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Autore: Joey Potter    28/03/2011    6 recensioni
Rimasero in silenzio, l’una accanto all’altra, osservando la propria famiglia sgretolarsi ancòra una volta.
L’una crogiolandosi nel dolore, l’altra affranta dai rimorsi.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Tonks, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Famiglia

 

 
Andromeda non era riuscita a nominare quell’azione nemmeno nella sua mente.
Stringeva al petto il piccolo Teddy, aggrappandosi al suo calore, come se fosse una zattera per lei naufraga, ed osservava la scena in silenzio, senza trovare il coraggio di dare un nome a tutto quello che aveva davanti agli occhi.

Continuava a ripetersi che non poteva essere vero. Non doveva essere vero.
Perché Andromeda seppelliva sua figlia, in quel caldo mattino di primavera.
Sì, stava seppellendo la sua bambina, quella caotica ragazza, quella bellissima giovane donna dai capelli improbabili, la risata cristallina, il futuro prosperoso e la cordialità genuina.

La seppelliva accanto al marito, accanto al padre.
La seppelliva vicino alla sua famiglia, una famiglia morta, dissolta, svanita.
Non piangeva, Andromeda. Si limitava ad ascoltare il ronzio della sua mente vuota, persa, atterrita.

Ted era morto. Niente aveva più senso.
Dora era morta. Niente avrebbe avuto più senso.

Così continuava ad accarezzare suo nipote, nella speranza che il pensiero del sua giovane vita potesse regalarle la forza necessaria per non correre dai suoi cari, come avrebbe voluto.
Non si accorse della figura eterea che le si era avvicinata lentamente.

“Ciao, ‘Dromeda.” Sussurrò Narcissa, ed Andromeda soffocò un singhiozzo di sorpresa.
Aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo, non trovando le giuste parole. Cosa avrebbe potuto dire? Cosa avrebbe dovuto dire?
Narcissa, il volto stanco e contratto in una muta smorfia di dolore, le dita tremanti e gli occhi chiari spenti, la imitò.
Era ancòra più magra e pallida di come la maggiore ricordava.
Non la vedeva da dodici anni.
L’ultima volta si erano incontrate per caso a Diagon Alley, e la minore aveva cambiato marciapiede appena i loro occhi si erano scontrati.

Rimasero in silenzio, l’una accanto all’altra, osservando la propria famiglia sgretolarsi ancòra una volta.
L’una crogiolandosi nel dolore, l’altra affranta dai rimorsi.
Immobili ed impassibili, come ad entrambe era stato insegnato una vita prima.
Avvinghiate in un legame sottile, impercettibile.
Andromeda pensò di scacciarla, di urlarle contro che non aveva alcun diritto di presentarsi in quel cimitero freddo dopo averla rinnegata, dopo averla lasciata sola, ma non lo fece.

Si limitò ad accettare l’abbraccio disperato della sorella, che comprese suo nipote addormentato sulla sua spalla.
“Mi dispiace, ‘Dromeda.” Pianse.
Ed entrambe lo videro, il sottile laccio che le legava. Lo strinsero più forte, facendolo brillare.

Perché i legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare.
Ci uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare.
Certi legami sfidano le distanze ed il tempo e la logica.
Perché ci sono legami che sono semplicemente…destinati ad essere.

Avvertì sulla pelle rinascere la propria famiglia. Dilaniata, macchiata, abbattuta. Ma era sempre la sua famiglia.






L'angolino dell'autrice:
Questa fic doveva partecipare al contest "Lezioni di anatomia", indetto da Lu_Pin sul forum di EFP, ma non sono riuscita a terminarla in tempo.
Ambientata alla fine della guerra, durante il funerale di Tonks e Remus. Ho sempre immaginato una rinconciliazione tra le due Black, dopo la caduta di Voldemort. Vedo le due sorelle molto simili e mi piace pensare che rimaste sole, tra i dolori che la guerra porta, possano ricucire il loro rapporto.
   
 
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