Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
Ricorda la storia  |       
Autore: Lyla    26/01/2006    8 recensioni
Sono passati tanti anni dalla sconfitta di Argo, e Sansone, divenuto un uomo maturo, vuole sistemarsi con la donna che ama da sempre. Ma quando trova il coraggio di dichiararsi a Rebecca, la sua vita giunge a una svolta legata a un'esuberante adolescente dagli occhi azzurri e i capelli castani dalla quale non riesce a non sentirsi attratto... una storia a capitoli dedicata alla coppia SansonexMarie e alla nascita del loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Time To Marry

Time To Marry

 

Capitolo uno

 

In un pomeriggio di maggio di inizio secolo, sotto il tiepido sole primaverile, si stava svolgendo una partita di golf che non poteva certo definirsi tranquilla e che durava già da diverse ore.

Quello che aveva tutta l’aria di essere il campione indiscusso degli ultimi tempi stava sfidando una donna sui quarant’anni all’apparenza molto esperta, dai capelli rosso fiamma, un tipo che non si scoraggiava facilmente.

“Ci risiamo… un’altra volta!” esclamò l’uomo in tipico accento inglese, rendendosi conto che la sua avversaria aveva vinto per tre volte di seguito da quando si erano conosciuti al club del golf.

Era inutile negare l’evidenza.

La pallina era entrata nel buco per l’ennesima volta.

Si voltò verso la donna al suo fianco, con espressione sconsolata.

“Non c’è che dire, lei è un’ottima giocatrice, signorina Rebecca, i suoi tiri sono troppo precisi per me” disse l’uomo, sorridendo stancamente.

“La ringrazio mr. Robinson, troppo gentile da parte sua! Che ne dice se ci vedessimo anche domani?” esclamò la donna in tono allegro, le mani sui fianchi.

“Domani? Ma non aveva detto che aveva un impegno?”

“Ho intenzione di darle un’ultima possibilità di vincere, consideri il mio impegno annullato” cinguettò Rebecca, ponendo la sua mazza da golf nella borsa apposita che si era portata dietro con un sorriso malizioso.

 

 

Erano trascorsi undici anni dalla sconfitta di Argo, della Neoatlantide e dalla tragica morte di Nemo, l’uomo che Rebecca aveva amato tanto profondamente anche se non avrebbe dovuto, e per quanto il ricordo della terribile avventura si facesse vivo ogni tanto, la donna stava attraversando un piacevole momento della sua vita.

Il suo soggiorno a Londra si stava rivelando davvero rilassante ed era stata un’ottima idea iscriversi al club del golf tre giorni prima e concentrarsi unicamente sullo sport.

Nonostante avesse trentanove anni compiuti, Rebecca era rimasta l’affascinante donna di sempre, anzi, a dir la verità, la sua bellezza era notevolmente aumentata nel corso del tempo.

La pelle bianca, i lucenti occhi chiari e i lunghi capelli rossi facevano di lei la donna con cui ogni uomo avrebbe voluto trovarsi in compagnia.

Non erano pochi quelli che le facevano la corte, lì al club, e non solo.

Le occhiate maschili compiaciute al suo passaggio non mancavano mai, quando Rebecca andava a fare compere in giro per la città.

Una donna sola di una tale bellezza attirava sempre l’attenzione.

Era da molto tempo ormai, che la gang di Rebecca si era sciolta.

I suoi componenti adesso avevano una loro vita, e lei se ne rendeva pienamente conto, anche se a volte sentiva la mancanza dei bei tempi passati con Sansone e Hanson, quando andavano a caccia di tesori a bordo del Retan, senza lasciarsi spaventare dalle difficoltà della vita.

Aveva ricevuto una lettera di Hanson appena una settimana prima, e Rebecca era stata felice di apprendere come gli affari dell’amico stessero proseguendo nel migliore dei modi.

Senza dubbio quella era la vita che Hanson aveva sempre sognato.

La sua azienda automobilistica si stava rivelando una delle più promettenti dell’intera New York, e la donna non vedeva l’ora di andare a trovare l’amico per vedere con i suoi occhi quanto fosse diventato ricco e rispettato da tutti gli altri magnati degli affari.

Quanto a Sansone le aveva scritto dicendole che sarebbe venuto a trovarla a Londra quella settimana stessa partendo da Le Havre, dove lavorava come autista e dove aveva trascorso qualche giorno a casa di Jean e Nadia.

A quanto pareva, i due giovani stavano bene e si prendevano cura del loro primogenito, Jean junior, un bambino molto vivace che prometteva di diventare un degno successore del padre.

Jean era ormai diventato un bravo inventore, e lui e suo zio avevano molto successo a Parigi e nei dintorni.

Nadia lo aveva pregato di portarle i suoi saluti.

La giovane non sapeva, infatti, quando avrebbe avuto la possibilità di andare a trovare Rebecca, vista l’intensità della vita quotidiana.

