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Autore: Nagini    26/01/2006    7 recensioni
Attenzione: POST PMS. (...) Udì la maniglia abbassarsi con un lieve cigolio, e la porta aprirsi, per poi chiudersi; fu investito dall’odore di pioggia, strada e carne; sentì dei passi in corridoio, accompagnati dal frusciare di stoffa sul pavimento; un sospiro, e… la sua voce. -Remus? – Era stato pronunciato così flebilmente, il suo nome… (...)
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grey clouds

..:: Grey clouds – Nuvole grigie ::..
Di Nagini

Il fuoco nel camino scoppiettava tranquillamente, mente il calore che scaturiva dalle fiamme avvolgeva l’esile corpo dell’uomo che stava accovacciato su una poltrona vicino ad esso.
La tenue luce rossa gli colorava leggermente il volto, accentuando in un qualche modo lo sguardo concentrato e sofferente che risiedeva nei suoi occhi.
I suoi capelli, un tempo di un brillante castano chiaro, sfoggiavano alcune ciocche cineree, che si adattavano perfettamente al colorito pallido del suo volto smunto.
Fuori stava piovendo, e la grigia luce che penetrava dai vetri sporchi della finestra, combinata con l’ululato impetuoso del vento che vi batteva contro, rendeva la stanza più desolata e tetramente inquietante di quanto già non fosse. 
E l’uomo stava lì, seduto sulla poltrona, il fuoco riflesso nelle iridi color cioccolato; estraniato dal mondo, distrutto dal dolore profondo che provava nell’anima. 
Era dovuto tornare in quella casa solo ed esclusivamente per aspettare lui…perché sapeva che sarebbe comunque tornato, prima di partire per il suo viaggio. Doveva assolutamente vederlo… sapeva che lui era infine andato a trovarli… 
L’uomo si riscosse dai suoi pensieri, e materializzò davanti a sé due bicchieri ed una bottiglia: i suoi sensi erano così affinati, a causa della maledizione che divorava il suo essere nelle chiare notti di luna piena, che grazie ad essi era riuscito a percepire il suo arrivo ancora prima che il ragazzo avesse messo piede sullo zerbino situato davanti alla porta della casa.
Udì la maniglia abbassarsi con un lieve cigolio, e la porta aprirsi, per poi chiudersi; fu investito dall’odore di pioggia, strada e carne; sentì dei passi in corridoio, accompagnati dal frusciare di stoffa sul pavimento; un sospiro, e… la sua voce.
-Remus? – 
Era stato pronunciato così flebilmente, il suo nome…
- Ti stavo aspettando, Harry. – rispose l’uomo, distendendo le sue pallide labbra in un leggero sorriso.
Il ragazzo tentò di ricambiarlo, ma non ebbe successo: era ancora troppo scosso dagli eventi di quella mattina per riuscire a farlo. 
Annuì, e così facendo lasciò cadere qualche goccia di pioggia dai capelli sulla sua gelida e bagnata pelle, ma non se ne curò.
Invece, avanzò con una sicurezza che realmente non provava verso quella poltrona accanto a Remus: si levò il mantello bagnato, e, quando si sedette, lo appoggiò sulle ginocchia, inzuppandosi anche i pantaloni.
Remus scosse la testa, sconsolato: era naturale che il ragazzo non avesse cura di se stesso in quel momento. Si alzò dalla poltrona, tolse dalle ginocchia di Harry quello zuppo mantello, e lo appoggiò su un mobile accanto al camino. Harry non si ribellò, né proferì alcuna parola di gratitudine: sembrava esser stato rapito dal fuoco che scoppiava nel camino. 
- Sapevo che saresti venuto qua. –Disse Remus, lasciandosi cadere pesantemente sulla poltrona, ed innalzando nell’aria una piccola nuvola di polvere, che subito si dissolse.
Harry incrociò il suo sguardo, sospirando.
- Ed io immaginavo che ti avrei trovato ad aspettarmi. – Sussurrò, per poi riportare la sua attenzione verso le fiamme.
