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Autore: Tico_Sarah    30/03/2011    2 recensioni
Fino a tre anni prima, la gente magica non aveva avuto problemi a girare per la città. Quasi tutti avevano un lavoro, una famiglia. Tanti maghi avevano addirittura sposato creature non magiche, e non c’erano mai stati problemi di sorta. Almeno finchè non erano impovvisamente avvenuti alcuni delitti che avevano scosso tutto il mondo. Fortunatamente, la gente comune non sapeva dell’esistenza delle altre creature, e si era potuti correre ai ripari prima che la scoperta potesse turbare gli animi e dare vita una caccia ai mostri. Frequenti assassinii, rapimenti e furti erano stati perpetrati con una precisione incredibile e un’abiltà fuori dal comune, troppo fuori dal comune, tanto che il presidente dell’ordine delle creature magiche aveva dato lo stop a qualsiasi relazione tra magici e uomini comuni. (Critiche ben accette; note e commenti sono alla fine dei capitoli)
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

 

 “In un’epoca come questa ci sono ben poche speranze che gente come noi riesca a vivere in pace e in tranquillità con le persone comuni.”

 

“Per questo, prendendo in considerazione gli spiacevoli avvenimenti degli ultimi tempi: i rapimenti, le uccisioni, le razzie...”

 

“Questo decreto verrà esteso presto a tutto il mondo...”

 

“Non ci sarà più libertà, non ci sarà più onore, non ci sarà più nessun diritto per la gente come noi. Non saremo più considerati umani, saremo i reietti della società e vivremo nell’ombra, assicurandoci che nessuno di noi compirà più stragi.”

 

“Nasconderemo il nostro volto, tutti noi, in modo che gli altri possano vivere tranquilli e dormire la notte.”

 

“Questo atto di sacrificio che  chiamo tutti voi a compiere, dovrà essere rispettato da tutti. Ogni trasgressione sarà punita.”

 

“Potete andare.”

 

Il corridoio era lungo e stretto, soffocante. Soffocante come le parole del presidente dell’Ordine delle creature magiche, e non solo perché aveva proibito alla sua gente di vivere alla luce del sole, ma perché li aveva quasi accusati di non essere umani.  Nel momento in cui Deida ricordava le parole del Maestro, tutto quello che vedeva attorno a sé era l’oscurità. Chi era lei? Era malvagia?

Appoggiata alla carta da parati marroncina, fissava nel buio il pavimento di parquet su sui stava sbattendo la punta del piede destro nervosamente. La porta di legno alla sua destra era sprangata e non si sognava di essere aperta dalla ragazza che dormiva (forse) nella sua camera, proprio perché ella sapeva che fuori c’era Deida, appoggiata al muro con le braccia incrociate sul petto.

Deida Kunai, una presenza singolare in una normale casa di città, era una giovane donna di diciannove anni piuttosto schiva e risevata, estremamente silenziosa, con le sopracciglia lunghe e castane sempre corrugate. Aveva in volto un’aria perennemente imbronciata e seria, le sue labbra sottili erano piegate continuamente verso il basso e di rado qualcuno l’aveva vista sorridere. I suoi occhi color nocciola sembravano sempre turbati da dissidi interiori che non avrebbe mai potuto risolvere, e la sua stessa espressione, nel complesso, appariva sempre corrucciata e pensierosa. In effetti, Deida aveva delle ottime ragioni per non sorridere: era una strega. O meglio, una donna appartenente alla comunità magica, un insieme di persone con caratteristiche speciali: maghi, streghe, vampiri, elfi e altre creature.

Fino a tre anni prima, la gente magica non aveva avuto problemi a girare per la città. Quasi tutti avevano un lavoro, una famiglia. Tanti maghi avevano addirittura sposato creature non magiche, e non c’erano mai stati problemi di sorta. Almeno finchè non erano impovvisamente avvenuti alcuni delitti che avevano scosso tutto il mondo. Fortunatamente, la gente comune non sapeva dell’esistenza delle altre creature, e si era potuti correre ai ripari prima che la scoperta potesse turbare gli animi e dare vita una caccia ai mostri. Frequenti assassinii, rapimenti e furti erano stati perpetrati con una precisione incredibile e un’abiltà fuori dal comune, troppo fuori dal comune, tanto che il presidente dell’ordine delle creature magiche aveva dato lo stop a qualsiasi relazione tra magici e uomini comuni.

Deida non ricordava con precisione le parole che aveva detto il presidente, Maestro di tutte le creature magiche, ma alcune sue frasi si erano impresse a fuoco nel suo cervello ed era rimasta una cicatrice indelebile. Si era sempre considerata un’umana, nonostante sapesse fare cose molto particolari, e non aveva mai dubitato della sua umanità... Almeno finchè non aveva sentito quel discorso. Allora le era crollato il mondo addosso ed era stato come morire. Perché non era umana? Cosa voleva dire essere umani? E se non era umana, cos’era?

