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Autore: Vivien L    29/03/2011    17 recensioni
Dal primo capitolo:
Una subdola rabbia mi coglie quando quelle parole si insinuano nei miei pensieri.
Che diavolo ci fa Edward, il mio Edward, in camera di Tanya?
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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 (C. J. McCandless) Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia.

 Friendly enemy
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 -Bella, amore?-

Una voce dolce e cristallina si insinua nel vortice caotico dei miei pensieri, risuonando nel silenzio che è sceso intorno a me.

-Ehi, ragazzina, è ora di svegliarsi- adesso la voce è più vivace, vergata da una nota ironica che mi costringe a socchiudere gli occhi, per incontrare quelli verdi e cristallini del mio uomo.

Il dolce baluginio di un caldo raggio di luce solare illumina in un meraviglioso gioco di colori il suo bel viso,le ciglia lunghe e setose che ombreggiano il suo sguardo magnetico e intrigante, la fronte ampia e mascolina sferzata da una ciocca di capelli folti e leonini, le labbra rosse e carnose piegate in un sorriso dolcissimo, le dita che giocherellano con i miei boccoli scuri.

Mugolo, irritata per il brusco risveglio, stiracchiando le gambe ed incontrando il calore delle sue, ed Edward mi attira a se in un abbraccio delicato,costringendo il mio viso ad immergersi nel suo petto, la sua bocca che si posa sulla mia fronte in un casto bacio di buongiorno .

Sbuffo -Mmm...possibile che ogni mattina sia sempre la stessa storia?- borbotto, e lui ridacchia.

-Non è colpa mia se sei una dormigliona cronica, Swan!-

-Stronzo!- sibilo di rimando, sfregando il naso contro la sua pelle, e in quel momento sento un brivido attraversargli la schiena.

Alzo gli occhi, incontrando il mare limpido dei suoi, simulando un espressione sorpresa, un sorriso biricchino a piegare le mie labbra -Non ne hai ancora abbastanza?- continuo, maliziosa e sfacciata, e il suo sguardo ridiscende lentamente sui miei seni nudi, accendendosi di una scintilla carica di desiderio.

La sua bocca trova subito la mia, coinvolgendomi in un bacio passionale -Non ne ho mai abbastanza di te- ansima, ed io sospiro, volgendo lo sguardo verso la finestra, che si affaccia sul folto skyline newyorkese: i grattacieli che si susseguono infiniti lungo la statale, i palazzi dell' upper-east side baciati dal sole , le bandiere americane che svolazzano alla calda brezza primaverile che satura l'aria...

Il silenzio che si è cristallizzato intorno a noi viene interrotto all'improvviso da un suono stridulo e insistente, ed Edward si irrigidisce.

Sbuffo, spazientita, ma un sorriso dolcissimo affiora sul mio volto quando scorgo gli occhi del mio uomo riempirsi di una gioia talmente profonda da destabilizzarmi.

-Tua figlia reclama la sua poppata-sussurro, ed Edward ridacchia, afferrandomi per la vita e stringendomi forte a se.

-Non andare, mammina- la sua voce è lamentosa, simile a quella di un bambino capriccioso, ed in risposta alzo gli occhi al cielo, fingendomi irritata.

-Tale padre, tale figlia- ignorando le sue braccia, che tentano ancora una volta di intrappolarmi in una stretta ferrea e possessiva, mi sollevo dall'imponente baldacchino che capeggia al centro della stanza, coprendomi con una pudica camicetta da notte e passandomi distrattamente una mano fra i capelli.

-Sai che adoro queste tue mise da educanda?- borbotta Edward, ed io scuoto il capo, esasperata.

-Imbecille- spero tanto che mi abbia sentito, perchè amo battibeccare con lui.

Edward non da segno di aver afferrato la mia provocazione, e allora io mi affaccio lungo il corridoio dell' appartamento, incamminandomi verso la camera della bambina e socchiudendo l'uscio della porta, prima che il pianto di mia figlia diventi più acuto ed insistente.

-Amore mio- sussurro dolcemente, quando gli occhietti chiari di Eveline si immergono nei miei.

La piccina spalanca la boccuccia rosea, agitando le manine in aria e iniziando a scalciare freneticamente.

Sorrido, estasiata alla vista di quella creatura meravigliosa che è sangue del mio sangue, nata dall'immenso amore che nutro per il mio uomo, e che lui nutre per me,afferrandola per la vita e caricandomela sulle spalle.