Il silenzio avvolse i due, lasciandoli immersi nei loro pensieri.
Contrariamente a quanto Remus si aspettava, fu proprio Harry a rompere quel silenzio.
- Sai dove sono andato, vero? – domandò leggermente, giocherellando con un filo che gli sbucava dalla manica.
Remus annuì, tentando di incrociare nuovamente il suo sguardo, ma si rivelò una cosa impossibile: il ragazzo teneva gli occhi incatenati alle fiamme. – Si- pronunciò quindi, ma Harry non si voltò verso di lui.
- Eppure, non ricordo di avertene parlato. – sussurrò Harry, più a se stesso che a Remus.
L’uomo scosse la testa, e chiuse per un momento gli occhi. Li riaprì, e si accorse che Harry ora lo stava fissando. 
- L’ ho semplicemente sospettato, percepito…la mia maledizione, alle volte, può tornare utile, a quanto pare. – Rispose semplicemente.
- La tua maledizione ha fatto sì che tu sapessi…- Harry lasciò la frase in sospeso, corrugando la fronte.
Remus scosse la testa. – No, - rispose, - mi ha solo aiutato a percepire più chiaramente il tuo dolore… sono stati i tuoi occhi, quando ci siamo incrociati al matrimonio di Bill e Fleur, a dirmi che l’avresti fatto.–
Un lampo di comprensione balenò negli occhi verdi di Harry.
-E’ da quel giorno che sei qui. – Non era una domanda, era un’affermazione. 
Remus non si sentì in obbligo di annuire. –Ti ho aspettato. - disse semplicemente.
Harry studiò lo sguardo di Remus per un momento: sembrava così colmo di tensione, preoccupazione e… c’era anche del dolore, oltre quelle scure iridi.
- Sapevo che mi avresti aspettato, - spiegò il ragazzo, guardando intensamente gli occhi di Remus socchiudersi, - solo, non pensavo qui. -
- Davvero? – Disse semplicemente Remus, guardandolo con interesse. 
Harry annuì. – Pensavo che ti avrei trovato davanti alle lapidi dei miei genitori. – sussurrò.
A Remus sembrò così fragile in quel momento…se solo ne avesse avuto la forza, lo avrebbe sicuramente abbracciato. Ma la luna piena, così tremendamente vicina, non glie lo permetteva.
- Non sarei mai venuto ad intromettermi in un momento così personale. – gli spiegò, lasciando che un pallido sorriso affiorasse sulle sue labbra. – Non ti saresti intromesso, – Disse Harry. – ne hai diritto quanto me. -
Remus scosse la testa. – No, - spiegò, - questa è stata la prima volta che tu sei andato a trovarli. – 
Gli occhi di Harry si appannarono per un momento. – Come sai, che è così? – 
- Ho visto i tuoi zii. Sono sicuro che non ti abbiano mai portato da loro. -
Harry non replicò: sembrò invece che si fosse accorto della bottiglia e dei bicchieri sul tavolino.
- Che cos’è? – chiese, allungando una mano verso la bottiglia ed annusandone il contenuto.
- Non sarà burrobirra, ma è l’unica cosa decente che sono riuscito a procurarmi. – disse l’uomo, prendendo la bottiglia dalle mani di Harry e versandone il contenuto nei bicchieri.
- Succo di zucca? – sussurrò il ragazzo, quando un liquido arancione riempì il suo bicchiere. Remus annuì. – Perché…? – chiese Harry leggermente. Non era un’occasione da festeggiare, quella… Remus sembrò accorgersi dei suoi pensieri, e sorrise nuovamente. – E’ più rilassante parlare con un bicchiere in mano. - spiegò semplicemente.
-Già…- sussurrò Harry. – In futuro non avremo molte possibilità di scambiarci qualche parola, vero? –
Remus annuì. – So che partirai… ma non ho la più pallida idea di dove andrai, cosa farai….no, non voglio forzarti a dirmelo, – si affrettò ad aggiungere, quando vide Harry aprire la bocca per replicare. – solo… - Remus lasciò la frase in sospeso. Avrebbe voluto dire molte cose, completare con una frase del tipo “mi mancherai” o “stai attento” oppure “buona fortuna”… ma dire una di queste tre cose significava congedarlo da quella discussione appena incominciata. No, non voleva che lui se ne andasse di già…era appena arrivato.
