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Autore: Crylliam    30/03/2011    2 recensioni
Ormai nella vita di tutti, in particolare in quella degli studenti, capita di provare sentimenti di diffidenza nei confronti di persone con caratteristiche "diverse". Non solo fisicamente, ma ancora più spesso con gusti diversi o con un carattere troppo timido e che viene considerato noioso. Insomma, sono tanti i motivi per la quale di crea il fenomeno dell'emarginazione, ma cosa succede realmente ad un/una ragazzo/a che si sente quasi solo al mondo?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrebbero mai dovuto saperlo.

Era la mattina del 15 Settembre.
Era piuttosto leggero, quel ticchettìo; la sveglia aveva suonato alle 6 e 45, il che era strano, dato che Mitch era sicuro di averla programmata per suonare alle 6 e mezza. Ma non importava, lui era rimasto sveglio.
Aveva fatto un sogno divertente durante la notte, ma ne  ricordava solo qualche pezzetto.

«Da oggi inizierà tutto, di nuovo.» Questo era stato il suo primo pensiero, la sua prima preoccupazione: Quel giorno sarebbe stato il primo di un nuovo anno scolastico, ma doveva essere perfetto.
Aveva lasciato l'altra scuola perchè non ne poteva più, sperava di recuperare tutta la felicità e il divertimento mai avuti durante gli anni precedenti.
Ma soprattutto non voleva assolutamente ricommettere quell'errore! Era stato la sua rovina! Avrebbe dovuto tacere, se lo ripete sempre; ed ogni volta gli vengono in mente mille scuse verosimili che avrebbe potuto usare per evitare quella situazione e, di conseguenza, quel disastro.
Ma ora non doveva pensarci, doveva solo alzarsi, lavarsi, fare colazione, vestirsi e intraprendere il cammino verso la nuova scuola, padrone di una personalità nuova di zecca: dopo tutto quello che era successo e dopo la decisione di cambiare scuola aveva iniziato molto bene le vacanze estive ed era stato metà del suo tempo davanti al computer, grazie alla quale aveva conosciuto persone fantastiche con la quale chattava e si alzava su il morale.

Era diventato un ragazzo molto divertente, si era tagliato i capelli e stava molto meglio. Aveva iniziato a fare sport, sempre cercando di non ricommettere quell'errore anche con i compagni di squadra. Davanti allo specchio si vedeva totalmente diverso e ogni tanto pensava: "Quei bastardi non sanno cosa si perdono", ma eliminava subito quel pensiero perchè si vedeva troppo sicuro di sè, quasi illuso, come loro.
Aveva iniziato ad ascoltare musica diversa, non più cupa e deprimente, ma energica e motivante.
Dopo tutte queste considerazioni si sentiva sempre più carico e, anche se sembra strano, non vedeva l'ora di andare a scuola.
Si era lavato, vestito, aveva mangiato e stava già camminando sulla via davanti a casa, in direzione della fermata dell'autobus, quando gli sovvenne un pensiero improvviso e doloroso: come si sarebbe presentato ai nuovi compagni? Bè, di certo avrebbe usato il suo umorismo naturale per attirarsi le simpatie... e se non funzionasse? Ma funzionerà di sicuro... E se questi nuovi compagni avrebbero deluso le sue aspettative?

I suoi pensieri si fermarono. Stava esagerando e lo sapeva.

