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Autore: ladymisteria    31/03/2011    0 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Regulus Black nascose l'ennesimo sbadiglio dietro la mano. Quella lezione di Pozioni si stava rivelando fastidiosamente noiosa...

Si sfiorò istintivamente il braccio sinistro, e un nuovo brivido di disgusto lo assalì.

Serrò gli occhi, chiedendosi nuovamente come avrebbe fatto ad uscire dal pasticcio in cui si era cacciato - senza trovare tuttavia risposta, come ogni volta che si era posto quella domanda.

«Ti senti bene, signor Black?».

Il ragazzo riaprì gli occhi, scoprendo Lumacorno intento a fissarlo con un'espressione preoccupata.

Regulus si esibì nella brutta copia di un sorriso.

«Certamente professore, nulla di cui lei debba preoccuparsi» rispose, nella speranza di convincerlo a lasciarlo in pace.

Lumacorno annuì, tornando poi ad elencare gli effetti della Felix Felicis alla classe.

Il sorriso svanì dal volto di Regulus, che si concentrò nuovamente sul proprio libro di testo.

«Regulus...?».

Il sedicenne si voltò verso il fondo dell'aula in cerca della ragazza che l'aveva chiamato, senza tuttavia riuscire ad individuarla.

Doveva esserselo immaginato, pensò tornando a rivolgere la sua attenzione alle pagine di "Pozioni Avanzate".

"Il consumo eccessivo è altamente tossico e può causare..."

«Regulus!».

Il ragazzo si voltò ancora una volta, certo - questa volta - di aver udito una voce femminile che chiamava il suo nome. Ma esattamente com'era accaduto in precedenza, non vide nessuno a parte...

Si strofinò gli occhi, guardando meglio la porta dell'aula. Stava forse diventando pazzo? Per quale altro motivo, altrimenti, avrebbe potuto vedere una mano sospesa in aria fargli cenno di seguirla?

Fissò per qualche altro istante la porta, in attesa che la bizzarra apparizione comparisse nuovamente. La curiosità, alla fine, ebbe la meglio.

«Professor Lumacorno?» chiese, alzandosi in piedi.

«Sì, signor Black?» rispose il mago, incuriosito dal comportamento del proprio studente.

«Crede che potrei assentarmi solo per un istante? C'è una questione di cui vorrei occuparmi».

Lumacorno parve spiazzato da una simile richiesta.

«E questa questione non può attendere la fine della lezione?» chiese.

«Temo di no, professore. E' qualcosa che vorrei sbrigare al più presto»

"Prima di perdere il senno", aggiunse mentalmente.

Lumacorno esitò per qualche istante, poi sorrise gioviale.

«Ebbene, se per te è così importante, puoi andare. Cerca solo di fare ritorno prima del termine della lezione. Non che dubiti che con le tue incredibili capacità riusciresti a comprendere la delicata arte della preparazione di questa pozione in particolare, tuttavia...»

«Non si preoccupi, non penso ci vorranno più di un paio di minuti» lo interruppe Regulus - disgustato da quell'eccessivo servilismo da parte del professore - dirigendosi alla porta.

Una volta nel corridoio, Regulus si guardò intorno, cercando con lo sguardo segni della misteriosa mano.

Quando tuttavia non ne vide nessuno, decise di rientrare - dando la colpa di ogni cosa al delicato stato dei suoi nervi.

Fu allora che la misteriosa mano ricomparve, spingendo Regulus a terra.

Il ragazzo osservò stupefatto la mano - armata di una bacchetta che egli riconobbe con orrore essere la sua - compiere un bizzarro cenno a mezz'aria per poi scomparire così com'era apparsa.

Raccogliendo la propria bacchetta e alzandosi da terra, Regulus ebbe appena il tempo di chiedersi che cosa stesse accadendo, quando con un rombo un fiume di acqua di palude iniziò a scorrere impetuoso giù per le scale, inondando l'intero corridoio.

«Buon cielo, che sta succedendo qui?!».

Regulus sobbalzò, voltandosi verso Lumacorno - fermo davanti alla porta aperta dell'aula di Pozioni. Il mago sembrava indeciso sull'essere scioccato o deluso.

«Era questa la questione di cui desideravi così ardentemente occuparti, signor Black?» chiese Lumacorno, fissandolo.

Il Serpeverde sgranò gli occhi.

«Non sono stato io!» esclamò piccato.

«Non vedo altri, qui. E per quanto io stesso fatichi a credere che tu possa compiere un simile gesto...»

«Perché non controlla l'ultimo incantesimo prodotto dalla sua bacchetta, professore? Se è innocente come dice lo scoprirà subito».