L’uomo strinse gli occhi, cercando di trovare un qualcosa di più adatto da dire. Ma Harry lo precedette. 
– Capisco…-sussurrò, prendendo dalla tavola il bicchiere e dando una breve sorsata al liquido.
Remus annuì, cercando di riprendere il controllo dei propri pensieri: lanciò un’altra breve occhiata a Harry, e s’accorse di come sembrasse così più uomo, inondato dalla luce del fuoco. La sua infanzia era finita da tempo, e lui lo sapeva, ma… vederlo così, i capelli arruffati e bagnati, più dimagrito e senza un’ombra di sorriso sul volto… gli faceva uno strano effetto. Harry si accorse che l’uomo lo stava guardando, quindi annuì di nuovo, senza apparente motivo. Ma Remus capì che doveva essere così che Harry aveva deciso di sostituire il sorriso che non riusciva a nascergli sulle labbra.
- Senti, Harry… lasciamo da parte il… la tua partenza. E pensiamo invece ad altro, che ne dici? – chiese gentilmente Remus.
- Vorrei parlare con te di tante cose, Remus. – sussurrò Harry, scotendo la testa.
Remus percepì che il ragazzo era sincero…ma le parole sembravano non volergli uscire dalla bocca. 
Era troppo, troppo scosso da ciò che aveva visto quella mattina…Remus lo sapeva, l’intuiva…e…oh, era di quello che forse dovevano parlare?
- Allora… c’erano Hermione e Ron, con te? – sussurrò flebilmente, con un lieve tremolio nella voce. Sapeva che rischiava di irritarlo, di farlo andare via… ma, contrariamente da quanto temeva, gli occhi di Harry si posarono su di lui con uno sguardo rassegnato e stanco.
Harry sospirò. – No. non sono venuti. Mi aspettano alla tana. Credo…- Harry deglutì, - credo che anche loro immaginassero che poi sarei voluto venire a rivedere anche questa casa. –
Il volto di Harry fu illuminato da una luce azzurrina, e pochi secondi dopo un forte tuono rimbombò nell’aria. Remus annuì, e si sporse verso di Harry, lasciando scivolare una mano su quella del ragazzo.
- Avresti voluto che fossero con te, Harry? – chiese. Harry scosse la testa, ma i suoi occhi si posarono nuovamente sul fuoco. – No, non loro. Però… ecco, quando… quando li ho visti, ho sentito il bisogno d’avere qualcun altro accanto a me, qualcuno che mi sorreggesse… - Gli occhi di Harry si chiusero. – Avrei voluto qualcuno che potesse capire il mio dolore… solo questo, ecco…-
-Tu… avresti voluto qualcuno accanto? – chiese Remus, pronunciando lentamente ogni parola. Possibile che si stesse riferendo a lui?
-Si…è una cosa così stupida, da bambini ma…- gli occhi di Harry si incatenarono al fuoco. Sembravano così lucidi… la fiamma riflessa in quelle profonde iridi verdi era così inquietante… 
-…non mi sarebbe dispiaciuto, averti con me. – terminò Harry, pronunciando quelle parole così a bassa voce che Remus pensò che una persona normale forse non sarebbe riuscita a percepirle.
- Non è una cosa stupida. – lo rassicurò l’uomo, dopo un attimo di silenzio: non aveva immaginato, questo non l’aveva percepito…-Se solo me ne avessi parlato…-
- Non lo sapevo. Non sapevo che avrei sentito un bisogno così…fisico…di qualcuno. – Disse il ragazzo, con un tale trasporto che tradì la sua sincerità.
- Mi dispiace. – Disse Remus, scotendo la testa.