Un lieve gemito uscì dalla sua bocca e strinse le mani attorno alle braccia fino a che non sopportò il dolore delle unghie nella carne. Le era rimasto il segno, e la situazione non era diversa da com’era messo il suo cuore. C’erano ancora i segni del dolore, e ci sarebbero sempre stati, almeno finchè non avrebbe chiarito la sua identità. Non avrebbe potuto rinunciare a ciò che la rendeva viva: la magia, ma neanche alla sua umanità. 

Tre anni prima c’erano state molte polemiche sulla decisione del presidente: alcuni avevano accettato la nuova situazione di buon grado, ma altri no. C’erano state due differenti reazioni nella fazione dei ribelli: un primo gruppo aveva deciso di continuare a coltivare le arti magiche per il bene della comunità, un altro si era allontanato e nessuno sapeva dove fosse o cosa stesse facendo. Comunque, entrambi erano ricercati dalla polizia magica, quindi non faceva una grossa differenza appartenere all’una o all’altra fazione.

Deida si era unita ai primi, partecipando ad un’organizzazione segreta che si era chiamata “Antimateria”, che aveva il compito di proteggere gli uomini normali dagli attacchi dei magici che volevano prendere il sopravvento. Costoro, la cui identità era pressochè sconosciuta, erano gli stessi che aveavno causato l’esilio della gente magica, e contro cui quasi tutti volevano vendetta. Si nascondevano molto bene, e molto probabilmente, secondo alcune spie, si erano uniti alla seconda fazione di ribelli, sotto il nome di “Tramontana”.

A causa di questo problema strisciante, alcuni membri dell’Antimateria si erano distribuiti nelle varie case e, alcuni di nascosto, altri in modo palese, si stavano occupando della protezione degli umani.

La casa che stava sorvegliando Deida era stata data precedentemente in custodia ad un’altra ragazza, una giovane di ventitrè anni, la più abile maga nera di tutta l’Antimateria: Vent. Due settimane prima, tuttavia, Vent era dovuta intervenire a difendere Rita, la più giovane dei due figli di quella casa, da un’attacco di due Vampiri, rimanendo però ferita. Così, il capo dell’organizzazione aveva spedito Deida, la rivale di Vent, a sostituirla durante il periodo di riabilitazione.

Vent era gentile e sorridente, sempre piena di energie e votata alle arti magiche, e Deida era piuttosto gelosa del successo che aveva ottenuto all’interno dell’Antimateria. Non si riteneva meno forte della rivale, tuttavia non riusciva mai a superarla. E per Deida, avere l’affetto di qualcuno era diventato più importante dell’aria che respirava. Provare affetto e riceverne era l’unico modo per sentirsi davvero umana, viva. E Vent la metteva sempre in penombra, accecando gli altri con la bellezza dei suoi occhi azzurri e dei suoi splendenti capelli biondi. Era troppo bella e troppo perfetta. E aveva tutto.

Deida smise di sbattere il piede improvvisamente e guardò alla sua sinistra. Le sue sopracciglia si avvicinarono ancora di più:-Chi è là?-

Una contorno scuro si avvicinò a lei fino a diventare una persona ben definita, una ragazzo sui diciotto anni piuttosto goffo, con l’aria simpatica e un sorriso impacciato sulle labbra:-Avevo sete.- Si giustificò, alzando le mani.

Curter era il fratello di Rita, un giovanotto molto alto e di costituzione robusta, né bello né brutto, con uno sguardo sincero e gentile, forse anche troppo ignenuo, ma a Deida stava simpatico. Anche se lei si ostinava a tenere un comportamento glaciale con chiunque, alcune persone le preferiva ad altre.

-Non avresti potuto aspettare fino a domani mattina?- domandò Deida.

-Ho sete adesso.- Osservò lui, sorridendo con imbarazzo:-Puoi farmi passare?-

-Vai pure- acconsentì la ragazza, rilassandosi.

Curter le passò davanti e le rivolse uno sguardo di sfuggita, poi si fermò e le chiese:-Ma voi non dormite mai?-

Deida sobbalzò e lo fissò con aria omicida. Il senso di quel “voi”, la faceva sentire di appartenere ad un genere lontano da quello umano, come Curter. Storse il naso e rispose tagliente:-Mi occupo della vostra sicurezza.-

-Ah, beh...- farfugliò Curter.-Ti ringrazio.- E se ne andò in cucina.

Deida lo guardò scomparire nell’ombra e tirò un sospiro sconsolato. Possibile che la sua identità fosse tanto diversa da quella di Curter? Eppure aveva due braccia, due gambe, due mani, due occhi... Esattamente come qualsiasi altra persona. Provava dolore esattamente come gli altri, si innamorava, gioiva – anche se ciò non accadeva da tanto tempo –, poteva essere ferita. Cosa c’era di così diverso tra lei e quella gente? E perchè Vent non soffriva per quel divario?