Lumacorno e Regulus si voltarono verso le scale, dove - al sicuro da quel pantano - James li osservava con un'espressione innocente, il distintivo da Caposcuola lucente alla luce delle torce.

«Signor Potter, che fai qui?» chiese Lumacorno sospettoso.

James scrollò le spalle con aria tranquilla.

«Ho sentito strani rumori provenire da qui, e trovandomi da queste parti sono venuto a controllare».

«Una vera coincidenza» sibilò Regulus, guardando con disprezzo il Grifondoro.

Ma Lumacorno parve non badarvi, e allungò una mano per prendere la bacchetta che Regulus stringeva ancora tra le dita.

Impotente, il ragazzo gliela porse, guardando lo spettro del misterioso incantesimo librarsi in aria per qualche istante.

Lumacorno gli restituì la bacchetta, un'espressione delusa sul volto.

«Cos'hai da dire a tua discolpa, signor Black?» chiese.

Regulus aprì la bocca per raccontargli della voce che aveva chiamato il suo nome e della mano che l'aveva spinto, compiendo l'azione di cui ora era accusato lui, ma poi ci ripensò. Sapeva che Lumacorno non gli avrebbe creduto. Nemmeno lui l'avrebbe fatto, se qualcuno gli avesse detto le medesime cose...

Lumacorno scosse il capo.

«Mi vedo costretto a togliere dei punti ai Serpeverde, signor Black...» sospirò.

«Perché non lascia fare a me, professore? In fondo Serpeverde è la sua Casa, e posso ben immaginare come la cosa le risulti persino dolorosa, da fare. Ma io? Io non ho alcun problema con il togliere dei punti a chi lo merita...» si offrì James affabile.

Il mago più anziano soppesò per qualche istante l'offerta, poi annuì.

«Molto bene, signor Potter. Lascerò che sia tu ad occuparti di togliere dei punti al signor Black. Non troppi, mi raccomando! In fin dei conti si tratta pur sempre del primo misfatto...» sbottò, lanciando poi un'occhiata esitante a James. «E, signor Potter? So di chiederti molto, ma ti dispiacerebbe occuparti tu di supervisionare alla punizione? Ho diversi impegni improrogabili, e...».

James sorrise sornione.

«Affatto, professore. Sarà un piacere».

[*]

«Potrai ingannare quell'idiota di Lumacorno, ma non me» sibilò Regulus, smettendo di strofinare il pavimento per scoccare un'occhiata carica di veleno all'indirizzo di James.

James assunse un'aria perplessa.

«Non so di che parli, Black».

Regulus emise uno sbuffo divertito.

«Oh, giusto... Tu sei Caposcuola. Completamente incapace di infrangere le regole...» disse in tono sarcastico, riprendendo il compito di ripulire - senza l'uso della magia - il corridoio. «Come se non sapessi che tu e Lupin siete in combutta con mio fratello per mettermi in chissà quali guai... Beh, sappiate che qualunque cosa state facendo, sta avendo successo: nessuno mi vuole più intorno. Pensano tutti che sia una calamita per le scocciature...».

James non rispose.

«Posso almeno sapere che incantesimo hai usato? Dato che sono stato punito per averlo eseguito...» chiese Regulus, lasciando nuovamente da parte lo straccio.

«Non è opera mia» replicò James tranquillo.

Di nuovo, Regulus emise un suono divertito.

«Continua pure a fingere di non sapere nulla, sai che mi importa...» borbottò.

«Non fingo»

«Certo, come no».

I due non parlarono per un po'.

«E la ragazza?» domandò Regulus alla fine.

«Quale ragazza?» chiese a sua volta James, interessato.

«Quella che hai usato per attirarmi fuori dalla classe. Ah già, è vero! Tu non ne sai niente. Come se andando da uno qualsiasi dei professori per accusarti di quanto è accaduto questi mi credesse» sibilò il ragazzo più giovane.

Il silenzio regnò sovrano per diversi istanti, poi James sospirò.

«Tonks».

Regulus lo guardò confuso.

«La ragazza. Era Tonks. E riguardo all'incantesimo, non sono davvero stato io, ma lei. Era nascosta sotto al mio mantello dell'invisibilità. Non ho idea di che incantesimo si tratti; dev'essere di sua invenzione» sbottò James, scrollando le spalle. «Le abbiamo chiesto di aiutarci a farti mettere in punizione, e lei ha detto di sapere esattamente come fare».

Regulus smise di pulire, sedendosi a terra.

«Bullizzare Piton non vi basta più? Ora dovete prendervela anche con me?».

James scosse il capo.

