PIANGO E RIDO
Harry era seduto sul letto e guardava fuori dalla
finestra.
Pensava a quanto aveva visto nel cimitero.
Non tanto Cedric. Non tanto Voldemort risorto. No.
Ai suoi genitori.
Per la prima volta aveva visto i suoi genitori. Anche
se al primo anno li aveva visti in uno specchio non era la stessa cosa. Adesso
li aveva visti davvero. Certo erano solo fantasmi e non gli avevano detto poi
molto. Ma gli avevano parlato con dolcezza. Soprattutto la madre. Quando
l’aveva chiamato “tesoro” il cuore aveva iniziato a battergli furiosamente nel
petto. Ancor più di quanto stava facendo prima.
E adesso, chiuso nella sua stanza, a ripensarci ride e piange.
Ride perché è felice.
Felice di averli rivisti.
Felice
di aver sentito la loro voce e non solo un eco lontano dovuto ai dissennatori.
E piange perché è triste e spaventato.
Perché
sa che quella probabilmente è stata e sarà l’unica occasione che aveva per
parlare ai suoi genitori. L’unica occasione di vederli. Ed
è spaventato per tutto quello che la guerra comporta.
Pensando ai suoi genitori Harry sente i brividi invadergli il corpo.
Il
padre era davvero uguale a lui. O meglio. Lui era uguale al padre. Però non aveva
potuto vedere gli occhi della madre. Ma sapeva che erano uguali identici ai
suoi. Se lo ricorda dal primo anno. Quando aveva visto la sua famiglia nello
specchio. Anche allora aveva notato la somiglianza con il padre. Ma quel giorno
al cimitero non era più un piccolo bimbo mingherlino, con le ginocchia ossute e
gli occhiali tenuti insieme dallo scotch. Stava diventando un uomo. E la
somiglianza con James era differenziata solo dagli occhi e dall’età.
Pensa ancora a loro. Al rapporto che avrebbe potuto
avere se solo Voldemort non fosse mai esistito. Al fatto che probabilmente
avrebbe avuto un fratellino o una sorellina. O magari avrebbe vissuto con un
probabile figlio di Sirius. Crescendo insieme e vivendo quell’infanzia che a
tutti i bambini spetterebbe.
Invece no.
Lui
era cresciuto con i suoi parenti babbani. E non aveva mai potuto avere
un’infanzia felice. Era sempre stato odiato e denigrato dai suoi zii e da suo
cugino.
Ma, si disse, non è il sangue, ma l’amore che tesse i
legami familiari.*
Infatti ride al pensiero di Sirius, di Remus e dei suoi amici e di quello che farebbero a sapere come lo trattano i suoi parenti. Loro, che lui considera la sua famiglia. Soprattutto uno tra loro.
Sirius. L’uomo che considera un secondo padre, dal quale non vorrebbe separarsi mai.
E
piange ancora perché non può avere una famiglia nemmeno con lui. Lui che
farebbe di tutto per averlo vicino, per crescerlo con l’amore che da sempre
sogna e che potrebbe ricevere.
Ma sempre per colpa di Voldemort e, questa volta
anche di Minus, gli è impedito.
E piange.
Perché se i suoi genitori sapessero dei pensieri che a volte gli passano per la mente sarebbero delusi da lui. E questa è l’ultima cosa che vorrebbe. E quindi continua a essere forte. A fingere che tutto vada bene. Anche se si sente un assassino. Anche se sente che è lui il colpevole della morte di Cedric. Anche se si sente straziare dentro ad ogni respiro. Anche se non riesce a dormire per via degli incubi.
Deve essere forte.
Per
Sirius, per i suoi amici, per Remus. E soprattutto per i suoi genitori. Loro
hanno dato la vita per lui. E lui fa pensieri su come distruggerla.
E per questo piange e ride.
Piange perché si da dello stupido da solo.
Perché si sente un idiota.
Perché si
sente un ingrato.
E ride perché poi pensa alla sua mamma. Al suo papà.
Che
di sicuro non gli avrebbero fatto fare certi pensieri consolandolo sempre e
facendolo sentire felice.
E per questo piange ancora perché non potrà mai
sentirsi felice del tutto. O del tutto completo. Sa che la parte vuota del suo
cuore rimarrà sempre così. Quel vuoto che nessuno potrà riempire.
Ma decide di essere forte.
E
questa volta lo decide per se stesso.
Perché ha capito.
Ha capito che i suoi genitori gli hanno voluto bene.
Che Sirius non lo abbandonerà mai e resterà sempre con lui.
Che Remus e i suoi
amici lo accetteranno indipendentemente da quello che ha fatto.
E si sente invadere da un calore nuovo, profondo. E
sa che quel calore è l’amore. L’amore che ha sempre cercato. E che
inconsciamente aveva. E che adesso ha accettato.
E ride perché è felice. Forse per la prima volta
davvero in vita sua. Nonostante il vuoto nel cuore. È felice.
22 anni dopo.
Harry è di nuovo seduto sul letto a guardare fuori
dalla finestra. E anche questa volta ripensa ai suoi genitori.
E ride e piange.
Ma questa volta piange di felicità.
Perché
nonostante quello che pensava quel vuoto l’ha riempito. L’ha riempito
diventando padre a sua volta.
E ride e piange perché guarda Jam, Al e Lil.
E
gli sembra che i suoi genitori rivivano in qualche modo attraverso di loro.
E ride e piange perché sente che non ha mai amato
nessuno più di loro.
E ride e piange perché finalmente ha capito.
Ha
capito che i suoi genitori lo hanno amato e continueranno ad amarlo anche se
non sono insieme. È quello che prova lui
per i suoi piccoli. Anche lasciandoli per sempre non potrebbe mai smettere di
amarli. E la stessa cosa pensa per Sirius e Remus. Ha capito che non si smette
mai di amare qualcuno. MAI.
E allora ride.
Perché finalmente ha accettato tutto quello che è accaduto.
E
ringrazia tutti i giorni i suoi genitori, Sirius, Remus e i suoi amici per
l’amore che gli hanno dato. Quell’amore che ha sempre cercato e che ora dà ai
suoi figli e alla donna della sua vita. E lanciando un ultimo sguardo alla
finestra si gira e torna in salone a giocare con Al. Intanto pensa di non
essere mai stato più orgoglioso di essere figlio di James e Lily Potter.
*La frase è di Guillaume Russo
°ANGOLINO AUTRICE°
Eccomi di nuovo qui con una storia.. questa l'ho scritta un sacco di tempo fa per un contest e poi non ho mai pensato di pubblicarla.. e ora che l'ho ritrovata mi sono detta: ma si la pubblico.. voglio sapere cosa ne pensano gli altri di quello che ho scritto .. così eccola quì.. tutta per voi ^_^ Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate =)
Bacini bacetti baciotti! <3