto forte”
Rodolphus non disse nulla, continuando a guardare avanti a
sé. Non interruppe, però, segno evidente del fatto che avrebbe continuato ad
ascoltare, almeno per un po’. Malfoy lo intuì e riprese dopo pochi attimi di
silenzio.
“Sua madre, il signor Black, anche Narcissa possono fingere
che lei dia loro ascolto, quando le parlano. Possono illudersi che farà quello
che loro hanno in mente per lei, che risponderà come loro vogliono lei risponda…
Ma stiamo parlando di Bellatrix, Rod. Lei…”
“Lei farà solo ciò che le andrà di fare” completò la frase
il ragazzo, volgendosi finalmente verso Lucius e guardandolo fermamente, le
labbra incurvate in un mezzo sorriso.
“Questo è quello che mi piace più di lei” ammise, in un
tono di voce più basso.
Lucius rimase in silenzio, dopo quell’affermazione.
“C’è qualcosa di estremamente… folle, in lei” disse
lentamente.
Una risata alle loro spalle li fece voltare di scatto. Il
sorriso malizioso, i capelli raccolti sulla nuca, fatta eccezione per una
ciocca, simile a velluto nero, che le sfiorava il viso dalla carnagione
chiarissima, gli occhi blu, screziati di viola, messi in risalto dal kajal
nero.
“Qualcosa di folle?” ripeté con voce divertita,
raggiungendo i due ragazzi, senza smettere di sorridere “Una delle migliori
descrizioni che mi abbiano mai fatto, sai, Lucius?”
I due rimasero zitti, osservandola scostare la ciocca dal
viso con un leggero movimento della mano. Lei rise di nuovo, brevemente.
“Non vi sentirete in imbarazzo, spero… del resto, se due
persone non vogliono essere ascoltate, dovrebbero evitare di gridare per i
corridoi vuoti…” osservò, passandosi con leggerezza l’indice sulle labbra,
quasi in una carezza. Incontrò lo sguardo chiaro di Rodolphus.
“Vai a finire il giro, Lucius” disse, con voce suadente. Il
ragazzo in questione sorrise per un istante, il sorriso che lo caratterizzava.
Non era sarcastico, ma ci andava vicino.
“Divertitevi”
Rodolphus aspettò che i passi di Malfoy non risuonassero più
per il corridoio prima di rivolgere la parola alla ragazza. Lei, dal canto suo,
se n’era rimasta ferma, in silenzio, accanto a lui; solo il suo profumo tradiva
la sua presenza.
“Perché ci hai seguiti?”
La fredda domanda di Rodolphus le strappò un altro sorriso,
così malizioso, così suo, da far innervosire il ragazzo. Si allontanò di
un passo da lei, quasi inconsciamente.
“Che domanda stupida, Rod” commentò lei, con leggerezza “mi
piace sentirmi elogiare nei tuoi discorsi, sai?” piegò la testa di lato, continuando
però a fissare il ragazzo di fronte a lei.
“Non svicolare” la interruppe lui “Lo so, che sei una
maestra in questo”
“Ecco, vedi” riprese lei, con voce genuinamente divertita
“questo è proprio quello che amo sentire…”
Le sue labbra sfiorarono il collo di Rodolphus, in una
carezza velenosa, ma piacevole al tempo stesso. Il ragazzo le prese il viso con
una mano, immobilizzandolo e obbligandola a guardarlo negli occhi. Lei si
prestò al gioco, cercando di muoversi nella sua presa ma senza molta convinzione.
“Sei una maledettissima provocatrice, Bella” sussurrò,
ripassando il contorno delle sue labbra con l’indice, come poco prima aveva
fatto lei “Una maledettissima, egocentrica, mordace…”
La baciò con forza prima di terminare la frase, spingendola
contro il muro di pietra e cercando di separarle le gambe con la propria.
Lasciò scivolare una mano dai capelli, ormai sciolti sulle sue spalle, fino al
braccio, costringendo anche quello contro la fredda consistenza del muro. Un
gemito di dolore a quella stretta , lasciato sfuggire dalla ragazza, lo indusse
a fermarsi.
La guardò fermamente per un attimo, ansante come lo era
lui, addossata al muro. Lei sostenne il suo sguardo, quasi in una sfida a chi
lo avrebbe abbassato per primo, aspettando una sua mossa. Che non si fece
attendere; con uno scatto, Rodolphus le afferrò nuovamente il braccio che aveva
lasciato andare e costrinse la ragazza a sollevarlo dinanzi ai suoi occhi. Con
leggerezza, quasi temesse di farle male di nuovo, sollevò la manica della
camicetta fino al gomito; il Marchio Nero si rifletté nei suoi occhi per un
lunghissimo istante.
“Stupida…” mormorò, lasciandolo andare e arretrando di un
passo, in modo da lasciarla libera di muoversi.
Bellatrix risistemò l’indumento con cura, lasciando che i
capelli le ricadessero avanti, a coprire il viso. Quando li ravviò all’indietro
con il braccio opposto a quello marchiato, sorrideva di nuovo.
“Forse non te l’aspettavi?” chiese, sarcastica “Non credevi
che ne avrei avuto il coraggio?”
Rodolphus la colpì al viso, uno schiaffo che risuonò nel
corridoio deserto, solo a tratti fiocamente illuminato. Lo stupore di Bellatrix
durò un attimo soltanto; il suo sorriso cattivo, quello che Lucius avrebbe
giudicato folle, riapparve, velenosamente diretto al ragazzo.
“Non puoi permetterti di picchiarmi, Lestrange” sussurrò
intensamente “La tua rabbia non farà che accrescere la mia… la rabbia di una
Slytherin, di una DeathEaters, non è un semplice sentimento… è follia”
Il suo discorso appassionato, la sua guancia arrossata nel
punto in cui la sua mano si era abbattuta con forza, non facevano altro che
accrescere la bellezza di quella giovane donna. Non facevano altro che
fargliela desiderare di più. Cercando di controllarsi, fece un altro passo
indietro.
Bellatrix lo guardava con attenzione.
“Smetterà di far male fra qualche giorno” disse infine,
rivolgendo lo sguardo al tizzone che ardeva, poco distante da loro.
Non osò incontrare lo sguardo, dalle sfumature zaffiro, che
sentiva trafiggerlo come una lama.
“Farà male solo quando Lui ci chiamerà” concluse, piano.
Le voltò le spalle, e solo quando avvertì il suo respiro
sulla nuca, seppe che l’aveva raggiunto. Bellatrix Black era più silenziosa
delle ombre che li circondavano, quella notte.
Le sue unghie curate sfiorarono in una lieve carezza il suo
viso, poi la ragazza interruppe il contatto, allontanandosi senza voltarsi
indietro neppure una volta. Rodolphus sorrise, pensando che non era certo da
lei soffermarsi su ciò che lasciava indietro, ancora avvertendo la sua essenza
al fiele.
“Sapevo che ne avresti avuto il coraggio”
Nemmeno in quell’occasione, la vide rivolgere i suoi occhi
a qualcosa che stava alle sue spalle.
***
Sì, lo so, sono fissata con gli
schiaffi… e li prende sempre Bella, poverina…^__^ Ma nell’ispirazione del
momento ci stava, la fanfiction non è stata modificata di molto, nella
revisione della “bozza”.
Ok, spero vi sia piaciuta!
Fatemi sapere, un bacio,
- Juliet -