Eve inizia a piangere più forte, e le sue manine si posano sul mio seno.

Tento di calmarla, e nel frattempo mi incammino velocemente verso la camera da letto, dove un Edward assonnato borbotta parole incomprensibili all'auricolare del suo telefonino.

Lo ignoro, sedendomi sul materasso e iniziando a riempire il visino di mia figlia di baci, finchè il suo pianto si quieta, piccoli singhiozzi a scuoterle il petto.

-Brava, amore mio- la piccola mi rivolge un sorrisetto soddisfatto quando scopro il mio seno e avvicino la sua bocca al mio capezzolo; dopo pochi secondi inizia a succhiare voracemente, ed io trattengo il fiato, stringendo i denti per il dolore passeggero che mi provoca allattarla.

-Sì, ok,ci sarò- continua a ripetere Edward; sembra irritato. Sbuffa - Ho capito, va bene. Però dovrai aspettare questo pomeriggio, adesso devo andare in ufficio a...-

Dall'altro capo del telefono provengono dei suoni molto simili a grida disumane, ed io sussulto.

Il mio fidanzato prorompe in un' esclamazione esasperata -Ho capito, Tanya, dannazione!-

Questa volta tocca a me irrigidirmi, ed anche la bambina sembra accorgersene, perchè le sue ditina si stringono con maggior foga ai miei capelli, come a richiamare la mia attenzione su di se.

Nel frattempo, i miei pensieri si concentrano su Tanya Denali, la bellissima e affascinante ex moglie di Edward che, da qualche mese a questa parte, non fa altro che tormentarlo con telefonate agli orari più improbabili e richieste improvvise che, al solito, contribuiscono soltanto a mandare all'aria tutti i piani che io e Edward organizziamo nella nostra quotidianità.

Conobbi Edward Cullen in un lontano pomeriggio di quasi tre anni prima: insegnava economia aziendale alla New York University ed io, invece, ero una semplice studentessa al terzo anno di specializzazione in Scienze politiche e sociali.

La prima volta che lo vidi fui subito catturata dalla bellezza irraggiungibile del suo viso, dalla sua figura possente e slanciata, dal fascino atipico che emanavano i suoi occhi verdi e luminosi.

Iniziammo a frequentarci quasi per scherzo; avevo capito sin dall'inizio che Edward non era alla ricerca di una relazione stabile e duratura ed io, appena uscita da una storia finita male, ero più che disposta a lasciarmi vezzeggiare da quell'uomo così bello e carismatico.

Alcuni mesi dopo scoprii che Edward aveva da poco tempo divorziato dalla moglie, ma questo particolare non bastò a scoraggiarmi nel continuare a portare avanti la nostra relazione, che si stava pian piano trasformando in un amore sincero e passionale a cui, superata la paura iniziale di rimanere inevitabilmente coinvolti, ci abbandonammo entrambi con il massimo trasporto.

-Sarah come sta?- la sua voce interrompe ancora una volta il vortice caotico dei miei pensieri, ed io sobbalzo.

Sarah è la figlia nata dal precedente matrimonio di Edward con Tanya: una ragazzina di 12 anni spigliata e solare, bella come suo padre e acida come la madre, che non perde occasione di ribadire il fatto che io sia soltanto un'intrusa sgradita che si è brutalmente intromessa nel loro idillio familiare.

E, nonostante cerchi di comportarmi, con lei, da donna matura e consapevole, molto spesso ripenso alle sue parole, e mi chiedo se la ragazza non abbia ragione nell'accusarmi di essere soltanto un subdolo impedimento alla riappacificazione dei suoi genitori.

-Va bene, ho capito...sì, sì, certo, come vuoi tu- nel frattempo Eveline ha spalancato la boccuccia, allontanandosi dal mio seno e rivolgendomi un pallido sorriso.

Sospiro, riabbottonandomi la camicetta e iniziando a cullarla, e le sue manine si immergono nei miei boccoli scuri, giocherellandoci vivacemente, prima che un gorgoglio soddisfatto abbandoni le sue labbra.

-Che puzza,amore- la prendo in giro, ridacchiando e lasciando una pacca delicata sul suo sederino, e la piccola mugola, contenta, per poi iniziare a scalciare fra le mie braccia, gli occhi fissi sulla figura di suo padre, che pochi secondi dopo spegne il cellulare, rilasciando uno sbuffo seccato.