-E’ stato così…- cominciò Harry, tentando di trovare le parole per descrivere le sue sensazioni in quel momento fatidico, - …strano. Ecco, quando ho visto le loro lapidi è stato come… come se avessi appena scoperto che…insomma, loro non ci saranno in futuro per me. Sapevo che erano morti, lo sapevo e basta. Ma così è stato…più reale. Dannatamente reale, aggiungerei. –
- Senti Harry…- sussurrò gentilmente Remus, stringendo quella mano fredda nella sua, - credo…credo che sia perfettamente normale, sentirsi così… non li hai mai visti, non li hai mai…mai salutati… ed oggi finalmente l’ hai fatto. E questo è il primo passo per accettare completamente la loro scomparsa. -
Il silenzio avvolse la stanza, mentre i due continuavano a fissarsi intensamente. Fu Harry nuovamente, a spezzarlo.
- Ho parlato a loro di me. - Dichiarò, con una falsa sicurezza nella voce…- Di ciò che farò, e di ciò che ho già fatto…di quello che ho passato. Ho raccontato a loro tutto ciò che è accaduto da quando mi hanno lasciato... anche se in fondo sapevo, che in realtà stavo parlando solo con delle foto attaccate ad un paio di lapidi. - le ultime parole furono sussurrate flebilmente. Lentamente, quella sicurezza era andata scemando.
-No, - lo rassicurò Remus, -no, tu hai parlato ai tuoi genitori. Loro ti hanno ascoltato. - - Come fai a dirlo? – lo interruppe Harry, posando stancamente il suo sguardo su quello di Remus, lasciandosi catturare da quegli occhi così gentili e sicuri.
- Sei stato a Hogwarts. Hai visto i fantasmi che vi girano. – replicò Remus. – Ma loro non sono fantasmi…loro sono…sono semplicemente morti. – ribadì tristemente Harry. - Ti sbagli. – lo corresse gentilmente Remus. - Loro non saranno fantasmi, ma sono comunque spiriti. Io…io credo che loro ti abbiano ascoltato. -
C’era così tanta sicurezza e sincerità in quelle parole, che Harry non poté non annuire. – Lo pensavo anch’io, fino a ieri. Ma ora… nel vedere quel che resta di loro…ecco, se penso che dei bellissimi capelli rossi di mia madre non vi è rimasto che pochi fili opachi attaccati ad un cranio ingrigito… se penso che il volto sorridente di mio padre è andato perduto sotto due metri di terra…-
- Non devi pensare a questo. – lo redarguì tristemente Remus, scotendo la testa. – non devi pensare ai loro…ai loro corpi. Devi invece tentare di tenere a mente i volti sorridenti sulle foto, Harry… altrimenti, rischieresti di impazzire. - 
Harry annuì tristemente, lasciando andare la tensione in un sospiro profondo e prolungato.
- E’ solo che… so così poco di loro. – sussurrò.
- Se vuoi, posso raccontarti qualcosa io. – si offrì gentilmente Remus. Curiosamente, si accorse che la mano che stringeva nella sua stava lentamente riacquistando calore.
Harry sorrise tristemente. Finalmente le sue labbra si distesero un poco. Remus fu felice di questo piccolo e significativo cambiamento.
- Credo che potresti farlo. Ma non adesso. Se io riuscirò…- Harry si interruppe, e sorseggiò leggermente il succo di zucca, tentando di trovare le parole più adatte a dar vita ai suoi pensieri, - volevo dire, quando…quando tornerò, penso che mi piacerà sentirti parlare di loro… di voi. Ma non ora. -
Remus annuì, e comprese perfettamente: Harry aveva bisogno di sperare di riuscire a tornare dal suo viaggio, e di credere che lui, Remus, riuscisse a superare indenne la guerra.
- Spero che per quel giorno io sia riuscito a procurarmi qualcosa di più decente, di un succo di zucca. – Disse Remus, sfoggiando una sicurezza che realmente non provava.
Harry incrociò il suo sguardo.
- Io credo che non sia male, il succo di zucca .- sussurrò, sfoggiando un altro piccolo sorriso.
- Si, ma non è adatto a festeggiare una cosa così importante come la fine della guerra. – Replicò Remus.
