Disclaimers:
Soul Eater e Naruto non mi
appartengono. :3
In the shadow of your
heart
Attorno
a lei c’era un buio così fitto, che cominciò a temere di aver mancato il
bersaglio ed essersi persa.
Si
toccò il lobo dell’orecchio, alla ricerca dell’orecchino di argento. Non
percependo la superficie liscia e curva sotto le dita, strinse le labbra: la
sua anima aveva lasciato il suo corpo. Lo Shintenshin
no Jutsu aveva funzionato.
Sentì
un brivido attraversarle la schiena mentre camminava nelle tenebre, allungando
le braccia per orientarsi a tentoni.
Il
freddo innaturale – portato da spifferi che, sibilando, sembravano
suggerirle di andarsene –rendeva ancora più difficile ignorare l’apprensione
che, come un paio di mani scheletriche, le stringeva la gola.
Eppure,
era sicura di aver eseguito in modo
corretto lo Shintenshin.
Era
arrivata all’alba dalla cliente che l’aveva assoldata, con una squadra di chuunin al seguito. Aveva chiesto di essere portata immediatamente
dal ribelle per cui Aracne-sama – una donna con
braccia e gambe smisuratamente affusolate – l’aveva contattata.
Doveva
essere un lavoro veloce e pulito: entrare nella sua mente, prenderne il
predominio.
Però
poi si era trovata in un buio senza spirargli di luce, così assoluto che, se
non fosse stato per la sua carne sotto le dita, Ino
si sarebbe scorata ben prima.
Dopo
aver vagato per una quantità imprecisata di tempo, il dubbio si era insinuato
come una zecca, insediando la sua sicurezza.
Poi,
finalmente, una nota storta, vibrante, le arrivò all’orecchio, e un piccolo
bagliore apparve di fronte a lei.
Con
prudenza, Ino si avvicinò fino a raggiungere una
piccola sala riscaldata da un focolare, con un pianoforte e il ribelle che
aveva intravisto nella cella: sebbene giovane, aveva
una zazzera di capelli bianchi simili a quelli di Jiraya-sama,
e portava un abito gessato al posto di jeans e felpa. Ghignava, mostrandole una
fila di denti da squalo.
«Abbiamo
visite» disse, quasi ridendo.
Ino lo ignorò,
studiando attentamente la stanza.
Suo
padre aveva insistito per anni che uno Shintenshin no
Jutsu eseguito bene necessitava, da parte
dell’invasore, uno studio metodico di tutto ciò che lo circondava, in modo da
manipolare al meglio i pensieri del posseduto, senza lasciare tracce apparenti:
requisito necessario per una riuscita missione di spionaggio.
La
stanza era un po’ retrò ma accogliente. Tuttavia Ino
non poteva certo ignorare il buio soffocante in cui aveva annaspato. Era come
se ci fosse una natura ambivalente a contendersi quello spazio, e lei era grata
di aver trovato quel caminetto acceso.
Girando
leggermente il collo, guardò senza espressione il volto del giovane, quei denti
aguzzi, la baldanza che trapelava dagli occhi amaranti.
E
si arrabbiò, perché aveva l’impressione che qualcosa non tornasse.
A
piccoli passi, doveva prendere possesso della sua mente. Cominciò manipolando
la propria immagine: abbassando gli occhi, si era resa conto di essere
completamente nuda.
Alzò
un sopracciglio, con aria di sfida, mentre un corto vestito chiaro la ricoprì
in un battito di ciglia.
«Ti
preferivano prima», ghignò il ragazzo.
Aveva
la curiosa abitudine di parlare al plurale.
«Lo
immaginavo», commentò maliziosa. Ora aveva bisogno di stabilire un contatto.
«Il tuo nome?», domandò in tono amichevole.
Il
ragazzo pareva divertito. «Sei bionda, ma non sei Maka»,
commentò, evitando di rispondere.
Ino lo ignorò a sua
volta e, dopo essersi avvicinata al pianoforte, premette qualche tasto. Un paio
di note rimbombarono nel vuoto.
Sorrise,
compiaciuta: riusciva già a manipolare la parte più intima del suo animo.
Sarà facile.
Sentì
il calore di un corpo estraneo accanto, una presenza vibrante e stonata quanto
la prima nota che l’aveva guidata fin lì.
«È
carino qui», si complimentò, senza voltarsi.
Una
mano le toccò la spalla nuda.
«Soul.»
Ino – un po’ stupita
dal dipanarsi degli eventi – si girò di tre quarti, la fronte corrugata in
un’espressione perplessa. «Cosa?»
«Soul»,
il ragazzo sorrideva. «Questo è il mio nome.»
Da
dietro la porta della stanza, che si era richiusa al suo ingresso, sentì i
bisbigli del buio farsi sempre più forti, come grida disperate, via via vattene
via!
«È
molto carina.»
Una
voce fuori campo le giunse alle orecchie.
Avrebbe
dovuto percepire un’altra presenza, si disse Ino,
panicata, cercando con lo sguardo l’intruso: un piccolo gnomo rosso come la
sabbia di Sunagure dall’aspetto maligno.
«Sì,
lo è», assentì Soul, accarezzandole una guancia. Ino
si scostò, decisa a completare la missione e andarsene al più presto.
Immaginò
un kunai fra le mani, e quello apparve: con il
metallo freddo sotto le mani, Ino avvertì un’ondata
di sicurezza avvolgerla, calda come una coperta.
«Soul,
questa frase suonerà un po’ ridicola», disse, concentrata. «Ma sono venuta a
prendere il controllo sulla tua mente.»
Soul
mise in mostra i suoi canini da squalo, mentre il piccolo gnomo cominciò a
ridere.
«Non
sei nel luogo giusto, non hai voluto ascoltare.»
Per
la seconda volta, Ino non capì quello che intendesse
quel ribelle così strano, misterioso. Qualcosa le era sfuggito nel tragitto, ma
non riusciva a capire cosa fosse.
«Lei ti aveva avvertito.»
«Lei?»,
ripeté stordita.
Le
urla del buio, ora, erano ben distinte, e avevano la stessa voce di Soul.
Ino allargò gli occhi,
mentre un liquido, viscoso e nero come il catrame, scivolava lungo le pareti
della stanza.
Soul
rideva.
«Sì,
lei: la Ragione».
L’urlo
di Ino fu soffocato dal liquido melmoso che le
riempiva la gola.
La
mia prima fan fiction su Soul Eater non doveva essere
un crossover; ma, approfittando del contest indetto
dal forum Collection of Starlight, a cui ho partecipato per darmi un po’ una
spintarella a scrivere XD, era uno degli obblighi, indi per cui, è stata partorita
questa.
Non
ho nemmeno rispettato tutti gli avvertimenti (come l’obbligo di creare una SuperFlash!Fiction e il friendship),
ma la flash mi piaceva, sebbene lunghina,
e non ho trovato il coraggio di tagliarla. Avevo in mente di scriverne
un’altra, ma l’ispirazione è fuggita (come sempre!), per cui ho deciso di
portare ugualmente questa al concorso. XD
A
proposito, vi consiglio di dargli un’occhiata, è davvero molto particolare e
può essere d’aiuto se avete voglia di produrre qualcosa ma non ci riuscite:
avere dei limiti può aiutare a scrivere! Il link al
concorso è in alto! ^^
Come
sempre, ringrazio gli avventurieri che leggono i miei scarabocchi. *inchino*
Bye,
Kaho