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Autore: Alessandra S    28/03/2011    2 recensioni
Stai pensando a me, stai pensando a me
Stai pensando a me o forse a lei
Dammi un bacio e dimmi se c’è ancora lei
Stai toccando me, stai abbracciando me o no?
La mia bocca è qui giuda irresistibile
Chiudi gli occhi e poi un respiro… un respiro
E sarai per me il mio amore unico
Tu sarai per me spazio senza limite
Il buoi e la scintilla
L’armonia del cosmo e delle stelle
E sarai per me
Tutto
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Platonicamente

 

Ho ancora quegli occhi stampati dentro le palpebre, ogni volta che mi concentro li vedo, così belli e intimi.

Mi si sono piantati in mente, li ho visti e mi si sono incisi nel cuore.

Lui si chiama Alberto, ha diciassette anni, io quattordici.

Lui è biondo, io mora.

Lui ha gli occhi azzurri sfumati di verde, io marrone cioccolato.

Lui è magro, io più o meno.

Lui è di altezza media, io troppo alta per la mia età.

Lui dimostra gli anni che ha, io sembro una sedicenne.

Lui è sportivo, io una cozza.

Lui è tutto, io niente.

Lui è il mio maestro di tennis, io la sua allieva.

 

 

 

 

L’ho scorto per la prima volta quando sono andata a prenotare il mio corso di tennis, lui era insieme ai colleghi e io stavo entrando in reception.

L’ho visto, era girato di schiena.

Ho pensato “Carino”.

 

 

 

 

Il primo giorno di corso ci hanno chiamato tutti nel campo sintetico e ci hanno messo in fila.

Nominavano i maestri e elencavano gli allievi.

Io speravo con tutto il mio cuore di essere col maestro carino.

L’hanno chiamato e hanno detto il mio nome, io non smettevo più di ringraziare chiunque avesse ascoltato le mie preghiere.

Mi ha portato nel nostro campo e mi ha detto “Ciao, io sono Alberto” e io gli ho risposto “Piacere, Alessandra”.

Dopo le presentazioni ha iniziato subito a spiegarmi i rudimenti del tennis, non so quanto ho ascoltato.

Non mi ricordo niente.

 

 

 

 

A casa mi sono fatta una doccia per schiarirmi le idee, non sapevo se ero innamorata o meno.

 

 

 

 

Il giorno dopo mi sono svegliata tre ore prima del corso ed ero lì mezz’ora prima.

Quando mi ha chiamato il cuore ha iniziato a battere forte, sì mi ero innamorata e avevo battuto il record di battiti al minuto.

 

 

 

 

Dopo una settimana di corso mi hanno cambiato maestro.

Stavo male, tornavo a casa dopo ogni lezione con un torcicollo che contavo le stelle, era faticoso girarsi per guardarlo e prendere pure le palline.

 

 

 

 

Oggi lui ha varcato la soglia del nostro campo e ha fatto lezione con me e la mia compagna insieme all’altro maestro, Tomas.

Ero felice, il mio cuore non voleva rallentare e non ho preso una pallina.

 

 

 

 

Ora sono qua, sdraiata sul mio letto a pensare ai suoi occhi, faccio un breve calcolo mentale, sono una settimana e tre giorni che mi sono innamorata di Alby.

Rivolgo un dolce pensiero alla prima volta che l’ho visto, non mi sarei mai aspettata d’innamorarmi.

Mi viene in mente la canzone di Dolcenera

 

Stai pensando a me ?

Stai pensando a me ?

 

Non penso che rivolga i suoi pensieri a me ma è bello illudersi.

 

 

 

 

Penso di dargli il mio numero di telefono, magari scriverglielo all’interno del braccio con un pennarello.

Penso che magari mi chiamerebbe per fare un giro, magari poi mi bacia.

Penso alla sua mano tra i miei capelli, penso a un dolce ‘ti amo’.

Penso anche a una nuotata e a un bacio bagnato, sento un brivido che corre lungo la schiena.

Un bacio bagnato, sensuale.

 

 

 

 

Mi risveglio dal trance, e mi dico < Ale non sai neanche se è fidanzato > e mi viene in mente Chiara, un’altra insegnante del tennis club.

Anche lei è giovane e non avrà più di diciannove anni.

Sento la disperazione serrarmi la gola, non devo piangere.

Probabilmente è fidanzato.

 

 

 

 

Mi sveglio per andare a lezione, ho un cerchio alla testa spaventoso, colpa dell’iPod.

Svelta sguscio fuori dalle coperte e a tentoni cerco l’interruttore della luce.

Lo trovo, la lampadina rischiara la nuvolosa mattina.

Mi vesto pensierosa, lo rivedrò oggi ?

Ripenso al sogno che ho fatto, c’era anche lui.

 

 

 

 

Al tennis club mi saluta agitando la mano, rispondo con una sventolata d’arti entusiasta.

Entro in campo dove c’è già Tomas, lui è dietro di me e sento il suo respiro.

Vado in iperventilazione, non mi riprenderò fino a quando non saremo lontani, ma molto lontani.