-Non sopporto quella donna- borbotta, irritato, sollevandosi dal materasso e avvicinandosi a noi.

-Oh, ecco la mia principessa!- ride, lambendo una sua guancia con le dita della mano destra, e Eveline emette uno squittio eccitato, dibattendosi per essere presa in braccio dal suo papà.

Edward l'accontenta, ed io tiro un sospiro di sollievo, allontanandomi da loro e dirigendomi in bagno.

Pochi minuti dopo, l'acqua calda della doccia scivola sulla mia pelle e si mescola al profumo delicato del bagno schiuma alla fragola, il mio preferito.

Il terpore che mi circonda sembra distendere la tensione che la telefonata di Tanya mi ha procurato, ed io chiudo gli occhi, concedendomi qualche istante di meritato riposo, prima che due braccia familiari si ancorino alla mia vita in una stretta possessiva.

Sussulto, spaesata, voltando il capo di scatto e immergendomi negli occhi verde scuro di Edward, i capelli gocciolanti che ricadono sulla sua fronte mascolina, il volto tirato in un espressione serena, ma che non nasconde l'inquietudine che deve avergli procurato lo sguardo glaciale che gli ho rivolto.

-Qualcosa non va?- sussurra, la voce soave e vellutata, ed io scuoto il capo, mordendomi il labbro inferiore con forza nel tentativo di non lasciar uscire quelle parole che so essere stupide ed ingiustificate: Edward ha un'altra figlia di cui prendersi cura, e chi sono io per impedirgli di frequentare la sua famiglia?

Dovrò ancora una volta ingoiare il nervoso e sopportare le frecciatine di Sarah e Tanya, lo so, e so anche che questa è la scelta più semplice e giusta, eppure non posso non pensare che questa situazione non avrà mai fine...quando ho accettato di costruirmi una vita con Edward, sapevo che avrei dovuto fare i conti con il suo passato, e adesso non posso più tornare indietro.

Sorrido; un sorriso falso e tirato, lasciando un bacio sul suo petto glabro e muscoloso.

-Che voleva tua moglie?-

-Non è mia moglie- rimbecca, stizzito, ed io mi trattengo dal sollevare un sopracciglio verso l'alto:certo, lui e Tanya sono divorziati, ma allora perchè, dopo quasi due anni di relazione ed una figlia da crescere insieme, Edward non mi ha ancora chiesto di sposarlo?

Scuoto il capo, lasciando che quei pensieri abbandonino la mia mente.

-Certo, scusa, hai ragione- alzo le spalle, fingendomi indifferente -Comunque...cosa voleva Tanya?-

Il suo sguardo si incupisce -Che vada a prendere Sarah e che la tenga con noi questo fine settimana-

Impallidisco,boccheggiando in cerca d'aria.

Sarah, quella stessa ragazzina che mi odia e che vorrebbe volentieri vedermi morta , dovrebbe venire a stare a casa nostra per un intero week-end?

Edward nota l'espressione stranita che ha assunto il mio viso, perchè mi abbraccia dolcemente, baciandomi i capelli umidi e respirando il mio profumo

-Bella, sono solo pochi giorni...e lei se ne starà buona buona, te lo prometto-

Raccimolando tutta la pazienza a mia disposizione, onde evitare di dargli una rispostaccia degna del mio carattere scorbutico e insolente, gli rivolgo un sorriso sereno.

-Certo, non preoccuparti-

Ma lui non sembra molto convinto. Aggrotta la fronte

-Bella...-

-Devo andare- lo interrompo allora, finendo di sciacquarmi e aprendo l'anta del box doccia -Devo portare Eveline da mia madre, e poi oggi ho un colloquio molto importante. Ci vediamo stasera-

-Bella...- gli do un casto bacio sulle labbra, ignorandolo e allontanandomi da lui, per poi avvolgermi nel telo da bagno e asciugarmi in tutta fretta.

Quando entro nella nostra stanza un silenzio surreale si dirada nell'aria.

Il mio sguardo si concentra su una piccola foto appoggiata sul comodino del mio uomo, dove la figuretta di una bambina dai capelli biondi e riccioluti mi sorride dolcemente: le braccia di Sarah sono ancorate alle gambe di Edward, la sua manina piccola e rosea stretta fra quelle di Tanya.