Harry annuì, chiudendo gli occhi un momento per non farne uscire le lacrime che combattevano tenacemente contro il suo autocontrollo.
- Si… non è adatto, per la fine della guerra. – ripetè con un filo di voce.
Ancora una volta, il silenzio scese inesorabile tra i due. Solo il leggero scoppiettare del fuoco era l’unico rumore udibile nella stanza.
La pioggia doveva essere cessata.
- Harry…-sussurrò Remus, non sapendo bene neppure lui cosa dire.
Il ragazzo abbassò la testa, sperando che lui non si fosse accorto delle lacrime che scivolavano dai suoi occhi.
-È solo che… che ho paura. – sussurrò leggermente,- …sono un tale stupido… - 
Remus scosse la testa. – No, - replicò. Si alzò dalla poltrona e si inginocchiò davanti ad Harry. Gli sollevò il volto, in modo da guardare quegli occhi così tristi e lucidi, e strinse le mani del ragazzo tra le sue. – Saresti stupido solo se non ne avessi. -
- Tu… starai lontano dalla guerra, vero? – Domandò inaspettatamente Harry, guardando intensamente gli occhi dell’uomo. Remus scosse la testa. – Faccio parte dell’ordine Harry… e anche se Silente non è più presente, noi continueremo a combattere. – rispose.
Harry scosse la testa, le lacrime ora uscivano più copiosamente dai suoi occhi. – No, non farlo…- sussurrò, con la voce colma di panico e terrore.
Remus corrugò la fronte. – È l’unico modo che abbiamo…che ho, per aiutarti. – replicò, accarezzando leggermente con entrambe le mani le guance bagnate e arrossate dal pianto di Harry.
-Io non ho bisogno di altre persone che mi aiutino… non ho bisogno che qualcun altro rischi la vita per me… Remus… io ho bisogno di qualcuno che mi aspetti, dopo la guerra… da chi tornerò, altrimenti? Non posso… non posso partire sapendo che tu forse non sarai più qui, quando tornerò .-
Era così supplicante la sua voce…
-Harry… vuoi che io ti menta? – sussurrò Remus.
Il ragazzo spalancò gli occhi terrorizzati, e scosse la testa.
-Io non posso prometterti che starò qui, a guardare gli altri combattere senza dare il mio contributo. Però, - si affrettò ad aggiungere, - posso prometterti che cercherò di non lasciarti. –
Harry chiuse gli occhi, e si morse un labbro, frustrato. – Beh… - mormorò poi, asciugandosi rudemente gli occhi con il palmo della mano, - credo che dovrò accontentarmi, vero? –
- Vero. – disse Remus con un sorriso.
Harry abbracciò il suo ex professore, lasciando che le sue lacrime si posassero nell’incavo del collo dell’uomo. Remus, dopo un momento di stupore, ricambiò l’abbraccio, stringendo quell’esile corpo a se.
Fu Harry ad allontanarsi per primo. Si alzò dalla poltrona, e riprese il suo mantello.
- Ora… ora devo andare, - sussurrò. Remus si alzò da terra, e lo accompagnò sino alla porta.
Harry la aprì, poi si voltò verso Remus.
L’uomo sorrise incoraggiante, tentando di mascherare l’apprensione e la voglia di trattenerlo che gli attanagliavano il cuore.
Cosa poteva dire, in un momento del genere? Ancora quelle tre frasi gli ronzarono in testa: “Mi mancherai”, “Stai attento” e “Buona fortuna”.
Ma anche adesso, non gli sembravano per nulla adatte.
- Allora, a presto. – disse semplicemente, accarezzandogli una guancia ancora arrossata. 
Harry annuì. – Si… a presto. – sussurrò, incamminandosi verso la strada.
Remus uscì dalla porta, seguendo con gli occhi quel ragazzo così esile percorrere quella lunga via. Quando Harry scomparve dalla sua vista, Remus alzò lo sguardo verso il cielo: la pioggia sembrava essersi definitivamente calmata, ma, all’orizzonte, si intravedeva ancora un nutrito blocco di nuvole grigie.

Fine.

  
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