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Autore: Ghevurah    31/03/2011    2 recensioni
L'ordine di Azulo, il silenzio accondiscendente di Ozai. Un silenzio costellato di fiamme e pensieri e desiderio di potere.
Infondo, si disse, quanto poteva essere difficile guardare il volto di Zuko bruciare su una pira?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Ozai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uccidilo, gli disse
 




Vide le sue labbra tirasi in una piega ruvida, mentre i riflessi del fuoco si rincorrevano sul volto, illuminandone ogni ruga.
Uccidilo, gli disse.
Ozai aveva tenuto il capo chino, guardava i propri capelli scivolare in avanti, sulla tunica ricamata. Non si era permesso di incrociare gli occhi di suo padre fino a quando non lo aveva sentito parlare.
Uccidilo.
Pezzi di vetro incastrati nelle pupille, sguardo inerte. Azulo sembrava una statua immersa in un oceano di sangue. Il suo volto di pietra, immenso e levigato, galleggiava tra le fiamme.
Fiamme e sangue. Ozai pensò che fosse appropriato, in quell'istante come ogni altra volta.
Per un attimo, ancora, rimase a fissare il turbinio d'oro nelle iridi di suo padre.
Questa volta non si trattava di aggiudicarsi una campagna militare, un fondo, o qualunque altra bazzecola. Si trattava del trono. Del titolo di Signore del Fuoco. E per ottenerlo occorreva compiacere quell'uomo. Eseguire i suoi ordini, qualunque cosa implicassero.
Infondo, si disse, quanto poteva essere difficile guardare il volto di Zuko bruciare su una pira?
La curva delicata delle guance, pallide come gesso. Gli occhi infossati, cerchiati da una sfumatura violacea. La bocca dischiusa, arida, svuotata di ogni respiro. Mentre il suo corpo diventava cenere e si perdeva in un cielo di piombo.
Sapere di averlo avvelenato, prima. Poche gocce in un bicchiere, riempito di un qualche the aromatico, affinché non sentisse il sapore del veleno.
Aspettare, guardandolo socchiudere gli occhi e riaprirli, e poi chiuderli ancora. Conscio che quell'ultima volta sarebbe stato per sempre.
Nulla di così complicato.
Abbassò il capo, di nuovo, guardando le proprie mani strette a pugno.
Sentiva raschiare la gola, un bruciore lieve gli graffiava i polmoni, mozzandogli appena il respiro.
E' per via della cenere, si disse. Il pulviscolo acre che s'innalza tra le fiamme del Signore del Fuoco. Nient'altro.
Così lasciò la presa convulsa sulla stoffa della sua tunica e si rimise in piedi, distendendo i muscoli del volto e annichilendo l'anima.
Cosa sei disposto a fare? Sussurrò da qualche parte una voce di nulla.
Tutto, rispose l'uomo che aveva abbandonato se stesso.















   
 
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