Dopo una decina di minuti Curter percorse a ritroso il corridoio: Deida era ancora appoggiata al muro e guardava il pavimento, ma stavolta si arricciava i capelli castani che le incorniciavano il volto. Sembrava che tremasse, e sebbene fosse buio, Curter intravide l’espressione accigliata che aveva in volto. Era sempre arrabbiata quella ragazza, pensò.

Quando le passò di nuovo davanti, Deida alzò la testa e disse:-Ci hai messo tanto.-

-Ho perso tempo!- ridacchiò il ragazzo, di nuovo timoroso.

Deida annuì:-Adesso basta, vai in camera.- Poi tornò a guardare per terra e non parlò più, tanto che Curter ci rimase male e se ne andò sconsolato. Quando c’era Vent si poteva sempre fare due chiacchiere... Ma Deida era diversa. Lei non si apriva con nessuno.

 

(...)

 

Verso le sette, come tutti i giorni, Rita si svegliava senza l’aiuto della sveglia ed usciva dalla sua camera aprendo la porta.

Rita era una ragazzina di quindici anni, allegra, di costituzione esile e dai riccioli neri. Era stata adottata dalla famiglia tre anni prima,  dopo la morte dei suoi genitori in un incidente. Non ricordava proprio niente del suo passato, ma teneva con sé un ciondolo d’oro che avevano trovato al collo della sua vera madre, e nonostante non avesse più alcun ricordo, sentiva di aver voluto un gran bene a quelle persone che l’avevano cresciuta per dodici anni. Forse era una fortuna non ricordare nulla; aveva potuto farsi una nuova vita, nuovi amici e aveva potuto essere felice in quella nuova casa, con dei nuovi genitori che l’amavano esattamente come amavano Curter.

Quando aprì la porta, pimpante come sempre, individuò Deida alla sua sinistra ed esclamò:-Ma tu non dormi mai?-

La ragazza era in piedi, appoggiata al muro  aveva il mento appoggiato sul petto. I capelli le erano scivolati davanti al viso e a chiunque sarebbe apparsa una vera dura. In realtà non riusciva a stare in piedi e la veglia l’aveva spossata, tanto che non riusciva a reggersi in piedi, né a tenere gli occhi aperti. L’ultima ora si era perfino addormentata, con suo grande rammarico, e per fortuna nessuno l’aveva vista, altrimenti la sua reputazione sarebbe andata in frantumi.

Deida alzò lo sguardo e lentamente rispose:-Vai a cambiarti. Devi andare a scuola.-

Rita le fece la linguaccia e corse verso il bagno, borbottando:-Che antipatica! Crede di potermi dare ordini... Vent era mille volte meglio!-

La giovane maga si stiracchiò e cercò di sistemarsi la veste verde oliva che, durante la notte, si era sgualcita. Aveva due grosse occhiaie e una grossa voglia di tornare all’organizzazione per sdraiarsi e dormire. Due settimane di veglia l’avevano messa al tappeto, e non riusiva a capire come Vent riuscisse a non dormire...

Sospirò e rinnovò l’incantesimo di invisibilità, perché nessuno al di fuori dei due ragazzi avrebbero dovuto vederla. Una luce bianca partì dalla sua testa e scese fino al pavimento compiendo una spirale attorno al suo corpo, cancellandolo alla vista finchè non rimase visibile solo la parete dietro le spalle della ragazza.

Curter arrivò vestito di tutto punto, ma non la vide. Le passò di fronte tranquillamente, con la borsa in mano, pronto per andare a scuola.

Deida lo seguì con lo sguardo, poi gli andò dietro senza far rumore, silenziosa come un gatto.

 

 

*** Angolo dell’autrice***

 

È davvero passato tanto tempo dall’ultima volta che ho pubblicato… Così tanto che non mi ricordo neanche come si faceva ahahah… Scherzi a parte… Se qualcuno vorrà leggere questo prologo sarà grasso che cola… Ahahah… *si vergogna di se stessa*

Ad ogni modo... Questa fiction per adesso ha un titolo provvisorio, perciò provvederò a cambiarlo non appena ne avrò uno migliore. Oltre alla storia principale, che si snoda attraverso i diversi  personaggi (anche i vampiri, novità per me XD), il secondo livello di lettura è quello che riguarda l’aspetto umano di essi, i rapporti con gli altri, la libertà, l’uguaglianza e la diversità. Vorrei parlare della para per il diverso senza attaccarmi né alla sensibilità né al cinismo estremi, ma soltanto alla psicologia dei miei personaggi. Non mancheranno l’amore, l’amicizia, la rivalità e quali sono i loro significati, come si evolvono i rapporti. Insomma, vorrei creare un ambiente magico in cui però si rispecchiano i sentimenti comuni. È nu espediente e spero di riuscirci, per adesso però è tutto in costruzione, soprattutto per il poco tempo che ho a disposizione... Speriamo bene! XD

  
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