Arrivò l'autobus e si sentì di nuovo più leggero. Entrò, prese un posto e iniziò a srotolare le cuffie dell'mp3. Aveva bisogno di qualche canzone che gli desse molta carica, optò per i Nirvana.
Intanto l'autobus si riempiva sempre di più e i posti erano finiti. La gente che entrava doveva stare in piedi e, data la strada piena di curve, le faccie di queste persone assumevano tutte un'espressione di sfida, come per dimostrare di avere un equilibrio di ferro, e sembravano fare uno sforzo immondo ad ogni curva secca.
La batteria dell'mp3 si era scaricata, «Diamine!» pensò.
Anche se non avrebbe voluto, si rimise a pensare nervosamente all'immediato futuro, a ciò che sarebbe dovuto succedere esattamente 10 minuti dopo.
Pensava a come sarebbero stati i professori, i compagni, le lezioni, e soprattutto se ci sarebbe stato qualcuno con la sua stessa caratteristica... quella di cui tanto si pentiva di aver svelato.
Mancavano solo due fermate, il suo cuore era però stranamente calmo.
Ad una fermata dalla fatidica scuola, salì un uomo molto grasso che, in piedi, si posizionò vicino a lui. Occupava tanto, troppo spazio. Al momento di scendere non riusciva ad uscire e si sentiva rinchiuso dall'uomo.
Forse qualcuno dei suoi vecchi compagni gli avrebbe bestemmiato contro, pensò, ma lui aveva imparato a rispettare gli altri, non solo con le parole ma anche con il pensiero: non aveva fatto caso alla stazza dell'uomo.
Facendosi spazio con i suoi gomiti non più ossuti come una volta, riuscì a scendere dall'autobus.

Entrò dal cancello della scuola e si ritrovò nell'ingresso, guardò l'ora: era in perfetto orario.
Ne approfittò per inquadrare bene l'ingresso della scuola: sarebbe stato qualcosa che avrebbe visto tutte la mattine a partire da quel momento.
C'erano tantissimi cespugli, poco curati e pieni di cartacce e buste di Fonzies, Kinder Bueno, lattine di Coca Cola e chi più ne ha più ne metta. Questi delimitavano il piccolo percorso che partiva dal cancello di entrata e finiva nelle scale che precedevano la porta.
Ad un certo punto si voltò per scrutare altre caratteristiche interessanti, quando, proprio davanti ai suoi occhi, una ragazza bassina e paffuta inciampò sbadatamente su uno di quegli stupidi cespugli e cadde a terra graffiandosi i gomiti e le ginocchia.
Prontamente arrivò un gruppetto di ragazze, tutte con la stessa borsa e vestite tutte con abiti succinti e vistosi. Esse si erano messe a ridacchiare in maniera stupida mentre la sfortunata ragazza cercava di riprendersi dallo shock e pulirsi i pantaloni che si erano sporcati di una polvere grigia, quella che si intravedeva nelle scale. Mitch ebbe pena per lei, ma gli vennero i brividi osservando ciò che era successo.

Una donna magra e anziana spuntò dalle porte d'ingresso e annunciò con entusiasmo l'apertura delle porte e, quindi, l'inizio del nuovo anno.
Con sua grande delusione, il suo entusiasmo non fu affatto ricambiato dagli studenti che, avviandosi verso l'entrata, avevano un portamento simile a quello di una massa di zombie.
La donna rientrò dentro con fare alquanto infastidito, sussurrando "Ogni anno va sempre peggio...". In un certo senso ebbe pena anche per lei.

Con qualche attimo di esitazione entrò nella scuola, senza fare caso al fatto che le ragazzine pettegole di prima lo guardavano con sguardo malvagio e provocatorio: erano sempre più ridicole, ma quegli sguardi facevano quasi sembrare che sapessero del suo segreto.
Guardò i fogli appesi alle porte in cerca del suo nome, per sapere quale sarebbe stata la sua classe.
Dopo qualche minuto di ricerca lesse finalmente il suo nome, si mise poi a scorrere velocemente tutta la lista dei nomi dei suoi nuovi compagni con molta concentrazione per assicurarsi di non avere in classe qualcuno che avrebbe potuto far sì che il suo anno diventasse di nuovo solo una brutta esperienza.
Improvvisamente sentì una mano colpire forte la sua spalla e, in quel momento, ebbe l'impressione di rivivere quell'episodio di paura che aveva determinato la sua vecchia e stupida timidezza.



Bè, che ne pensate? :D
E' la mia primissima fanfic, l'ho scritta tirando fuori un po' di sensazioni ed episodi personali e, per questo, spero solo che vi faccia riflettere:)
Forse è un po' presto per dirlo, questo è solo il 1° capitolo, ma spero che recensirete dicendo sinceramente quello che pensate! *-*
Saluti, Crylliam:)

  
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