Crescere il primo figlio che aveva avuto da Jean non era mica un’impresa facile, soprattutto se il bambino si divertiva a combinare disastri!

 

 

Rebecca tornò alla realtà con un sospiro e si diresse verso il café che era stato aperto da poco all’interno del club per concedersi una pausa, decisa a prendere le distanze dai suoi corteggiatori, ma non appena lei mise un piede all’interno del locale, uno sciame di giovani uomini le venne incontro offrendole mille cortesie.

“Come sta, signorina Rebecca?”

“Signorina Rebecca, vuole sedersi con me laggiù?”

“Ordiniamo qualcosa, signorina?”

Lei sorrise,  si scostò i capelli dalla fronte con una mano con un gesto molto elegante, quindi si guardò intorno senza sapere che fare.

Doveva trovare una via di fuga ad ogni costo!

Prima che potesse fare qualcosa, però, qualcuno la afferrò inaspettatamente per un braccio.

“Mi dispiace, ma la signorina viene con me!” disse una voce familiare.

Rebecca si girò di scatto. Non credeva ai suoi occhi.

Si ritrovò davanti ad un uomo di circa trentotto anni, dagli occhi di ghiaccio e i capelli pettinati con cura, dal fascino indiscutibile nonostante fossero trascorsi alcuni anni dall’ultima volta che la donna l’aveva visto.

“Sansone! Sei proprio tu?” esclamò la donna con gioia, gettandoglisi al collo davanti a tutti, e i suoi corteggiatori si allontanarono mestamente, proponendosi di farle la corte il giorno successivo, chiedendosi chi fosse mai quell’uomo che sembrava essere tanto in confidenza con Rebecca.

“Ciao Rebecca, a quanto pare avevi bisogno di una mano! Non c’è  che dire, ancora una volta sono intervenuto al punto giusto!” rise Sansone, uscendo dall’edificio seguito dall’amica.

Mancavano poche ore al tramonto del sole, e c’era poca gente in giro.

Non gli sembrava vero di trovarsi nuovamente con Rebecca.

“Non mi lasciano in pace un attimo, e non riesco a capire  cosa vogliono da me!”

“Bè, non è difficile capirlo! Anche se gli anni passano per tutti, non si può negare che hai ancora fascino da vendere, e lo stesso vale per il sottoscritto” commentò Sansone, passandosi una mano tra i capelli come per controllare che fossero a posto.

Rebecca rise.

Conosceva fin troppo ben quel piccolo gesto di vanità.

L’amico aveva ragione.

Nonostante tutto, Sansone era ancora l’uomo affascinante di sempre, ma la sua era una bellezza più matura, e Rebecca notò con piacere come fosse diventato un uomo a tutti gli effetti.

I suoi occhi di ghiaccio erano sempre gli stessi, però.

“Non pensavo che saresti arrivato oggi! Perché non me l’hai detto nell’ultima lettera che mi hai mandato? Ti avrei incontrato alla stazione, e almeno sarei stata lontana dai miei corteggiatori!” gli chiese Rebecca.

“Secondo te?” fece lui con espressione eloquente.

“Oh! Volevi farmi una sorpresa?” esclamò Rebecca deliziata.

“So bene che le adori! Ci conosciamo da così tanto tempo che mi è impossibile dimenticare le tue abitudini… come del resto, i bei tempi in cui giravamo per tutta l’Europa in cerca di avventure… o forse è meglio dire, in cerca di guai?” si corresse Sansone in tono allegro.

“La nostra vita era così movimentata!” sospirò Rebecca. “Ma prima o poi ci si deve sistemare in qualche modo, e fare una vita spericolata non è il modo migliore per farlo, non credi?” aggiunse sorridendo malinconicamente.

Sansone la guardò con una strana luce negli occhi, trovandosi perfettamente d’accordo con lei.

Era tempo di sistemarsi.

Che a loro piacesse o meno, il tempo delle avventure era finito.

Adesso era arrivato il momento di darsi da fare e di formare una propria famiglia, o almeno era questo il pensiero fisso di Sansone da alcuni mesi.

Si era trovato molto bene in compagnia di Jean e Nadia e del loro piccolo, ma vederli così uniti e felici gli aveva messo addosso una strana malinconia.

Gli avevano fatto rendere conto di essere solo, e avevano portato alla luce un desiderio che Sansone non avrebbe mai pensato di provare, dopo aver passato una giovinezza da latin lover.

Quello di trovare una buona moglie.

E lui aveva già in mente chi potesse essere la donna con cui voleva passare il resto della vita…

“Per quanto tempo ti fermerai qui?” chiese Rebecca ad un tratto, riportandolo bruscamente alla realtà.

“Dipende…” rispose Sansone, riflettendo. “…da molte cose… diciamo che ho prenotato la mia camera in albergo per un paio di giorni, ma può darsi che resterò a farti compagnia per più tempo!”

“Sei sempre il solito! Non c’è bisogno di fare tanto il misterioso, con me” disse la donna dai capelli rossi in tono autoritario, e Sansone le rivolse il suo sorriso più seducente.