La famigliola felice sorride; uno di quei sorrisi sereni e spensierati che nessuno potrà mai cancellare dai ricordi di Edward, e che neanche io e mia figlia, nostra figlia, potremo mai portargli via.

Sì, quella sarebbe stata una lunga giornata.

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Il cellulare continua a squillare, e da Edward nessuna risposta.

Sbuffo, esasperata, passandomi distrattamente una mano fra i capelli e rivolgendo uno sguardo seccato al mio orologio da polso, che segna le sette e mezza di sera.

Mia figlia continua a piagnucolare, instancabile: Eveline è una bambina molto sensibile, e avverte subito la mia inquietudine o, in questo caso, il fastidio che nutro nei confronti di quest'assurda situazione.

Perchè diavolo Edward non è ancora tornato? Questo pomeriggio mi ha telefonato in ufficio avvertendomi che sarebbe andato a casa di Tanya, ma che sarebbe rientrato ad un orario più che ragionevole, e invece...

Scuoto il capo, irritata: e io che avevo persino cucinato i piatti preferiti di Sarah, per cercare di farla sentire a suo agio e, possibilmente, di ammorbidirla un po' nei miei confronti!.

-Adesso basta- borbotto, inferocita, quando la segreteria telefonica del mio fidanzato mi avverte che il suo numero è irraggiungibile, afferrando mia figlia per la vita e caricandomela sulle spalle.

Pochi minuti dopo siamo già nel parcheggio dello stabile, le mie mani tremano nell'aprire la portiera dell'auto, gli occhi lucidi di rabbia e delusione.

Questa volta Edward me la paga davvero!

Il viaggio verso la periferia di New York prosegue tranquillo.

Eveline gorgoglia e batte le manine contro il seggiolino in cui è costretta, ma la musica che riempe l'abitacolo -le canzonette dei suoi cartoni preferiti- contribuiscono a calmarla, finchè non svolto verso Hope Start Avenue, una delle zone residenziali più ricche della città, dove una fila infinita di ville tipicamente americane si susseguono.

-Ora mi sente, quell'imbecille del tuo papà- sussurro dolcemente una volta scesa dalla macchina, liberando Eveline dalle cinghie del seggiolino e avvolgendola fra le mie braccia, per poi incamminarmi lungo il vialetto di villa Denali.

Suono ripetutamente al campanello dello stabile, finchè la porta non si apre e un sottile fascio di luce illumina l'oscurità che mi circonda. Due occhi verdi e cristallini si immergono nei miei, i boccoli biondi della bambina che scintillando al candore che la luna proietta nell'aria, un sorriso acido e sarcastico a piegare le sue labbra rosee e carnose.

-Che cosa vuoi?-

-Buona sera anche a te, Sarah- ribatto acidamente, pentendomi subito della mia rispostaccia. Prendo un respiro profondo, tentando di calmarmi.

-Non saluti tua sorella?- cerco di farla ragionare, avvicinandole mia figlia, che scalpita fra le mie braccia, ma Sarah si ritrae, disgustata.

-Quella mocciosa non è mia sorella!- ovviamente non raccolgo la sua provocazione.

E' solo una bambina, continuo a ripertermi, e allora le rivolgo uno sguardo paziente, trattenendo uno sbuffo seccato.

-Hai visto Edward, piccina?- le domando con voce dolce, e Sarah distende il viso in un espressione incattivita.

-Certo- la sua voce è stranamente gentile -Entra, Bella, te lo chiamo subito!- aggrotta la fronte, ridacchiando - Anzi, sai cosa fai? Vai sopra, in camera di mamma...li trovi entrambi lì!-

Una subdola rabbia mi coglie quando quelle parole si insinuano nei miei pensieri.

Che diavolo ci fa Edward, il mio Edward, in camera di Tanya?

Senza neanche risponderle mi incammino velocemente verso le scale che conducono al primo piano, mentre uno strano silenzio, interrotto soltanto dal battito del mio cuore, si cristallizza intorno a me.

Eveline continua a scalciare fra le mie braccia, ma io la ignoro, troppo ansiosa per poterle prestare attenzione, finchè i miei occhi non si affacciano sulla stanza che un tempo era stata quella di Edward e sua moglie, e lo spettacolo che mi si para davanti è ciò che di più sorprendente mi sia mai capitato.

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