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Autore: brokenheart    31/03/2011    2 recensioni
Potrete anche linciarmi dopo aver letto ciò, e non me la prenderò. La storia parla di Alice, completamente diversa da come l'ha presentata la Meyer, un'Alice che si cela ai suoi cari, tenendo dentro sè i suoi sentimenti.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un amore represso

Edward e Bella.

Che bella coppia, talmente bella che è persino piacevole pronunciare assieme i loro nomi, un po’ come Renzo e Lucia, o Romeo e Giulietta.

È dannatamente una bella coppia, che mi disgusta dal profondo, perché dovevo e volevo essere io Bella, invece non è avvenuto così.

Lei è così immatura, incosciente, opportunista e stupida. Ha giocato con i sentimenti di Edward, e quando l’ha lasciata non si è fatta problemi a mettersi con Jake e poi a voltare le spalle anche a lui quando le è tornato comodo.

La cosa divertente è che io l’ho sempre aiutata, ho sempre fatto da baby-sitter a Reneesme per lei e mi sono sempre fatta del male da sola.

Una pugnalata alla volta, fino a ridurre il mio corpo a brandelli.

Dalla tristezza non riesco neanche più a vedere il futuro, ma non importa, tanto senza di lui non ci potrà essere un futuro.

C’è da dire che oltre a stupida, sono stata anche bastarda con Jasper, che ho solo usato, per cui l’unico sentimento che ho provato è stato un profondo affetto niente più, ma che insieme alla solitudine e al bisogno di mascherare la mia voglia di Edward mi hanno tenuta legata a lui per un tempo indefinito.

Edward Anthony Masen è però l’unico nome che risuona nella mia mente e che anima il mio cuore. Lui così bello, l’uomo più dolce, più passionale e più gentile che sia mai esistito.

Quante volte ho provato a vedere nel suo passato per poter osservare il suo viso così splendido, quando ancora aveva gli occhi verdi, e una volta con immensa fatica vi riuscii pure, anche se la cosa mi costò un fastidiosissimo mal di testa. Ne era valsa la pena, ero estasiata da quella visione. Credevo che nessun umano potesse essere migliore di un vampiro, ma Edward in quel lontano 1918 poco prima della trasformazione, somigliava molto più ad un dio, così bello da togliere il fiato, e così magnifico da lasciare senza parole chiunque della nostra specie.

Quanto lo amo e quanto l’ho amato, nessuno è in grado di immaginarlo; morirò con questa consapevolezza come unico conforto.

Chissà cosa penserà di me, quando leggerà la lettera che gli ho lasciato in camera ieri. Magari gli darò solo la nausea, oppure gli farò un po’ pena, certo è che non verrà mai a salvarmi, anche perché arriverebbe troppo tardi in ogni caso.

In quella lettera gli ho scritto quanto adoravo il mio nome pronunciato dalle sue labbra, quanto ho sperato di poterlo stringere a me, di baciarlo. Di poterli sussurrare :”Edward ti amo” e magari sentirmi rispondere lo stesso. O di potermi sentire chiamata mamma da Reneesme , invece che zia. Oppure di quanto mi piacesse il suo profumo, così lieve, delizioso. Gli ho rivelato tutte le volte in cui mi sono abbracciata al mio cuscino, immaginando fosse lui, spesso poco dopo che vi si era sdraiato, così che il suo odore potesse rendere il tutto più credibile, e rendere Ed mio almeno per una volta.

Gli ho anche spiegato cosa ho intenzione di fare: morire inghiottita dalle fiamme nella radura in cui portava Bella, quasi a voler sporcare quel loro amore perfetto. Ho cosparso la radura di benzina e ora non mi resta che appiccare l’incendio con un fiammifero, prima però voglio concedermi dieci secondi per pensare a lui. Alle sue labbra morbide, vellutate, invitanti.

Nove secondi.

Ai suoi capelli ramati, che tante volte inutilmente ho tentato di pettinare.

Otto secondi.

Ai suoi occhi che ho avuto il privilegio di poter osservare in quattro differenti colori: l’ambra, il nero, il rosso cremisi e il verde, e che sanno intrigarti e stregarti.

Sette secondi.

Al suo naso piccolo, dritto, ma che sulla punta curva verso l’alto, che tante volte ho baciato innocentemente.

Sei secondi.

Alle sue mani lunghe, delicate, che mi hanno sempre lasciata folgorata, quando poggiavano sul piano.

Cinque secondi.

A tutte le volte in cui ha detto che mi voleva bene.

Quattro secondi.

A tutte le volte in cui i miei occhi si sono arrossati per lui, ma non mi hanno mai lasciata lacrimare.

Tre secondi.

Alle sue smorfie quando accadeva qualcosa, che lo sorprendeva. Si era buffissimo, quando gli venivano le labbra a cuoricino e gli spuntava una fossetta nell’incavo fra le sue sopracciglia.

Due secondi.

A tutte quelle volte che non sono riuscita a comunicargli i miei sentimenti.

Un secondo.

Al mio futuro se l’avessi fatto e lui avesse ricambiato. Questa è la parte che mi fa maggiormente male. Il rimpianto è la peggiore delle pene.

Tempo scaduto.

Lascio cadere l’accendino.

-No, Alice no! Io ti amo.

-Edward.

Boam. 

  
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