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Autore: I live to die    24/01/2006    3 recensioni
Scrissi questa storia qualche tempo fa però non la continuai mai, in assenza di stimoli di più persone che la giudicassero. Se Vi piace continuerò a scriverla. . .
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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… Pioveva quella sera di tardo settembre,ricordo tutto come se fosse stato ieri. Ritorna in mente sempre la stessa immagine che mi perseguita continuamente. Ogni notte,da un anno a questa parte, sento le urla di quella sera,voci confuse che mi impediscono di dormire.
Inizialmente pensai fosse solo la paura che mi assaliva ma da ieri non ne sono poi così sicuro…


Saranno state circa le sette di sera quando decisi di andare alle vecchie rovine del ponte. Mi alzai dal letto dove ero spensieratamente disteso,chiamai,urlando, mia madre ma nessuno rispose,evidentemente non era ancora tornata da lavoro. Così presi lo zaino e decisi di fare qualche graffito. Il cielo era nuvoloso ma ciò non mi demoralizzò, sapevo che lì, dove ero diretto non mi sarei bagnato se avesse iniziato a piovere. Chiusa la porta di casa, chiavi attaccate al passante dei jeans,imboccai il “sentiero dei mistici”,chiamato così dai vecchi del paese per le scomparse improvvise di ragazzini di una cinquantina di anni fa, se la memoria di mia nonna non è ancora corrosa dalla ruggine del tempo. Un lungo sentiero di circa un chilometro e mezzo, circondato da alberi così imponenti da ostacolare la luce del sole.
La strada era illuminata da qualche lampioncino qua e là che mi consentiva di orientarmi, per quel che potevo, lì dentro. Le prime volte andavamo in gruppo con i miei compagni di scuola, eravamo terrorizzati solo all’idea di mettere piede in quella strada ma la voglia di sfogarci,di manifestare i nostri sentimenti era troppa che nulla ci ostacolava.
Non vi nascondo che inizialmente la paura era davvero tanta,ed anche quella sera, nonostante ormai per anni facessi più di una volta al giorno,avanti e in dietro per quella strada, ero terrorizzato.
Quella sera,sembrava che il tempo non passasse mai,ero convinto di esser quasi arrivato alla meta, quando un leggero vento iniziò a soffiare,muovendo le chiome degli enormi alberi,sembrava fossero animate,sembrava che il loro ondulare fosse sincronizzato come se qualcuno li spostasse di proposito.
Iniziò a scendere notevolmente la temperatura, ebbi i primi brividi di freddo ma tutto passò poco dopo quando da lontano riuscivo ad intravedere ,illuminato dalla debole luce di un lampioncino l’ingresso delle rovine.
Come fossi un bambino che appena svegliato, la mattina di Natale,si lancia con entusiasmo alla ricerca dei propri regali sotto l’albero così io,con lo stesso entusiasmo innocente iniziai a correre verso le antiche rovine.
Due lunghe pareti rocciose che delineano lo spazio circostante,così prestanti che riducono il cielo stellato,in un'unica grande striscia.
Il silenzio era assordante, metteva paura,riuscivo a sentire lo scorrere dell’acqua tra le insenature delle rocce; il rumore dei mie passi rimbombava tra le strette vie rocciose, era come se la natura mi stesse chiamando, mi sentivo spaesato, un tuttuno con essa.
Rimasi immobile,stupito,con gli occhi rivolti verso l’alto ma senza guardare nulla di preciso, finche non fui colpito da strani rumori che pensai provenissero in prossimità del vecchio ponte. Incuriosito seguì, repentinamente, ma con occhio sempre vigile,le strane voci, che iniziavano a farsi sempre più rumorose. Arrivai in prossimità del ponte, ma, per paura, non osai scavalcare,come era mio solito fare, le impalcature in legno, che il comune aveva messo per evitare,a noi ragazzi, di intrufolarci.
Il lampioncino che solitamente illuminava il sotto ponte, era oscurato da un indumento,posto,appositamente, sopra di esso.
Le voci provenivano da li, sentivo la presenza di qualcuno all’interno ma era troppo buio per capire cosa stessero facendo. Fui colpito però da cinque piccole, strane e rosse sfere, disposte come vertici di una grande stella. Le sfere emanavano una debole luce che però mi permise di intravedere altrettante cinque persone,posizionate accanto ad ognuna di quelle sfere, con in dosso una tonica con un cappuccio che gli nascondeva il volto.
Non capivo quello che dicevano, pronunciavano sempre le stesse frasi, come fosse un rituale ma non capivo, iniziavo ad aver paura, sentivo inoltre una sesta voce che stonava… sembrava come se stesse chiedendo aiuto. Le Voci dei cinque incappucciati si fecero sempre piu forti ed insistenti fin che un urlo di dolore,come se fosse stato dato il colpo di grazia ad un uomo gia sofferente, li interruppe . . .
Rimasi immobile per qualche secondo, ero confuso, non capivo cosa fosse successo, ricordo di aver iniziato a tremare, battevo i denti, ma non era solo il freddo.
Iniziò a piovere, iniziai a scappare. Sentivo la pioggia, goccia dopo goccia,sempre più pesante, tutto ciò che facevo era come se non lo controllassi, capii che la paura, aveva preso il sopravvento sui miei sensi.
Correvo, correvo, ma non sapevo il perché,cos’era successo sapevo solo che dovevo andare il più lontano possibile,tornare a casa.
Il vento iniziò ad aumentare quando,superate le rovine, mi inoltrai nel sentiero dei mistici. L’oscillare degli alberi si facevano sempre più minaccioso, era come se la natura fosse animata, e stesse cercando me.

In quei momenti avrei desiderato fosse tutto un sogno, essere nel mio lettino, a scuola o in qualunque altro posto ma non li! Ero terrorizzato, infreddolito, correvo e piangevo, le lacrime ora mai si mischiavano con le gocce di pioggia che scendevano dal viso..

Ero vicino all’uscita, stringevo i pugni e a volte chiudevo gli occhi per dimenticare ciò che avevo intravisto, sentito…

Stranamente di quegli istanti prima di uscire dal sentiero ho solo un vago ricordo, mi sembra di aver contato fino a dieci e poi di essermi trovato fuori, non so come non so perché, e forse neanche mi interessa più di tanto in quel momento, l’unica cosa a cui pensavo, era quella di esser di nuovo in paese, sano e salvo.
  
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