«Non si tratta di "bullizzarti", quanto piuttosto di darti una mano a modo nostro»

«Come so che non si tratta solamente di un'altra trappola?» chiese Regulus sospettoso.

James alzò gli occhi al cielo.

«Si chiama fiducia. E' un concetto astratto, sconosciuto alla maggior parte delle persone e piuttosto noioso da spiegare. Ma per farla breve: stiamo cercando di aiutarti. E considerando il fatto che siamo - probabilmente - la tua unica possibilità consistente di uscire dal guaio in cui ti sei cacciato, ti conviene starci a sentire».

Regulus esitò. Era davvero possibile che suo fratello e la sua banda fossero la soluzione che lui così tanto cercava? Poteva sul serio fidarsi di loro, credendo che non sarebbero corsi a denunciarlo? D'altra parte, che alternative aveva?

«Ipotizziamo che voglia fidarmi, Potter... Come pensate di aiutarmi, se mi avete incastrato qui fino a quando il corridoio non sarà pulito?» chiese interessato.

«E chi ha detto che non lo sia già?» replicò James con un sorrisetto divertito, estraendo la propria bacchetta ed eliminando in pochi secondi ogni traccia del maleodorante scherzo. «Temo però di non poterti assegnare alcun punto in più. Dovrei anzi togliertene... Cinque dovrebbero bastare».

Regulus emise un nuovo sbuffo.

«Tanto per darmi motivi per fidarmi, eh?» borbottò.

James si esibì in un'espressione scioccata.

«Ehi! Il fatto che abbia deciso di aiutarti non vuol certo dire che ho intenzione di far vincere a Serpeverde la Coppa delle Case!».

Regulus dovette trattenere un sorrisetto.

«Ma certo, che stupido io a pensare il contrario...» sbuffò, guardandosi intorno. «Temo però che se qualcuno passasse da queste parti e ci vedesse parlare lo troverebbe alquanto sospetto...».

«Ecco perché non resteremo qui. Troppe possibilità di essere ascoltati da orecchie indiscrete».

Regulus lo fissò diffidente.

«E dove andremo?»

James sorrise vittorioso, uno scintillio furbo negli occhi.

«Conosco il posto giusto».

[*]

«Che posto è questo?» chiese Regulus, guardandosi intorno.

Pur non conoscendo il castello alla perfezione come il fratello e i suoi amici, aveva girovagato abbastanza tra i suoi corridoi da essere certo di non aver mai visto quella stanza prima di allora. 

«Un rifugio dove di solito veniamo quando vogliamo stare tranquilli, o non vogliamo essere intercettati» rispose James, indicandogli una delle poltroncine affinché si sedesse.

Ma Regulus sembrava più interessato a guardare le foto appese alla parete con aria malinconica.

«Vorrei poter dire di aver avuto anche io un luogo simile, insieme a mio fratello. O un rapporto anche solo apparentemente civile, se è per questo... Peccato che Sirius non sia mai stato molto affettuoso, nei miei confronti» mormorò più a se stesso che a James.

Il Grifondoro piegò il capo da un lato, studiandolo brevemente.

«Forse non gliene hai mai dato motivo»

«Forse non si è mai sforzato più di tanto» ribatté secco Regulus, voltandosi a guardarlo.

James scrollò le spalle.

«Può darsi. Nemmeno Sirius è perfetto» ammise, indicando nuovamente la poltroncina davanti a sé. «Perché ora non facciamo quella chiacchierata? Siamo venuti qui per questa ragione, in fondo».

Regulus sospirò, accettando finalmente di sedersi. Ma non parlò subito, preferendo concentrare la propria attenzione su ciò che lo circondava.

«Non è stata una mia scelta» mormorò alla fine.

James annuì.

«Lo immaginavo».

Il Serpeverde posò gli occhi su una foto che ritraeva il fratello abbracciato al ragazzo ora seduto davanti a lui.

«E' stata dei miei genitori. Loro credono che il Signore Oscuro abbia ragione. Che possa ristabilire la supremazia delle famiglie Purosangue sugli altri maghi, streghe e Babbani - così come un tempo progettava di fare Salazar Serpeverde» disse.

James si accigliò momentaneamente. Sirius una volta gli aveva raccontato di come il fratello avesse tappezzato la propria camera con ritagli di giornale riguardanti le imprese di Voldemort e dei suoi Mangiamorte... Era davvero possibile che fosse tutta una facciata per non far sorgere sospetti in Walburga e Orion Black?

«Tu no?» indagò.

Regulus emise uno sbuffo.