“Immagino di no. Bè, che ne dici? Ti va di fare un giro?” le propose, sicuro che lei avrebbe accettato la sua richiesta.

 

**

 

Una carrozza si fermò davanti a quella che sembrava essere una splendida villa di Londra, facendo scendere una giovane dai capelli castani vestita molto elegantemente.

“Benvenuta nella dimora del conte Ayrton Grenavan, signorina” le disse un uomo dall’aspetto composto e dignitoso.

“Grazie!” esclamò la ragazza, guardandosi intorno con un certo nervosismo.

“Vuole che l’accompagni?” chiese James facendo un mezzo inchino e indicandole il viale interminabile e circondato da un curatissimo prato all’inglese che conduceva all’entrata della villa.

“Sì, grazie” rispose la ragazza, emozionata.

Non riusciva a crederci.

Lei, Marie Lowenbrau, una ragazza come tante, era stata invitata per la prima volta della sua vita a una festa organizzata da Ayrton, ed era persino riuscita a trovare qualcosa di elegante da mettersi per l’occasione.

Ultimamente la fortuna le sorrideva.

La ragazza ripensò alle proteste della zia, con cui viveva a Marsiglia da quando Argo era stato sconfitto.

Era felice di aver trovato un membro della sua famiglia dopo la morte dei suoi genitori, ma la sorella di sua madre era una donna rigida e piuttosto all’antica, che non riteneva “decoroso”, per una giovane donna, partecipare a una festa.

Marie era fiera di essere riuscita a convincerla a lasciarla partecipare al banchetto organizzato dal conte.

Il viaggio per andare a Londra era stato molto tranquillo, ed era stata perfettamente in grado di cavarsela da sola.

Dopotutto non era più una bambina, e aveva il diritto di scegliere cosa fosse meglio per lei, battendosi con ostinazione per ottenere quello che voleva, proprio come le avevano insegnato Sansone e Hanson.

Dopotutto lei e Ayrton erano vecchi amici, e non c’era niente di male nel passare un intero giorno in sua compagnia…

Sarebbe stato divertente.

Si riscosse dai suoi pensieri.

Lei e quello che aveva tutta l’aria di essere il maggiordomo del conte avevano oltrepassato la porta della villa, e ora si trovavano in un ampio e luminoso vestibolo.

“Il signore la sta aspettando, signorina. L’accompagno da lui” disse l’uomo, e Marie si limitò a seguirlo, chiedendosi se i suoi capelli fossero a posto.

Attraversarono una serie di sale splendide, ornate da quadri e arazzi che dovevano appartenere alla famiglia di Ayrton da generazioni e da soprammobili lucidati con cura.

C’erano grandi finestre che davano sul giardino della villa, lampadari scintillanti e domestici in movimento da ogni parte, che portavano con piatti colmi di chissà quali prelibatezze.

Quando varcarono la soglia di una grande sala piena di tavole imbandite e di ragazze che avevano circa la sua stessa età, Ayrton smise di scherzare con una signorina bionda molto elegante e le venne incontro.

“Marie! Che piacere averti qui! Sapevo che saresti venuta!” esclamò l’uomo con gioia.

Era proprio come lo ricordava, ma adesso vestiva con abiti di raffinata eleganza e si era fatto crescere un paio di baffi tenuti con cura.

Marie rise, mentre lui eseguiva un perfetto baciamano e si scostava per guardarla meglio.

“E’ incredibile come sei diventata bella!” aggiunse Ayrton con un sorriso compiaciuto, senza smettere di osservare i lucenti capelli scuri che le scendevano sulle spalle, i grandi, vivaci occhi azzurri e le guance morbide e ancora spruzzate di lentiggini della ragazza.

“Lo pensate davvero, Ayrton?” rise lei, apprezzando il suo complimento.

“Oh, dammi del tu, questi formalismi sono inutili quando ci si conosce da anni!” disse l’uomo trascinandola verso un tavolo pieno di cibo in mezzo alle altre invitate alla festa. “Da quanto tempo non ci vediamo?”

“Bè, da un anno, credo… da quando Jean e Nadia sono venuti a Londra, e…

“Ah, certamente! Ora ricordo!” esclamò Ayrton, quindi le rivolse un sorriso seducente. “Credo di aver fatto proprio bene ad invitarti alla festa, come vedi ho mantenuto la mia promessa!”

“Quella che mi hai fatto tanti anni fa, sull’isola mobile?” gli chiese Marie allegramente.

“Certo! Ora potrai assaggiare tutti i miei manicaretti e divertirti per un’intera giornata in mia compagnia! Vedrai, non vorrai più andartene!” commentò il conte, sicuro di .

Contagiata dalla sua allegria, Marie rise allegramente.

“Sì, credo proprio che mi divertirò” pensò la ragazza.

 

Fine primo capitolo

 

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra / Vai alla pagina dell'autore: Lyla