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Autore: Mao chan    28/03/2011    3 recensioni
«Ecco, ho pensato che magari, visto che, sì, insomma, non era mai successo, ho pensato. Magari ti andava di parlarne.» disse lui, tutto d’un fiato, senza guardarla.
Lei lo squadrò vagamente preoccupata, quegli occhi verdi piantati oltre i tergicristalli, verso l’orizzonte buio.
Poi sorrise.
«Magari» concesse.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Perhaps

 

Senza dire una parola, Greg accostò bruscamente all’angolo della strada, nei pressi del parchetto che erano soliti frequentare ai tempi delle medie.

Non era mai stato un tipo attento ai sentimenti degli altri, e in quell’istante avrebbe preferito essere altrove, senza ombra di dubbio.

Ma c’era una questione che restava latente da troppo tempo e [ lui lo sapeva ] ci sarebbe voluto così poco per mettere a posto le cose…

La ragazza accanto a lui spalancò gli occhi, sorpresa.

«Greg, ma che…»

La frase le si strozzò in gola.

Un’ombra d’ansia si fece spazio nelle iridi nocciola.

Avevano trascorso tutto il viaggio di ritorno immersi in un silenzio imbarazzato, durante il quale Loren si era più volte mentalmente maledetta per non essere andata con la sua auto, a quella stupida rimpatriata delle medie.

O non esserci andata affatto.

Greg storse appena la bocca, fissando dritto davanti a sé. Oltre il parabrezza, oltre le strade deserte del paese notturno.

D’improvviso, non ne era più così sicuro.

Tutto per quella dannata frase, pronunciata dal più cretino dei suoi ex compagni.

 

«E così, alla fine, vi siete messi insieme.»

 

No.

La risposta era no.

E quell’idiota lo sapeva perfettamente, ma aveva pensato che fare il finto tonto, vedendoli scendere dalla stessa vettura, fosse divertente.

Divertente.

Non erano divertenti tre anni passati ad amare silenziosamente qualcuno che non si era mai nemmeno sforzato di nascondere quanto non fosse interessato.

Greg l’aveva visto nell’impercettibile contrazione che avevano subito gli occhi di Loren e che tardi [ solo molto più tardi ] aveva imparato a conoscere.

Certo, era una ferita ormai rimarginata, ma anche le cicatrici possono bruciare.

E se lei non fosse stata una ragazza così tremendamente orgogliosa, forse, il suo sorriso non sarebbe stato tanto amaro.

 

Lei l’aveva amato.

Senza battere ciglio, senza dire una parola, con la goffaggine della prima cotta e la sua irrimediabile fierezza.

L’aveva amato subito dopo le medie e per tutti i tre anni seguenti, senza smettere nemmeno per un istante e senza risparmiarsi occasione per illudersi, nonostante conoscesse perfettamente la verità.

E lui, continuando ostinatamente a fingere di non accorgersene, era rimasto suo amico per tutti quegli anni.

Poi, di punto in bianco, lei aveva smesso. Così, come aveva cominciato.

Aveva avuto un paio di storie, era stata desiderata e aveva desiderato, come tutte le ragazze normali della sua età.

E loro avevano continuato ad essere amici, senza mai parlarne.

Certo, c’erano stati lievi accenni, rigorosamente velati, ma nulla di più.

 

«Ecco, ho pensato che magari, visto che, sì, insomma, non era mai successo, ho pensato. Magari ti andava di parlarne.» disse lui, tutto d’un fiato, senza guardarla.

Lei lo squadrò vagamente preoccupata, quegli occhi verdi piantati oltre i tergicristalli, verso l’orizzonte buio.

Poi scosse brevemente la zazzera chiara e sorrise.

«Magari.» concesse.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Greg si decise a voltarsi verso di lei.

«Io lo sapevo. In quegl’anni, dico. L’ho sempre saputo, ma…»

Loren annuì.

«Lo so.»

«Oh.»

Lui tamburellò nervosamente sul volante, senza sapere come proseguire.

Lei ridacchiò.

«Non preoccuparti, Greg. Va tutto bene. È successo quattro anni fa.»

«Già. Però so di averti ferita.»

Il sorriso della ragazza si spense.

Tornò con il pensiero ai primi anni dell’High School.

«Sì, mi hai ferita.» dichiarò, corrugando le sopracciglia «Soprattutto quando ti sei messo con Allison, una delle mie migliori amiche.»