«Un tempo. Ora non più. Non dopo aver visto i metodi che usa per raggiungere i suoi scopi, e soprattutto non dopo aver capito come il suo obbiettivo finale non sia affatto quello di restituire il potere ai Purosangue, bensì quello di ottenerlo per poterlo poi utilizzare per governare sul nostro mondo e su quello dei Babbani» replicò, fissando James negli occhi con uno sguardo sprezzante. «Un Black non accetta di prendere ordini da nessuno al di fuori di se stesso. Anche se questo "nessuno" è un mago potente e pericoloso come il Signore Oscuro. Se si tratta di rimettere al loro posto le razze inferiori sono perfettamente d'accordo, ma questo non deve necessariamente avvenire in modo violento o attraverso l'omicidio. L'oro dato alle persone giuste ha sempre funzionato alla perfezione...».

James non replicò subito.

«Non posso dire di essere d'accordo con quello che hai detto. Mentirei, se lo facessi. Ma al tempo stesso non posso negare di aver intravisto la possibilità di un dialogo, tra noi. Correggimi se sbaglio... Tu sei dell'idea che cose come l'istruzione, un impiego e qualsivoglia diritto debbano essere un'esclusiva dei maghi e delle streghe Purosangue, giusto?» domandò.

«Esatto».

«Tuttavia, in caso di un'impossibilità civile ad "eliminare il problema", saresti più propenso ad ignorare e disprezzare quegli esseri umani o quelle creature che ritieni inferiori, piuttosto che a toglierli di mezzo fisicamente. Preferiresti preludere loro ogni cosa attraverso la corruzione, insomma» continuò James.

Regulus annuì.

«Esattamente» ripeté.

James si abbandonò contro lo schienale della propria poltrona.

«Se più persone ragionassero in questo modo il mondo sarebbe un - benché piccolo - passo più vicino ad essere un posto migliore. Ci sarebbero ancora un bel po' di cose da sistemare, ma sarebbe un inizio...» mormorò.

Il ragazzo più giovane fece spallucce, oscurandosi in volto.

«Sì, beh... E' un modo di ragionare che dovrò abbandonare presto, ora che sono uno di loro» sbottò amaramente.

Il Grifondoro incrociò le braccia al petto.

«Puoi sempre tirarti indietro, se vuoi. Nessuno ti biasimerebbe» disse con aria tranquilla.

Regulus gli scoccò un'occhiata carica di compassione.

«Iniziavo a crederti intelligente, Potter. Non si consegnano le dimissioni al Signore Oscuro. Ormai sono un Mangiamorte, e non posso più tornare indietro» sputò.

Fu il turno di James di scrollare le spalle.

«Chi dice che sei un Mangiamorte? Dei ragazzi che ancora devono finire i loro studi? Dì che hai voluto seguire una moda, ma che hai capito immediatamente di aver commesso un errore. Pensi forse che uno qualsiasi dei tuoi nuovi amici oserà farsi avanti per contraddirti? Quando farlo significherebbe ammettere di essere stati presenti alla tua "cerimonia d'iniziazione", e di conseguenza di essere Mangiamorte a propria volta? Puoi credermi: quel branco di idioti tiene troppo alla propria pelle e alla propria libertà per fare una cosa del genere».

Regulus si morse il labbro.

«Sarei sempre in pericolo. E non solo perché i Mangiamorte mi darebbero la caccia, ma perché il Signore Oscuro in persona lo farebbe. Dubito apprezzerebbe il mio sbandierare al Ministero i nomi di alcuni suoi seguaci...».

James sorrise obliquo.

«Metà del mondo magico è sulla lista nera di Voldemort. Non può prenderci tutti; non è infallibile» disse, ignorando l'espressione del Serpeverde al nome del mago oscuro.

Regulus fissò James a lungo, prima di parlare nuovamente.

«E tu e i tuoi amichetti che mi consigliate di fare? Di presentarmi davanti al Ministro della Magia in persona e dirgli: "Ehi, salve! Sono stato marchiato come un Mangiamorte, ma il mio era solo il desiderio di seguire la moda. Negoziereste la mia libertà con alcuni nomi di miei ex compagni?"» sbottò sprezzante.

L'Animagus fece spallucce.

«Non sottovaluterei l'efficacia di una frase del genere. Scommetto che un giorno il Ministero sarà pieno di Mangiamorte pronti a giurare di aver semplicemente seguito una moda, o persino di essere stati stregati...» disse, raddrizzandosi sulla sua poltrona. «In realtà il nostro consiglio è quello di andare semplicemente da Silente e raccontargli quello che stai dicendo ora a me e quello che hai detto a tuo fratello la sera dell'iniziazione. Silente non ti espellerà, una volta conosciute le tue motivazioni».

Lo fissò intensamente.