Tomas dice che faremo qualche palleggio e mi dice che io palleggerò con Alberto, male, non prenderò una palla.

Glielo detto più di una volta “Porti iella” la verità è un’altra.

Vado dall’altra parte della rete e vedo arrivare la pallina, mi preparo a colpirla e come previsto la sciagurata passa a tre millimetri dalla mia racchetta.

Quello che basta per mancarla disastrosamente.

Colpo fantasma ?” mi chiede lui sorridendo e mi toglie il fiato, me lo spezza in due e blocca il mio cuore che stava andando ai cento all’ora.

Annuisco e sorrido, più che colpo fantasma è innamoramento platonico.

Platonico, mi ripeto questa parola in mente e non vedo la pallina che Alby mi ha lanciato.

Quando me ne accorgo è troppo tardi e la guardo avvilita passarmi di fianco.

Lui mi guarda severo, io mormoro uno ‘scusa’, non sente “Eh ?” e io scuoto la testa come dire

< lascia stare >.

La lezione va avanti così, con lui che mi tira palline e io che: o le manco, o le lancio in rete.

Alla fine non ho preso una pallina ma sono felice.

Sono felice perché anche oggi l’ho visto.

 

 

 

 

A casa mi faccio la mia doccia quotidiana e, come sempre, aggiorno la mia amica Rachele.

Lei è sempre felice di sapere cosa succede in quella misera ora di lezione ed è sempre più convinta che io piaccia ad Alby.

Contenta lei.

Mi sdraio sul prato della mia casa e vedo le montagne.

Sì, sono in montagna e mi sento circondata da titani.

Guardo il cielo spezzato da masse bianche che si muovono per via del vento pungente.

E se le nuvole fossero zucchero filato ? allungo una mano per afferrane una, come facevo da bambina.

Rimango così, con un braccio teso verso il cielo finché non lo sento pesante e lo abbasso.

Guardo quel meraviglioso azzurro e penso agli occhi di Alby e una pugnalata mi ferisce il cuore.

Platonico, mi ritorna in mente questa parola.

Platonico significa ideale, immaginario, irreale ma anche puro, elevato, nobile e spirituale.

Platonico, ecco com’è il mio amore, platonico.

 

 

 

 

Affogo nei miei pensieri.

 

 

 

 

Riesco a riemergere e torno in casa, non voglio sentirmi pugnalata ancora.

 

 

 

 

E’ sera, non so cosa fare, accendo il computer e mi collego a internet.

Digito ‘facebook’ nella barra di ricerca di google e in un nanosecondo sono dentro al social network.

Tre richieste di amicizia, vediamo chi sono.

La prima è di un certo Alberto Dirale, chi è ?

Clicco sul nome e accedo al suo profilo, guardo la foto e riconosco quegli occhi.

Non ci credo, è lui, è Alby.

Confermo e mi catapulto sul suo profilo.

Una certa Angelica scrive sulla sua bacheca ‘è indescrivibile l’amore che provo per te’, vado su info e guardo lo stato sentimentale.

Fidanzato con quell’Angelica.

Una lacrima riga la mia guancia.

Guardo di che anno è: 1992.

10 Agosto, tra un po’ compie diciotto anni.

Fa il liceo classico, mi sento scema.

Spulcio le foto, sempre meraviglioso, pazzo, ha quella vena di pazzia che serve per vivere sereni, come me.

Adesso la mia vena di pazzia chissà dove è finita, mi sento malissimo, altro che serena.

 

 

 

 

Sono nel letto, cerco di chiudere gli occhi ma qualcosa me lo impedisce, non ce la faccio proprio, ogni volta scatto su e penso che il ragazzo più bello del mondo mi ha chiesto l’amicizia su facebook.

E al diavolo se è fidanzato, tanto non dura, e sono ancora più felice e mi metto a ballare con l’iPod ficcato nelle orecchie.

Fuori dalla finestra è buio ma io la luce la porto dentro, e ballo, ballo senza sosta.

Sono i piedi che fanno tutto ed è il cuore che li guida.

Sento il mio respiro rimbombarmi nelle orecchie, mi siedo sul letto e leggo.

Leggo e trascrivo le frasi che mi piacciono.

Non ce la faccio proprio più, crollo, sono felice.

 

 

 

 

Mi sveglio con il sorriso sulle labbra, è lì dove l’ho lasciato.

Mi vesto in fretta e furia e di corsa arrivo al tennis club.

Lo vedo, mi saluta, il cuore inizia a battere e sorrido.

La settimana passa così.

 

 

 

 

La terza settimana i miei maestri sono di nuovo Tomas e Alberto, sorrido ma malinconicamente, ‘è fidanzato’ ripenso.

Platonico, questa parola mi tormenta, mi torna e ritorna in mente e mi rode il cervello, mi pugnala il cuore e mastica la mia anima.

 

 

 

 

Torno a casa e mi sdraio sul prato, sento l’erba che mi accarezza dolce la schiena come per dirmi che passa, passa tutto.

Me lo dicono ogni volta ma non passa mai.

   
 
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