Lui accusò il colpo.

Sapeva che avrebbe tirato fuori quella storia.

Tanto più che lui ed Allison, da allora, erano sempre stati insieme.

«Ma in realtà penso che sia proprio grazie a quell’episodio se ho deciso di lasciar perdere, finalmente.»

Greg trasse un profondo respiro, poi la fissò negli occhi.

Lei ricambiò il suo sguardo con espressione curiosa.

«Scusami, Loren.» disse, serio «So come sono, e so di non essermi comportato correttamente con te. Io sono un egoista, ne sono consapevole. Mi dispiace di averti fatta soffrire.»

Loren era esterrefatta.

Non ricordava di aver mai sentito delle scuse uscire da quella bocca. E da quanto lo conosceva? Nove anni?

Rimase a guardarlo a lungo, senza sapere cosa dire. Infine accennò un sorriso leggermente incredulo.

«Beh, grazie.»

«Non c’è di che.»

«Ma non è delle tue scuse, che ho bisogno.»

«Er… no?»

Questa volta fu Greg a fissarla senza capire.

I grandi occhi di Loren erano mutati di nuovo, e ora aveva uno sguardo deciso.

«Perché?»

Lui storse il naso.

«Perché cosa?»

«Perché io non andavo bene?»

Il cuore di lui perse un battito.

Oh cazzo.

Era davvero risentita per quella storia?

Eppure doveva aspettarselo, orgogliosa com’era.

Così impari a tirare fuori questi discorsi, idiota.

Lei continuava a guardarlo determinata, senza una nota di dolore o amarezza sul viso.

«Io… Lory, non saprei.» squittì Greg, alle strette.

«Per favore, pensaci.» lo freddò «Ho bisogno di saperlo.»

«E va bene…»

Si concesse qualche istante.

Loro due non erano compatibili, l’aveva sempre pensato.

Ma… perché?

Sospirò.

«Credo che tu sia… troppo mascolina.» mormorò, roteando gli occhi.

Lei assentì.

«Continua.»

Lui deglutì.

«Sei… troppo attaccata alle tue idee. Se qualcuno non la pensa come te, è segnato. Sei aggressiva. E poco aggraziata. E poi… non sai accettare i fallimenti. E sei lunatica.»

Lei inarcò un sopracciglio, leggermente piccata.

«Qualcos’altro?»

«Ehm, no. Penso che questo sia tutto.»

«Okay.»

Nei gelidi secondi di silenzio che passarono, Greg si era già pentito di ogni parola, e l’unica cosa che voleva era rimettere in moto la macchina, svoltare l’angolo e mollarla davanti al portone di casa sua.

Avvicinò timidamente una mano alla chiave, che lo osservava invitante a pochi centimetri.

«Grazie.»

Sussultò.

«Come?»

«Grazie.»

Loren respirò a fondo e poi si rilassò sul sedile, sorridendo.

«Tu sei stata la mia prima cotta.» dichiarò «E mi ero sempre chiesta perché fosse andata così male. Mi aveva segnato, sai? Anche nei miei rapporti successivi, c’è sempre stato qualcosa che mi frenava.»

Si voltò verso di lui, l’espressione distesa e serena.

«Ora mi sento bene. Averne parlato, dopo tanto tempo, e averti finalmente chiesto quale fosse il problema. Le tue scuse. È stato d’aiuto.»

Greg tirò mentalmente un sorriso di sollievo.

«Per quello che ho detto, io…»

«Non fa nulla.» lo interruppe lei, sbrigativa «Sapevo già, più o meno, cosa pensavi. Mi serviva solo una conferma.»

«Okay.»

Girò la chiave nella toppa e accese il motore.

Le sue labbra non riuscirono a evitare di curvarsi lievemente all’insù, mentre svoltava.

«Chissà, magari mi sono già pentito di quella decisione.»

Lei scrollò le spalle, sorridendo a sua volta.

«Magari.» concesse.

 

 

 

NdA. Per la serie, scleri notturni pre-esame, la vendetta!

Non so da dove nasca quest’ispirazione, in realtà.

Diciamo che l’idea di un amore lungo e non corrisposto i cui resti vengano riesumati ad anni di distanza mi ha sempre intrigata.

Buona notte a tutti!

 

  
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