«Ancora non hai fatto nulla di male, Regulus».

Il ragazzo più giovane si guardò le scarpe.

«Eppure la situazione non cambia. Come posso andare da Silente, sapendo che al ritorno verrò attaccato da coloro che ho "tradito"? Sapendo che nel momento stesso in cui la voce che sono un Mangiamorte si spargerà al Ministero i miei genitori mi trascineranno via da questa scuola, riservandomi un destino che nemmeno oso immaginare?» mormorò.

James non rispose subito.

«Ti rivelerò il nostro ultimo motto: "Non è indispensabile avvertire il Ministero, per il momento". Per quello c'è tutto il tempo una volta conclusi definitivamente i tuoi studi. Sono più che certo che anche Silente suggerirebbe una cosa del genere».

Il Serpeverde storse il naso con aria poco convinta.

«E fino ad allora?»

«Fino ad allora agiremo secondo un preciso piano di attacco che prevede di tenerti il più lontano possibile dai tuoi compagni d'arme. Per tua stessa ammissione il piano sta già avendo successo... Inoltre, puoi ritenerti fortunato: Sirius aveva suggerito di rinchiuderti da qualche parte e di montare noi stessi la guardia a turni. Ma era davvero una pessima idea, così ho deciso di limarne un po' gli angoli» ghignò James con aria malandrina. «Ecco quindi che da una damigella bisognosa di protezione ti trasformi in uno studente ribelle che gli insegnanti sono costretti a mettere in punizione - ovviamente sotto la costante vigilanza da parte di quei Prefetti e di quei Caposcuola che si trovano accidentalmente a passare per quelle parti... E una volta che simili figure non saranno più qui, sono certo che gli insegnanti giusti saranno ben lieti di sopperire alla loro assenza».

«E riguardo ai motivi delle suddette punizioni?» chiese alla fine.

James fece nuovamente spallucce.

«Oh, di quello non mi preoccuperei. Siamo una fonte inesauribile di idee, e hai visto anche tu il talento innato di Tonks nel creare scompiglio... La ragazza saprà certamente dare il meglio di sé. E sei benissimo libero di avanzare delle richieste! Puoi persino chiederle di prendere il tuo posto, a patto che te ne stia nascosto dove nessuno può trovarti».

Regulus era basito. Doveva ammettere che era un piano studiato alla perfezione, fino al più piccolo dettaglio...

James lanciò un'occhiata al proprio orologio e poi si diresse alla porta.

«E' ora che tu vada alla tua prossima lezione. Parlerò io con Lumacorno, dicendogli quanta passione tu abbia messo nel tuo lavoro. Probabilmente ti restituirà persino i punti che ti ho tolto...» borbottò sconfitto.

Ma Regulus non si mosse.

«Hai evidentemente trascorso molto tempo a "limare gli angoli" del piano di mio fratello... Quindi ti chiedo: perché? La mia soffiata ad Andromeda ha causato un bel po' di guai a Lupin, o sbaglio? Per quale motivo, quindi, tu e lui dovreste aiutarmi? Posso arrivare a capire mio fratello, ma voi... Voi cosa ottenete da tutto questo?» chiese, tenendo gli occhi chiari fissi in quelli nocciola di James.

Il sorriso del ragazzo più vecchio si attenuò un po'.

«Ben presto la guerra e la paura ci trasformeranno tutti in assassini o in cadaveri. Che male c'è nel cercare di ritardare il più possibile che questo accada anche ai nostri amici e alle nostre famiglie; nel cercare di impedire che le loro anime vengano fatte a pezzi?».

Regulus lo raggiunse alla porta senza smettere di studiarlo con attenzione.

«Non suoni come qualcuno che sta avendo molto successo...» mormorò.

James scrollò le spalle, aprendo la porta.

«Uno dei miei migliori amici vive costantemente sul limite di un baratro rappresentato dall'oscurità che alberga in lui, l'altro rischia ogni giorno di cedere alla follia che caratterizza la sua famiglia, e quello che pensavo fosse il mio terzo migliore amico al mondo ha venduto il primo ad un assassino assetato di sangue per paura che questi uccidesse orribilmente lui e la sua famiglia. Non sto avendo poco successo, sto fallendo miseramente» sospirò con la voce carica di amarezza. «Ma se riuscirò ad impedire che anche un solo innocente sia costretto a pagare per le assurde trovate di qualcuno più potente di lui, almeno potrò andare a dormire sapendo di aver fatto qualcosa di buono nella mia vita».

E dopo un'azzardata pacca sulla spalla a Regulus richiuse la porta del rifugio, lasciando il ragazzo solo nel corridoio.

   
 
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